Dee dell' acqua: fiumi, sorgenti e acque
piovane
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"Dove c'è acqua c'è vita".
Lo sapevano bene i popoli antichi, per i quali fu molto naturale costruire
le loro abitazioni non lontano dai corsi d'acqua, come pure nutrire
una qualche forma di venerazione nei confronti di questo elemento così
prezioso e indispensabile per la vita stessa.
L'acqua nutre e disseta i corpi, l'acqua lava e purifica, l'acqua feconda
la terra e guarisce le ferite dell'anima.
Per la sua stessa composizione e stato aggregativo, essa è l'elemento
che ha le più grandi possibilità di ricezione e di memorizzazione
di ogni energia presente sulla Terra.
Infatti a seconda del luogo, del momento zodiacale
e dell'intorno energetico in cui si trova, essa si carica di una vibrazione
che memorizza e trattiene in sè.
Sul piano astrologico troviamo l'acqua cancerina, che è quella
del liquido amniotico e dell'abbraccio materno in cui prende forma la
vita.
L'acqua scorpionica è invece un'acqua sotterranea, spesso stagnante,
per permettere alla vita che contiene di operare la sua trasformazione,
come il girino che diventa rana. L'acqua dei Pesci è un'acqua
in movimento, un'acqua che scorre e che trasporta, ed è anche
un'acqua spirituale, fonte di guarigione.
Le forme e i volti attraverso i quali si espresse nel tempo la venerazione
per l'acqua sono molteplici, parallelamente all'adorazione della Terra.
Le più note Dee dell'acqua sono Yemaya,
Sarasvati, Afrodite,
oltre alle Dee Madri neolitiche dal latte
divino, mentre tra gli Dei ricordiamo Poseidone, dio dei mari, nonchè
il culto per il fiume Nilo.
Qui sotto riportiamo una breve ricerca su alcune divinità meno
note:
Ganga, dea del fiume. Coventina, dea della sorgente e Anahita, dea della
pioggia.
GANGA
La madre indù dei fiumi
viveva un tempo in cielo con sua sorella Uma.
Quando i demoni del male imperversavano sulla terra, la saggia Agastya
ingoiò l’oceano dei demoni, ma la terra rimase arida e
asciutta: infatti il calore nello stomaco della saggia era talmente
alto che le acque evaporarono immediatamente. Mossa dalle preghiere
del suo popolo, Ganga la celeste dea dell’acqua si precipitò
sulla terra. Il potere di Ganga avrebbe potuto spazzare via il mondo,
se non avesse incontrato ostacoli, ma il dio Shiva ricevette quel torrente
sulla testa e salvò la Terra. Da allora la Dea incarnata nel
sacro fiume Gange, scorre attraverso l’India. Secondo alcuni Ganga
rimase anche nel cielo sotto forma di quel fiume celeste che chiamiamo
la via lattea, mentre un’altra parte del Gange scorrerebbe sotto
terra. Benares, dove si incontrano i tre Gange, era considerato uno
dei tanti luoghi sacri a Ganga, a tal punto che la gente si immergeva
ogni giorno in quelle acque purificatrici. I pellegrini vi si recavano
come fanno ancora oggi una volta all’anno per approfittare della
promessa di Ganga di lavare dieci peccati per ognuna delle ultime dieci
vite del devoto che si immerge nelle sue acque. Molti devoti indù
cercano addirittura di morire quando sono immersi nel Gange, perché
la Dea che non assume forma umana, vive nel suo fiume; infatti Ganga
assicura la liberazione istantanea tanto da ogni punizione quanto dalla
reincarnazione a chi muoia nelle sue acque.
Ganga, che è una delle maggiori dee dell’induismo, compare
spesso insieme ad altre potenti divinità, per esempio in coppia
con Uma, o formando una triade con le altre dee del fiume, Saraswati,
e Yauni; oppure compare in un gruppo di cinque divinità, insieme
a Saraswati, Lakshmi, Durga, Savitri, tutti aspetti di Devi (la dea)
e di Prakriti (la terra). Il ruolo di Ganga in tutte queste combinazioni
è di garantire la salute, la felicità, la fertilità
e la ricchezza materiale.
COVENTINA
Tra i celti, sia insulari che
continentali, le Dee erano spesso percepite sotto forma di corsi d’acqua.
