La Banshee, Annunciatrice di Morte
Testo e ricerca di Violet*
Si aggira inquieta fra le umide nebbie di paludi, sorgenti, e lungo la riva dei fiumi impetuosi. Scivola leggera tra le fredde lapidi dei cimiteri irlandesi abitati da corvi e civette. Talvolta si nasconde, rannicchiata e gemente, nelle cavità dei muri e fra le radici intricate degli alberi. Compare spesso di notte, avvolta dalla bruma, schiva e solitaria, con il cupo mantello grigio, i lunghissimi capelli fluttuanti e gli occhi gonfi di lacrime.
Il suo passo è silenzioso come la morte, il suo grido agghiacciante.
La Banshee è uno spirito femminile che appartiene alla tradizione celtica irlandese. Il suo nome è la derivazione inglese del gaelico Bean Sidhe, composto da bean, “donna”, e sidhe, che a sua volta proviene da sith, “fata”, e indica sia le Fate, sia il regno fatato e invisibile che si cela nel cuore delle colline. Ban-shee è dunque la donna-fata, o la donna che proviene dal regno delle fate, un’entità ultraterrena dotata di poteri magici e profetici.
Chiamata anche Ban Caointe, ovvero la donna che piange, è legata al reame della morte e compariva piangendo, battendo le mani e urlando in modo angoscioso per annunciare una morte imminente.
Nei resoconti di coloro che l’avevano veduta, o ne avevano udito le tremende urla, venne descritta come una donna alta con i capelli bianchi o color grigio-argento, lunghi quasi fino a terra e scintillanti sotto ai raggi di luna mentre fluttuavano intorno alle sue magre spalle. Era avvolta da un pesante mantello grigio che copriva un abito verde, oppure da un manto bianco come la nebbia o scarlatto come il sangue; il suo volto era scavato ed esangue e i suoi occhi gonfi e rossi per il tanto piangere.
Questa diafana donna-fantasma poteva tuttavia mostrarsi sotto aspetti diversi: talvolta come una fanciulla dall’aspetto triste ma incantevole, talaltra come una vecchia secca, ricurva e dal volto orribile, che singhiozzava e ripeteva il nome di colui, o colei, che stava per morire. (1)
In certi casi era una vergine eterea e bellissima, morta nel fiore degli anni, che dall’oltretomba assumeva il compito di preannunciare il destino e il trapasso dei suoi parenti. Il queste sembianze la sua voce era lieve e gentile e lei giungeva cantando in modo dolcissimo.
In altre occasioni, invece, appariva di notte, avvolta in un logoro sudario e raggomitolata sotto agli alberi, mentre col volto nascosto da un velo emetteva angoscianti lamenti. Oppure ancora, volava nella luce della luna, urlando e piangendo amaramente, “e il pianto di questo spirito è lugubre al di là di ogni suono sulla terra, e predice morte certa di uno dei membri della famiglia che lo ode nel silenzio della notte.” (2)
Incontrare o sentire una Banshee era tuttavia un avvenimento raro e spesso fatale, poiché essa non amava affatto mostrarsi agli esseri umani, ad eccezione di coloro a cui era rivolto il presagio. Il suo lamento poteva infatti essere udito solo da coloro che stavano per morire, oppure da coloro che erano vicini o facevano parte della famiglia in cui stava per verificarsi il decesso, ed era percepito come “un pianto strano e lugubre”, che proveniva dall’esterno della casa, “un grido amaro” che aleggiava nell’aria, un gemito tetro e luttuoso, talvolta sentito molto da vicino, appena fuori dalla finestra, “come se il volto [che lo aveva emesso] fosse appoggiato al vetro.” (3)
Si dice che le lamentazioni funebri dei contadini irlandesi, chiamate keen – dal gaelico caoine, “lamento” – imitassero il suo pianto.
