Ares-Marte:
il guerriero e l'amante dell'Olimpo e dello zodiaco
Testo e ricerca di di Manuela
Caregnato
Indistruttibile, d'animo vigoroso, di grande forza, demone prode,
ti diletti delle armi, indomabile, omicida, distruttore di mura,
Ares sovrano, dalle armi risonanti, sempre imbrattato di stragi,
ti rallegri del sangue omicida, ecciti tumulto di guerra, fai tremare
tu che ami la lotta dissonante con le spade e le lance:
ferma la contesa furiosa, sciogli la fatica che affligge l'animo,
annuisci al desiderio di Cipride e alle feste di Lieo
mutando la forza delle armi nelle opere di Deo*,
reclamando la pace che nutre i giovani, che dà felicità.
Inno Orfico
ARES
e MARTE: ORIGINI E MITI
Ares - Marte era il dio della guerra dei greci e dei romani, anche se
diverse erano alcune caratteristiche e soprattutto la considerazione che
i due popoli avevano di lui.
Ares, il cui nome di origine indoeuropea era già
noto in epoca micenea, era probabilmente il dio greco in cui erano confluiti
i tratti di diverse divinità maschili pre-esistenti, dal carattere
celeste - guerriero. Per Erodoto, Ares, come Artemide e Dioniso, sarebbe stato di
origine tracia.
Presso i greci, fu la versione negativa che di lui diede Omero nell'Iliade
a prevalere, dove è descritto come una divinità irrazionale e sanguinaria
(1), ragione per cui non godeva di una grande considerazione presso questo
popolo. Anche perchè Ares, nella guerra di Troia, si schierò con i troiani
perdendo sia la guerra che la stima dei greci.
Tuttavia l'inno a lui dedicato lo esalta come re del coraggio, soccorso
degli uomini, guida dei giusti mortali, dispensatore della giovinezza
gagliarda.
Grandissima al contrario è la considerazione che di lui avevano i Romani,
presso i quali era chiamato Marte e considerato secondo
solo a Giove, nonché protettore
della città e padre di Romolo e Remo.
Non ci sono notizie precise circa la sua nascita, ma pare che secondo
l'antica Grecia Ares fosse l'unico figlio di Zeus ed Era, mentre nella versione romana fu la sola madre a concepire Marte
per partogenesi.
Invidiosa che Giove avesse concepito da solo Atena (nata dalla sua testa), Giunone chiese aiuto a Flora che le indicò un fiore che permetteva di concepire al solo contatto. Così
nacque Marte, che la madre fece allevare da Priapo, il dio dal fallo esorbitante,
il quale gli insegnò l'arte della guerra, non prima di avergli insegnato
a danzare, anche se di questo non si parla.
Ma le origini del dio Marte sono probabilmente ancor più antiche, infatti
secondo la mitologia arcaica pare che egli fosse una divinità degli indoeuropei,
dalla natura pacifica e rurale, un dio del tuono, della pioggia, della
natura e della fertilità.
Solo in seguito, secondo la mitologia del primo secolo a.c., Marte fu
assimilato all'Ares greco con connotazioni di guerriero, quando l'antica
Roma iniziò le sue campagne di conquista del mondo.
Per i romani Marte era quindi un Dio della natura, della gioventù (per
lo più dedita alle arti militari) e della primavera, periodo nel quale
si tenevano le principali celebrazioni a lui dedicate, che presiedeva
sia sull'agricoltura che sulle guerre (che iniziavano appunto in primavera)
(2).
Una leggenda narra che il re romano Numa pregasse un giono per la salvezza
dello stato. Giove fece scendere dal cielo uno scudo di bronzo, che il
re riconobbe come lo scudo di Marte. Gli fu detto che la durata dello
scudo sarebbe stata anche la durata dell'impero. Numa fece fare 11 copie
dello scudo, indistinguibili dall'originale. Gli scudi erano custoditi
dai 12 salii, appartenenti a nobile famiglie romane. Ogni anno,
alle idi di marzo, in processione con gli scudi, i salii percorrevano
le vie di Roma, con danze guerriere ed inni.
Marito di Rea Silvia e padre dei fondatori di Roma, i romani lo consideravano
padre del popolo di Roma e si chiamavano tra loro Figli di Marte.
