Persefone di Dante
Gabriel Rossetti
(Altre immagini alla pagina Immagini
di Persefone)
Le dee come archetipi
La maggior parte di noi ha studiato le divinità dell' Olimpo a
scuola e ne ha veduto statue e dipinti.
I romani adoravano le stesse divinità dei greci, chiamandole con
nomi latini. Gli abitanti dell’Olimpo possedevano qualità
molto umane: modi di agire, reazioni emotive, sembianti e mitologia che
li riguardano ci forniscono modelli che corrispondono a comportamenti
e atteggiamenti umani. Essi ci sono familiari anche perché sono
archetipi, ossia rappresentano modelli di esistenza e di comportamento
che riconosciamo dall’inconscio collettivo di cui siamo tutti partecipi.
Gli archetipi delle divinità femminili che descriverò in
questo libro sono le sei dee dell'Olimpo (Estia, Demetra, Era, Artemide,
Atena e Afrodite) con l’aggiunta di Persefone la cui mitologia è
inseparabile da quella di Demetra.
Ho poi suddiviso queste sette dee in tre categorie: le dee vergini, le
dee vulnerabili e le dee alchemiche (o portatrici di trasformazione).
Le dee vergini erano già classificate insieme nella Grecia antica.
Le altre categorie sono una mia scelta.
Modalità di coscienza, ruoli privilegiati e fattori motivanti sono
ciò che contraddistingue ogni gruppo. Anche l’atteggiamento
verso gli altri, il bisogno di attaccamento e l'importanza attribuita
ai rapporti sono palesemente diversi da gruppo a gruppo .
Affinché che la donna possa amare profondamente, lavorare in maniera
significativa ed essere sensuale e creativa, occorre che nella sua vita
trovino in qualche modo espressione le dee di tutte e tre le categorie.
Le dee vulnerabili
Definisco le dee del secondo gruppo, Era, Demetra e Persefone, dee vulnerabili.
Era, nota ai romani come Giunone, era la dea del matrimonio e la consorte
di Zeus, sovrano degli dèi dell’Olimpo. Demetra, la romana
Cerere, era la dea delle messi. Nel mito principale che la riguarda viene
esaltato il suo ruolo di madre. Persefone, in latino Proserpina, era sua
figlia, chiamata dai greci anche Kore: ‘fanciulla’.
Le tre dee vulnerabili rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre
e figlia. Sono archetipi dell’orientamento al rapporto, quelle dee,
cioè, la cui identità e il cui benessere dipendono dalla
presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; esprimono il
bisogno di appartenenza e di legame tipico delle donne; sono sintonizzate
sugli altri e sono vulnerabili.
Vennero tutte e tre violentate, rapite e dominate o umiliate da divinità
maschili.
Quando un legame veniva spezzato o disonorato, ognuna di loro soffriva
nel proprio modo caratteristico e manifestava sintomi che assomigliavano
alla malattia psichica.
Ognuna di loro subiva anche un'evoluzione che può aiutare le donne
a capire profondamente la natura e la modalità delle loro reazioni
alla perdita, e le possibilità di crescita attraverso la sofferenza,
proprie di ciascuno dei tre archetipi che le dee rappresentano.
Persefone: fanciulla e regina degli Inferi
La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata
in due modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e come
regina degli Inferi.
Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai simboli
della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso,
il fiore che la adescò.
Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura, che regna
sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi e pretende per sé
ciò che vuole.
Benché Persefone non fosse una delle dodici divinità dell'Olimpo,
era la figura centrale dei Misteri Eleusini, che per duemila anni prima
del cristianesimo furono la più importante religione dei greci,
nei quali si viveva l’esperienza del ritorno, o del rinnovarsi della
vita dopo la morte, attraverso la ricomparsa annuale di Persefone dall’oltretomba.
Genealogia e mitologia
Persefone fu l’unica figlia di Demetra e di Zeus. La mitologia greca,
caso insolito, ne tace le circostanze del concepimento.
All’inizio del mito di Demetra-Persefone, Persefone era una fanciulla
spensierata, che raccoglieva fiori e giocava con le amiche. Poi all’improvviso
Ade emerse sul suo carro da una fenditura della terra, ghermì la
fanciulla piangente e la portò nel mondo sotterraneo per farne
la propria riluttante sposa.
Demetra non accettò la situazione, abbandonò l’Olimpo,
si diede da fare perché Persefone tornasse, e infine costrinse
Zeus a cedere ai suoi desideri.
Zeus mandò Ermes, il messaggero degli dèi, a riprendere
Persefone.
Ermes giunse nel mondo sotterraneo e trovò una Persefone sconsolata,
la cui disperazione si trasformò però in gioia quando scoprì
che egli era lì per lei e che Ade l’avrebbe lasciata libera.
