NETTUNO: il dio delle profondità
marine
di Manuela
Caregnato
Nettuno, pianeta che governa il
segno dei Pesci, è uno dei simboli astrologici più complessi e ricchi
di significati che l'astrologia ci abbia donato.
Pianeta della spiritualità, della creatività, dell'intuito, della fuga
dalla realtà… è difficile definire questa energia.
Esso prende il nome dal Dio dei mari, Nettuno per i romani, Poseidone
per i greci, ma le caratteristiche di questo turbolento, istintivo e potente
dio forniscono una comprensione solo parziale di questo affascinante,
e per certi aspetti elusivo simbolo astrologico.
Almeno altri due sono i miti che concorrono a delinearne le sfumature
psicologiche, e questi sono Dioniso, dio dell'estasi e dell'ebbrezza,
ed Orfeo, poeta e musico della mitologia greca, oltre all'affascinante
mito di Ulisse, una storia molto nettuniana.
Il PIANETA:
Nettuno è il secondo tra i pianeti definiti trans-saturniani (che
vengono dopo saturno).
Il suo moto di rivoluzione è lentissimo e come tale è considerato un pianeta
generazionale o pianeta del collettivo, ossia destinato ad influenzare
intere generazioni con il suo passaggio attraverso i diversi segni zodiacali.
Infatti il suo transito per ogni segno dura dodici/tredici anni, mentre
il suo moto di rivoluzione (tempo che impiega per percorrere l'intero
zodiaco) è di 164,79 anni. La sua massa è pari a circa 17 volte quella
terrestre ed è il più piccolo e più denso fra i cosiddetti pianeti gassosi,
(anche denominati giganti ghiacciati) del sistema solare.
Scoperto il 23 settembre del 1946, Nettuno fa parte dei cosiddetti pianeti
moderni, ossia quei pianeti che furono scoperti dopo l'invenzione del
telescopio, che segnò una svolta irreversibile per l'astronomia e per
l'astrologia, che prima si basò, per interi millenni, sui sette pianeti
che erano visibili ad occhio nudo, di cui il più lontano è Saturno. La
scoperta di Urano ed in seguito quella di Nettuno e di Plutone segnarono
il passaggio dall'astrologia antica a quella moderna, mentre l'uomo parallelamente
faceva una serie di importanti scoperte tra cui la psicanalisi, e l'esistenza
dell'inconscio. Il simbolo astrologico di Nettuno è una forca a tre punte,
che rappresenta il tridente impugnato dal dio delle profondità
marine.
POSEIDONE
"Scotitor della terra e del mare irrequieto, dio dei profondi
abissi che è anche signore del Monte Elicone e dell'ampia Aigaì, ti assegnano
un duplice onore gli dei: domare i cavalli e salvare le navi. Salute Poseidone,
re della terra: o beato, assisti con animo amico i nocchieri".
Inno a Poseidone - inni omerici
Poseidone era uno dei figli di Crono-Saturno
e di Rea-Gaia, e come gli altri fu inghiottito
alla nascita dal padre, timoroso di essere spodestato dai suoi figli.
Anche Nettuno come i fratelli e le sorelle fu liberato da Zeus-Giove,
unico figlio di Saturno che la scampò grazie alla volontà della madre
e che una volta cresciuto sfidò il padre, facendogli rigurgitare i suoi
fratelli, tra cui troviamo anche Ade-Plutone.
A questo punto i tre fratelli divini combatterono contro il padre tiranno
ed i suoi alleati titani, e vinsero, dopo di che si spartirono l'universo.
A Zeus toccò il regno dei cieli, ad Ade il regno sotterraneo, mentre a
Poseidone toccò il grande regno dei mari (1).
Come evidente dalle espressioni artistiche che lo riguardano, il dio veniva
rappresentato come un omone barbuto e forte, con un tridente in mano,
che divenne poi anche il simbolo astrologico del pianeta.
Il suo nome significa "marito di Da", che è uno dei nomi della Terra,
e questo denota che le sue antiche origini (2) non sono tanto acquatiche
quanto terrestri, infatti veniva associato ai terremoti e chiamato "colui
che scuote la terra".
Suoi animali sacri sono il cavallo e il toro, due
creature della terra che ricordano la natura profondamente istintiva di
questo archetipo.
La trasformazione in dio dei mari è probabilmente dovuta
al fatto che i greci erano un popolo marinaro e la grande importanza di
Poseidone per questa civiltà si nota nell'Odissea, poema in cui è lui
e non Zeus il motore principale degli eventi.
