REITIA
Testo, diario e ricerca sul campo di
Ilaria per https://www.ilcerchiodellaluna.it
Un'immagine di Reitia dal libro La Voce
della Dea di Federico Moro Edizioni Helvetia
Il diario di una scoperta
Settembre 2004
Uscendo dal lavoro passo dinnanzi ad una gioielleria. Non sono mai stata
atratta dai gioielli ma, quel giorno, ci sono diverse pietre preziose
esposte che attirano la mia attenzione. Tra esse c’è un ciondolo
in argento in svendita a 10 Euro perché leggermente ossidato. Mentre
lo osservo nella vetrina non so che sto guardando un Triskel celtico,
ma la sua forma mi è famigliare, forse l’ho già vista
girando per i siti internet che trattano di magia.
Mi piace molto e lo compro; in quest’epoca ho pochi soldi a disposizione
a causa di altre spese ma il suo prezzo è un sacrificio accettabile.
Già il giorno stesso inizio una ricerca sul significato del simbolo
acquistato. Poi inizio ad allargarmi a macchia d’olio perché
non mi accontento: faccio ricerche sui celti, sulle rune, sui druidi.
Tutti argomenti che fino a pochi giorni prima non mi entusiasmavano perché
se ne parlava troppo in giro.
Ora i mesi passano e la mia ricerca si modifica: scopro che i celti sono
arrivati fino in Italia e inizio a studiare proprio questo ramo di popolazioni
che hanno trovato rifugio non lontano dalla mia terra.
Novembre 2005
L’azienda per cui lavoro ormai da 3 anni fallisce e mi licenzia.
Passano i mesi e non trovo un lavoro fisso. Ne approfitto per studiare
e far ricerche.
Maggio 2005
Prima metà di Maggio:
Andando a comprare il pane in un panificio che non ho mai provato prima,
vedo un depliant di una festa celtica: la Venigallia. Si svolge dall’altra
parte della città e gli organizzatori non hanno messo cartelli
nella mia zona. Lo comunico a tutte le persone che so che ne potrebbero
essere interessate, facendo pubblicità all’evento. Leggo
di persone in costume che simulano un villaggio celtico, leggo di battaglie,
di archeologia sperimentale e di conferenze.
Imperativo andarci con al collo il mio ciondolo d’argento!
28 Maggio:
Ci vado un sabato in cui posso assistere a una conferenza sulla toponomastica
celtica in Italia e sui testi rinvenuti nel nostro paese. Sul pieghevole
che mi viene dato all’entrata leggo il nome “Reitia”.
Lo collego immediatamente alle divinità celtiche. Il nome viene
fuori anche durante la conferenza ma in modo molto marginale.
Stranamente, vista la mia scarsa abilità nel ricordare dettagli,
quel nome continua a risuonare nella mia testa. Sento il bisogno di conoscere
di più, di sapere chi è.
30 Maggio:
Sto come ogni giorno davanti al computer leggendo la posta, tuttavia ripenso
a quel nome e mi pongo mille domande… ho passato la domenica a tormentarmi
di curiosità e il lunedì non è diverso.
Tra la corrispondenza mi arriva una email di Anna, del sito “Il
Cerchio della Luna”, in cui invita gli iscritti che lo desiderano
a scegliere una Dea e a fare una ricerca per loro.
Senza pensarci troppo rispondo proponendomi per fare una ricerca su Reitia,
dea celtica (così credo).
Avrei fatto due cose in una: io avrei avuto notizie su Reitia, e nello
stesso tempo avrei aiutato un sito ad avere una ricerca in più.
Mentre attendo la risposta (con il terrore che qualcuno abbia già
trattato l’argomento) digito il nome Reitia in un motore di ricerca
per vedere cosa ne viene fuori.
Scopro subito che non si tratta di una divinità celtica italiana,
ma di una Dea veneta. Lo scrivo subito ad Anna che nel frattempo mi ha
dato il via libera per iniziare la ricerca.