Tuttavia, prima di lasciarla andare, Ade le diede alcuni semi di melograno
che lei mangiò. Quindi salì sul carro con Ermes che la riportò
velocemente da Demetra.
Madre e figlia, una volta ritrovate, si abbracciarono con gioia, e Demetra
si informò ansiosamente se Persefone non avesse per caso mangiato
qualcosa, nel mondo degli Inferi. Lei rispose di aver mangiato alcuni
semi di melograno perché Ade l’aveva costretta a farlo "con
la violenza e contro il suo volere" (cosa non vera). Demetra
accettò la storia, e il ciclo che ne seguì.
Se Persefone non avesse mangiato niente, le sarebbe stata restituita senza
condizioni. Invece, avendo mangiato i semi di melograno, ora avrebbe trascorso
un terzo dell'anno agli Inferi con Ade, e due terzi nel mondo dei vivi,
con lei.
In seguito Persefone divenne regina degli Inferi.
Quando eroi ed eroine della mitologia greca si recavano nel regno dei
morti, Persefone era là a riceverli e a fare loro da guida (nessuno
la trovò assente. Non c'era mai sulla porta un biglietto che dicesse:
"Tornata a casa dalla madre", anche se il mito ci dice
che era così per i due terzi dell'anno).
Nell’Odissea, l’eroe Ulisse si recò agli Inferi, dove
Persefone gli mostrò le anime di donne leggendarie; nel mito di
Eros e Psiche, l’ultimo compito di Psiche fu quello di discendere
nel mondo sotterraneo con uno scrigno che Persefone doveva riempire con
l’unguento dell’eterna giovinezza per Afrodite; l’ultima
delle dodici fatiche di Ercole portò anche lui da Persefone: l’eroe
doveva ottenere il suo permesso di portare via Cerbero, il feroce cane
da guardia dalle tre teste, che domò e mise al guinzaglio.
Persefone lottò contro Afrodite per il possesso di Adone, il bel
giovane che fu amato da entrambe le dee. Afrodite lo aveva nascosto in
una cassa e mandato a Persefone perché lo custodisse. Ma nell’aprire
la cassa, la regina degli Inferi fu a sua volta rapita dalla sua bellezza
e si rifiutò di restituirlo: ora lottava per Adone contro un'altra
divinità, come Demetra e Ade avevano fatto per lei. La disputa
venne portata davanti a Zeus, il quale decise che Adone avrebbe trascorso
un terzo dell’anno con Persefone, un terzo con Afrodite, e che sarebbe
stato libero per il tempo restante.
L'archetipo Persefone
A differenza di Era e di Demetra, che rappresentano modelli archetipici
dominati da istinti potenti, il modello Persefone non avverte quella spinta.
Se è lei a fornire la struttura portante della personalità,
la donna non è predisposta ad agire, ma a essere agita dagli altri,
vale a dire ad avere un comportamento condiscendente e un atteggiamento
passivo. Persefone nel suo aspetto di fanciulla fa sì che la donna
sembri eternamente giovane.
La dea Persefone aveva due aspetti: era Kore e regina degli Inferi.
Questa dualità è presente anche sotto forma di modelli archetipici.
La donna Persefone può essere influenzata da uno dei due aspetti,
passare dall’uno all'altro, oppure averli entrambi dentro di sé.
Kore: la fanciulla archetipica
Kore era la fanciulla senza nome e rappresenta la giovane che ignora chi
sia ed è ancora inconsapevole dei propri desideri o delle proprie
forze.
La maggior parte delle donne giovani, prima di sposarsi o di decidere
della propria carriera, passa per la fase Kore. Altre rimangono fanciulle
per tutta la vita: non si impegnano né in un rapporto, né
in un lavoro, né in una meta culturale, anche se, di fatto, vivono
un rapporto, hanno un lavoro o frequentano l’università,
o addirittura una scuola di specializzazione. Qualsiasi cosa stiano facendo,
non sembra la facciano 'per davvero’.
II loro atteggiamento è quello dell’eterna adolescente, indecisa
su ciò che vuole essere 'da grande', in attesa di qualcosa o di
qualcuno che trasformi la sua vita.
La bambina della mamma
Persefone e Demetra rappresentano un modello madre-figlia assai comune,
dove la figlia è troppo legata alla madre per sviluppare un senso
di sé indipendente. Il motto che definisce questo rapporto è:
"Mamma lo sa meglio di tutti".
La figlia Persefone vuole compiacere la madre. Questo desiderio la spinge
a essere 'una brava ragazza', obbediente, attenta, che spesso vive al
riparo o 'protetta' da esperienze che presentino anche una minima possibilità
di rischio.
Benché la madre sembri forte e indipendente, questo aspetto spesso
è ingannatore. Può infatti accadere che alimenti la dipendenza
della figlia per tenersela vicina, oppure che abbia bisogno di lei come
un'estensione di sé, attraverso cui vive in maniera sostitutiva.
