Le DAKINI
Ricerca basata in parte su un testo
di Judith Simmer-Brown
La Dakini è una figura di divinità femminile diffusa sia
nell'Induismo che nel buddismo.
Nel mondo Indu, la Dakini è associata alla Dea Kali,
in genere nella forma di demone femminile che la assiste, e a Kali rimandiamo
per la sua trattazione. Parleremo qui invece della Dakini in ambito
buddista.
Dakini è una traduzione della parola tibetana "khandro",
che letteralmente significa "colei che va in cielo", o "colei
che si muove nel cielo".
In termini più poetici, Ella è detta "la Danzatrice
del Cielo" e per tale appellativo è stata assimilata qui
in occidente alle figure celesti angeliche.
Colei che danza nel cielo, che è libera, libera grazie all'aver
superato gli ostacoli e i limiti della mente comune.
Le Dakini - perchè Dakini in realtà è plurale,
una pluralità di Dee, una pluralità di forme della Dakini,
incarnazione del femminile divino - sono diverse fra loro come possono
esserlo le singole fiamme dell'unico fuoco che nell'iconografia la circonda.
Sono la conoscenza e il potere magico.
Come aiuti spirituali, sono in grado di risvegliarele forze dormienti
che giaciono nel profondo.
Le Dakini hanno la natura del fuoco e dell'acqua: sono il fuoco della
conoscenza che disperde l'illusione e sono forme fluide, in grado di
sciogliere le parti di noi che si sono irrigidite.
In generale, la dakini rappresenta il flusso sempre mutevole di energia
su cui chi pratica la meditazione deve lavorare per arrivare alla realizzazione.
Può assumere sembianze umane, apparire come una Dea - pacifica
o aggressiva - o essere percepita semplicemente come l’eterna
manifestazione dell’energia nel mondo fenomenico.
La dakini è probabilmente la più importante manifestazione
del principio femminile nel buddhismo tibetano.
Secondo l'insegnamento tibetano, il principio femminile si compone di
due aspetti principali: la Madre
e la Dakini.
In quanto principio femminile, questi due aspetti liberano la mente
del praticante dagli schemi abituali teorici e li portano nel campo
dell' esperienza immediata del mondo dei fenomeni .
L'aspetto della dakini è direttamente legato al primo aspetto
del principio femminile, il principio materno, che rappresenta la purezza
non-nata della madre di tutti i fenomeni, ma lo coniuga anche con la
potenza del discorso logico.
Molte donne illuminate della tradizione buddista tibetana sono state
riconosciute come incarnazioni di una dakini. Spesso esse avevano, della
dakini, il potere oracolare. Per lo più tali donne mostrano una
predilezione per l'abitare solitarie in una caverna, luogo del femminile
archetipico.
Iconografia, immagini, manifestazioni
e incarnazioni
La
dakini è rappresentata per lo più in forma di donna nuda
o seminuda, in posa danzante o attiva (colei che si muove, che danza
, abbiamo detto), con un numero variabile di braccia.
E' in genere inserita in un cerchio di fuoco, di fiamme. Ha spesso una
collana di teschi e/o decorazioni di teschi. Può avere unghie
simili ad artigli.
Tre sono gli oggetti principali che di solito appaiono nella rappresentazione
della dakini: il coltello uncinato (kattari), il bastone con
il tridente (katvanga), e la coppa-teschio colma di sangue
(kapala).
Il coltello uncinato a mezzaluna della dakini (che la associa all'astro
lunare), con il manico a vajra, nell'interpretazione tibetana
fa uscire dalla sofferenza, taglia a pezzi il sé centrato nell'io
ed è guidato dalla chiarezza adamantina della conoscenza.
Il katvanga, il bastone, rappresenta il consorte segreto maschile
della dakini. Tenendo il katvanga la dakini dimostra di aver
incorporato il principio maschile dentro di lei e che questa energia
è a sua disposizione. Grazie a questo bastone ha il potere di
stare da sola, da cui la predisposizione all'autonomia e all'isolamento
delle dakini incarnate.