Ancora adesso credo che, senza l’input, di Anna la mia ricerca-avventura
sarebbe iniziata ma forse molto più tardi nel tempo.
6 Giugno 2005
ore 11.50:
Sono ancora senza lavoro, ormai sono 6 mesi e, malgrado l’esperienza
maturata e i corsi di aggiornamento fatti, non trovo un impiego. Ho provato
agenzie di lavoro iterinale, mi sono presentata porta per porta ma a nulla
è servito.
Presa da questi pensieri apro le braccia e prego Reitia, la primissima
volta in vita mia, chiedendole di aiutarmi a trovare un lavoro.
Tuttavia non accenno nella mia preghiera ad alcune complicazioni che ho:
nel prossimo Giugno 2006 mi dovrò trasferire a Verona per lavorare
in un'altra azienda, quindi adesso mi serve un lavoro non lontano dalla
mia casa di Vicenza, ma che sia un contratto a termine (massimo 10 mesi)
per poter lavorare fino a poco prima del trasferimento.
Ore 12.30:
Suona il mio cellulare: è un’azienda di cui non conosco l’esistenza,
che mi propone un colloquio. A quanto pare ho mandato il curriculum per
posta ad una azienda vicina alla loro a cui non serve personale e, per
fatalità, loro hanno avuto il mio nominativo. Combino per un colloquio.
7 Giugno 2005
Vado al colloquio: è un’azienda a 4 km da casa mia che mi
offre un contratto a termine per 10 mesi esatti.
Penso che sia troppo bello per essere vero!!!
13 Giugno
Dopo sette mesi di ricerca di impiego inizio a lavorare per quest’azienda,
a cui sto tutt'ora lavorando e in cui mi trovo molto bene. Qui faccio
amicizia con una ragazza appassionata di celti e medioevo che mi è
molto utile nella mia ricerca su Reitia.
Fine Giugno 2005
Intanto prosegue la mia ricerca sulla Dea veneta, cui, anche grazie a
questo fatto, ho iniziato a legarmi davvero.
Le nozioni su internet risultano pressoché frammentarie. Si accenna
ad un santuario rinvenuto ad Este, non lontano da dove abito, ma non dicono
dove sia.
Inizio a coinvolgere, senza rendermene conto, molte persone; ne parlo
al mio fidanzato che decide di aiutarmi a trovare il santuario; ne parlo
con una mia carissima amica e si propone anche lei entusiasta. Tengo i
contatti con Anna e Maria Giusi del sito “Il Cerchio della Luna”
e nel frattempo iniziano a contattarmi persone estranee via email che
vogliono notizie su Reitia o che si propongono per aiutarmi o mi danno
informazioni.
Capisco che devo fare due cose: leggere libri e andare ad Este.
Il mio fidanzato mi accompagna un pomeriggio al Museo di Este. Dopo aver
passato due ore a osservare reperto per reperto, arriviamo nella sala
dedicata a Reitia. Mi trovo davanti ai resti del santuario e a tutti gli
ex-voto fatti dai fedeli.
Vorrei dire che mi sento emozionata nel vedere questo, ma in verità
sono tranquilla, mi sento bene e mi sento compiaciuta del vedere le lastre
votive e tutti quei veneti che ringraziavano Reitia. Penso che Lei ha
aiutato anche me, che mi sento parte di quelle persone e di quello che
hanno scritto.
Al momento di scendere per andar via ci viene in mente che vorremmo avere
una copia dell’alfabeto venetico, la lingua in cui Reitia veniva
pregata, così come è in visione al museo.
Lo chiediamo al bigliettaio: lui ci guarda scuotendo la testa pronto a
dirci che non può far nulla… ma all'improvviso i suoi occhi
si illuminano e fa cenno di avvicinarsi ad una signora che, fatalità,
passa di lì in quel momento. Si tratta di una degli archeologi
che seguono i lavori del tempio di Reitia.
Lei ci porta nel retro del museo a parlare di Reitia, e del tempio a lei
dedicato, del venetico; ci regala del materiale cartaceo e mi consiglia
dei libri da cui iniziare la lettura per approfondire le mie conoscenze.