La donna-anima
La nota analista junghiana Esther Harding inizia il suo libro La strada
della donna descrivendo il tipo di donna che è 'tutto per qualsiasi
uomo'.
È la 'donna anima' che "si adatta a tutti i desideri di
'lui', si fa bella per 'lui', lo affascina, lo compiace". Non
"è abbastanza consapevole di sé da essere capace
di dare un'immagine di quella che è la sua vita soggettiva".
La Harding parla della facilità con cui la 'donna anima' assume
su di sé la proiezione dell'immagine inconscia che un uomo ha della
donna (questa anima) e inconsciamente si conforma all'immagine. La descrive
così: "È come un cristallo dalle mille facce, che
gira automaticamente senza alcuna volontà propria...
Grazie a questa adattabilità viene messa in luce ora una faccia,
ora l'altra, ma all'osservatore viene presentata sempre quella che meglio
riflette la sua anima".
Un'innata ricettività rende la donna Persefone assai duttile. Se
persone significative proiettano su di lei un'immagine o un'aspettativa,
all'inizio non si oppone. Segue un modello camaleontico,'prova' qualsiasi
cosa gli altri si aspettino da lei. È questa qualità che
la predispone a essere 'donna anima'; inconsciamente, si conforma a quello
che un uomo vuole che lei sia. Con uno è la fanatica del tennis
che è di casa nell'ambiente del circolo sportivo; con un altro
siede dietro di lui sulla moto e sfreccia a tutto gas sull'autostrada;
e per un terzo è la modella che lui dipinge innocente e ingenua;
e agli occhi di lui lo è veramente.
La donna bambina
Prima di essere rapita, Persefone era una donna-bambina, ignara delle
proprie attrattive sessuali e della propria bellezza. Questa combinazione
archetipica di sessualità e innocenza permea la cultura occidentale,
dove la donna desiderabile è la gattina sexy, la donna con il look
da ninfetta, che posa nuda per Playboy.
Non è necessario che la donna Persefone sia giovane o sessualmente
inesperta perché le manchi il senso della propria sensualità
o sessualità.
Fintanto che rimane psicologicamente Kora, la sessualità rimane
in lei sopita. Benché piacere agli uomini le piaccia, manca di
passione e spesso non ha l’orgasmo.
In Giappone, ancor più che in Occidente, la donna ideale assomiglia
a Persefone. È tranquilla, riservata, compiacente; impara che non
deve mai dire di no in maniera diretta: viene educata a evitare di disturbare
l’armonia esprimendo dissenso o con atteggiamenti sgradevoli. La
donna giapponese ideale rimane graziosamente presente, ma sullo sfondo,
anticipa le necessità degli uomini e apparentemente accetta il
proprio destino.
Guida al mondo degli inferi
Benché la prima esperienza di Persefone nel mondo degli Inferi
sia stata quella della vittima rapita, in un secondo tempo ne divenne
la regina, la guida a chi visitava quei luoghi. Come nel mito, questo
aspetto dell’archetipo si sviluppa come risultato dell’esperienza
e della maturazione.
Simbolicamente, il mondo degli Inferi può rappresentare gli strati
più profondi della psiche, il luogo dove giacciono 'sepolti' ricordi
e sentimenti (l’inconscio personale) e dove si trovano immagini,
modelli, istinti e sentimenti archetipici comuni a tutta l’umanità
(l’inconscio collettivo).
Quando queste aree vengono esplorate in analisi, nei sogni si producono
immagini sotterranee. La sognatrice si trova in uno scantinato, spesso
con molti corridoi e stanze che assomigliano talvolta a un labirinto;
oppure in un mondo sotterraneo o in una grotta profonda, dove incontra
gente, oggetti o animali che la terrorizzano, la spaventano o la interessano,
a seconda che tema o no questo regno dentro di sé.
Persefone regina e guida agli Inferi rappresenta la capacità di
muoversi fra la realtà egoica del mondo ‘oggettivo' e la
realtà inconscia o archetipica della psiche. Quando l'archetipo
Persefone è attivo, è possibile che la donna operi una mediazione
fra i due livelli, integrandoli entrambi nella personalità, e faccia
da guida ad altri che 'visitano' il mondo sotterraneo nei sogni e nelle
fantasie, o aiuti coloro che 'vengono rapiti' e che perdono il contatto
con la realtà.