Sebbene la Banshee sia considerata un’entità solitaria, non ne esisteva una soltanto, ma moltissime, almeno tante quante sono le località irlandesi. Ognuna di loro si curava di proteggere una o più famiglie, esclusivamente fra quelle dei clan più nobili e dal lignaggio storico e stimato (4). Accanto alle nobili stirpi, le Banshee vegliavano anche sulle persone che avevano talento con la musica e che possedevano l’innato e prezioso dono del canto e della poetica. Queste arti provengono infatti dal regno oltremondano e coloro che le possiedono dimostrano di aver mantenuto un profondo legame con le entità divine che vi abitano. Per questo “sono sorvegliati dallo spirito della vita, che è la profezia e l’ispirazione; e dallo spirito di sventura, che è il rivelatore dei segreti della morte.” (5)
Raramente poteva succedere che si udissero molte Banshee singhiozzare e urlare insieme, riunite a formare un coro di tristi lamenti. In queste occasioni si diceva che l’uomo o la donna che stava per morire fosse molto importante e caro alle fate, ovvero che fosse qualcuno che, a prescindere da ricchezze e notorietà, portasse in sé un animo particolarmente nobile e luminoso.
Talvolta l’apparizione della Banshee era accompagnata o sostituita da altri presagi funebri. Uno di questi era il cosiddetto Carro della Morte – o Coach a bower , un enorme carro nero sormontato da una bara e trainato da giganteschi cavalli-fantasma, bianchi e con le lingue fiammeggianti oppure neri e senza testa. Il tremendo carro mortuario irrompeva a mezzanotte facendo un rumore assordante e correva ripetutamente intorno alla casa in cui qualcuno stava per morire. A guidarlo era un Dullahan, un oscuro spettro simile a un cavaliere senza testa, che cavalcava facendo schioccare violentemente la sua frusta e accecava con un colpo chiunque avesse osato guardarlo. E se qualcuno avesse malauguratamente aperto la porta al suo passaggio, questi gli avrebbe gettato in faccia un bacile pieno di sangue. (6)
In Scozia il compito della Banshee apparteneva alla vecchia Bean Nighe, la Lavandaia, o la “Donna che Lava”, conosciuta anche come Lavandaia al Guado. Questo spirito femminile dall’aspetto spesso ripugnante, sedeva sulle rive dei fiumi e dei ruscelli e strofinava i sudari sporchi di sangue di coloro che stavano per abbandonare la vita. In Galles, invece, ad annunciare la morte era la Gwyrach y Rhibyn, una orribile strega alata che compariva dopo il tramonto e sbatteva le ali di pelle contro la finestra del morente, ripetendo il suo nome con un tono rauco e prolungato, simile a un ululato cupo e lamentoso.
Sulle montagne del Tirolo, prima di un decesso, poteva manifestarsi una donna bianca con il volto nascosto da un velo, ma ancora più simile alla Banshee irlandese era la Klage-weib, o “Donna piangente”:
“Nelle notti di tempesta, quando la luna brilla debolmente attraverso le nubi passeggere, lei si aggira, con la sua statura imponente, l’aspetto simile alla morte e gli occhi neri e vuoti, e, avvolta in un sudario che ondeggia nel vento, allunga le immense braccia verso la solitaria dimora, emettendo lamentose urla nell’oscurità tempestosa. Sotto il tetto dove la Klage-weib si è appoggiata, uno degli ospiti di certo morirà nel corso del mese.” (7)
Tornando in Irlanda, altri presagi di una morte incombente che accompagnavano la Banshee erano apparizioni di spiriti senza testa, che camminavano vicino ai cimiteri o per le strade dei villaggi e delle campagne, e di alcuni particolari uccelli, come avvoltoi e soprattutto grandi corvi neri “con gli occhi accesi di fuoco”, che rimanevano a lungo fuori dall’abitazione prescelta, oppure si posavano sul davanzale della finestra, battendo col becco sul vetro per tre volte. (8)
Il corvo e la cornacchia, così come l’avvoltoio, la civetta e altri rapaci notturni, sono del resto animali da sempre associati alla morte, alla notte e quindi all’ignoto, al regno degli spiriti, e anche alla trasformazione interiore e al tempo liminale a cui si accede nel momento del trapasso. Gracchiando o stridendo nel buio, svolgono anch’essi il compito di annunciatori di morte, mentre attendono l’anima liberata dal corpo per accompagnarla nell’altromondo.