Tengo i contatti con questa gentile signora nei mesi a venire.
Luglio 2005
Inizio a leggere i libri che mi sono stati consigliati dall’archeologa
del museo di Este, quelli consigliati da altre persone che studiano Reitia
e da altri archeologi che si interessano al Veneto pre-romano.
Inizio a capire che per approfondire le conoscenze mi devo staccare dal
mondo esoterico e avvicinare a quello archeologico. Infatti chi lavora
al tempio di Reitia non solo studia come era fatto strutturalmente l’edificio,
ma grazie alla tecnologia moderna, è in grado, un po’ alla
volta, di ricostruire come si svolgevano i culti.
Inizio a scoprire cose molto interessanti che mi legano saldamente alla
ricerca e mi portano persino a studiare il venetico come fosse greco antico.
Agosto 2005
Ordino un libro in biblioteca… devo aspettare che arrivi da un’altra
città.
Dopo una settimana mi chiamano dicendomi “I libri sono arrivati,
se li vuoi venire a prendere...”
Io rimango zitta e perplessa: libri? Perché ne parlano al plurale?
A quanto pare, fatalità, qualcuno si è sbagliato e oltre
al libro da me richiesto ne è arrivato un altro sempre inerente
al tema, ma di cui non conosco il titolo. Inizio a studiarli e vi trovo
dei dati illuminanti che danno una svolta alla mia ricerca.
Questo è quello che finora, in data 21 agosto 2005, mi è
accaduto.
La strada è lunga e devo ancora finire di percorrerla. Ho raccontato
quasi tutto, ho tralasciato una parte dei sogni che spesso da me, scettica,
vengono messi in dubbio nella loro veridicità. Continuo ad andare
ad Este con cui ormai ho un rapporto di seconda casa. Ho conosciuto molte
persone che mi stanno aiutando. Cerco sempre di partire dalle cose certe
e comprovate per riuscire ad avere una visione del culto originario di
questa Dea...
I sogni
A Giugno:
Ho visto il tempio di Reitia vuoto, buio. Io ero fuori e sentivo il bisogno
di portare la candela rossa che avevo in mano là dentro. Nel sogno
non mi sono mossa, mi sono svegliata prima, ma pregavo la Dea di lasciarmi
entrare.
A Luglio:
Ero ad Este, sopra di me sentivo la presenza di Reitia, non la vedevo
ma la sentivo come quando la sento a volte da sveglia. Io ero ferma e
osservavo: davanti a me c’era il tempio prima in rovina con i resti
come sono tutt’ora (li ho visti in alcune foto di archeologi), poi
ricostruito, così come doveva essere stato nei vecchi tempi. Io
stavo ferma, in piedi, e venivo spostata in una zona non lontana e sapevo
che a spostarmi era Reitia. Mi sono trovata davanti ad una gradinata o
almeno questo sembrava, potrei sbagliarmi, ho iniziato a dire (non so
a chi) che non era ancora stata trovata dagli archeologi e che, quando
l’avessero trovata, ci sarebbe stata una svolta nella conoscenza
del culto di Reitia.
Ad Agosto:
Ho sognato che ero vestita di bianco con una tunica in lino grezzo, i
capelli erano raccolti con spighe dorate di orzo, insieme a me c’era
una ragazza che non conosco, vestita e pettinata uguale a me.
Trasportavamo una lettiga in lino bianco e legno chiaro, piena di spighe
dorate di orzo, legate da dei drappi di lino bianco che le ricoprivano
lasciandole uscire solo ai lati.
La trasportavamo sopra una gradinata. Io e lei ci guardavamo e sorridevamo,
eravamo terrorizzate e insieme divertite dall’idea di inciampare
e fare brutta figura, perché ai piedi della gradinata c’erano
tante persone che ci guardavano ma io non le vedevo (sapevo che c’erano),
e sopra la gradinata c’era un fuoco. Noi dovevamo gettare questa
lettiga nel fuoco. Nel sogno sapevo che era un rituale della ruota dell’anno
per ringraziare Reitia del raccolto prospero che ci aveva concesso (un
rituale di Mabon ma, nel sogno, lo chiamavo in modo diverso). Guardavo
spesso i gradini per evitare di cadere, ero scalza ma avevo una specie
di cavigliera fatta con le spighe di orzo, e la lettiga era leggerissima.