Hannah Green, nel suo I Never Promised You a Rose Garden, scrive la propria
storia di malattia, ricovero psichiatrico e guarigione di sedicenne schizofrenica
che si ritirò dalla realtà, rimanendo in balìa di
un mondo immaginario. La Green, per poterne scrivere, dovette ricordare
con grande vivezza la propria esperienza. All’inizio si rifugiò
nel 'Regno di Yr', un mondo di fantasia che aveva un suo 'calendario segreto',
un suo linguaggio e un suo alfabeto. Ma alla fine questo mondo 'sotterraneo'
assunse una realtà terrificante; ne divenne prigioniera senza poterne
uscire; poteva vedere "soltanto per contorni grigio su grigio,
senza profondità, in maniera piatta, come un dipinto".
Quella ragazza era una Persefone rapita.
Ex pazienti psichiatriche, come Persefone, possono fare da guida ad altri
in questo mondo sotterraneo. Ho conosciuto anche molte splendide terapeute
che da giovani erano state ricoverate per una malattia psichiatrica. Temporaneamente
'prigioniere' di una dimensione dell'inconscio, avevano perso il contatto
con la realtà ordinaria. Grazie a questa diretta, non mediata esperienza
del profondo e alla guarigione, ora sono di particolare aiuto agli altri.
Conoscono tutti i sentieri del mondo sotterraneo.
E infine, ce ne sono alcune che conoscono la Persefone Guida senza aver
fatto l'esperienza della Kore prigioniera. Questo vale per molte terapeute
che lavorano con sogni e immagini che nascono nella fantasia delle pazienti,
perché sono ricettive all'inconscio senza esserne state prigioniere.
Conoscono e hanno familiarità con il mondo sotterraneo per intuizione.
La Persefone Guida fa parte della loro psiche, è l'archetipo a
cui certe donne devono il senso di familiarità che avvertono quando
si imbattono nel linguaggio simbolico, nel rituale, nella follia, nelle
visioni o nell’esperienza mistica deIl’estasi.
Simbolo della primavera
Persefone Kore, la ‘fanciulla senza nome', è nota a molte
donne come la fase della vita in cui erano giovani, incerte e piene di
possibilità. Era il tempo in cui aspettavano che qualcuno o qualcosa
venisse a dare forma alla loro vita, prima che un altro (qualunque altro)
archetipo si attivasse e le facesse approdare a una fase diversa. Nelle
stagioni della vita della donna, Persefone rappresenta la primavera.
Come la primavera segue ciclicamente al periodo del dissodamento della
terra e ai mesi desolati dell’inverno, portando tepore, più
luce e rinnovata crescita alla vegetazione, così Persefone può
riattivarsi dopo momenti di perdita e di depressione. Ogni volta che riemerge
nella psiche, alla donna ridiventa possibile aprirsi a nuove influenze
e cambiamenti.
Persefone è giovinezza, vitalità e potenziale per una nuova
crescita. Le donne che hanno Persefone come parte di sé possono
rimanere ricettive al cambiamento e giovani di spirito per tutta la vita.
Come coltivare Persefone
La ricettività dell’archetipo Persefone è una qualità
che molte donne devono coltivare. Questo vale in special modo per le donne
Atena e Artemide, fortemente polarizzate sull’obiettivo, in genere
sicure di ciò che vogliono e decise nell’agire, che quando
non hanno le idee chiare si sentono disorientate e non sanno come e quando
muoversi, o sono incerte su quale sia l'ordine delle priorità.
Per questo devono coltivare la capacità tipica di Persefone di
attendere che la situazione si modifichi, o che i loro sentimenti si chiariscano.
La capacità di aprirsi ed essere flessibili (o duttili) che caratterizza
Persefone (a volte in maniera eccessiva) è un attributo che le
donne Demetra ed Era spesso devono sviluppare, se non riescono a vedere
altro che le proprie aspettative (Era) o se sono convinte che nessuno
'lo' sappia meglio di loro (Demetra).
Attribuire un valore positivo alla ricettività è il primo
passo per coltivare Persefone. Un atteggiamento aperto agli altri può
essere sviluppato a livello cosciente prestando ascolto a ciò che
gli altri hanno da dire, cercando di vedere le cose dal loro punto di
vista e astenendosi dai giudizi critici (o dai pregiudizi).
È possibile sviluppare un atteggiamento aperto anche nei confronti
della propria psiche. Un primo passo necessario è la gentilezza
verso sé stesse (anziché l’impazienza o l'autocritica),
specialmente nei momenti in cui ci si sente come 'un terreno lasciato
a maggese'. Molte donne imparano che i periodi di pausa improduttiva possono
essere momenti terapeutici di tregua, che precedono un nuovo impulso di
attività o di creatività, solo dopo che hanno imparato ad
accettarli come una fase e non come una colpa.
Prestare attenzione ai sogni, spesso da buoni frutti. Uno sforzo per ricordarli
e scriverli ogni mattina mantiene vive le immagini. Spesso, così
facendo, si sviluppa l’intuizione profonda del loro significato,
perché è possibile ricordarli e rifletterci su.