Ebbe numerose amanti e numerosi figli, tra cui anche Romolo e Remo. Tre
dei suoi figli furono Argonauti, una sua figlia fu la regina delle amazzoni
(Pentesilea) mentre un'altra, Armonia, fondò la città di Tebe.
A lui devono il nome il mese di Marzo, il giorno di Martedì, i nomi Marco
e Marcello, ed il pianeta Marte.
I SUOI
SIMBOLI E IL CULTO
Ares Marte viene rappresentato come un
uomo vigoroso e molto grande, dall'aspetto assai virile, talvolta con
la barba, dotato di elmo e scudo, lancia e spada, raramente con un'armatura
completa. Si dice avesse una quadriga trainata da quattro cavalli immortali
dal respiro infuocato, legati al carro con finimenti d'oro, e un'armatura
bronzea e luccicante. A lui erano sacri il barbagianni, il picchio, il
gufo reale e, specialmente nel sud della Grecia, l'avvoltoio.
Spesso Ares viene rappresentato su pietra con il rosso, colore del sangue.
Il suo culto non era molto diffuso nell'antica Grecia, tranne che a Sparta
dove veniva invocato perché concedesse il suo favore prima delle battaglie.
Qui c'era una statua che lo ritraeva incatenato, a simboleggiare che lo
spirito della guerra e della vittoria non avrebbero mai potuto lasciare
la città. Ma a parte ciò, e nonostante sia presente nelle leggende riguardanti
la fondazione di Tebe , egli è uno degli dei sul conto del quale gli antichi
miti meno si soffermano.
Sul piano simbolico viene rappresentato da una freccia che parte da un
cerchio, dirigendo verso destra. Questo è anche il simbolo del maschile,
chiamato anche energia yang, rappresenta infatti il membro maschile.
IL
PIANETA ROSSO
Dall'antico e possente Dio greco-romano prende nome il pianeta Marte,
quarto del sistema solare per distanza dal Sole, dopo Mercurio, Venere e la Terra, e come tale visibile
a occhio nudo.
Il suo moto di rivoluzione intorno al sole è di due anni , per cui il
suo tempo di transito in ogni segno è di un mese e mezzo circa.
Viene chiamato il Pianeta rosso (a causa del suo colore caratteristico
dovuto all' ossido di ferro che lo ricopre), come rosso è il colore del
Dio della guerra, e del sangue.
In astrologia Marte fa parte dei cosiddetti "pianeti personali", quelli
che sono al servizio dell'IO solare.
La sua energia ha a che vedere con la forza, aggressiva o difensiva, l'affermazione
di sé, la rabbia, l'energia vitale e sessuale, biologica, la prestanza
fisica e muscolare.
In altre parole esso è il guerriero dell'Io, quell'istanza attiva che
ha il compito di difendere il territorio e fare nuove conquiste, traducendo
in azione pensieri e desideri.
Lo stesso simbolo ci parla di una direzione, di un impulso all'affermazione.
MARTE NELL'OROSCOPO
Simbolo maschile per eccellenza, abbiamo visto come Marte rappresenti
il principio attivo, l'energia Yang presente in ognuno di noi, indipendentemente
dal sesso di appartenenza.
La lettura di questo simbolo nell'oroscopo personale ci dà informazioni
circa la quantità di energia che abbiamo a disposizione, la nostra
forza, il modo in cui la padroneggiamo e se sappiamo utilizzarla, quanto
sappiamo affermare la nostra identità, conquistando ciò di cui abbiamo
bisogno.
A seconda del segno in cui Marte si trova e degli aspetti che forma, l'utilizzo
della forza può essere aggressivo o difensivo, oppure ci può essere uno
scollegamento dalla propria forza e dalla propria rabbia, ma certo è che
nessuno è senza Marte nel proprio tema, anche se qualcuno lo teme o addirittura
lo rinnega.
I suoi domicili primari sono Ariete e Scorpione, mentre la sua esaltazione
è in Capricorno.
Esattamente come il Marte mitologico, diverso è il suo comportamento nelle
diverse sue sedi.
