Galleria delle Dee
Incontrare le Dee/gli Dei attraverso storia, mito, immagini e racconti



HATHOR, Gioia d’Egitto
Ricerca di Morgan Mac Phoenix


La Dea Hathor rappresenta una delle incarnazioni più complete del principio femminile per quanto riguarda il pàntheon egizio.

Il suo nome, come meglio esplicita la variante con cui è assai comunemente scritto, significa “Casa di Horo” riferendosi probabilmente al mito secondo cui Horus, identificato come dio-falco celeste e dio-sole, al termine del proprio viaggio tra i cieli, la sera sarebbe rientrato nella bocca di Hathor per trascorrervi la notte, godere di un sonno ristoratore e riemergere nuovamente nella veste del sole mattutino.

La connessione della Dea egizia con l’astro diurno è chiaramente riscontrabile dalla simbologia della sua tipica rappresentazione che prevede sul capo uno splendente disco solare.
Questa Dea è connessa all’antico archetipo delle Grandi Madri preistoriche e protostoriche, il suo culto è rimasto in vita continuativamente per più di tremila anni. Il suo santuario più importante si trova nell’antica Dendera , era controllato da un corpo di sacerdotesse e sacerdoti che si occupavano del culto ufficiale e della gestione pratica dell’intero sistema santuariale. In quanto Madre è la Dea del parto, della nascita e dei bambini. A questo proposito è famosa l’antica credenza che alla nascita di un bambino la Dea si materializzasse come le sette Hathor (o nove) che avevano il compito di omaggiare il neonato predicendogli il suo proprio ed immodificabile destino .

Hathor non è solo la Signora del Cielo,la Vacca alata che diede vita al creato, ma era identificata anche come la patrona del corpo dei morti, suo possesso in quanto partoriti da Lei stessa. Viene spesso rappresentata al fianco di Osiride mentre accoglie i defunti nel mondo dell’Oltretomba.
Era Dea dell’amore e delle passioni, un’immagine che aveva raggiunto anche la Grecia dove infatti questa Dea veniva chiamata con il nome del suo corrispettivo elleno: Aphrodite.

Le competenze divine di Hathor non si limitavano però a questo, è spesso identificata come patrona delle arti, della musica e del canto e infatti le sue feste erano orge di ebbrezza, gioia e musica. Famosa la festa del primo giorno dell’anno durante il quale il simulacro della Dea veniva portato fuori dal santuario ed esposto ai raggi del Sole Neonato.
Una Dea multiforme insomma, un’immagine, la sua, che ci ricorda le Grandi Dee dell’antichità come la babilonese Ishtar o la fenicia Astarte.Strettamente collegata al mondo del femminile, Hathor veniva invocata dalle vergini e dalle vedove per trovare l’amore. Era la Madre di tutte le donne, che nella sfera privata portavano avanti il suo culto domestico, protettrice della cosmesi femminile in quanto Dea della bellezza femminile e nume tutelare di tutte le femmine animali.

Aspetti della Dea

Il geroglifico del suo nome mostra Hathor come una donna, la cui testa è ornata da un paio di corna bovine tra cui brilla il disco solare. La corona che porta sul capo sintetizza l’originale natura di giovenca celeste, una concezione della divinità molto antica che la accostava a questo animale simbolo di fertilità e abbondanza, ma già in tempi antichi la fusione di elementi antropomorfi è bovini è compiuta: la Dea si presenta con volto di donna, ma con orecchie bovine e alte corna. Possiamo ritrovare immagini della Dea come vera e propria rappresentazione animale .
Ma la Dea viene talvolta rappresentata anche sotto le spoglie di una altro animale caro al pàntheon dell’antico Egitto: la leonessa .

Il Mito

I miti relativi a questa Dea sono molteplici, ma forse il più famoso è quello che ne ricorda anche il lato oscuro.
Hathor infatti viene ricordata anche come una Dea della Distruzione, una vendicatrice divina che ci ricorda l’immagine della hindu Kali. Il mito, trovato tra una delle bende della tomba di Tutankhamon, racconta la storia della “Distruzione dell’Umanità”. Ra, il padre della Dea, per punire gli uomini che non rendevano più i giusti onori agli Dei, chiese ad Hathor di essere vendicato. La Dea alla richiesta del padre si trasforma nella leonessa sanguinaria Sekhmet per punire la tracotanza umana e uccide molti esseri umani godendo dello scorrere del loro sangue.
Per fermare l’ira della Dea, Ra chiede l’intervento di Thot che “ammansisce” la Dea raccontandole delle storie tra cui la celebre fiaba del leone e del topo, che è giunta fino ai nostri giorni nella fortunata versione di La Fontane. Inoltre il dio concepisce l’astuto piano di versare del vino nelle acque della fonte Philae, dove la Dea usualmente si abbeverava. Ella cade addormentata sotto gli effetti dell’ubriachezza e al suo risveglio, immemore dell’ira che aveva poc’anzi provato, scopre di essere tornata al suo aspetto di donna e viene così riaccolta in Egitto con grandi feste ed onori.
Questo mito ci fa riflettere sulla dualità di questa Dea, che ci ricorda gli archetipi scoperti da Gimbutas di Dee della Vita, della Morte e della Rigenerazione.