La Dea Terra di un territorio veniva vista non già nel terreno,
ma nel fiume che lo bagnava. Meglio definite come dee delle acque queste
divinità comprendevano Boann del Boyne, Belisama del Mersey,
Sinnan dello Shannon, e Coventina del Carrawburgh in Inghilterra.
Molte di queste Dee erano considerate divinità guaritrici; venivano
portate delle offerte nei luoghi ad esse sacri per ottenere la salute.
In più, le Dee celtiche dell’acqua erano anche spiriti
dell’ispirazione e della profezia, simili alle muse greche o alla
carmenta romana.
Coventina era la personificazione della sacra fonte di Carrawburgh situata
in Britannia, lungo il Vallo di Adriano. La sorgente alimentava un piccolo
pozzo circondato da un muro ed era utilizzata dai Celti di quella regione
che andavano, al di là del muro, con monete, monili od oggetti
di uso quotidiano come offerta alla Dea. Erano soprattutto le donne
a fare queste offerte per propiziarsi un parto sicuro.
Coventina era una Dea guaritrice per cui si credeva che le acque della
sua fonte potessero guarire molti malanni. Veniva spesso raffigurata
come una ninfa acquatica seminuda sdraiata in mezzo alle onde oppure
nell'atto di versare acqua da una coppa.
Nel suo pozzo sacro nel Northumberland sono stati trovati dei resti,
tra cui dei ritratti della dea, in cui compare in pose aggraziate: in
una scultura per esempio la si vede distesa su un letto di piante acquatiche
mentre versa il fiume da un’urna; in altre si regge ai rami di
alcune piante acquatiche, mentre rovescia con gesto disinvolto il contenuto
del suo secchio.
ANAHITA
L’immacolata, chiamata anche Ardvi Sura Anahita (l’umida,
la forte, l’immacolata) .
Anahita era una delle principali divinità dell'antico impero
persiano. Dea delle sorgenti d'acqua, della fertilità e della
maternità, incarnava le qualità fisiche e metaforiche
dell’acqua, la forza fertilizzante che fluiva dalla sua fonte
soprannaturale nelle stelle.
Per estensione governava sul seme, che zampilla e fertilizza e pertanto
sulla generazione umana e su tutte le altre forme di propagazione sulla
terra.
Madre e guerriera
In questa vergine alta e possente il suo popolo vedeva l’immagine
tanto della madre che del guerriero; per il suo popolo essa era, essenzialmente
una madre protettiva che lo nutriva generosamente e al tempo stesso
lo difendeva fieramente dai nemici. Nella statuaria, Anahita compare
come la madre d’oro, abbigliata con un copricapo dorato e un mantello
ricamato in oro, adorno di trenta pelli di lontra e ornata di orecchini
quadrati d’oro e di un diadema tempestato di diamanti. Altre descrizioni
dicono che viaggiava su e giù per il nostro mondo su un cocchio
tirato da quattro cavalli bianchi che simboleggiavano i venti, la pioggia,
le nubi e la grandine. I suoi simboli erano la colomba e il pavone.
Il culto
Guaritrice, madre e protettrice della sua gente, Anahita venne adorata
in tutto l’impero persiano per parecchi secoli. In occidente si
riteneva che essa coincidesse con Anat.
I greci sostennero che fosse Afrodite, quando non addirittura Atena.
Sembra che in origine Anahita fosse babilonese e che poi sia passata
in Egitto dove appariva come una dea a cavallo e armata. Il suo culto
si diffuse anche in oriente.
Essa diventò la divinità persiana più popolare,
adorata, così si diceva, perfino dallo stesso grande dio Ahura
Mazda. Ciò nonostante, Zoroastro fece del suo meglio per ignorare
Anahita anche se alcuni autori più tardi rivelano che il saggio
aveva avuto dal dio maschile l’ordine esplicito di renderle pubblici
onori.
“Grande signora Anahita, datrice di vita e di gloria alla nostra
nazione, madre della sobrietà e benefattrice dell’umanità”:
così gli armeni invocavano la loro Dea adorata.
Essi portavano ai suoi santuari offerte di rami verdi e giovenche bianche
e avrebbero volentieri dato in offerta anche se stessi.
nella religione misterica del mitraismo Anahita era nientemeno che la
madre di Mitra.