Poseidone era venerato come divinità principale in molte città: ad Atene
era considerato secondo soltanto ad Atena, mentre a Corinto e in molte
città della Magna Grecia era considerato il protettore della polis.
Il
suo maestoso palazzo subacqueo si trova al largo di Egea in Eubea, come
cita Robert Graves, dove gli fanno compagnia delfini, mostri marini e
cavalli bianchi dagli zoccoli bronzei e le criniere d'oro.
A sx, immagine:
Terra ed acqua - Rubens
RISVOLTI PSICOLOGICI
"Percorrendo il mare con il suo carro tirato dai cavalli, Poseidone dio
degli oceani e dei destrieri impersona i simboli inconsci caratteristici
dei due anni: il cavallo e l'acqua. L'acqua ha sempre evocato nell'uomo
il mistero infinito, le infinite possibilità e gli infiniti pericoli della
fluidità del nostro inconscio. Priva di una sua forma predeterminata,
l'acqua è in continuo movimento, mai diversa e tuttavia mai la stessa.
Il cavallo personifica nella sua potenza primitiva le pulsioni istintive
della nostra natura selvaggia … Poseidone era il più primitivo degli dei,
il rivoluzionario, il dio delle tempeste e dei terremoti, della devastazione
improvvisa portata dalle onde del maremoto. Poseidone è il pericolo che
si scatena quando erompono le forze che dormono sotto la superficie della
coscienza" (3).
Poseidone era l'unico dio che aveva accesso alle profondità marine.
Il mondo sottomarino, che sul piano simbolico e onirico rappresenta l'inconscio,
è la sede dei sentimenti, delle intense emozioni che la razionalità tende
a segregarvi, ricacciandole, ma che ogni volta riemergono rischiando di
travolgere l'io con la forza di un branco di cavalli, o di uno tsunami.
E così Nettuno rappresenta le profondità psichiche della natura
umana, dove si cela tutto ciò che non è visibile, né tangibile, tantomeno
cosciente, tuttavia così importante.
Esso è altresì il dio della metamorfosi, e la sua caratteristica
è quella di non essere visibile, infatti ogni volta che emerge dal mare
assume un volto diverso.
Un dio che si trasforma in continuazione, che
trama i suoi colpi sotto le profondità marine per colpire inaspettatamente,
senza preavviso. Perchè così agiscono gli istinti, una forza che spesso
non viene neppure avvertita a livello cosciente, come un'ansia, la spia
di un disagio profondo, che spinge immancabilmente a produrre un cambiamento
nella propria vita.
Dunque un dio maschile dall'indole profondamente femminile, istintivo
e passionale.
Il problema sorge dal rinnegarlo: irascibile e vendicativo, la mitologia
lo descrive quasi sempre impegnato in lotte, che metteva in atto per ottenere
il possesso di beni, quasi sempre perdendo, come a sottolineare che non
sono le cose materiali a poter placare l'insoddisfazione nettuniana, la
quale può trovare una tregua solo nella spiritualità. Ad esempio si era
messo in testa che Atene e Trezene spettassero a lui, e per convincere
gli abitanti, nella sfida contro Atena, piantò il tridente in una roccia
da cui scaturì una sorgente salmastra. Gli ateniesi però apprezzarono
di più il dono di Atena, l'ulivo, considerato più utile. Così per vendetta
lui sommerse l'intera pianura circostante.
Voleva poi essere padrone di Argo ma anche qui perse la disputa con Era,
e per vendetta ne prosciugò tutti i fiumi.
Da Zeus voleva Egina e da Dioniso Naxos, ma non ottenne né l'uno né l'altro.
Solo con Elio riuscì a spartirsi Corinto e così a lui andò l'istmo mentre
ad Elio l'acropoli.
Insomma un dio turbolento come il mare in tempesta, un Dio che esige di
essere onorato e temuto. Al suo volere però si placano all'istante uragani
e maremoti, mentre lui passa fluttuando tra le onde su un carro d'oro
trainato da cavalli bianchi dalla criniera aurea, con mostri marini che
gli danzano intorno.
Anche in amore dà prova del suo caratterino e il mito racconta di alcune
sue passioni.
Ad esempio si invaghì di Teti, la nereide, che desiderava in sposa. Ma
una profezia gli disse che il figlio che sarebbe nato dalla loro unione
lo avrebbe spodestato, e così Poseidone rinunciò a sposarla. Il tema della
rinuncia è un concetto nettuniano, come pure quello del sacrificio e della
sublimazione dei desideri. In modo completamente diverso si comportò con
Demetra: la Dea si aggirava per le sterili campagne, addolorata per la
perdita di Persefone , quando Poseidone se ne invaghì cercandola. Lei
lo rifiutò e si trasformò in una giumenta per evitarlo.
