BASTET
immagine tratta da www.meowornever.com
Nel vasto e multiforme pantheon egiziano
Bastet è la dea gatta, rappresentata come donna dalla testa di
gatto o come una gatta nera.
Il suo luogo di culto più importante era la città di Per
Bast, che i Greci chiamavano Bubastis, nei pressi dei delta del Nilo,
a circa 80 km a nord-est del Cairo, dove furono ritrovati molti templi a lei dedicati.
Dalla VI dinastia il culto si diffuse nell’Egitto, da locale che
era inizialmente, e sotto il regno di Pepi II si immaginava Bastet come
l’equivalente della Hathor di Dendera; Bastet aveva il potere di
stimolare l’amore e la sessualità, e questa è una
delle ragioni per cui il suo culto fu così popolare.
Il giorno dedicato alla dea Bastet, giorno di festa dove la gioia giungeva
all’estasi, era il 31 Ottobre. Si beveva e si ballava a dismisura,
e i bambini non potevano partecipare. Sul Nilo galleggiavano chiatte piene
di donne, fiori e vino. Si dice che si trattasse di riti sensuali, pieni
di musica e danze.
Erodoto così racconta “Arrivano in barca, uomini e donne
assieme, in gran numero su ogni imbarcazione; mentre camminano molte donne
fanno musica con dei sonagli, degli uomini suonano il flauto, mentre altri
cantano e battono le mani. Quando incontrano una città lungo il
fiume portano la barca a riva, ed alcune donne continuano a suonare, come
ho detto prima, mentre altre lanciano insulti alle donne del luogo ed
iniziano a ballare agitando i loro abiti in tutti i sensi.
All’arrivo celebrano la festa con dei sacrifici, e si consuma in
questa occasione più vino che in tutto il resto dell’anno”
Lo stesso Erodoto afferma che il tempio di Bastet,
costruito in granito rosso, era il più bello del paese e che vantava
il maggior numero di fedeli, parlando di almeno 700000 persone, “bambini
esclusi”. L’importanza di queste feste sembrava poco realistica
agli egittologi del tardo ‘800, ma nel 1887 un archeologo di nome
Henri Édouard Naville, scoprì il sito e dimostrò
la veridicità dei resoconti di Erodoto.
A Bubastis è stata rinvenuta una grande
necropoli di gatti e, sempre Erodoto, ci dice:
“I gatti defunti vengono portati a Bubastis, dove sono mummificati
e sepolti dentro delle urne sacre”
Migliaia di felini furono sepolti in gallerie
sotterranee della città e dei dintorni di modo che potessero portare
il messaggio del loro padrone fino agli dei.
Naville fece ricerche sia nel sito del tempio di Bubastis sia nelle catacombe
dei gatti, oltre che in alcune sepolture faraoniche, e provò così
che si trattava eventi religiosi considerevoli, i cui devoti erano di
ogni classe sociale della popolazione egizia.
Bastet nasce come divinità solare, personificando
il calore benefico del sole, al contrario di Sekhmet che ne incarna il
calore bruciante; solo in epoca greca venne assimilata ad Artemide, diventando
così una dea lunare.
Ad Efeso era così adorata soprattutto come dea della fertilità.
Infatti mentre le statue greche la ritraggono come una giovane con arco
e frecce, le statue provenienti da questa zona la mostrano con il busto
coperto di protuberanze rotondeggianti che sono state interpretate sia
come seni che come testicoli di toro.
E’ proprio l’arco di Artemide a simboleggiare, nel periodo
post classico, la falce lunare.
La vergine dea della caccia, della selvaggina e dei boschi, era infatti
adorata anche come dea del parto e della fertilità perché
si diceva avesse aiutato la madre a partorire il fratello Apollo.
Dalla II dinastia Bastet fu rappresentata come
un gatto selvatico o come una leonessa; e solo dal 1000 a.e.c. ebbe la
forma di un gatto domestico, ed in epoca greca divenne anche più
comune la raffigurazione come donna dalla testa di gatto; inoltre fu associata
al dio leontocefalo Mihos, venerato a Bubastis assieme a Thot, in qualità
di sua madre e ad Atum, il demiurgo, come sposa, anche se secondo altre
fonti, Mihos sarebbe figlio di Ptah e Sekhmet.
Il gatto era un animale sacro in tutto l'antico Egitto e ad esso venivano
dedicati templi, poesie e invocazioni, mentre i resti mortali ne venivano
mummificati, ponendo acccanto alle mummie dei topi perché avessero
cibo per l’eternità.