La dakini che tiene il bastone, come suo consorte, può essere
fonte d'ispirazione per la donna nella nostra cultura, dove non sono
comuni immagini di questo tipo del principio femminile con cui identificarci.
È evidente che la nostra cultura ha dissuaso la donna dall'affermare
la propria potenza femminile. La donna non è incoraggiata a considerare
le sue asserzioni e la sua ira in modo positivo, mentre per secoli è
stato trasmesso che è bene che il femminile sia docile e mai
minaccioso.
Più in generale, se consideriamo la dakini quale principio femminile
come sottile flusso di energia che attraversa tutto il mondo fenomenico
e quindi in primo luogo la natura, quando qualcuno si comporta in modo
da disturbare l'energia della terra, anche il principio della dakini
sarà offeso, e ciò porterà malattie, carestie e
guerre. Anche in questo caso la dakini si manifesterà nella sua
energia irata.
Al di là dell'iconografia cui fa riferimento la meditazione formale
sulla dakini, c'è la spontanea manifestazione della dakini nella
vita di tutti i giorni, l'incarnazione della dakini. Nelle biografie
delle dakini e nelle storie dei grandi santi del Tibet, la dakini appare
in momenti particolari. Tali incontri si rivelano spesso come una sfida
sottile e penetrante al praticante concettualmente fissato. Si possono
manifestare attraverso una dakini umana, attraverso un sogno o una visione
simile al miraggio, che svanisce dopo che il messaggio è stato
comunicato. Questi incontri hanno spesso una qualità concreta,
pratica e penetrante, che è tagliente e terrificante. Attraverso
il contatto con la dakini si aprono le facoltà dell' intuito
e si manifesta la conoscenza; se tali energie non vengono rese attive,
la pratica rimane qualcosa di amorfo e intellettuale.
La giovinetta scherzosa e la megera
Le dakini si manifestano in questi momenti particolari con volti diversi,
fra i quali spiccano due aspetti, che ci ricordano le innumerevoli dee
dal duplice volto, quello luminoso e quello oscuro, quello diurno e
quello notturno, delle tradizioni mediterranee e nordeuropee.
La dakini può giungere con l'apparenza della giovinetta:
La dakini crea anche un senso di vicinanza e gaiezza scherzosa che può
rivelarsi terrificante. Come afferma Trungpa Rinpoce:
La giovinetta scherzosa è sempre presente. Ti ama e ti odia.
Senza di lei la vita sarebbe una noia continua. Ma continuamente ti
gioca scherzi. Quando vuoi liberarti di lei si aggrappa. Liberarti di
lei significa liberarti del tuo stesso corpo, tanto ti è vicina.
Nella letteratura tantrica si parla del principio della dakini. Alla
dakini piace scherzare: gioca d'azzardo con la tua vita.
Altre volte la dakini giunge al sagggio in meditazione con l'apparenza
della vecchia megera:
Nella vita di Naropa si narra di un incontro che egli ebbe con una dakini
nelle sembianze di una donna vecchia e brutta.
Era una vecchia con 37 elementi di bruttezza: gli occhi erano rossi
e profondamente incavati; i capelli colore rosso giallastro e scarmigliati;
la fronte larga e sporgente; il viso aveva molte rughe ed era raggrinzito;
le orecchie lunghe e pesanti; il naso storto e infiammato; aveva una
barba gialla striata di bianco; la bocca storta e aperta; i denti rivolti
in dentro e marci; la lingua faceva movimenti di masticazione e inumidiva
le labbra; fischiava quando sbadigliava; piangeva e le lacrime le scorrevano
giù per le guance; rabbrividiva e ansimava per riprendere fiato;
la sua carnagione era di colore azzurro scuro; la pelle ruvida e spessa;
il corpo curvo e obliquo; il collo piegato. Era gobba ed essendo zoppa,
si appoggiava a un bastone.
"Che cosa stai facendo ?" disse la vecchia a Naropa. "Studio
i libri della grammatica, l'epistemologia, i precetti spirituali e la
logica".
"Li capisci?". "Si". " Capisci le parole o
il senso?". "Le parole ".