Lui fece altrettanto unendosi a lei. Questo la fece infuriare, ma dalla
loro unione nacque un cavallo dotato del dono della parola: Arione.
Altre leggende narrano di Poseidone che stuprò Etra, diventando così padre
del celebre eroe Teseo.
In un'altra occasione invece salvò Amimone da un satiro lascivo che l'aveva
aggredita ed in seguito ebbe da lei un figlio di nome Nauplio.
Ebbe storie anche con donne mortali tra cui in particolare Tiro, che
era sposata con Creteo ma era innamorata di Enipeo, una divinità fluviale:
la donna si offrì ad Enipeo che però la rifiutò. Così Poseidone assunse
le sembianze di Enipeo per averla. Poseidone ebbe anche un rapporto sessuale
con Medusa sul pavimento del tempio di Atena che, per vendicarsi dell'affronto,
trasformò la Gorgone in un mostro. Quando, tempo dopo, fu decapitata dall'eroe
Perseo, dal suo collo emersero il cavallo alato Pegaso ed il gigante Crisaore.
Insomma un dio trasformista, capace di tutto, che a tratti rinuncia completamente
al suo desiderio, mentre in altri casi ricorre all'inganno o allo stupro
pur di ottenere ciò che vuole. L'imprevedibilità sembra essere la sua
caratteristica più evidente, e la mutevolezza, l'impossibilità di catalogare
la sua natura e i suoi comportamenti, che come gli istinti, sfuggono alla
razionalità. E un dio creativo, che feconda la
terra con il suo seme, come dimostra la nascita di Pegaso, il cavallo
alato, dal suo rapporto con Medusa e gli altri numerosi figli.
L'archetipo Poseidone, data la natura profondamente emotiva, istintuale
e creativa, trova solitamente vita nei poeti, nei musicisti, negli artisti
e in tutti coloro che hanno affinità con il lato irrazionale della vita
e con il regno delle emozioni.
C'è qualcosa di selvatico e indomabile in questo archetipo, che
tanto più si fa pericoloso quanto meno viene riconosciuto.
Se però viene onorato, grandi sono i suoi doni. Il Dio colpiva
la terra per far sgorgare l'acqua con il suo tridente. Simbolicamente
esso è lo sposo della terra, è l'acqua feconda necessaria
per la sua fertilità.
Poseidone è anche l'archetipo del sommozzatore della psiche. Rappresenta
infatti la capacità umana di penetrare nelle profondità del regno
dei sentimenti e delle emozioni, per accedere a ciò che si trova in fondo
ad ognuno di noi, l'anima, la bellezza e il dolore, la profondità e il
mistero.
Ma come dicevo altri miti concorrono a delineare le sfumature di un simbolo
astrologico come Nettuno.
Esso infatti, governatore del segno dei Pesci, è il pianeta della
spiritualità e della trascendenza.
E in questo senso è Dioniso che ci aiuta a capire il lato
mistico di Nettuno.
Dioniso è il dio dell'estasi, uno stato che può essere raggiunto con il
vino (che lui ha donato ai mortali) oppure con le danze sfrenate e la
sessualità. Dunque una spiritualità senza mediazioni, che si raggiunge
soltanto abbandonando i confini del proprio io e della razionalità, ricongiungendosi
con la fonte in modo diretto, fino ad arrivare a incarnare il divino stesso.
Dioniso è un dio che era considerato pazzo, girava con cortei di fanciulle,
le menadi, vestito di pelli di animali e infatti fu smembrato, ma rinacque.
Nettuno infatti è quell'energia attraverso cui siamo chiamati a trascendere
i nostri limiti, è il pianeta della trasformazione più profonda, quella che di volta in volta, lasciando cadere ogni maschera, ti fa ricongiungere
con la fonte della verità, ti fa tornare a casa.
Pianeta delle illusioni, così viene definito, in realtà la grande
illusione che esso ci mostra è la vita stessa, la quale dal punto di vista
nettuniano appare completamente priva di significato... a meno che ....
a meno che ci si arrenda.
Nettuno è l'acqua, quella forza del tutto femminile che si incontra
quando si smette di lottare, di controllare, e si fa un atto di fede,
di resa a qualcosa di più grande, perchè l'acqua tiene a
galla solo chi si fida.