Chi cerca di cogliere impressioni extra-sensoriali può anche sviluppare
una percezione in tal senso e imparare ad accogliere in sé immagini
che nascono spontanee nella mente.
Difficoltà psicologiche
La dea Persefone fu una figlia spensierata fino a che non venne rapita
e violentata da Ade, e per un certo tempo fu una moglie impotente, prigioniera
e riluttante.
Fu liberata grazie agli sforzi della madre, ma poiché aveva mangiato
i semi di melograno, avrebbe dovuto passare parte dell’anno sulla
terra con Demetra e parte nel mondo sotterraneo con Ade.
Solo più tardi sarebbe diventata regina e guida al mondo degli
Inferi.
Ogni diverso momento del mito ha un correlato nella vita reale. Come la
dea, la donna Persefone può evolvere attraverso le varie tappe
e maturare come conseguenza di quanto le accade, ma può anche rimanere
fissata a una fase.
A differenza di Era e Demetra, che rappresentano istinti forti a cui spesso,
per crescere, occorre resistere, Persefone induce la donna alla passività
e alla condiscendenza, rendendola facilmente succube degli altri.
Meno caratterizzata e meno definita di tutte le altre dee, ciò
che la contraddistingue è la mancanza di orientamento e di iniziativa.
Ma di tutte le dee, è quella dotata delle migliori potenzialità
di crescita.
Identificazione con Persefone o Kore
Vivere come Kore significa essere l’eterna fanciulla che non si
impegna in niente e con nessuno, perché, con una scelta definita,
vengono meno le alternative possibili. Per di più, questa donna
pensa di avere a disposizione tutto il tempo che vuole per decidere, e
quindi di poter aspettare fino a che qualcosa non la spinga ad agire.
Vive nel Paese-che-non-c'è, come Wendy con Peter Pan e i bambini
smarriti, vagabondando e giocando con la vita.
Se vuole crescere, deve ritornare alla vita reale.
Wendy, naturalmente, fece questo tipo di scelta. Disse addio a Peter Pan
e rientrò a volo dalla finestra nella sua camera di bambina lasciata
tanto tempo prima, sapendo che ora sarebbe diventata grande.
La soglia che la donna Persefone deve varcare è una soglia psicologica.
Per crescere, deve imparare tanto a impegnarsi, quanto a essere all’altezza
di questi impegni. Ha difficoltà a dire di sì e a tenere
fede a qualsiasi cosa cui dà la propria adesione. Rispettare gli
appuntamenti, terminare gli studi, impegnarsi nel matrimonio, educare
i figli o non abbandonare un lavoro, sono tutti compiti difficili per
chi vuole giocare con la vita. Crescere implica lottare contro l’irresolutezza,
la passività, l’inerzia; quando la scelta cessa di essere
un gioco, occorre prendere una decisione e mantenere l’impegno.
Fra i trenta e i quarant'anni, la realtà irrompe nell’illusione
di eterna giovinezza della donna Persefone, la quale forse, a questo punto,
può incominciare a sentire che qualcosa non va. L'orologio biologico
le dice che il tempo per avere un figlio sta scadendo; può rendersi
conto che il suo lavoro non ha futuro, oppure guardarsi allo specchio
e vedere che sta invecchiando. Guardando le amiche, si rende conto che
tutte sono cresciute, lasciandola indietro. Tutte hanno marito e figli,
o si sono costruite una carriera. Quello che fanno interessa veramente
qualcuno, e in qualche modo, chiaro ma indefinibile, sono diverse da lei,
perché la vita le ha toccate, lasciando il segno.
Fino a che il suo atteggiamento rimane quello di una Persefone Kore non
si sposerà mai, oppure percorrerà le varie tappe della vita
senza mai impegnarsi sul serio.
Farà resistenza al matrimonio perché lo considera dal punto
di vista archetipico della fanciulla, per la quale è sinonimo di
morte: dal punto di vista di Persefone, infatti, il matrimonio significa
il rapimento da parte di Ade, colui che porta la morte. Questa visione
del rapporto coniugale e del marito è completamente diversa dalle
aspettative di Era, che considerava Zeus l’artefice della propria
realizzazione.
La donna Era deve conoscere l’uomo e resistere alla tentazione di
impegnarsi in un rapporto sbagliato, spinta com'è dalle aspettative
positive proprie dell’archetipo. In caso contrario, quando il matrimonio
si dimostra insoddisfacente, rimarrà delusa.
In netto contrasto, la donna Persefone deve resistere all’assunto
altrettanto infondato, secondo cui il matrimonio è un rapimento
e una morte da combattere o contro cui nutrire risentimento.
Le trappole di Persefone: debolezze di carattere
Quando Persefone si fu riunita a Demetra, la prima domanda che le fece
la madre fu: "Hai mangiato niente nel mondo sotterraneo". Persefone
rispose di aver mangiato alcuni semi di melograno, e poi mentì,
dicendo di esservi stata costretta da Ade: aveva quindi fatto ciò
che voleva, senza intaccare l’immagine che la madre aveva di lei.
