Galleria delle Dee
Incontrare le Dee/gli Dei attraverso storia, mito, immagini e racconti



gorgone   LE DEE FURIOSE
Aspetti dell'Ombra nella storia e nel mito; le ferite nell'immagine divina femminile
Testo di Anna Pirera

(Quarta parte, Torna alla terza parte, o vai all'Introduzione)


VOLTI E VICENDE DELLA DEA FURIOSA


Attraverso iconografia e mitologia ci parlano i volti della Rabbia contro il maschile, ma anche contro il femminile – compiacente. E ci raccontano molto del mondo perduto e di quello attuale.

Come abbiamo visto, dallo spezzarsi della Dea originaria, nasce la Dea dal volto malefico, cattivo, terribile. Nello stesso periodo, presumibilmente, si affaccia anche per la prima volta la figura della Dea Guerriera. Entrambe incutono paura. E i due volti, la Dea guerriera, e la Dea maligna, sono talvolta fusi, più spesso legati, rappresentati da figure parallele, derivate l’una dall’altra (Hathor e Sekhmet, Durga e Kali), sorelle (Inanna ed Ereshkigal) o comunque in stretta relazione fra loro (Atena e Medusa).

Nel tempo, la Dea furiosa ha acquisito spessore, profondità, ampiezza di significato e potere evocativo, dando voce ai fantasmi interiori del maschile come del femminile.

Tutte dee guerriere/furiose/oscure sono ora per noi il terrore dell'imprevedibilità e del vuoto apparente, molto spesso evocanti un volto divorante del femminile.
Abisso caotico, enigma irriducibile, aspetto trasformativo minaccioso e terribile, depersonalizzante. Non più compreso nell’unica Dea, il volto oscuro è un frammento che si aggira per i miti seminando morte e distruzione.

Il femminile terribile è rappresentato come terra affamata, che divora i propri figli, che si nutre di cadaveri, è la tigre e l’avvoltoio, il sarcofago che divora la carne, Ha volti irati le cui fauci spalancate, digrignando i denti, leccano il seme e il sangue di uomini e animali.
O ancora il femminile terribile è il volto vampiresco delle Dee che sottraggono l’energia vitale e il seme all’uomo o ghermiscono la vita alle donne incinte e ai neonati.
Con le parole di Neumann: “il Femminile, fecondato e appagato da questo seme-sangue, lo riespelle in una nuova nascita verso un’altra morte, sempre verso un’altra morte”(1)

Il passaggio dunque è dalla Dea antica che è morte per la rigenerazione, distruzione per il rinnovamento, alla visione – pessimistica – di una Dea della morte che divora e genera creature destinate ad essere divorate. Nel divino, qualcosa è ora contrario alla vita.
Da qui a scegliere la ricerca di una via di uscita da un destino di morte e di ripetute morti, il passo non è lungo, e conduce per le vie della spiritualità buddista e induista volta all’uscita dal ciclo di morti e rinascite.

Ho scelto alcuni ritratti di tale Dee, sia fra le figure guerriere e irate, attivamente distruttive, focose, sia fra le complementari figure oscure, vampiresche, ingoianti, demoniache. Le prime di energia più attiva, visibilmente ‘furiose’, dalla potenza inarginabile, distruttrici soprattutto dei maschi. Le seconde più notturne, talvolta mute, a volte invidiose, insidiose, depotenziate per certi versi, infide, spesso nemiche del femminile, specie nella sua espressione matura: la gravidanza e i figli. Con un percorso per così dire in risalita, inizierò con alcune di queste ultime, le dee degli Inferi , Lilith ed Ereskhigal, per poi passare a dee della vendetta come le Erinni, quindi alle Gorgoni, e infine alle dee più guerriere: Sekhmet, Anat, Rangda, Tara, e la più nota, Kali (Kali è trattata alla pagina del sito a lei dedicata).

Le dee degli Inferi

Lamashtu

Al femminile viene dato ampio spazio, in molte mitologie, nel contesto funerario. Qui troviamo spesso figure – e mosti – femminili nel regno infero dei morti. Ne cito in questa sede due casi: Lilth e Ereshkigal, ma la maggior parte delle dee furiose ha a che vedere, ovviamente, con il regno della morte.

Comune alle due dee che qui chiamo ‘degli Inferi’ è la sorte dell’esilio, il fatto cioè che le loro vicende narrano di un tempo antecedente in cui abitavano sulla terra, a contatto con il mondo celeste e un passaggio, un esilio, nei territori ‘oscuri’ o sotterranei, siano essi gli Inferi veri e propri di Ereshkigal o il desertico Mar Morto di Lilith. Strettamente associata a questo esilio, e alla ‘perfidia’, è la ste­rilità, segno della Dea nemica della vita.(2). Da Esse, vengono generate solo schiere di mostri.

In queste Dee della Morte ‘spezzate’ dalla originaria Grande Dea, i due volti sono già inconciliabili: la Dea, ora demone, non può più essere anche Dea della fertilità(3), dissemina morte e quindi deve essere sterile, o al più generare morte – o mostri, a loro volta portatori di morte.


... continua con la Quinta Parte





Testo originale di Anna Pirera 2008-2009
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nell'Ottobre 2009




Note:

1 - E.Neumann, op. cit., p. 153

2 - Vedremo poi come Ershkigal si trasforma da figura maligna in benigna e come tale trasformazione sia accompagnata dal suo rimanere incinta.

3 - Al contarrio di volti della Dea in cui le due funzioni possono essere ancora conciliate, come avviene per alcune Dee della notte, come l’egiziana Nut, che alla sera inghiottono – uccidono - il sole, per ripartorirlo al mattino.


 


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Anat,
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Arianrhod,
Arianna,

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,
Atena
,

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Blodeu wedd,
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,
Bastet
 
Babd
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Cailleach
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Chere
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,
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Demetra,
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Ecate,
Eisante lechi,
Eostre,
Eresh kigal, Erinni,
Estia

Flora,
Freya,
Frigg,

Gaia,
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Genden wita,
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Lakshmi,
Lilith,

Macha,
Mafdet ,
Mama pacha,
Mari
Maria,
Maria Maddalena
,
Menat,
Medusa,
Morrigan
,

Ninfe,
Nut,

Oestara,
Oya,
Oshun
,

Pacha mama,
Pele,
Persefone

Reitia,
Radha,
Rangda,

Saraswati,
Sekhmet,
Shakti,
Sophia,
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Sequana

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