ARIANRHOD
di Kris Waldherr
Un'immagine di Arianrhod tratta dal sito
https://www.witchcraft.org/
La Ruota d'Argento
La vita e la morte costituiscono altrettanti aspetti della medesima condizione
- l'una non può prescindere dall'altra, in un dualismo difficile
da accettare fintanto che esistiamo, respiriamo e amiamo. Il sipario mobile
che le separa era recepito dai Celti alla stregua di una ruota d'argento
destinata a oscillare perennemente nel cielo. Questa ruota d'argento era
in possesso di Arianrhod, dea della morte che governava peraltro la Luna
e il destino.
Il mito
La mitologia vuole che Arianrhod fosse la figlia più potente di
Danu, la grande dea madre dei Celù. Come la Luna, il viso di Arianrhod
era diafano e misteriosamente bello. Il suo compito consisteva nel condurre
le anime dei trapassati al suo castello, Caer Arianrhod, nelle aurore
boreali, o luci del nord. Ed è lì che i trapassati attendevano
che la ruota di Arianrhod girasse, fornendo loro l'opportunità
di rinascere e di vivere una nuova esistenza.
Secondo altre credenze, il castello della dea sarebbe stato ubicato su
un'ísola abbandonata da tutti, al largo della costa anglosassone.
Laggiù, lei e le sue ancelle spettrali accoglievano il ritorno
a casa dei trapassati, reduci dal loro viaggio di una vita.
Rito per Arianrhod: Samhaìn -
Onorare la Morte
Samhain, la festa di Arianrhod, dea della morte, si celebra il 31 ottobre.
Questa ricorrenza è più nota come Halloween, o la Vigilia
di Ognissanti. In coincidenza di quella serata, il sipario che divide
la vita dalla morte è più sottile che mai - e i movimenti
della ruota d'argento di Arianrhod sono percettibili.
E' diffusa la credenza secondo cui gli spiriti dei morti vaghino attraverso
la terra per benedire o maledire i vivi. Per placarli, un antico rito
prevedeva offerte di cibo e vino; alcuni vi fanno risalire l'usanza, attualmente
in voga, di andare di casa in casa chiedendo dolci la sera di Hallowen
- Samhain costituisce altresì il cancello che si schiude al passaggio
dell'inverno, la metà oscura dell'anno.
Poco importa se abbiamo agito con accortezza nelle nostre relazioni: quando
muore qualcuno, ci ritroviamo sovente con il fardello dei gesti incompiuti
- parole che vorremmo aver pronunciato, sentimenti inespressi. Samhain
ci fornisce una meravigliosa opportunità per sancire la chiusura
non solo con i trapassati, ma anche con quelle persone con cui per qualsiasi
motivo non siamo più in contatto. t il momento più propizio
per guarire le ferite, per contemplare la nostra mortalità.
Con l'approssimarsi di Samhain, prima che vi rechiate a festini o a cerimonie,
concedetevi un po' di tempo per rimanere da sole. Ponete una tovaglia
di tela nera su un tavolo e accendete una candela nera. Collocate sul
tavolo tutti quegli oggetti che sono evocativi di Arianrhod, dea della
morte - una piccola ruota d'argento, una piuma di corvo, fiori recisi,
ossa bianche. Ponete anche un'urna ignifuga sul vostro altare e prendete
un foglio di carta e una matita.
Alla luce della candela nera, pensate alle persone da cui siete separate,
non importa se con il corpo o con l'anima.
Lasciate che le vostre emozioni e i vostri pensieri assumano ogni tipo
dì forma: che cosa avreste voluto dire prima che fosse troppo tardi?
Che cosa è rimasto in sospeso? Che cosa vi manca di più
in quelle persone? Quali aspetti della loro vita avete integrato nella
vostra?
Quando siete pronte, annotate le vostre risposte. Fate con calma. Affinché
il rito funzioni appieno, sarebbe opportuno occuparsi di una sola persona
per seduta. Se necessario, potrete ripetere questo rito in una notte di
luna nera.
Una volta terminato di scrivere, rileggete le vostre risposte. A questo
punto, introducete il foglio di carta nell'urna e bruciatelo. Immaginate
che il fumo prodotto dalla carta che brucia trasporti i vostri pensieri
in quel regno lontano dove si è recata la persona a cui tenete.
Osservate il fuoco che trasforma il vostro foglio in cenere e quindi in
polvere. Non appena si saranno raffreddate, portate le vostre ceneri all'aperto
e lasciate che il vento freddo di Arianrhod le sospinga dove lei desidera.
Tratto da: La dea interiore, di
Kris Waldherr , ed Xenia
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