Ricordo il profumo dell'orzo, il tessuto che, morbido, mi accarezzava
la pelle quando mi muovevo, ricordo il calore del fuoco a mano mano che
salivamo le scale... E' stato un sogno molto realistico.
La ricerca: Il culto di Reitia
Premessa
Il culto di Reitia riserva nell’ambito storico-archeologico un fascino
particolare.
Si tratta in primo luogo di un fenomeno tipicamente ed esclusivamente
Veneto, che venne praticato per più di due secoli, malgrado l’affermazione
in Italia di altre religioni tra cui quella romana.
Il lato più affascinante di questo culto è che, grazie ai
ricchi ritrovamenti, l’archeologia si sta fortemente impegnando
per ricostruirlo e quindi sta analizzando i luoghi di culto con la tecnologia
futuristica e all’avanguardia di cui possiamo disporre al giorno
d’oggi.
Questo piccolo e breve trattato vuole mettere in luce questi aspetti.
Per studiare il culto di Reitia sono partita non dall’ambito religioso,
ma da quello pratico dell’archeologia.
Il Venetico
A rendere ancora più intrigante questo culto è il fatto
che è legato ad una forma di linguaggio presente solo in Veneto:
il venetico.
A volerlo definire con parole povere si potrebbe dire che è una
lingua che graficamente assomiglia al celtico o all’etrusco ma che
da queste si differenzia.
Si tratta di un linguaggio che si legge da sinistra a destra come il nostro,
oppure indifferentemente da destra a sinistra, le parole sono scritte
tutte attaccate senza interruzioni anche se le vocali vengono enfatizzate.
Uno dei luoghi più importanti per lo studio di questo linguaggio
è Este nel padovano. Proprio qui nel 1880 è stato ritrovato
un tempio dedicato a Reitia. Negli scavi (i più importanti avvenuti
nel 1999) sono state rinvenute tavolette alfabetiche in bronzo così
suddivise: nelle ultime 5 righe le lettere sono distribuite entro 16 caselle
per riga, l’ultima contiene le 15 consonanti del venetico. Sopra
invece ci sono liste di gruppi consonantici e liste votive con il nome,
al nominativo, degli Atestini e in più il nome e gli epiteti, al
dativo, di Reitia.
Un'esempio
di tavoletta alfabetica in venetico e una pietra incisa, ritrovata sott'acqua
(fotosub dal sito https://www.archeosub.it/)
Gli studiosi sono d’accordo nell’affermare che il numero 16
aveva un valore magico e, sul valore di queste tavolette, bisogna ricordare
che anche se riportano l’alfabeto esse sono e restano un dono alla
Dea. E’ facile quindi supporre che ci fosse anche una dimensione
magica nella sequenza alfabetica, non solo didattica.
Altri ritrovamenti sono delle lamine con figure ottenute a cesello e a
stampo. Esse riproducono guerrieri, donne, cavalieri, animali, oppure
parti del corpo umano come braccia, gambe, piedi, teste. Le dimensioni
variano: ce ne sono di piccolissime, di medie, di grandi. A Reitia Sanante
si rivolgevano preventivamente anche i cavalieri per essere protetti dai
pericoli e guariti dalle ferite.
Anche gli stili scrittori recano una dedica e assumono così la
destinazione di offerta alla divinità.
L’iscrizione è analoga sia per le tavolette che per il resto:
“Mi donò XY a Reitia”.
Reitia
Reitia è una divinità il cui culto risale a 3500 anni fa,
nell’epoca pre-romana ed è sempre stata per i veneti la Dea
somma per eccellenza, colei che tutto può: nessun’altra divinità
è sopra di lei.
