PELE
Un'immagine di Pele di Susan Seddon
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Pele
Ribollente, vulcanica, traboccante, devastante - è sorprendente
come il linguaggio del fuoco somigli agli aggettivi che utilizziamo per
descrivere la rabbia. Come la lava di un vulcano o l'incendio che scoppia
all'interno di un bosco, la rabbia, se incontrollata, è altamente
distruttiva.
Nondimeno Pele, dea hawaiana del fuoco, ci svela in che modo possiamo
utilizzare la rabbia per creare il cambiamento.
Il mito
Pele governa ogni sorta di focolaio, in particolare la lava dei vulcani.
Secondo la leggenda, essa vive nei silenziosi meandri del monte Kilauea,
uno dei vulcani più attivi del mondo. Le minuscole formazioni laviche
scoperte intorno al vulcano sono note con l'appellativo di «lacrime
di Pele»; la leggenda locale vuole che la disgrazia si abbatterà
sugli sciagurati che sottrarranno uno solo di questi ciottoli al suo regno.
Celebre per i suoi idilli appassionati non meno che per il suo temperamento
focoso, Pele si manifesta sovente ai suoi seguaci nelle sembianze di una
donna seducente, bellissima come la Luna. Alcuni sostengono che somigli
a una terribile megera, con la pelle brunita e raggrinzita come ruvida
lava. Quale che sia l'aspetto che la dea scelga per palesarsi, nessuno
dissente sul suo carattere fiero - oltre che sulla sua capacità
di distruggere e di creare.
Una bellissima storia della dea Pele è raccontata nel lunghissimo
romanzo Hawaii di James A. Michener (Bompiani).
Al tempo della storia ai tranquilli abitanti dellarcipelago di Tahiti
venne imposto dalla casta sacerdotale il sanguinoso culto del nuovo dio
Oro. Non tutti riuscivano però ad accettare questa divinità
crudele che richiedeva sempre più numerosi e cruenti sacrifici
umani. Fu così che un manipolo di una sessantina tra uomini e donne
fedeli alle antiche divinità, capeggiati da Tamatoa, re di Bora
Bora e dal suo intrepido fratello minore Teroro, abbandonarono larcipelago
su una grandissima canoa doppia per cercare una nuova terra dove vivere
in pace, lontano da quella follia di sterminio.
Unavventura del tutto incerta: intorno solo migliaia di miglia di
oceano sconfinato e tempestoso e, come guida, soltanto le parole di un
antico canto marinaro trasmesso oralmente dagli antenati. Con loro gli
esuli portarono gli antichi dèi Tane e Taaroa, (rispettivamente
dio del vento e dio delloceano) rappresentati da due sacre antichissime
pietre. Partirono con provviste, animali e piante da far crescere nella
nuova terra che speravano di trovare al nord e dove avevano intenzione
di vivere pacifici, senza più guerre di religione né sacrifici
umani. Prima di partire interpretarono numerosi auspici, decifrarono sogni,
controllarono e ricontrollarono il loro carico per essere sicuri di non
aver dimenticato nulla. A lungo navigarono guidati dalla costellazione
dei Sette Piccoli Occhi, ripetendosi le strofe della canzone
per rincuorarsi quando pensavano di essere perduti fra le onde, patendo
la fame e lincertezza del viaggio, ma dopo cinquemila miglia di
oceano, quasi al limite della disperazione, riuscirono a trovare la loro
nuova terra, lisola vulcanica deserta che battezzarono Havaiki (Hawaii).
Lisola era di una bellezza mozzafiato, con il suo mare cristallino
e un alto monte che si specchiava nelle acque. Fu solo quando il monte
si rivelò per quello che era, un vulcano, che questi eroici navigatori
ed esploratori si resero conto di aver dimenticato una cosa importantissima
a Bora Bora: la pietra rossa, effige della dea più antica, Pele,
dea del fuoco, protettrice degli uomini appassionati.