Pur dando l’impressione di non avere alcun potere di controllo sul
proprio destino, e quindi di non esserne responsabile, in realtà
lo determinò: mangiando i semi, si garantì di poter trascorrere
parte del tempo con Ade.
Le vie traverse, la menzogna e la manipolazione sono potenziali problemi
di carattere per la donna Persefone. Sentendosi impotente e dipendente
dagli altri, più forti di lei, impara a ottenere ciò che
vuole in maniera indiretta: aspetta il momento opportuno per agire, oppure
ricorre all'adulazione; dice solo in parte la verità, oppure mente
del tutto, anziché affrontare gli altri in maniera diretta.
In genere la donna Persefone evita la collera. Non vuole che ci si adiri
contro di lei: sente di dipendere dalla generosità e dall’affabilità
degli altri che percepisce, giustamente, come più grave; potenti
e quindi, spesso, tratta madre, padre, marito, datori di lavoro, insegnanti,
come protettori che si deve ingraziare.
Anche il narcisismo è una trappola per alcune donne Persefone,
che possono fissarsi su di sé con tanta ansia da perdere la capacità
di rapportarsi agli altri. Il pensiero è dominato da interrogativi
sulla propria persona: "Come sembro? Sono abbastanza spiritosa?
Sono abbastanza intelligente?". E tutta l’energia se ne
va in belletti e vestiti. Passano ore davanti allo specchio. La gente
esiste soltanto come riscontro, per fare da superficie riflettente dove
loro possono guardarsi.
Nel mondo degli inferi: la malattia psichica
Per una parte del mito, Persefone, prigioniera nel mondo degli Inferi,
era una fanciulla triste, che non mangiava e non sorrideva. Questa fase
corrisponde a un periodo di malattia psichica che alcune donne Persefone
devono attraversare.
Questa donna, quando è dominata e limitata da persone che la tengono
legata a sé, è soggetta alla depressione. Nell’insicurezza
che la contraddistingue, chiude ermeticamente dentro di sé rabbia
o dissenso, senza riuscire a esprimerli o a modificare la situazione in
maniera attiva. Comprime invece questi sentimenti negativi ed entra in
uno stato di depressione (rabbia rivolta internamente che è repressione
e che diventa depressione), che senso di isolamento e di inadeguatezza
e autocritica contribuiscono ad alimentare.
La depressione della donna Persefone non assume toni drammatici, ma sfuma
in un lavorio di cesello. La sua personalità chiusa si ritrae ancor
di più, la passività aumenta, le emozioni si fanno inaccessibili.
Appare minuta e diafana. Come Persefone quando venne rapita nel mondo
sotterraneo, non mangia e non ha niente da dire. Sia fisicamente che psicologicamente,
il suo aspetto incorporeo, con l’andare del tempo, si fa ancor più
marcato. Guardare una Persefone depressa è come guardare un fiore
che appassisce.
La donna Demetra, quando si deprime, sovrasta immensa e condiziona fortemente
chi la circonda. Prima dell’episodio depressivo è in genere
una figura energica e centrale, e quindi, con la depressione, il suo comportamento
subisce un cambiamento evidente. La donna Persefone, invece, che fin dall’inizio
non è stata mai appariscente, quando si deprime diventa una presenza
sempre più sfumata.
La Demetra depressa suscita in chi le sta intorno senso di colpa, impotenza
o collera per il biasimo che lascia intendere. La Persefone depressa non
provoca negli altri questi sentimenti. Al contrario, sono gli altri a
sentirsi esclusi da lei. È lei che si sente colpevole, biasimevole,
impotente. E spesso si sente a torto colpevole per qualcosa che ha detto,
pensato o fatto. La Demetra depressa, quindi, è una presenza massiccia
al centro della famiglia, mentre la Persefone depressa sembra scomparire
nelle stanze più appartate.
Alcune Persefone si ritirano in un mondo di ombre fatto di immagini interne,
di pensieri reconditi e di vita fantasticata, in un mondo a cui solo loro
hanno accesso.
Il motivo per cui Persefone si è isolata eccessivamente o si è
ritirata in quel mondo può essere stato il tentativo di allontanarsi
da una madre invadente o da un padre violento. Una paziente Persefone
mi diceva: "Avevo i miei posti speciali: dietro alla grossa sedia
scura, in un angolo del salotto, sotto l’albero i cui rami toccavano
terra e mi riparavano alla vista. Là andavo a nascondermi. Vi passavo
ore e ore, da bambina, per lo più sognando a occhi aperti, facendo
finta di essere ovunque tranne che in quella casa, con quelle persone".
