Nilo: l’archetipo del Dio Fiume
di Manuela
Caregnato
“Affettuosamente guardò il fluir
dell’acqua, in quel suo verde trasparente, nelle linee cristalline
del suo disegno pieno di segreti.
Perle leggere vedeva salire dal profondo, tranquille bolle d’aria
galleggiavano alla superficie, e l’azzurro del cielo vi si rifletteva.
E anche il fiume lo guardava a sua volta, coi suoi mille occhi verdi,
bianchi e cristallini, azzurri come il cielo.
Quest’acqua lo affascinava: quanto l’amava, come le era riconoscente!
Udiva in cuore parlare la voce ora ridesta ed essa gli ripeteva: ama quest’acqua,
resta con lei! Impara da lei! Oh si, voleva ascoltarla, da lei voleva
imparare!
Chi fosse riuscito a comprendere quell’acqua e i suoi segreti- così
gli pareva- avrebbe compreso anche molte altre cose, molti segreti, tutti
i segreti….. quest’acqua correva, correva, sempre correva,
eppure era sempre lì, era sempre e in ogni tempo la stessa, eppure
in ogni istante un’altra!
Oh, chi potesse afferrar questo mistero, comprenderlo…”
Tratto da “Siddharta”, di H. Hesse
Il Fiume: acqua di vita
Da sempre il Fiume ha rappresentato per l’umanità,
come anche per il mondo animale e vegetale, un sinonimo di vita, fertilità
e ricchezza.
Dall’antichità ad oggi le acque dolci dei fiumi che percorrono
la crosta terrestre hanno attratto le più importanti civiltà,
che hanno scelto di sorgere sulle loro rive e lì prosperare.
Le acque dei fiumi hanno reso fertili le terre irrigandole, hanno fornito
cibo sicuro, acqua per dissetare gli uomini ed abbeverare gli animali,
ed hanno anche costituito un comodo mezzo di comunicazione per spostarsi
da un luogo all’altro tramite le imbarcazioni.
Ma il fiume è molto più
di questo…
Esso è la più meravigliosa
metafora di tutto ciò che nasce, scorre e si trasforma.
Acqua è il suo elemento, qualcosa
che ha a che fare con l’origine di tutte le cose. L’elemento
che accoglie la vita nel grembo materno, che conduce sentimenti ed emozioni,
e tutto ciò che appartiene al misterioso regno del “sentire”.
L’elemento che si adatta a ciò con cui viene a contatto,
prendendone la forma, ma al contempo lasciando il suo inconfondibile segno,
fatto di quella cedevole e morbida forza, che si incontra esattamente
quando si smette di lottare.
Acqua che scorre, percorsa da mille correnti, ricca di vita, mutevole
e creativa, l’acqua del fiume è animata, nel senso che ha
un’anima e ricorda l’acqua dei Pesci, il segno più
spirituale di tutto lo zodiaco,
l’ultimo, il traguardo più elevato.
Così il fiume nasce da una sorgente che spesso si trova nell’alto
di qualche montagna, originata dallo scioglimento dei ghiacciai.
Da qui inizia il suo scorrere verso valle, a tratti lento a tratti tumultuoso,
che lo porta solitamente ad allargarsi ed espandersi a mano a mano che
il paesaggio si fa più pianeggiante. Di solito segue la morfologia
della valle che attraversa, adattandosi al terreno, aggirando gli ostacoli
che incontra, ma al contempo trasformandolo, attraverso un lento processo
di erosione.
Empatico, ricettivo, ma determinato, il fiume come un maestro ci mostra
nel suo inarrestabile fluire, che si può vincere anche cedendo.
Nel suo percorso che lo conduce verso le terre più basse, gli accade
di divenire cascata o lago, a tratti persino ruscello, per poi tornare
semplicemente fiume, in un continuo processo di metamorfosi e di trasformazione
che è l’ essenza profonda della sua natura.
Lungo la strada incontra altri corsi d’acqua, i cosiddetti affluenti,
con cui si unisce diventando unico fiume, che a sua volta darà
vita a nuovi defluenti che come figli del fiume prenderanno nuovi corsi,
e un loro nome.