La dea già si stava facendo notare nellisola deserta, apparendo
in forma di donna, lanciando muti sguardi di allarme agli esterrefatti
pionieri.
Un giorno il vulcano iniziò ad eruttare lava e i polinesiani, avvertiti
per tempo da un ciuffo di capelli della dea, proiettato dal
cratere, riuscirono a salvarsi per un soffio, rifugiandosi in alto mare
sulla canoa, con i loro animali e le loro preziose sementi.
Fu così, che sfidando nuovamente loceano, Teroro decide di
ripetere il viaggio (al confronto del quale le imprese di Colombo con
le caravelle non sono che una gita fuori porta) e tornare a Bora Bora
solo per prendere lo spirito di Pele (la pietra) e portarla ad Hawaiki,
dove verrà venerata per secoli ed ancora ai giorni nostri.
Rito per Pele: Elogiare la rabbia - Rito del falò
La passione della rabbia ha una pulsione tale da aiutarci a migliorare
la nostra vita. La capacità di Pele di presentarsi ora come una
vecchia grinzosa ora come una donna ammaliatrice ci rivela lo sconvolgimento
che la rabbia può suscitare nell'animo femminile. Esso evidenzia
il disagio e il raccapriccio che proviamo quando siamo in preda all'ira
- disagio e raccapriccio che dobbiamo affrontare.
Troppo spesso la nostra società giudica la donna che dà
voce alla rabbia. Fra i due sessi esiste un duplice parametro di valutazione
quanto mai atroce: se un uomo alza la voce o perde le staffe è
«autoritario», mentre una donna è «emotiva»
- o peggio. La vicenda di Pele fornisce un antidoto a siffatte credenze
Essa ci spiega che la nostra rabbia non è solo degna di essere
manifestata, bensì è anche divina. Essa ci spiega che la
nostra rabbia ci sta comunicando qualcosa, qualcosa che dobbiamo ascoltare.
Per invocare la fiera passione di Pele, allestite un falò in onore
della dea. Utilizzatelo alla stregua di un'opportunità per approdare
in un porto sicuro, dove avrete modo di elaborare la rabbia Invitate alcune
amiche che siano interessate a esplorare con voi questi sentimenti. Indossate
abiti comodi e pratici.
Sarebbe bene che ognuna di voi portasse un oggetto evocativo di qualcosa
che vi suscita una collera furiosa - qualcosa che vi fa letteralmente
imbestialire. Questo oggetto potrebbe essere un effetto personale oppure
qualcosa di simbolico; a ogni modo dovrebbe essere qualcosa che siete
pronte a sacrificare a Pele.
Per compiere questo rito, disponetevi in cerchio con le vostre amiche,
in una grande superficie all'aria aperta. A turno, raggiungete il centro
del cerchio e ponete il vostro cerchio all'interno di una torcia. Mentre
lo esibite, comunicate al gruppo le sensazioni che vi suscita e perché.
Non reprimete nessuna parola che sentite di dover dire, anche se dovessero
suonare inconsulte. Se sentite che il vostro corpo è scosso per
la rabbia, muovetevi con lui. Non soffocate le vostre emozioni. Se volete
pestare i piedi o urlare, ebbene fatelo. Lasciate che Pele si esprima
attraverso di voi.
Quando ognuna di voi avrà finito di parlare, accendete il falò.
Osservate le fiamme che lambiscono il cielo, trascinandosi appresso la
vostra rabbia. Mentre il falò brucia, immaginate che la lava di
Pele stia trasformando ciò che vi ha fatto incollerire. Soffermatevi
sulle risposte che essa vi fornisce per aver trasformato la rabbia in
azione. Scrutate le fiamme che si tramutano in fumo, in cenere - fenomeni
cari a Pele.
Tratto da:a Dea interiore, Kris Waldher, Xenia ed.
e da Marcia Starch e Gynne Stein The Dark Goddess: Dancing with the Shadow.
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