La
prima sede è Ariete/prima casa, dove ci ricorda molto l'Ares greco.
Marte qui si allea con Plutone (che vi è esaltato) e si esprime nella sua componente più istintiva, pura
aggressività priva di ragionamento.
Ariete è il primo segno e coincide con la prima casa, quella che inizia
a partire dalla nascita (l'ascendente).
Qui troviamo gli istinti, primo tra tutti quello alla sopravvivenza, la
lotta del bambino che spinge per uscire dall'utero ed emettere il suo
primo grido di vittoria.
Ariete governa ogni inizio ed anche l'inizio della primavera, così marte
è anche quella forza pura e incontaminata che fa rinascere la natura,
spinge gli animali ad accoppiarsi per perpetuare la specie, quella forza
che fa si che la piantina buchi l'asfalto pur di raggiungere i raggi del
sole.
E' il fuoco dell'Ariete, che esplode in mille scintille, un'energia tanto
potente quanto pericolosa, perchè del tutto priva di controllo.
Un'energia con la quale i greci, amanti dell'arte e del logos, e il patriarcato
in generale, non avevano una grande affinità, come dimostra la mitologia,
dove questo dio appare come uno di cui era bene diffidare a prescindere,
un goffo attaccabrighe sempre pronto a schierarsi dalla parte sbagliata.
Persino la sua residenza, in Tracia, fu collocata ai limiti estremi della
Grecia, un luogo abitato solo da genti barbare e bellicose. La stessa
parola Ares in epoca classica veniva utilizzata come aggettivo il cui
significato era "infuriato e bellicoso".
Peraltro pur essendo protagonista nelle vicende belliche, raramente Ares
risultava vincitore, a riprova del cattivo rapporto che avevano i greci
con il lato più istintivo della vita.
Nel segno dal velenoso aculeo sempre pronto a colpire - Scorpione,
sua sede notturna - Marte trova pane per i suoi denti.
Anche qui è alleato di Plutone, governatore del segno, però si comporta
in modo del tutto differente. Immerso nell'elemento acqua è costretto
a rallentare. L'acqua però non lo spegne, ma come un vulcano nel fondo
del mare, lo raffredda e lo fa ribollire. Così Marte in Scorpione cova
la sua rabbia e il risentimento, lavorando sotto lo strato della coscienza,
perché se scorpione fatica a perdonare, tantomeno riesce a dimenticare
le ferite che ha subito.
Qui si allea anche con Mercurio (esaltato
in questo segno) e così si fa acuto, feroce talvolta, quando consuma la
sua vendetta. Oppure si fa prendere dall'istinto autodistruttivo e rivolge
l'aculeo contro sé stesso, avvelenando il suo stesso sangue. Perchè la
rabbia è un'energia che non si spegne da sola; o la si trasforma e la
si lascia andare, oppure avvelena tutto ciò che tocca.
Tuttavia qui in scorpione, nel trattenerla (la rabbia) si comincia ad
imparare a gestirla, un passaggio fondamentale per arrivare nella sede
della sua esaltazione, Capricorno.
Qui il suo fuoco incontra la solida terra e alleandosi con Saturno,
ci guadagna in saggezza e non solo.
La terra del Capricorno gli dà una direzione e così Marte diventa un guerriero
e uno stratega, capace di attendere, perseverante, padrone della sua forza,
che impara ad utilizzare razionalmente (Saturno), anziché disperderla
in infruttuose esplosioni d'ira come fa in Ariete.
Qui guadagna centratura, disciplina e impegno, qualità del capricorno,
che gli permettono di individuare gli obiettivi e raggiungerli.
Come il Marte romano, diventa qui un guerriero potente al servizio della
sua città, leale e affidabile, che nella versione femminile ci ricorda Atena, la Dea greca stratega e invincibile
in battaglia.
Marte
leso
Quando Marte in un tema è debole o leso (perché si trova in un segno non
affine o perché è bloccato da aspetti di lesione), non rinuncerà a lottare,
perché un guerriero è sempre un guerriero, però lo farà in modo
diverso, passivamente o indirettamente, per esempio anzichè lottare
apertamente per ottenere qualcosa, potrebbe utilizzare il ricatto emotivo,
a seconda della posizione per segno e gli aspetti con gli altri pianeti.