Quanto più rigida è la struttura dell'io, tanto più difficile è
introiettare questa energia, che spinge all'apertura, all'espansione della
propria coscienza, nella direzione di una più elevata sensibilità,
empatia e spiritualità, tutti doni di Nettuno, e dei Pesci.
Il lato ombra di Dioniso (e quindi di Nettuno) è la fuga dalla realtà,
l'incapacità di assumersi le responsabilità della vita,
e di stare nella dimensione materiale.
Non è questo ciò che Nettuno chiede.
Il suo invito è ad andare oltre, non a fuggire da qualcosa, perché chi
fugge è perché non sa stare.
La dipendenza, la ricerca dei paradisi artificiali (alcool, droga) e quindi
la frammentazione, sono l'esatto opposto dell'unione proposta da Nettuno.
Per questo Nettuno in astrologia viene dopo Saturno, e lo troviamo solo
nell'ultimo tratto dello zodiaco (Sagittario-9° casa, Acquario-11°
casa, Pesci-12°casa).
Perchè occorre aver introiettato Saturno (la struttura, le regole,
l'ordine) prima di poter incontrare Nettuno.
Occorre avere solidi confini per poterli trascendere senza timore di perdersi.
Occorre avere una centratura interiore, e forse è Ulisse
in tal senso la risposta: egli si
fece legare all'albero della nave, perchè così poteva ascoltare il canto
delle sirene senza perdersi nell'illusione.
Il palo della sua nave rappresenta le fondamenta, la solidità,
l'io che rimane ancorato al sè (la nave), e per questo non può
perdersi.
L'altro importante dono di Nettuno
è la creatività, l'arte, la musica. E qui è Orfeo ad aiutarci a
comprendere.
Orfeo è un personaggio tipicamente pescino, un musico ed un poeta il cui
talento era tale che di lui si diceva sciogliesse le pietre con la sua
musica. Orfeo ama Euridice, ma nel giorno del loro matrimonio lei viene
punta da un serpente e muore. Inizia così lo struggimento di Orfeo, il
suo pianto senza fine. Gli dei lo vedono così sconvolto, così perduto
nel suo dolore che gli suggeriscono di andare a parlare con Ade e Persefone,
i due signori dell'Ade. Orfeo quindi scende nell'Ade e qui comincia a
piangere, a suonare la sua cetra, a declamare poesie, ed è talmente struggente
che alla fine Ade e Persefone cedono e fanno qualcosa che non hanno mai
fatto prima né faranno mai dopo: permettere a qualcuno di ritornare dal
regno dei morti, riprendendosi la sua Euridice. Gli chiedono però una
cosa: non può voltarsi, non può guardarla, deve fidarsi ciecamente di
Ade fino a quando non ha raggiunto il mondo supero, cioè fino a quando
non è arrivato alla luce.
Ancora una volta il tema della fede, dell'affidamento.
Non ci sono certezze quando si tratta di Nettuno, si può solo fare
un atto di fede.
Orfeo dunque inizia a risalire e sente i passi di lei alle sue spalle.
Ma proprio quando è quasi arrivato alla luce si fa prendere dal dubbio
di essere stato ingannato. La mente che ha sempre bisogno di conferme
e di prove, insinua il dubbio in lui. Così Orfeo si gira, la vede e nello
stesso istante la perde per sempre.
Così è costretto questa volta ad affrontare il suo dolore fino in fondo,
consapevole che non potrà mai più riavere la sua Euridice.
Non può far altro che scendere a patti con il dolore e la sofferenza,
che simbolicamente significa elaborare il suo lutto, accettare la perdita.
Questo però lo porta ad una profonda trasformazione che lo rende infine
capace di trovare l'agoniata pace.
Questo è quanto spesso accade durante i transiti di Nettuno: si
sperimenta un senso di smarrimento, di perdita dei punti di riferimento.
Ma lo scopo non è questo, anzi è farci aprire a qualcosa
di più grande, rinunciando al potere, al controllo e a tutto quello
cui noi, illudendoci, diamo importanza. Al contrario Nettuno ci mostra
l'altra verità, quella che trascende i piccoli confini dell'Io,
per farci conoscere la dimensione del noi.
Infatti l'altro importante simbolo di Nettuno è il collettivo.
L'acqua dei Pesci non conosce separazione,
è la fonte da cui tutto deriva. Così Nettuno ci deve ricordare ciò che
ci unisce, prima di essere separati.
In questo senso Nettuno è il più grande nemico dell'IO,
inteso come individualismo, perchè esso tende ad abbatterne le
barriere, per riportarci
a quella dimensione dove tutto è uno, il grande mare della vita.
