CERERE
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Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea ker e significa "colei
che ha in sé il principio della crescita".
Prima dell’adorazione di Cerere come versione italica della grande
dea greca Demetra, essa aveva senza
dubbio un propia identità e leggenda.
Ma oggi rimane soltanto una Dea ellenizzata a cui viene attribuita la
storia di Demetra.
“rendete propizie le madri della
coltivazione, Tellus e Cerere”,
così cantava Ovidio al suo pubblico romano.
In tal modo il grande poeta distingueva le due
principali Dee della terra di Roma: Tellus era la stessa terra, il ricco
suolo scuro in attesa del seme; Cerere invece era la personificazione
della forza della crescita vegetale.
Per comprenderne il significato originario possiamo analizzare il suo
nome, che ha la stessa radice del termine “creare” e possiamo
studiare il suo rituale.
Era celebrata ogni 19 aprile (altre fonti attestano il 12 aprile) nelle
“Cerealia”, con riti e sacrifici che avevano la funzione di
proteggere la crescita delle messi nonché assicurare un raccolto
abbondante dovuto allo splendore del sole.
Comunque sia è evidente il collegamento tra Cerere e un buon raccolto.
Si pensava che avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi
e per questo veniva solitamente rappresentata come una matrona severa
e maestosa, tuttavia bella e affabile, con una corona di spighe sul capo,
una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di grano e di frutta nell'altra.
Ma la dea della crescita doveva presiedere anche alla sua inevitabile
fine. Così Cerere, una dea del munifico agosto, mese in cui le
donne celebravano dei riti segreti in suo onore era anche a dea della
morte delle piante che le rende commestibili e della morte degli essere
umani che li fa ritornare alla Mater Tellus, la terra.
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Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel 2007
Fonti: "il dizionazio delle Dee e delle Eroine" di Patricia
Monoghan e Wikipedia
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