Lo scollegamento da questa energia
però darà una serie di difficoltà, che possono andare dalla carenza
di energia vitale, alla difficoltà ad affermarsi.
Tutto questo può dar luogo a frustrazione e/o vittimismo, ci può essere
impotenza psichica o fisica, o per contro sadismo e crudeltà, a seconda
dei casi.
Quando non trova altre vie di uscita Marte si butta sul corpo e moltissime
sono le malattie psicosomatiche che derivano da una cattiva gestione delle
propria rabbia o della propria aggressività, che va a scariscarsi sugli
organi interni oppure sulla pelle, generando una gamma di disturbi, dalle
infiammazioni e gli eritemi, fino alle più gravi malattie.
Nella donna poi è particolarmente importante capire come Marte lavora
sul piano psicologico, perché per motivi culturali c'è una difficoltà
ad assumere questo archetipo, per cui a seconda degli aspetti che forma
ci può essere un'ipercompensazione del femminile, o una femminilità mascolinizzata,
oppure una mascolinità negata, e di conseguenza proiettata al di fuori.
MARTE E VENERE
Atena lo definiva "stupido e pazzo", il padre Zeus lo detestava e umiliava
con espressioni come "non c'è niente che ti piaccia più della lite
e del combattimento, e questa è la ragione per cui ti detesto più di ogni
altro dio dell'olimpo" , i greci lo snobbavano…… tuttavia proprio
malaccio non doveva essere, se nientemeno che Afrodite se lo scelse come amante fisso (a differenza degli altri amanti, occasionali).
Venere e Marte, Afrodite ed Ares, l'amore e la guerra, i due simboli per
eccellenza del maschile e del femminile che si incontrano e scontrano,
ma si completano, come dimostrano le sedi dei pianeti nello zodiaco, opposti
tra loro sull'asse Ariete-Bilancia e Scorpione-Toro.
Quattro furono i figli della coppia di amanti più famosa: due maschi che
lo accompagnavano in battaglia, Deimo (la paura) e Fobo (il panico). Una
femmina, Armonia, ciò che può nascere quando le due grandi passioni, amore
e guerra, si incontrano. E (secondo alcune fonti) nientemeno che Eros,
il Dio dell'amore.
Al loro focoso amore sono dedicati diversi passaggi dell'Iliade, di cui
il più interessante è quello che narra di quando Efesto, marito ufficiale
di Afrodite, venuto a conoscenza dell'adulterio, decide di coglierli in
fragrante e costruisce una trappola, una rete invisibile sul suo letto
nuziale, con catene che pendono dalle travi. I due ne rimangono intrappolati
e appesi, nella loro nudità.
Efesto convoca allora tutti gli dei come testimoni di tale vergogna con
l'intento di umiliare i due amanti… ma di fronte a tale scena alcuni scoppiano
a ridere, altri lo invidiano apertamente (Hermes esclamò: beato lui!), e nessuno si arrabbia, salvo Era, protettrice del
matrimonio, mentre Dioniso ne
chiede la liberazione, garantendo per lui.
Perché Marte non fa nulla di sbagliato: egli è l'energia erotica
vitale, che trova il suo completamento nell'amore (Venere).
Marte non è solo puro e cieco istinto, egli è anche il danzatore
perfetto come vedremo, il virile amante di femmine divine.
Non a caso si dice che i maschi vengono da Marte e le femmine da Venere.
Insieme, Venere e Marte, insieme, sono gli Dei della primavera la cui
reciproca irresistibile attrazione rappresenta quella forza priva di calcolo
che fa sbocciare le gemme, che fa attrarre l'ape verso il fiore, che riempie
l'aria di amore, di passione e di bellezza.
L'ARCHETIPO ARES: IL DANZATORE E L'AMANTE
Nell'oroscopo maschile e femminile abbiamo visto come Marte rappresenti
l'energia maschile che abbiamo a disposizione.
Ma in particolare nel tema femminile, il simbolo di Marte (insieme al
sole) ha a che fare con l'animus, la nostra immagine inconscia
di virilità e mascolinità.