I nomi della Dea

Hathor ( Hwt-Hert; Het-Heru; Het-Hert) è anche conosciuta come “La Dorata”, Nwbt in antico egizio, “Signora del Cielo”, “Signora della Malachite e delle Verdi Gemme”, essendo Dea del deserto dove si trovavano molte miniere, la “Dea Lontana” protagonista di un famoso mito , la “Vacca Divina”, la “Dea del Confine”, dove il confine indica il limite dell’Universo conosciuto, la “Dea dell’Ovest”.


Riti per Hathor*

In epoche remote, si invocava l'intercessione di Hathor per creare abbondanza a livello personale (che poteva essere l'esito favorevole di una storia d'amore) nonché nell'ambito della comunità (un abbondante raccolto in grado di sfamare tutti).
E voi, in cosa vorreste che Hathor contribuisse a creare abbondanza? utilizzate questi antichi riti per creare la vostra offerta per Hathor, apportatrice di abbondanza.
Uno di questi riti prevedeva l'obbligo di condurre le mucche al pascolo e di mungerle, versando quindi il latte appena munto sul terreno affamato, come sacrificio libatorio per la Dea. L'esecuzione di questo rito avveniva nell'auspicio di persuadere Hathor a mandare la pioggia che avrebbe favorito la crescita del raccolto. Questi gesti nascevano dalla speranza di indurre una magai riflessa, nella convinzione che un'azione compiuta su scala ridotta per ottenere l'esito auspicato potesse realizzarlo, riflettendo per incanto - come sopra - così sotto. Un rito analogo, anche se più semplice, praticato dagli egizi per compiacere Hathor, prevedeva l'impiego di acqua potenziata magicamente, che veniva spruzzata sulla terra.
Per favorire la realizzazione dei vostri sogni di abbondanza, prendete una candela di colore oro per invocare la divinità dorata. Utilizzando un oggetto appuntito, incidete sulla superficie il vostro nome e il motivo per cui desiderate l'aiuto di Hathor. Ponete la candela in un luogo sicuro e accendetela. A questo punto prendete una ciotola di acqua limpida e benedite l'acqua immergendovi la candela accesa, come gli egizi hathor solevano fare migliaia di anni orsono. Quindi spruzzate l'acqua santificata sulla terra. Sappiate che con questo gesto, voi spargete le vostre speranze attraverso il mondo. Per tre notti successive a questo rito, accendete la vostra candela a Hathor e pensate a ciò che avete chiesto - e a ciò che potete fare per aiutarla affinché lei vi aiuti a realizzare il vostro desiderio.


Il Sistro di Hathor (testo e immagine di Athea)
Fin da quando ci troviamo nella pancia della mamma cresciamo con i suoni alti, perché durante la gestazione ascoltiamo la vioce materna filtrata, cioé privata delle basse frequenze. I suoni acuti e sottili, come i suoni dell'arpa, il canto degli uccelli o quello dei campanellini portano alla corteccia celebrale una quantità di segnali adatti a ricaricare il cervello, mentre i suoni bassi, non disturbanti, come le fusa dei gatti (sacri alla Dea Bastet) hanno il potere di scaricarci e rilassarci.
Il suono del sistro è dunque la voce della Dea Hathor, cioé la voce stessa di nostra Madre, che continua  a "cantare" per noi anche dopo la nostra nascita, ricordandoci di non smettere di cercare l'armonia universale.






Immagini:
Figura 1 Hathor in una illustrazione di Kris Waldherr
Figura 2: La cinta del palazzo "hwt" con il falco al suo interno: "hwt-hrw", grafia per Hathor.
Figura 3: La Dea Hathor in trono. Tebe
Figura 4: La Dea rappresentata come Vacca Celeste
Figura 5: Thot "ammansisce" Hathor/Sekhmet
Figura 6: Santuario di Hathor a Dendera


Note:
1 In lingua originale: hwt-hrw
2 Vedi figura n. 1
3 Vedi figura n. 3
4 Iunet in antico egizio.
5 Quasi immediato ci appare il confronto con le Fate Madrine delle leggende dell’antica Europa
6 Solitamente in forma di vacca bianca che porta sul capo il disco solare, vedi figura n.4
7 Vedi figura n. 5
8 Dio dal volto di Ibis, patrono della scienza e della cultura
9 In collera col padre Ra, si allontana da lui e fugge nel deserto, ma quando Ra chiede a Shu di andare a richiamarla si scopre che la Dea si era tramutata in una terribile gatta nera selvatica. Anche shu la “ammansisce” raccontandole storie e leggende ma la Dea prima di tornare in Egitto si bagna nel Nilo per purificarsi e sporca di rosso sangue, ossia della sua collera, le acque del Grande Fiume.
* Rito di Kris Waldherr

Bibliografia
Patricia Monaghan, “Dizionario delle Dee e delle Eroine”, edizioni Red
Maria Carmela Betrò, “Geroglifici”, Arnoldo Mondadori Editore
Stephanie Cass, “Hathor”, www.pantheon.org
Sergio Donadoni, “La religione egiziana”, in “Storia delle religioni. Le religioni antiche”, Laterza
Kris Waldherr, La Dea Interiore, Xenia



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