Talvolta, l’inquietudine per il mondo interno, dove si ritira ogni
volta che sente il mondo reale farsi troppo difficile o esigente, la esclude
dagli altri. Tuttavia, può arrivare il momento in cui quello che
un tempo era un rifugio diventa una prigione. La donna Persefone può
rimanere confinata nel suo mondo di fantasia ed essere incapace di fare
ritorno alla realtà ordinaria.
Ritirandosi gradualmente dalla realtà, alcune Persefone scivolano
nella psicosi: vivono in un mondo pieno di fantasie simboliche e di significati
esoterici e si percepiscono in maniera distorta. Talvolta la malattia
psicotica può servire da metamorfosi, un modo che queste donne
hanno per spezzare i condizionamenti e le proibizioni che limitavano la
loro vita: diventando temporaneamente psicotiche, possono guadagnare accesso
a una più vasta gamma di sentimenti e a una più profonda
consapevolezza di sé.
Ma gli psicotici rischiano di rimanere prigionieri del mondo degli Inferi.
Alcune donne Persefone (come Ofelia nell’Amleto di Shakespeare),
rimanendo psicotiche, evitano la realtà quando questa si fa troppo
dolorosa. Altre, invece, fanno questa esperienza con l'aiuto di una terapia
e imparano a crescere, diventando più sicure e indipendenti.
Dopo che Persefone emerse dal mondo degli Inferi, Ecate le fu compagna
inseparabile.
Ecate, dea della luna nera e dei crocicchi, regnava sugli arcani e notturni
regni dei fantasmi e dei demoni, della stregoneria e della magia.
La donna Persefone che emerge dalla malattia psicotica può acquistare
una penosa capacità di discernimento, che le fa intuire il significato
simbolico degli eventi.
Quando guarisce e ritorna nel mondo, dopo un periodo di ricovero, spesso
ha la consapevolezza dell’esistenza di un'altra dimensione, che
può essere definita in termini simbolici come 'avere Ecate per
compagna'.
Modi di crescere
Per impegnarsi, la donna Persefone deve lottare con la Kore che è
in lei. Deve decidere di sposarsi e dire di sì senza riserve mentali.
Se lo fa, il matrimonio può gradualmente trasformarla da eterna
fanciulla in donna matura.
Se affronta un lavoro, anche in questo caso deve impegnarsi a non abbandonarlo,
sia per realizzare la propria crescita personale, sia per avere successo.
La donna Persefone può superare la dimensione della Persefone Kore
se è costretta ad affrontare la vita con le sue sole forze e prendersi
cura di sé. Per molte figlie viziate, la prima volta in cui si
realizza questa possibilità di indipendenza è il divorzio.
Fino a quel momento, hanno fatto esattamente quanto ci si aspettava da
loro: sono state figlie protette e hanno sposato giovani come si deve.
Se hanno divorziato, in parte è perché consideravano il
matrimonio una prigione. Il matrimonio non le ha trasformate: al contrario,
ora scoprono che il rito di passaggio è il divorzio. Soltanto quando
non hanno più qualcuno che fa le cose per loro, o di cui lamentarsi,
certe donne Persefone possono crescere. Il bisogno diventa il loro maestro,
quando devono affrontare i rubinetti che perdono, i conti che non tornano
e la necessità di lavorare.
La donna Persefone può crescere seguendo molte direzioni diverse
che fanno parte del potenziale inerente all’archetipo, attivando
gli archetipi di altre dee, o sviluppando l'Animus.
Diventare una donna appassionata e sensuale
Persefone può essere una donna frigida, che quando fa l'amore si
sente violentata, o semplicemente condiscendente. È lei che dice:
"È appena passata una settimana e so che fare l'amore
con me già lo annoia"; "Quando facciamo l’amore
penso alle ricette di cucina"; oppure: "Qualche volta
ho veramente il mal di testa"; oppure ancora: "Fare
l'amore mi fa male".
Ma può anche trasformarsi in una signora sensuale e sexy. Spesso
ho avuto sentore di questa trasformazione in donne che sono passate nel
mio studio, o nelle mogli di uomini che me ne hanno parlato.
E in realtà, l’iniziazione sessuale, che mette la donna in
contatto con questa dimensione, è un potenziale dell'archetipo
Persefone conforme alla sua mitologia. Una volta che Persefone fu diventata
regina degli Inferi, stabilì un legame o un vincolo con Afrodite,
dea dell'amore e della bellezza, di cui Persefone può rappresentare
l’aspetto sotterraneo; Persefone è una sessualità
più introversa, o una sessualità sopita.
Nel mito, Adone fu amato tanto da lei quanto da Afrodite.
Ed entrambe le dee hanno in comune il simbolo del melograno.
Inoltre, il fatto che Persefone avesse accettato il melograno da Ade,significava
che sarebbe tornata da lui di propria volontà.