Ma qualsiasi sia il suo corso, la sua lunghezza o la portata delle sue
trasformazioni, inarrestabile è il suo cammino, che dolcemente
lo conduce verso il mare, dove compie la sua trasformazione finale, lasciando
che la sua identità di fiume si perda (o si ritrovi) nell’infinito.
Divenuto mare, parte di quell’acqua
evaporerà sotto i raggi del sole per ritornare pioggia che ricadrà
sui monti e sui ghiacciai, per ritornare nuovamente fiume, in una circolarità
che ricorda il senso stesso di tutto ciò che esiste, e il nostro
divenire, vita dopo vita.
Il Nilo
Ho dato a mio figlio il nome Nilo prima ancora
di incontrarlo, prima di sapere chi fosse, e quale età avesse.
Ma pochi giorni prima di ricevere la telefonata con cui ci veniva annunciato
che c’era un bambino che aspettava proprio noi, ebbi la visione
mattutina di un fiume che nasce da una sorgente di montagna e scorre verso
il mare.
Quella fu la prima connessione con lui, che poi scoprii essere nato in
Vietnam il 13 luglio del 2006 (Cancro con 4 pianeti in acqua, N. N. in
pesci), sulle rive di un altro grande fiume, il Fiume Rosso.
E il cuore mi suggerì questo nome… Nilo, il fiume della vita,
il fiume che trasforma in oasi la sabbia del deserto, il fiume più
bello e più grande del mondo.
E a lui, il mio adorato bambino, con immenso amore, dedico questa ricerca.
Antico Inno al Nilo
Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra,
che sei venuto per far vivere l’Egitto!…
Prospero il tuo venire,
prospero il tuo venire,
o Nilo, prospero il tuo venire.
Tu vieni (in Egitto) per far vivere gli uomini e il bestiame
con i tuoi prodotti dei campi.
Prospero il tuo venire,
prospero il tuo venire, o Nilo!
Gli antichi attribuirono ai loro fiumi un’importanza ed una sacralità
che persino le aggressioni della civiltà moderna non hanno potuto
cancellare.
Parecchi sono i fiumi che l’uomo considera Sacri, tra cui i più
noti il Gange ed il Giordano, le cui acque si considerano sante e che
tuttoggi sono luoghi di culto ove si svolgono cerimonie religiose.
Ma ai miei occhi il fiume più suggestivo, carico di simbolismi
e di un fascino che trascende la sua incredibile bellezza è il
Nilo, il fiume più lungo del mondo, il più misterioso.
Gli antichi Egizi lo consideravano “l’inizio del mondo”
ed in effetti a lui si deve lo straordinario fiorire di quell’affascinante
civiltà, vera culla del Mediterraneo.
Avevano una tale venerazione per le acque del loro fiume, da identificarle
con lo spirito del Dio “Hopy” , in onore del quale costruivano
monumenti colossali.
Di fatto l’Egitto e tutta la maestosa civiltà faraonica non
sarebbero potute esistere senza questo fiume, che con il limo ha fertilizzanto
per secoli e secoli il deserto trasformando i due bordi del suo percorso
in una lunghissima oasi, un granaio di riso, cotone, frumento, papiro
e verdissime palme.
Più tardi il filosofo greco Erodoto
disse:
L'Egitto è "dono del Nilo".
Il lunghissimo fiume, che nasce nei monti d'Etiopia, scende a valle aprendosi
la strada per centinaia e centinaia di chilometri nel deserto africano,
fino a sboccare con ampio delta nel Mediterraneo. Lungo tutto il suo corso
la terra, fecondata dall'acqua, fa fiorire la vita.
Ed infatti ieri come oggi, questa terra strappata
al deserto deve la sua esistenza a questa striscia d’acqua che l’attraversa,
formando quella che viene chiamata la valle del Nilo.
Ma il Nilo è molto più
di questo…
Come per la vita di un uomo, in cui la sua storia
ci racconta e ci rivela di lui, così per il fiume la sua storia,
il suo corso, ci raccontano la sua natura.
Sebbene la sua fama sia strettamente collegata alle piramidi e ai faraoni,
il Nilo, non alimenta solo l’anima dell’Egitto ma quella di
ben 7 nazioni.