Con l’avvento del cristianesimo la Banshee venne trasformata in un’entità malevola e cattiva, una spaventosa megera portatrice di sventura che andava esorcizzata e respinta. Tuttavia, in origine essa era evidentemente considerata un benevolo spirito tutelare, una guardiana della morte che vegliava sulle famiglie a lei affidate – per le quali si diceva provasse un sincero e profondo affetto – e tradizionalmente ne proteggeva il territorio.
A seguito delle espropriazioni terriere degli inglesi a danno degli irlandesi, le Banshee rimasero fedeli ai loro protetti, nonostante questi legalmente non possedessero più le proprie terre, e si racconta che ancora nel 1980 ben 146 famiglie d’origine irlandese affermavano di essere protette da una Banshee.
Fata irrequieta che vigila sul confine tra la vita e la morte, e spettrale messaggera dal volto bianco come la luna, la Banshee rappresenta un presagio fatale, e la sua inquietante comparsa era estremamente temuta. Tuttavia il suo aspetto terrificante non è che il riflesso della paura della morte – molto più che della morte stessa – nonché del dolore che ne consegue. Questa malinconica donna-fata incarna infatti il terrore, l’angoscia, la disperazione e la sofferenza quasi insostenibili ma profondamente naturali e ineluttabili, che sono provocati dalla mancanza, dal senso di abbandono, dal vuoto che si crea nel momento in cui un proprio caro passa oltre la soglia nebbiosa.
Il grido agghiacciante della Banshee stravolge, scuote e provoca un viscerale smarrimento, ma allo stesso tempo spalanca le soglie dell’altromondo e predispone al cambiamento che sta per avvenire. Le sue lacrime sono il simbolo del dolore, ma rappresentano anche la sua liberazione attraverso lo scorrere delle acque, che lavano e purificano, e che solo quando corrono libere possono portare sollievo e rinnovamento.
Si dice che se si fosse riusciti a catturare una Banshee, questa avrebbe concesso di conoscere il nome di chi stava per abbandonare la vita. Ma non avrebbe mai potuto cambiarne il destino, ovvero mutare l’inevitabile e impedire alla morte di fare il suo corso, in quanto lei ne era soltanto l’annunciatrice.
La Banshee infatti non porta la morte, non provoca il decesso, non reca sfortuna né danno alcuno. Ma avverte solamente di ciò che sta per accadere, e che accadrebbe comunque secondo il flusso naturale delle cose.
In tal modo, però, offre il tempo necessario ad affrontare la perdita, donando al morente la possibilità di congedarsi e ai viventi quella di prepararsi al necessario distacco. Ricordando che nulla è mai perduto, e che tutto ciò che è vissuto continua a esistere sotto diverse spoglie. Nella calma voce del vento, nel lieve mormorio delle foglie, o nell’amorevole carezza di un pallido soffio di nebbia.
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Note:
1. Cfr. The Bunworth Banshee, contenuto in Thomas Crofton Croker, Fairy Legends and Traditions of the South of Ireland, pp. 99-105