La vecchia fu deliziata da quella risposta, si scuoteva dal ridere e
cominciò a danzare brandendo in aria il bastone. Pensando che
avrebbe potuto sentirsi ancor più felice, Naropa aggiunse: "Capisco
anche il senso".
Ma allora la donna prese a piangere e a tremare e buttò in terra
il bastone. "Come mai eri felice quando ho detto che capivo le
parole, ma ti sei rattristata quando ho aggiunto che capivo anche il
senso?". "Mi sono sentita felice perchè tu, che sei
un grande dotto, non hai mentito e hai ammesso francamente di capire
soltanto le parole. Ma mi sono sentita·triste quando hai mentito
affermando di capire il senso, che tu non capisci".
"Allora chi capisce il senso?". "Mio fratello Tilopa".
" Presentami dunque a lui, dovunque egli possa essere". "Vai
tu da solo, fagli i tuoi omaggi e pregalo di farti arrivare ad afferrare
il senso".
Con queste parole la vecchia scomparve come un arcobaleno nel cielo.
Questa visione scosse Naropa poiché la dakini gli aveva rivelato
senza misericordia che, solo con una conoscenza analitica, non si raggiunge
il cuore dell'argomento. Tutto quello che Naropa aveva trascurato e
mancato di sviluppare gli fu rivelato dalla dakini nelle sembianze della
megera vecchia e brutta.
Le dakini trasmettono direttamente attraverso l'esperienza di vita,
anziché tramite complicate disquisizioni filosofiche. Per questa
ragione la dakini è in relazione agli insegnamenti tantrici che
hanno a che fare direttamente con l'energia del corpo, della voce e
della mente, pittusto che con gli insegnamenti sutrici più intellettuali.
La
dakini è la divinità che incarna della saggezza, il potere
di chiarezza indistruttibile, in quanto essenza di ogni esperienza.
Essa non è più puro spazio (quello spazio che rappresenta
la madre) , ma l'ardente energia del risveglio che proviene dalla saggezza
della purezza.
L a dakini nella tradizione buddhista ha subito una trasformazione che
l'ha resa diversa dalla sua omonima induista, con la quale, abbiamo
visto, condivide parte dell'iconografia, una trasformazione che la rende
colei che si pone all'interno della concettualità, dell'egocentrismo,
della mente limitata e consuma l'illusione con un ardore che conferma
il suo indistruttibile risveglio.
Personifica il carattere sacro inerente e tutti i fenomeni, a ciò
che appare, ha ciò che si manifesta, e ha il potere di ricordarlo
alla mente del praticante.
L'essenza della dakini è espressa nel suo essere "Colei
che danza nel cielo". Come il cielo essa è l'essenza dello
spazio infinito; la sua manifestazione è dinamica: qualcuno che
è in movimento, che danza o che cammina.
Essa è quindi la manifestazione dinamica della saggezza, la purezza
non-nata che appare in tutte le esperienze.
Le sue qualità penetranti ci ricordano la purezza fondamentale
e il potere dell' esperienza ordinaria.
Dakini e la tradizione orale, il soffio delle dakini
Il ruolo fondamentale della dakini è quello di essere guardiana
delle istruzioni orali e degli insegnamenti esoterici.
Le dakini sono le ispiratrici della trasmissione dal maestro al discepolo
e ne proteggono l'integrità attraverso le loro qualità
irate.
In questa trasmissione orale, chiamata Lignaggio mormorato,
è essenziale che questi potenti insegnamenti personali siano
trasmessi sotto buoni auspici.
Per questi motivi le dakini garantiscono che:
gli insegnamenti siano concessi in un ambiente appropriato;
l'insegnante sia un guru qualificato;
i discepoli abbiano devozione e rispetto;
i tempi siano maturi;
che gli insegnamenti siano appropriati nel contenuto e nella forma alla
situazione nel suo insieme.
Quando queste condizioni sono unite all'intensa devozione, le dakini
sostengono l'insegnamento e vengono invocate e venerate dal guru
e dal discepolo. Milarepa, a proposito delle istruzioni orali, disse:
gli insegnamenti del lignaggio mormorato sono il soffio della dakini.