Reitia è la Dea creatrice, la Dea misericordiosa che ascolta le
preghiere dei fedeli e le esaudisce.
Reitia è la Dea della navigazione, delle bestie feroci; la Dea
che ama la natura e specialmente la Dea che guarisce, legata al ciclo
della vita, alla morte e anche al parto.
Nelle iscrizioni viene nominata come:
Reitiai, nella maggior parte dei casi;
Sainatei Reitiai, ovvero Reitia guaritrice;
Sainatei Reitiai Porai, dove Porai è il nome primitivo di questa
dea;
Porai Vebelei.
La chiave di Reitia
Il simbolo più importante e più rappresentativo di lei è
tuttavia la “chiave di Reitia” di cui si sa ancora molto poco
in quanto non sono ancora state rinvenute delle testimonianze in grado
di spiegare il suo significato e cosa rappresentasse per i sacercedoti
e le sacerdotesse venete.
Osservandone la forma è evidente la sua somiglianza con un caduceo
stilizzato e forse si potrebbe presuporre un accostamento all’anatomia
umana e ai centri del potere che in essa risiedono. Era un simbolo utilizzato
dai sacerdoti.
La
Chiave di Reitia,ritrovata a Ca' Oddo di Monselice. Risale al V secolo
a.C
La vita nel Santuario
I santuari erano sempre stati delle “Luci” ovvero dei luoghi
di culto all’aperto, spesso o sulla sommità di colline, o
in luoghi nelle vicinanze di torrenti nei boschi, tuttavia nell’ultimo
periodo, per influenza della cultura romana, si sono edificati dei templi
a lei dedicati. Se ne trova traccia a Vicenza (anche se ora sopra vi è
stata costruita una chiesa) e, specialmente, ad Este nel padovano.
Analizzando il tempio trovato ad Este gli ercheologi hanno potuto con
certezza ricostruire alcuni elementi della vita che lo animava.
Si ha così la certezza che vi operasse una classe sacerdotale preposta
al culto: i sacerdoti erano per lo più donne. Anche le arti scrittorie
erano legate alle sacerdosse.
Tale casta aveva diversi compiti: gestire un’attività di
accoglienza per i pellegrinaggi molto numerosi e frequenti, organizzando
un’attività di ospitalità e organizzazione dei riti
e delle cerimonie che avevano luogo quotidianamente e periodicamente secondo
la ruota dell’anno; gestire un’attività di insegnamento
e apprendimento della scrittura venetica che sembra essa stessa avesse
delle connotazioni magico-esoteriche.
Si presuppone che nei pressi del tempio ci fossero degli artigiani con
le loro botteghe per la produzione degli strumenti e attrezzi che venivano
usati nel culto.
Molto apprezzati dovevano essere i ricchi banchetti che alla sera venivano
organizzati per i pellegrini quasi come fossero parte integrante del rito.
Il santuario in questo luogo risulta lungo 57 metri e profondo 6,60 metri.
Venne costruito in due fasi ed era dotato di 5 stanze in ciascuna fase,
di 3x4 metri circa. Il tetto era in tegole e la parte frontale aperta
verso sud-ovest e sostenuta da colonne.
Il rituale
E’ attestata una ritualità libatoria, infatti sono pervenuti
coppe e vasi potori sia d’uso che riprodotti come simbolo in miniature.
Nelle lastre votive sono le donne che portano queste coppe e brocche.
Dal ritrovamento di frammenti di ossa nei roghi nel tempio si è
certi che si facevano sacrifici di animali, ma la cosa sorprendente, e
diversa da altri culti, è che si sacrificava l’animale intero
e non solo una sua parte. Questo attesta molto probabilmente una condizione
di ricchezza e benessere in quei luoghi in quel periodo.
I pellegrini, molto numerosi visto che sono state rinvenute 16.000 lastre
votive, frequentavano il santuario principalmente per 3 motivi:
- invocare la protezione della Dea;
- esprimere la loro gratitudine per una grazia ricevuta;
- testimoniare la propria fede.