Era onorato perché proteggeva i granai dai topi e quindi il popolo
dalla carestia, ma per quanto addomesticato, non era un animale abituato
all’uomo come oggi.
Si dice che l’abissino incarni il vero gatto egiziano, ma il gatto
egiziano per eccellenza resta il Mau, dallo splendido manto maculato,
la corporatura agile, le fattezze simili a quelle trovate nelle pitture
parietali delle tombe e nelle statue.
Gli egizi divennero talmente devoti alla dea Bastet e ai gatti che promulgarono
leggi per impedirne l’esportazione ma i mercanti fenici riuscirono
a contrabbandarne alcuni nei paesi del Mediterraneo. Era altresì
severamente punito chi attentava alla vita di un gatto.
Bastet è indicata figlia di Ra, oltre
che come uno dei suoi “occhi”, ossia che veniva inviata per
annientare i nemici dell’Egitto e dei suoi dei.
È una dea dal duplice aspetto, pacifico e terribile: nella sua
forma di gatta o di donna gatto è la dea benevola, protettrice
dell’umanità, dea della gioia e delle partorienti; nel suo
aspetto feroce è nota per le sue collere, rappresentata con testa
leonina, ed identificata con Sekhmet, la Possente, dea della guerra (oltre
che della medicina). Come tutti i felini è attraente e pericolosa
assieme, dolce e crudele: è il simbolo della femminilità,
la protettrice del focolare e della maternità, ma è anche
pronta a lottare quotidianamente col serpente Apophis, colui che contrasta
la corsa della barca solare e delle forze benigne della creazione. In
una delle tombe della valle delle regine è raffigurata portando
dei coltelli per proteggere il figlio del re, e si dice che abbia partorito
ed allattato il faraone, del quale sarebbe la dea protettrice.
Suo attributo era il sistro, strumento musicale
creato da Iside, e detenuto anche da Hathor; uno degli appellativi della
dea gatta era “Signora delle Bende”.
Una leggenda dice che Ra, offeso dall’umanità,
inviò Hathor per punirla e sterminarla; la dea, una volta assunta
la forma di Sekhmet, iniziò la strage; in seguito Ra, mosso a più
miti consigli anche dagli altri dei, cercò di richiamare la dea
furiosa: a questo scopo fece preparare della birra mischiata con ocra
rossa per avere una liquido simile al sangue, e lo fece versare sul terreno.
Sekhmet lo vide e lo bevve, ed ubriaca si addormentò, calmandosi.
Passata la collera la dea assunse la forma di Bastet; un’altra variante
del mito afferma che Bastet si bagnò nel Nilo e che in seguito
tornò a Bubastis: sembra i devoti egiziani ripercorressero questo
viaggio in onore della dea e come venerazione per i gatti.
I riti in onore di Bastet erano incentrati sull’idea della purificazione
e la profumazione, con riferimento alla purificazione femminile durante
il ciclo mestruale.
Dopo la fine della lunga era faraonica furono scoperte moltissime statue
di Bastet, adorne di ori, con le code che accompagnano il corpo girate
verso destra, doni, profumi e tesori.
Bastet seduce e incanta, in lei vi sono il maschile
solare e il femminile lunare, la forza luminosa a tutti palese e la potenza
indipendente e misteriosa, segreta, femminina, lunare.
Bastet era la Signora dell'amore, della gioia, del piacere, della danza
e del canto e sotto la sua protezione erano posti gli animali a lei sacri,
i gatti, ma anche chi incarnava questi aspetti di indipendenza e di fascino
misterioso, di fragilità e di bellezza, quindi i bambini e le donne.
Ella era venerata e invocata dalle donne per avere in dono la fertilità
e per proteggere poi la gravidanza.
Bastet incarna ciò che di più
intimo e femminile è rinchiuso dentro di noi e attende, a volte,
unicamente di emergere: la sensualità e la dolcezza, il fascino
e la generosità, l’amore e la passione, il desiderio e il
piacere, la vita che rifulge in tutta la sua pienezza.
Testo e ricerca di Mauro Melon per
www.ilcerchiodellaluna.it
fonti:
it.wikipedia.org e fr.wikipedia.org
www.tempiodellaninfa.net
Un sito Italiano interamente dedicato a Bastet:
www.deabastet.tk
Inserito
nel sito il 23 aprile 2008
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