In parole povere Ares ci dice qual'è il maschio che ci piace sessualmente
(un'immagine interna che non necessariamente collima con il sole, e allora
sono cavolii...!)
Come archetipo in sé stesso, slegato dai segni zodiacali, Ares-Marte rappresenta
il maschio potente fisicamente e sessualmente, muscoloso e coraggioso,
in contatto con i suoi istinti, sano come un pesce e un po' selvaggio.
Insomma l'amante ideale, tutto prestanza fisica e poche menate mentali.
Non è un uomo da sposare, troppo imprevedibile e attaccabrighe, Ares è
il sogno erotico di tutte le donne che desiderino essere rapite da un
uomo focoso e intenso, dal bel corpo tonico, capace di suscitare emozioni,
per un'avventura appassionata in un luogo possibilmente selvaggio.
Un Ares moderno potrebbe essere uno sportivo, un motociclista, o anche
un esperto danzatore, infatti nelle culture tribali i guerrieri erano
anche danzatori e prima di entrare in battaglia danzavano fino alla trance,
con pochi vestiti indosso e i muscoli in bella vista.
In tutti i casi Ares è il simbolo di un uomo che vive sul piano fisico
più che mentale, dove emozioni e corpo agiscono all'unisono.
Per questo è un dio rinnegato sia dalla cultura greca che dalla civiltà
odierna, iper-razionale e controllante, dove gli istinti fanno paura e
si privilegia la mente.
L'uomo di successo preferisce coltivare Apollo, molto più socialmente
adeguato, che Ares.
E così gli istinti vengono rimossi e soffocati, e con essi anche le emozioni
e i sentimenti.
Per compensazione qualcuno si butta in un'ipervirilizzazione a base di
culturismo, muscoloni, e prestazioni fisiche e sessuali da extra-terrestre.
Ma questo non è Ares, è solo un tentativo goffo e un po' ridicolo di sentirsi
virili, che ha le sue radici nel narcisismo.
L'archetipo Ares è davvero presente ogni volta che l'uomo sente le emozioni
di quando era ragazzo, quando era in contatto con la sua natura spontanea
e la esprimeva con tutto il suo corpo, che reagiva immediatamente agli
stimoli.
Ares è colui che danza al suono dei tamburi, che ama con trasporto, preferisce
la moto al suv, sta all'aria aperta e non si vergogna a correre a piedi
nudi nei prati o a urlare a squarciagola, esprime le sue emozioni, anche
la rabbia e la paura e si lascia sporcare dalla terra e dal sudore, pur
di non farsi intrappolare dentro una giacca e una cravatta.
Ares è la spontaneità, l'assenza di premeditazione, il seguire
il proprio istinto, andare dove porta il cuore, tutto il contrario della
razionalità.
Ares in pratica è un simbolo maschile che incarna un'energia assolutamente
femminile: l'istinto libero da costrizioni.
Infatti Ares, in uno dei miti che lo raccontano, è figlio della
sola sua madre.
Conclusioni:
Forse a forza di rinnegarne la vera natura si è arrabbiato così
tanto … sarà per questo che questa primavera 2011, che vede l'Ariete come
segno protagonista di tanti ingressi planetari (prima giove, poi urano
e in aprile arrivano anche marte stesso, oltre al sole e mercurio in anello
di sosta), è così incendiata dalle guerre e dai cataclismi ambientali?
Forse è stato il desiderio di onorarlo che mi ha spinta a scrivere
questa breve ricerca, nella speranza di rievocarne, giacchè non esiste
davvero separazione, il lato più protettivo e saggio, di dio della natura
e dell'agricoltura, l'amante di venere, il signore della primavera che
sboccia.