Nel caso dei terma, o tesori d'insegnamenti nascosti, la tradizione
tibetana racconta che Padmasambhava confidò alle dakini insegnamenti
scelti, celati e dissimulati per una scoperta e una propagazione futura.
Il segreto di questi insegnamenti venne protetto dal codice segreto
delle dakini, nel quale erano trascritti, per essere rivelato quando
fosse giunto il momento opportuno. I testi sono di fatto incomprensibili
per chi non ha ricevuto la trasmissione spirituale che permette di decifrarli.
Nelle circostanze e nell'ambiente adatto, il codice delle dakini risveglierà
la trasmissione nella mente del praticante perspicace e gli insegnamenti
diverranno immediatamente comprensibili.
In quanto guardiane dell'integrità degli insegnamenti, le dakini
sono la manifestazione dell'essenza della mente della saggezza dei buddha:
esse garantiscono che il giusto significato sia trasmesso, con tutto
il potere e l'intensità che ne caratterizzano la sua autenticità.
Per questa ragione, all'assemblea delle dakini viene chiesto di di aprire
le porte della saggezza della mente.
Altri miti e racconti
Qualche volta la dakini si manifesta come guida spirituale o come maestro
e insegna in molti modi. Secondo le biografie tradizionali, molto spesso
la dakini sostiene e benefica lo yogi o la yogini scoraggiati; qualche
altra volta si manifesta, invece, per mettere alla prova il praticante
sulla sua reale motivazione.
Può ricorrere a dei metodi molto impressionanti e non convenzionali
per istruire lo yogi o la yogini, creando un caos che mette in luce
le rimozioni e le zone d'ombra, provocando un immenso dolore, così
come una immensa chiarezza.
Nel celebre aneddoto del mahasiddha Naropa che abbiamo raccontato,
la dakini gli appare sotto l'aspetto di un'orribile megera che lo sbeffeggia
in quanto, sebbene erudito, non ha compreso il vero significato degli
insegnamenti e gli suggerisce di trovarsi un guru qualificato come maestro.
Come maestra/consorte, la dakini ha la capacità di unire lo yogi
e la sua natura più intima, in una maniera molto diretta e potente.
L'unione con la consorte, risveglia nello yogi realmente pronto, l'esperienza
della natura vajra che taglia le interferenze sul cammino..
Con un addestramento adeguato, la sessualità diventa uno strumento
potente di liberazione dei canali fisici sottili e crea la via reale
per l'illuminazione ultima.
Durante il suo terzo viaggio in India, Marpa il traduttore fu inviato
da Naropa presso Vajrayogini, chiamata "consorte co-emergente",
per ricevere conferma sulla sua comprensione degli insegnamenti. Quando
si incontrarono la dakini lo benedisse nell'unione e gli rivelò
l'essenza ultima degli insegnamenti mahamudra.
Nell' aspetto di ydam (forma abbreviata di yid-kyi damtsig
o legame sacro della mente) , divinità personale che aiuta la
scoperta della vera natura della mente, la dakini insegna nel modo più
potente. E' lo ydam che lega irrevocabilmente il praticante
alla chiarezza luminosa che è in lui.
Come ydam, la dakini è la forma protettrice della pura
saggezza della mente del praticante, indissolubilmente a lui legata,
benché esistente separatamente.
Vajrayogini, Dakini -Ydam
Vajrayoghini,
la personificazione della vacuità vajra, è la
forma più celebre della dakini-ydam.
La si visualizza semi-irata, di colore rosso vivo, adorna di ornamenti
macabri.
E' la passione che brucia con ardore il combustibile delle interferenze
emozionali e si manifesta nell'ambito dell'egocentrismo.
In quanto divinità semi-irata, ha il potere di disgregare immediatamente
i veli dell'oscurantismo; brandendo il kattari, essa taglia
le illusioni egoiche. Inoltre, attraverso la sua figura di passione,
invita il praticante e lo inebria.