Secondo i manoscritti del Mar Morto la setta degli esseni in palestina
seguiva il suo culto segreto basato sulla nascita di un maestro di giustizia
figlio spirituale della dea attraverso un battesimo in acqua seguito
dalla discesa dello Spirito Santo sotto la forma di colomba, che sarebbe
stato il Messia o il Saoshyant (salvatore) dei giusti nel giudizio finale.
Gesù di Nazaret era l'ultimo di questi maestri di giustizia.
La terminologia cristiana della vergine Maria è fortemente legata
a questa dea che era insieme madre e vergine immacolata.
Inno ad Anahid
"Signora Luna, la Genitrice, la
Radiosa, la Pura, la Potente, umido Ventre Fecondo, la Fonte Cristallina
di tutte le Acque, Signora delle Sacre Danze, Anahid la Splendente.
Quello che segue è uno splendido Inno alla Dea Anahid, conosciuta
anche come Anahita scritta dal maestro Atom Yarjanian meglio conosciuto
come Siamanto.
O Dea, ora che ho purificato la coscienza dalle fiacche religioni,
E cammino in armonia verso di te, le mie pantofole sono ancora sacre.
Apri la marmorea porta del tuo tempio, lascia che segni col sangue la
tua fronte ...
Apri il tuo altare e conferiscimi il rosso potere degli Ardashessian,
miei antenati ...
Ascoltami, Madre Dorata, sorella fertile, sorella di bontà,
Fonte di abbondanza e Dea degli Antichi Armeni,
Con la mattina del Navasart, la tua antica razza è festosa ...
Permettimi di pregare in ginocchio di fronte alla tua immagine ...
Ascoltami, Rosa del Miracolo, dea dai piedi d'oro,
Bianca Sposa della Notte e Amante del Sole,
E Radiosa Nudità del Velo di Aramazt,
Lascia che il sole illumini di nuovo con un raggio il tuo altare ...
Credo in Te. Saldo sulle colline di Bakrevant,
Io, pagano da molti secoli e figlio tuo, armato di frecce,
Giungo magnificamente quale messaggero ad implorarti
Ascoltami, le mie nacchere Haigian nacquero da terra Koltan ...
Vengo come un pellegrino. Indossando una lunghissima clamide, tenendo
ramoscelli verdi in mano come bacchette,
Ecco un vaso d'argento con essenza di rose per ungere i tuoi seni ...
Ecco un piatto d’incenso a forma di urna in cui ho pianto lacrime
per la tua rovina ...
Io cammino verso di Te con preziosi caprioli che seguono la mia ombra
...
Dalle colline di Bakrevant la vita pagana fluisce,
Figli del sole, magnifici, vestiti di mussola,
Dopo il loro addestramento con archi, lance e frecce, sulla soglia del
tuo luogo sacrificale
Lascia che trafiggano con le loro spade i colli di possenti tori ...
Lascia che l’ordinato stormo di tortore s’involi verso la
tua statua
Dalle spalle di feconde spose armene. Lascia che i giochi d'acqua della
Giornata delle Rose inizino ...
E lascia che le sedicenni fanciulle circondino il tuo altare,
Lascia che ti offrano il loro magico corpo, O Gran Madre di Saggezza
...
Lascia che oggi colga per te la tua vendetta di venti secoli,
O dea Anahid…Là ho gettato nei fuochi del tuo altare
le due ali velenose della mia lignea croce distrutta,
E gioisci, o Madre Dorata, giacché brucerò per te un osso
pestilente delle costole di Colui che Illumina ...
T’imploro, tu, Bellezza seconda a nessuna fra tutte le potenze,
Offrendo il tuo corpo al sole, fecondandoti con il suo Elemento,
e dona agli Armeni il dono di un invincibile e formidabile Dio ...
Dal tuo grembo di diamante, o Dea, genera per noi un Dio formidabile
...
Inno inviatoci da Rebecca Sendrolu.
Tradotta dall'armeno in inglese da Shant Norashkharian, pubblicato a
Boston nel 1910 dalla Hairenik Editori e ristampata nel 1979 da Caravan
Books. Per la traduzione dall'inglese si ringrazia Alessandro Zabini.
Fonti: "il dizionazio delle
Dee e delle Eroine" di Patricia Monoghan
Wikipedia
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