Con i suoi 6671 Km esso è il fiume più lungo del mondo,
e di sicuro la più straordinaria sintesi metaforica di tutto ciò
che significa essere un fiume, anzi “il fiume”.
Esso è infatti il fiume della storia egiziana
e del Mosè degli ebrei, ma anche e soprattutto il fiume dai mille
volti sconosciuti, che lega e intreccia il suo destino a quello di centinaia
di milioni di persone e popoli, di terre e di animali selvatici.
Nel cuore dell’Africa più nera e selvaggia, nella giungla
e nella savana, le acque del Nilo sgorgano e prendono linfa dal luogo
della terra dove la natura è più incontaminata e primordiale,
trasportandone la memoria fino al Mediterraneo.
Le sue sorgenti rimasero lungamente sconosciute
e tutt’oggi vi sono discordanti pareri su dove origini esattamente
il più importante dei due rami del fiume, il Nilo bianco.
Una lapide ai bordi del lago Vittoria avverte
il visitatore che da qui nasce il Nilo
“this spot marks the place where from the Nile starts its long
journey”.
Ma ben più lontano un’altra placca metallica su una piramide
di pietra alle sorgenti del fiume Kagera, immissario del lago Vittoria,
porta scritto : caput Nili.
E secondo i geografi proprio quel rigagnolo che sgorga dalla terra fertile
del Burundi sarebbe la sorgente del Nilo, anche se a ben guardare il Kagera
a sua volta prende vita ancor più a Sud, dove ci sono sorgenti
del suo affuente Luvironza che si trovano sull’altopiano del Burundi.
Forse ci vide giusto Tolomeo, che nel II secolo
d.c. scrisse:
“il Nilo ha come madre le Montagne della Luna, ossia i ghiacciai
del Ruwenzori -colui che fa le pioggie- che con i suoi 5119 metri
di quota è forse l’incipit del fiume”.
Ognuno scelga la sua sorgente preferita, per questo figlio della Terra
e del Cielo.
Il Nilo osserva, e divertito sorride, mentre l’Africa degli elefanti,
i serpenti, le giraffe, i leoni e i coccodrilli, gli scorre davanti nella
sua bellezza ancora intatta.
Fatto stà che i primi zampilli del Nilo
bianco toccano il Ruanda e la Tanzania per trasformarsi in vero fiume
solo in Uganda, quando si stacca dal vastissimo lago, da cui prende il
nome Nilo Vittoria.
Qui la natura è travolgente e selvaggia e le sue copiose cascate
tagliano la gialla savana come lame blu.
Qui il paesaggio toglie il respiro per l’incanto e gli animali vivono
in simbiosi con il Grande Fiume, in una pace assoluta.
Dall’Uganda, lasciandosi alle spalle la
giungla impenetrabile, dopo un salto d’acqua grandioso, va a inoltrarsi
verso il basso, per poi perdersi negli acquitrini del Sudan, dove si spezza
in più rami dai nomi poetici: fiume delle gazzelle, fiume delle
giraffe e fiume delle montagne.
Una realtà tanto romantica quanto drammatica, dilaniata da un ventennio
di guerra tra cristiani e mussulmani, tra arabi e neri.
Finchè a Karthoum, il Nilo Bianco incontra le acque del Nilo Azzurro,
l’altro ramo del fiume, il fratello che scende dagli altopiani etiopici
e dal lago Tana e che il Nilo accoglie in sè.
Qui lo chiamano Abai, e nasce dal monte Giesc,
in un angolo sperduto di Africa, con alberi giganteschi che circondano
il lago Tana, in una delle terre più povere del pianeta, abitate
da una comunità cristiana di fede medievale, scampata alle invasioni
islamiche e qui rifugiatasi.
Da qui nasce il Nilo Azzurro, che deve il nome al colore delle sue acque,
e scorre per 1610 km, prima di ricongiungersi con il fratello Nilo Bianco.
Vent’anni di guerra civile hanno fatto versare nelle acque del fiume
le lacrime e il sangue di più di un milione e mezzo di morti.
Ma l’uomo è anche questo, il Fiume lo sa.
A Karthoum, dove i due rami del Nilo si incontrano, l’Africa nera
si incontra a sua volta con il mondo arabo, l’animismo si confronta
con l’islam, il Vangelo con il Corano, le pelli scure con quelle
più chiare.