Nella sua mano sinistra essa sostiene una calotta cranica che contiene
amrita inebriante.
Vajrayoghini concilia in sé i due aspetti del principio femminile:
la madre e la dakini.
E' conosciuta come Prajnaparamita, madre del vincitore dei tre tempi,
non-nata, senza fine, dotata di una natura simile al cielo, che può
essere sperimentata solo dalla saggezza del discemimento.
Essa è anche conosciuta come consorte co-emergente, o saggezza
simultanea.
In termini di principio femminile la saggezza co-emergente implica il
riconoscimento dei fenomeni per quello che essi realmente sono, privi
della necessità di concettualizzazione o di interpretazione.
Vajrayoghini personifica i fenomeni che spontaneamente sono emersi nella
realizzazione della saggezza nella mente del buddha.
Le dakini e la natura femminile
I lama tibetani affermano spesso che certe donne, fuori dal comune,
sono delle dakini. li femminile non è un principio astratto;
esso si manifesta
costantemente, in maniera specifica, nella realtà umana relativa.
Un verso della Prajnaparamita dice:
non dubitare della donna, adorala!
Nella sua vera natura è Bhagavati, perfezione di saggezza
e, in questo mondo empirico, Bhagavati ha assunto una forma
femminile.
La natura femminile nel contesto della tradizione vajrayana
è spaziosità, che significa saggezza, nel caso della madre;
in più, è l'ardente, appassionata ed energica attività
destinata a risvegliare gli altri alla spaziosità e alla purezza
fondamentale, nel caso della dakini.
L a dakini, abbiamo visto prima, tiene il bastone, incorpora cioé
il suo lato maschile.
Per il femminile che si ispira alla dakini ciò significa che
non è precluso un rapporto positivo e appassionato con un uomo
reale. Piuttosto, la forza che essa acquista incorporando l'aspetto
maschile in sé, bilancia la polarità interiore di energie
e la rende maggiormente disponibile a una relazione genuina. Anziché
considerare il suo compagno da una posizione di povertà (la bella
addormentata che deve essere svegliata dal principe), essa è
già sveglia e ,danza e non ha bisogno di succhiare l'energia
dal consorte per trovare l'equilibrio. E in grado di dare e di ricevere
grazie a una condizione di totalità e di ricchezza. In questo
modo riesce a evitare relazioni che si rivelerebbero dolorose e masochistiche.
La saggezza del principio femminile inoltre comprende la natura ultima
della mente che non è né maschile né femminile.
La dualità fra maschile e femminile sottolinea l'attitudine del
vajrayana nei confronti dei
fenomeni. li samsara non è un problema da risolvere:
è una realtà della quale bisogna gioire.
La dualità del femminile e del maschile sono delle realtà
gioiose, che ricordano la felicità innata nella dualità
dei fenomeni.
La passione vissuta dagli uomini e dalle donne avvicina alla felicità
della realizzazione assoluta.
L'importanza
di un contatto intimo con una dakini che abbiamo incontrato nei racconti
della dakini quale consorte co-emergente, che benedice nell'unione,
ci introduce al tema del tantra, quello dell'importanza dello yoga del
sesso, che aprirebbe ulteriori aree di consapevolezza e di conoscenza,
ma si tratta di un tema 'delicato' nel buddismo tibetano...
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Il testo è stato tratto e sintetizzato da Anna Pirera da:
Il principio femminile della dakini nel buddhismo tibetano, Dott.ssa
Judith Simmer-Brown
(Articolo estratto da Dharma n. 30 - Revue de L' Institut Karma Ling
1998)
e dalla prefazione di 'Donne di Saggezza' (biografie di sei yogini tibetane)
di Tzultrim Allione, ed Ubaldini
Nell'intento di rendere comprensibile i testi ai non addettti ai lavori
del buddismo, molti brani sono stati riassunti e sono state aggiunte
integrazioni da fonti in rete. Se qualcuno riscontrasse affermazioni
non corrette, è pregato di segnalarle a anna@ilcerchiodellaluna.it.
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
nel marzo 2009