2. Lady Francesca Speranza Wilde, Ancient Legends, Mystic Charms, and Superstitions of Ireland, p. 135.
3. Ibidem, pp. 135, 136, 137. Dal brano completo: “Ma la stessa notte una voce giunse vicino alla finestra del padre, come se il volto fosse appoggiato al vetro, ed egli udì un lugubre lamento e un urlo; e le parole riecheggiarono nell’aria: ‘In tre settimane morte; in tre settimane la tomba. Morte morte morte!’ Tre volte la voce giunse, e tre volte egli udì le parole.” (traduzione italiana a cura dell’Autrice). Il lamento della Banshee è stato in tal modo annotato da Mr. e Mrs. S. C. Hall:
4. Si dice che le Banshee originariamente proteggessero soltanto le cinque principali famiglie irlandesi: gli O'Neills, gli O'Briens, gli O'Connors, gli O'Gradys e i Kavanaghs. Ciò nonostante, quando i vari matrimoni ampliarono notevolmente i clan originari, aumentò anche la tutela delle loro fatate protettrici. Fra le Banshee più conosciute vi erano Aibhill, che vegliava sugli O’Brien e su altre famiglie del North Munster, Aine, figlia di Eogabhul, che vegliava nel South Munster, e la bellissima principessa Cliodhna, regina delle Banshee e protettrice ancestrale degli antichi re di Cork, nel South Munster. Cfr. Colonnello James Grove White, Historical and Topographical Notes, Vol. II, pp. 45 e seguenti.
5. Lady Wilde, op. cit., p. 135
6. W.B. Yeats, Fiabe irlandesi, p. 108. La parola Dullahan, che ha come varianti Dulachan o Durrachan, indicava una presenza cupa, fosca e oscura. Etimologicamente il termine proviene da dorr / durr, ovvero “rabbia”, “ira”, oppure da durrach, “malvagità, ferocia, spietatezza”, e la radice dul significa “nero”, ad indicare l’oscurità, il buio, la tenebra. Cfr. Thomas Crofton Croker, op. cit., pp. 209 e seguenti.
7. Citazione di Wilhelm Grimm, contenuta in Thomas Crofton Croker, op. cit., p. 126, traduzione italiana a cura dell’Autrice. In Inghilterra, nel cimitero di St. James di Liverpool, si raccontava che una donna senza testa, nuda nella parte superiore del corpo, apparisse ogni notte, a mezzanotte, e scavalcasse la cancellata spaventando a morte le sentinelle che erano poste di guardia. Nel 1807 due di loro morirono di paura dopo averla vista.
8. St. John D. Seymour and Harry L. Neligan, True Irish Ghost Stories, in Sacred Texts [1], p. 180.
Un’altro dei nomi con cui talvolta veniva chiamata la Banshee era Badhb Caointe, ovvero “Badhb che piange”, o “Badhb gemente”, in riferimento a Badhb, la dea dalle sembianze di corvo che sorvolava i campi di battaglia e guidava le anime dei defunti nell’altromondo.
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Fonti:
Fiabe irlandesi, William Butler Yeats, Newton & Compton, Milano, 2012
The Silver Bough, Vol. I, Florence Marian McNeill, Canogate, Edinburgo, 1956
True Irish Ghost Stories, by St. John D. Seymour and Harry L. Neligan, 1914
Ancient Legends, Mystic Charms, and Superstitions of Ireland, Lady Francesca Speranza Wilde, 1887
Focaloir gaoidhilge-sags-bhearla; or An Irish-English Dictionary, John O'Brien, Printed for Hodges and Smith, Dublin, 1832
Historical and Topographical Notes etc. on Buttevant, Castletownroche, Doneraile, Mallow and places in their vicinity, Colonnello James Grove White, Guy and Company, Cork, 1906-1915
Fairy Legends and Traditions of the South of Ireland, Thomas Crofton Croker, William Tegg & Co., London, 1859
Folktales of Ireland, Sean O'Sullivan, The University of Chicago Press, Chicago, 1966
L’Isola Incantata delle Figlie della Luna [2]
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IMMAGINI:
1 - Savannah Horrocks
2 - Paul Gaughin - Madame la Mort
4 - dal film Darby O'Gill and the Little People
5 - dalla rete, autore ancora non reperito
6 - Jeremy Paul
*Articolo scritto di Violet. Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso scritto dell'autrice.
Pubblicata sul sito www.iltempiodellaninfa.net il 4 novembre 2014
e sul sito www.ilcerchiodellaluna.it il 6 novembre 2014 con il permesso dell'autrice
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