Con questo atto cessava di essere una sposa riluttante. Divenne sua moglie
e regina degli Inferi, non più la sua prigioniera. Nella vita reale,
talvolta dopo anni di matrimonio, può accadere che una moglie Persefone
cessi di sentirsi prigioniera di un marito opprimente ed egoista con il
quale ha condotto fino a un certo momento una vita coniugale carica di
risentimento. Solo quando riesce a vederlo come un uomo vulnerabile, rispettabile
e imperfetto, solo quando riesce a sentire che la ama, può provare
sentimenti diversi.
Quando la percezione si trasforma, per la prima volta da quando sono sposati,
egli saprà che lei sta con lui per restare e che lo ama. In questo
nuovo contesto di fiducia e di apprezzamento, lei potrà provare
per la prima volta l’orgasmo e vedere il marito come Dioniso, colui
che risveglia in lei la passione, anziché come Ade, colui che l’ha
rapita.
Nell’antica Grecia, lo spirito inebriante di Dioniso portava le
donne al culmine dell’estasi sessuale. Il dio veniva adorato in
baccanali sulle montagne dalle donne greche, che periodicamente lasciavano
il ruolo tradizionale di donne rispettabili, il focolare e la casa per
partecipare alle orge religiose. Dioniso le trasformava in menadi sfrenate.
La tradizione e il mito legano insieme Ade e Dioniso: si diceva che Dioniso
dormisse nella casa di Persefone, negli intervalli fra un suo ritorno
e l’altro sulla terra.
Il filosofo Eraclito diceva: "Ade e Dioniso, per i quali loro
(le donne) impazziscono e infuriano, sono la stessa persona".
La moderna Persefone può fare un analogo incontro 'dionisiaco'.
Una donna mi disse: "Dopo aver lasciato mio marito mi sono messa
in cerca di che cosa fosse mancato nel mio matrimonio. Ho capito che molto
dipendeva da me: formalista, bene educata, mi sono vista come una smorfiosa".
Un giorno, in un caffè, incontrò un uomo che divenne il
suo amante. Era molto sensuale e la aiutò a diventare consapevole
di "terminazioni sensibili di cui non avevo mai avuto sentore
prima".
La scoperta di una disposizione all’esperienza religiosa
dell’estasi
L’affinità archetipica della dea Persefone con Ecate e Dioniso
può predisporre alle qualità estatiche e numinose, da sacerdotesse,
che alcune donne Persefone sviluppano.
Si sentono inebriate dai rituali e possedute da una divinità. Nell’ambito
del Cristianesimo, le donne mosse in tal modo dallo spirito possono diventare
'carismatiche' che 'parlano in lingue'. E oggi, con il revival del culto
della dea, dove danze a spirale ne evocano lo spirito, alcune donne che
di giorno sembrano comuni Persefone, di notte diventano altrettante Ecate
arcane, o menadi dionisiache.
Lo sviluppo delle potenzialità di medium o sensitiva
Come guida dei mortali che andavano a visitare l'oltretomba per incontrarsi
con le ombre dei morti, Persefone aveva una funzione metaforicamente simile
a quella dei medium che tengono sedute spiritiche o che permettono agli
spiriti dei morti di parlare attraverso di loro. L'estensione della sua
personalità, con la ricettività diffusa e la mancanza di
concentrazione su un punto specifico che la caratterizza, facilita anche
la percezione extrasensoriale. Per sviluppare le capacità sensitive,
la donna Persefone deve trascendere l’identificazione con la Kore
e trovare in sé l’elemento Persefone-Ecate che non si lascia
spaventare dalla dimensione dell’arcano, si sente a casa sua nel
mondo degli Inferi, e ha la saggezza di riconoscere quando si trova a
un bivio pericoloso e deve cercare una via più sicura.
La guida al mondo degli inferi
Una volta che la donna Persefone sia scesa nelle profondità di
sé stessa, abbia esplorato il regno profondo del mondo archetipico
e non tema di farvi ritorno per ripeterne l’esperienza, è
in grado di mediare fra la realtà ordinaria e quella non ordinaria.
Ha fatto esperienze irrazionali arcane o terrificanti, ha avuto allucinazioni
o incontri spirituali numinosi.
Se riesce a trasmettere ciò che in tal modo ha appreso, può
diventare guida agli altri. E una donna Persefone che sia stata nel mondo
degli Inferi e ne abbia fatto ritorno, può anche diventare una
terapeuta-guida, capace di mettere in comunicazione gli altri con il loro
mondo profondo, guidandoli alla ricerca del significato simbolico e alla
comprensione di quanto scoprono in esso.
Tratto e adattato da “Le dee dentro la donna” di
Jean Shinoda Bolen, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1991
Inserito
nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
il 16 settembre 2006
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