Questi intenti venivano assolti con la semplice preghiera, con la preghiera
unita ad un’offerta o con il solo atto di presentarsi.
La forma di devozione più spontanea e frequente era quella di offrire
a Reitia un’immagine di sé con il proprio eventuale rango,
ruolo, età nella società come testimonianza di fede e ringraziamento.
I bambini non avevano accesso al tempio: solo in età adulta potevano
aspirare al rituale per poter essere accolti.
Ci sono pervenuti persino bronzi raffiguranti le modalità di preghiera:
in piedi con le gambe allargate e le braccia protese verso l’alto
con i palmi aperti. Le donne erano vestite con vesti semplici fino al
polpaccio e il capo coperto.
Ad un esame più approfondito dei roghi nel tempio di Reitia si
è constatato che venivano posti sul terreno, e poi arsi, dei bronzi
fatti a lamine, forse contenenti in venetico parole ritualistiche, fibule,
armille, gli stili scrittori con cui molto facilmente si incidevano le
parole, numerosi frammenti di ceramica e ossa di animali.
E’ affascinante notare come grazie alla tecnologia si è potuto
dimostrare che venivano accesi 8 roghi, molto probabilmente in contemporanea,
in direzione Nord-Ovest e Sud-Est, quattro dei quali scavati sul terreno.
Solo i roghi più grandi contengono tracce di ceramica. Il rogo
situato a Nord è quello che più di tutti è stato
usato e contiene tracce più evidenti di ossa di animali, quali
polli o giovani maiali, sempre bruciati in modo completo senza selezionarne
le parti. Insieme agli animali veniva offerto anche del miglio.
Un elemento importante è l’acqua. I santuari sorgevano in
prossimità della stessa e anche in quello di Reitia si è
trovato, poco distante dall’antico corso dell’Adige, un gradino
in cui avvenivano le attività di sacrificio.
Note finali
Il museo di Este, Padova, ospita tra le sue sale un reparto dedicato al
tempio di Reitia i cui ultimi scavi risalgono al non lontano 1999. Si
tratta di alcuni resti, colonne, pezzi di statue che rappresentano sacerdoti,
e alcune delle 16.000 lastre votive. Tra queste lastre ce ne sono molte
che riportano formule magiche.
Il tempio di Reitia è ancora in parte celato dalla terra: gli archeologi,
arrivati al terzo scavo, sono in attesa di per poter proseguire le ricerche
per riuscire a ricomporlo e infine studiarlo, chiarendo – si spera
- molti aspetti ancora oscuri.
Chiunque avesse intenzione di approfondire le sue conoscenze su questa
Dea, trova nel Museo di Este (Padova) un sicuro riferimento. Le persone
che ci lavorano sono molto cordiali e ben disposte a raccontare molte
cose su questi ritrovamenti, di cui Este è orgogliosa.
Il museo é aperto ogni giorno.
Ringrazio infinitamente il Museo di Este per
aver esaurientemente risposto alle mie domande.
Testo, diario e ricerca sul campo
di
Ilaria per https://www.ilcerchiodellaluna.it
© 2005
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
il 18 ottobre 2005
Bibliografia
Fonti letterarie:
Filippo Cassola, storico, alcune considerazioni prese da una discussione
sul veneto pre-romano
Capius L., Chieco Bianchi A.M. 2002, Este preromana: una città
e i suoi santuari, Treviso
Angela Ruta Serafini, Este preromana: una città e I suoi santuari
Prosdocimi, editoriale programma, “I veneti antichi” lingua
e cultura
Akeo, La scrittura venetica, Ed. Treviso – Catalogo mostra a Montebelluna
del 2002
I Veneti antichi, di Giulia Fogolari e Aldo Prosdocimi. Editoriale Programma,
PD
Capius Loredana, Este Preromana: vita e cultura
Fonti informatiche:
Provincia di Venezia: https://politicheambientali.provincia.venezia.it
Turismo veneto: https://turismo.regione.veneto.it
Comune di Este: https://www.prolocoeste.it
La Wicca di Reitia: https://www.freewebs.com/reitia/
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