Jung definiva la pulsione nettuniana "il senso spirituale della vita",
qualcosa che è dentro ognuno di noi, nella nostra memoria cellulare, come
un istinto naturale (l'istinto numinoso secondo Rolando Toro, padre della
biodanza), il desiderio di riunirsi al divino, tornare a casa.
Per questo le persone dominate da nettuno, specie nella prima parte della
vita tendono a manifestare una scarsa identità, e una grande permeabilità
all'influenza esterna. Spesso ci può essere la sensazione di non
sapere chi si è, la fatica a percepire i propri confini personali e la
propria forza di volontà. Perchè l'acqua di Nettuno permea tutto,
amplifica, empatizza, e così l'IO appare come un granello di sabbia
sperduto nella grande spiaggia.
In un mondo che è dominato da Zeus e da Saturno (la razionalità
e il super-io) è difficile vivere la dimensione di Nettuno, perchè
sin da piccoli siamo educati a diffidare delle emozioni, a nascondere
i sentimenti, insieme a tutto ciò che appare irrazionale e incontrollabile.
Ma una vita basata sui doveri, sul controllo e sulle regole potrà
stare in piedi solo fino a un certo punto.
Presto o tardi il dio delle profondità marine si farà sentire,
chiamandoci ad abbracciare qualcosa di più grande.
Il suo effetto talvolta è impercettibile, del tutto inconscio,
ma le tracce del suo passaggio inconfondibili, come l'onda del mare che
piano piano infrangendosi sull'arena cancella ogni traccia del castello
di sabbia costruito dall'io.
Tanto più rigida sarà la struttura dell'io, e quindi la
nostra resistenza al cambiamento, quanto più sarà necessario
irrompere.
E a seconda dei casi ci potranno essere incubi, ansie, paure, oppure la
resa... una dolce resa e apertura al mondo di Nettuno.
Che non a caso in astrologia viene
definito il pianeta dei pazzi e dei santi.
Perché allo stesso modo in cui può trascinarci verso gli abissi più profondi
della dipendenza e della follia, può elevarci alle più alte vette della
spiritualità e dell'ispirazione artistica.
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Testo di Manuela Caregnato
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel Febbraio 2011
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Note
(1) Secondo alcune varianti della leggenda Poseidone fu allevato ed educato
dai Telchini sull'isola di Rodi, e dalla figlia dell'Oceano, Cefira. Così
come Zeus fu cresciuto dai Coribanti a Creta. Quando il dio del mare raggiunse
un'età adulta, s'innamorò di Alia, sorella dei Telchini, e le diede sei
figli maschi e una figlia, chiamata Rodo. In tal modo l'isola in cui il
dio passò la sua giovinezza prese il nome dalla sua figlia.
(2) Nella cultura micenea, pur così dipendente dal mare, non è stato ritrovata
alcuna prova di un legame tra Poseidone ed il mare stesso e la leggenda
narra che tra gli Olimpi chi dovesse regnare sulle acque fu stabilito
con un sorteggio. Evidentemente il culto del dio era nato in precedenza
ed indipendentemente da quello che sarebbe diventato il suo regno. Visto
che la figura di Poseidone è in stretta relazione sia con il mare che
con i cavalli e considerando la lontananza dal mare delle zone in cui
abitavano gli antichi indoeuropei, alcuni studiosi ritengono che Poseidone
originariamente nasca come un dio-cavallo e che solo in seguito sia stato
assimilato alle divinità acquatiche orientali quando i popoli greci mutarono
la loro fonte di sostentamento principale passando dalla coltivazione
della terra allo sfruttamento del mare con la pesca e i commerci marittimi.
Secondo Pausania Poseidone era uno dei custodi dell'Oracolo di Delfi prima
che Apollo ne assumesse il controllo. Apollo e Poseidone spesso si occuparono
degli stessi aspetti delle vicende umane: ad esempio durante la fase della
fondazione di nuove colonie Apollo per mezzo dell'Oracolo autorizzava
i coloni a partire e indicava loro dove stabilirsi, mentre Poseidone si
prendeva cura dei coloni durante la navigazione verso la nuova patria
e procurava le acque lustrali per celebrare i sacrifici propiziatori per
la fondazione della nuova città.
(3) arianna stassinopoulos-the gods of greece
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Fonti:
"Astrologia e Mito" - Sicuteri (Astrolabio)
"I cicli del divenire" - A. Ruperti (Astrolabio)
"Gli dei dentro l'uomo" - S. Bolen (Astrolabio)
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Immagini tratte dalla rete
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