Il Nilo congiunge i mondi diversi, e saggio e silenzioso procede.
Si inoltra nella Nubia e si espande tra le sabbie sconfinate del deserto,
che solenne attraversa, come una lama che luccica al sole.
Sabbie gialle e carovane di cammelli circondano
ora le sue acque blu, dalle cui sponde si specchiano verdeggianti palmeti
e papiri.
E finalmente giunge in Egitto, e si trasforma nel più grande bacino
acqueo di tutta l’Africa, il lago Nasser.
Tutt’intorno è solo deserto, silenzio
totale e templi dei faraoni, il più famoso Abu Simbel, smontato
e spostato più in alto per sottrarlo alle acque innalzate dalla
costruzione della diga di Assuan.
Qui le feluche solcano le acque dolci e fresche del grande fiume, dove
l’intervento dell’uomo si fa via via più evidente.
Dalla Nubia a Luxor eleganti navi da crociera attraversano in tre giorni
l’Egitto del mito, mostrando tutta la maestosità di ciò
che resta della storia dei faraoni da Kom Ombo, a Edfu, a Esna fino a
Luxor, un tempo capitale dell’antico Egitto con il nome di Tebe.
Proseguendo il Nilo attraversa un altro lungo tratto di deserto, direttamente
a ridosso della Libia, il deserto delle oasi. Sembra un grande mare di
sabbia e pare che un tempo vi fosse la savana, con leoni e gazzelle, prima
che l’avanzamento del deserto coprisse tutti i resti di una civiltà
primordiale.
Qui ogni 24 Giugno si festeggia l’ingresso di Gesù bambino
in Egitto, sfuggito alla crudeltà di Erode, e anch’esso salvato
dal Nilo.
E dopo quest’ultimo
pezzo di strada, ecco che il Nilo, lento e solenne, fa il suo ingresso
al Cairo, amplio come la città che bagna. Qui la sfinge assieme
alle tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino assistono allo sviluppo
indiscriminato di una città che cresce a dismisura fagocitando
tutto ciò che trova.
Anche il Nilo, fonte di approvigionamento idrico della città, qui
perde il suo fascino, in una totale assenza di simbiosi tra l’uomo
e l’acqua.
Quando finalmente sente che il Mediterraneo si avvicina, si allarga a
dismisura nel delta e quasi lambisce Alessandria d’Egitto, la città
di Cleopatra, la più meravigliosa sintesi tra la cultura greca
ed egizia.
A testimoniare ciò la splendida biblioteca dalla forma futuristica
di un ufo, circolare e interamente costruita in granito di Assuan, punto
di contatto tra la cultura islamica e quella occidentale. Su una parete
circolare di questo monumento al sapere sono incisi tutti gli alfabeti
presenti e passati del pianeta.
Qui l’Africa nera si dissolve nella cultura classica e le acque
del Nilo fanno da ponte tra due continenti.
Quale miglior conclusione per un viaggio che originato sulle Montagne
della Luna, ha visto giungle e deserti, popoli dai più diversi
usi e costumi, lingue e religioni, per sfociare alfine nel grande grembo
del Mediterraneo, dove tutto si dissolve, si integra , si trasforma.
Una sintesi metaforica di cui solo il Nilo, il cui delta visto dall’alto
somiglia ad un fior di loto, può essere artefice.
Dove l’Acqua
si fa Geroglifico: amare
L'amore: un canale.
La donna egiziana con pozzo d’acqua fresca.
Nel paese caldo, dove l'Åcqua è la prima ricchezza, un poetico
omaggio alla donna, onorata come gradevole sorgente di vita, amata di
un amore costruttivo, paragonato al solco per il quale passa la forza
essenziale dell’acqua.
Dove l’Acqua si fa Geroglifico: leggere
Leggere: avere un otre pieno d’acqua.
Come il liquido fresco che si trova nell’otre ristora il corpo così
la lettura, gustata in silenzio, scaccia l’aridità dal cuore.
Bibliografia:
NILO di Aldo Pavan ed. Magnus
Testo e ricerca di Manuela Caregnato
per
https://www.ilcerchiodellaluna.it
© 2007
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
nel maggio 2007
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