Non sono riuscita a trovare l'inno omerico a lui dedicato, e invito chiunque
ce l'avesse a voler gentilmente inviarmelo, ma vi è un altro inno,
scritto da un docente, che merita il più assoluto
rispetto
Ad Ares
Di Ares possente
Non ci venga a mancare
L'impeto cieco
Quando Assaliti nell'animo
Da cupe paure
Ci sentiamo accerchiati
E ormai senza scampo
Ma da lui posseduti
Possiamo levare
Altissimo il grido
Che l'aria a distanza
Faccia tremare
Mentre la foga inarrestabile
Che tu solo concedi
Ci scaglia violenta
Contro scudi compatti
Di schiere nemiche
Più di ogni altro
Degli augusti Sovrani
Invochiamo il tuo nome
Nell'ora di morte
Quando l'ala spiegata
Del tremendo sparviero
Già si prepara
A ghermire ogni vita
Perché tu soltanto
Unito alle frecce
Dell'Arciere divino
Che dei giusti voleri
È tutore in eterno
E della Vergine armata
Che conosce la arti
Del tessere trame
Che portino al bene
Tu solo
Puoi dare speranza
A difesa della città
Degli affetti più cari
Delle case e dei templi
Dei riti propizi
Delle amabili opere
Che la Pace accudisce
Del fuoco
Che sacro ne abita il cuore
A te
Che passato il fragore
Delle armi crudeli
Nessuno Rivolge lo sguardo
Quasi dimentichi
Del dono impagabile
Della virtù e dell'ardire
A te
Non manchino le grazie
Di Afrodite divina
Che accogliendoti
Esausto
Dal più crudo dei mestieri
Che attendono l'uomo
E sporco ancora
Di polvere e sangue
Accarezzi
Le cosce potenti
Baluardo a ogni bene
E ci ricordino
Gli amanti divini
Che all'intreccio dei corpi
Non manchi la forza
Unita a dolcezza
Perché amore e contesa
Indissolubili
Reggono eterne
Le sorti del mondo
Lontani
Dalla tua venuta
Tremenda
Che molto temiamo
E i giovani
E gli uomini
Che godono ancora
Del fiore degli anni
Non dimentichino
Nei giorni della pace
Il tributo che è caro al tuo cuore
Quello sotto il sole cocente
A incrociare le braccia lucenti
Nella polvere amica
Perché il sudore copioso
Ti sia tributo gradito
Ad tenere lontano
Quello del sangue
E le fanciulle
E le donne
Dal turgido seno
Abbandonino anch'esse
Le arti della casa
E le anguste dimore
E gettandosi insieme
Nella corsa sfrenata
Non dimentichino
Che ad esse del pari
Viene chiesto
Un tributo dal dio
Del gusto acre
Della tua natura
Non può mancare la mensa
Dei deboli mortali
Ma la vigile attesa
E l'onore
Che non ti neghiamo
Ci conceda
Più a lungo
Di vivere in pace
(di "Omericchio")
Testo e ricerca di Manuela
Caregnato
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel Marzo 2011
Inno di "Omericchio", pubblicato su permesso dell'autore.
E' vietata la riproduzione senza consenso.
Per
entrare in sintonia con le energie di Marte, e del progetto del Sole in
Ariete, ti consiglio di acquistare la meditazione del segno zodiacale, tappa del percorso del Sentiero della Luna, che segno
dopo segno ci porta ad esplorare la totalità dello zodiaco e della
nostra natura di esseri umani.
Per un approfondimento sul "ruolo
di Marte" all'interno del tuo tema
di nascita personale,
puoi prendere un appuntamento con me per una consulenza astrologica personalizzata,
scrivendomi al seguente indirizzo manuela.caregnato@tiscali.it
______________________
Note:
(1) " Ares, Ares funesto ai mortali, sanguinario,
eversore di mura, non potremmo lasciare i Troiani e gli Achei azzuffarsi,
a chiunque offra gloria il padre Zeus? e noi due ritirarci e schivare
il corruccio di Zeus? " (Atena, Iliade, Omero Libro V, 31-34)
(2) come dio protettore dalle calamità agricole abbiamo la preghiera rimastaci
nel De agri cultura di Catone, che lo invoca per proteggere i campi da
ogni tipo di sciagura e malattia. Questo non fa però di Marte un dio solamente
agricolo, ma anche agricolo, era infatti anche patrono dei fulmini e delle
tempeste, bisogna inoltre ricordare che a lui era dedicata la legio sacrata,
cioè la legione Sannita, detta anche linteata, poiché era bianca.
Fonti:
- astrologia e destino- liz greene
- astrologia e mito - Sicuteri
- gli dei dentro l'uomo - Bolen
Immagini tratte dalla rete
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