I
tre pianeti del femminile : La Luna, Venere e Proserpina
di Manuela
Caregnato

Cosa vuol dire essere donna?
Questa domanda vive nel cuore femminile sin dai tempi antichi.
Essere donna significa indubbiamente incarnare un mistero: madre, amica,
sorella, matriarca, ma anche donna impegnata, donna che lavora, donna
che lotta.
Se il maschile può essere rappresentato da una linea retta, indubbiamente
il femminile è una linea a curve, a tratti concava fino a sprofondare
sotto terra, a tratti arcuata fino a toccare le vette più elevate.
E’ interessante esplorare la variegata, complessa natura del femminile
attraverso quel magico strumento che è l’astrologia, che
nella sua rappresentazione della realtà si avvale di strumenti
che trascendono il tempo e lo spazio: i simboli e gli archetipi.
I simboli planetari che l’astrologia associa
per eccellenza all’universo femminile sono 3: Luna, Venere
e X .
Per quanto riguarda gli archetipi, quei principi primari che appartengono
all’inconscio collettivo, in cui tutta l’umanità si
riflette, essi sono moltissimi ed ogni cultura ha prodotto i suoi .
L’archetipo femminile forse più antico che l’uomo abbia
prodotto, è quello di Gaia,
o Madre Natura, intesa come Dea Madre, o Grande Madre, ampiamente testimoniato
dagli innumerevoli ritrovamenti di statuine risalenti ai tempi più
remoti, raffiguranti immagini femminili tondeggianti con grandi seni e
ventri fecondi.
E’ un archetipo questo, che affonda le sue radici in tempi davvero
lontani, quando per l’uomo fu naturale vedere nella natura stessa
la Madre di tutte le forme viventi, nonché l’origine della
vita e di ogni forma di sostentamento.
Il simbolo astrologico cui l’astrologia associa questa energia è
X, un pianeta intorno al quale ad oggi ancora gli astrologi si stanno
confrontando per chiarire quale sia e se sia stato effettivamente scoperto
o meno, ma di cui la prima astrologa ad ipotizzare l’esistenza fu
Lisa Morpurgo.
La Morpurgo attribuì ad X il significato di grande principio femminile
da cui scaturisce tutta la vita sul pianeta, e ne collocò la sede
primaria nel segno del Toro, accanto a Venere.
Il domicilio di X nel Toro equivale all’apparizione
della vita vegetale sul nostro pianeta, e l’amore per la natura
di questo pacifico e sensuale segno ci riporta proprio all’immagine
di Gaia, i cui seni sono le montagne e le colline, le cui foreste sono
la folta capigliatura, e i cui corsi d’acqua sono il ventre stesso
della Madre.
Si tratta di un’immagine di femminile materno indifferenziato, di
grande grembo fecondo, avvolgente ma anche fagocitante.
L’uomo in quel tempo era in balia di una Natura che amava e temeva
allo stesso tempo, sentendosi di fronte ad essa completamente impotente.
Madre natura era vista come un’energia potente, istintiva, padrona,
che può decidere per la vita e per la morte dei suoi figli.
Si tratta di un principio femminile ancestrale, il cui funzionamento si
vede molto bene nel mondo animale, dove la mamma addirittura abbandona
il suo cucciolo, se ritiene che non sia adatto alla sopravvivenza, e comunque
lo allontana non appena questo diventa autosufficiente.
Questo principio primario archetipico fa riferimento ad un tempo che storicamente
corrisponderebbe all’era del Toro, quando ebbe inizio nel pianeta
la cosiddetta vita organizzata in senso territoriale, che vide la nascita
del sistema dell’allevamento e della chiusura del territorio, forme
di organizzazione che garantivano la sopravvivenza e il sostentamento,
oltre che il benessere della gente.
Dunque X è l’utero, il contenimento, il nutrimento vero e
le altre due sue sedi sono Bilancia
e Sagittario, che rappresentano insieme
al toro i tre passaggi del femminile in termini di nutrimento: prima il
nutrimento di tipo fisico, poi il nutrimento attraverso la relazione (bilancia),
ed infine il nutrimento della conoscenza
spirituale e filosofica (sagittario).
L’altro grande e ben più noto simbolo del femminile in astrologia
è la Luna.
La luna ci parla di un passaggio dall’idea di un’unica grande
Madre a quello di una triade.
Passaggio che ebbe luogo nella fase più evoluta e relativamente
più recente dell’epoca che definiamo matriarcale. Il matriarcato
è una forma sociale la cui apparizione sulla terra si data approssimativamente
a 10.000 anni a.c. per arrivare fino a circa 3000 anni a.c., quando questo
venne progressivamente soppiantato da culture di stampo patriarcale.
Ma fu solo nell’ultima fase di questa cultura che si passò
dall’idea di un’unica grande madre, a quella di una triade,
rappresentata dalle tre Dee lunari, che simboleggiano i tre cicli della
luna, nonché del femminile:
la fanciulla, la madre e l’anziana, ovvero la luna crescente, piena
e calante.
Dunque la luna è l’altro pianeta del materno, insieme a X,
ma a differenza da esso, la luna ci rimanda ad un immagine meno indifferenziata,
più specifica nelle sue tonalità.
Possiamo associare le tre fasi della Luna ad altrettante Dee, o archetipi
appartenenti alla tradizione mitologica:
Alla luna crescente appartiene la categoria delle dee
vergini, ad esempio Artemide e
Kore della mitologia greca, la prima libera e selvaggia, la seconda innocente
e pura. Esse rappresentano un’immagine di femminile verginale che
racchiude in sé ancora tutte le potenzialità che si dovranno
sviluppare e dare frutti in seguito.
La luna piena è invece associabile ad archetipi
quali la greca Demetra, l’egiziana
Iside, l’induista Shakti o
l’africana Yemaya, la grande
madre natura che fa dono di sé attraverso la fertilità della
terra ed il raccolto. Essa è legata a un’idea di pienezza,
di maturità, di nutrizione e di fertilità. Rapportata alle
età della donna rappresenta la maturità, l’età
feconda della donna.
La terza fase è la luna calante,
che rappresenta la funzione del femminile in età più avanzata,
che è in grado di sostenere la vita attraverso la sua saggezza
e la sua conoscenza dei misteri. E’ la parte spirituale e magica
del ciclo lunare, e l’archetipo che meglio la rappresenta è
Ecate, insieme a Nut e Stige.
Ovviamente ogni donna ha un archetipo femminile, che è formato
da più strati, poiché tutte le figure femminili che incontriamo
collaborano a formarlo, ed ognuna di noi nel corso della vita avrà
modo di fare esperienza di diversi archetipi, a seconda dell’età,
delle scelte ed altro, e sarebbe estremamente limitativo rinchiudere sé
stesse in una sola struttura psicologica, specie se la trovassimo limitante.
Tuttavia l’astrologia ci insegna che ogni luna è legata ad
un modello archetipico di base che mette in rilievo determinate funzioni
e soprattutto determinati bisogni.
Distinguiamo diverse tipologie di femminile a partire dall’elemento
in cui si trova la luna.
Le lune d’aria sono legate ad un’idea di
femminile che non si identifica necessariamente nella maternità.
La luna d’aria ha bisogno di socializzare, ed in particolare di
percepirsi libera da obblighi famigliari.
L’archetipo per eccellenza della luna d’aria è nuovamente
Artemide, la dea arcera autosufficiente,
libera, in grado di porsi obbiettivi e di perseguirli. Essa rappresenta
un tipo di donna che vive a contatto con altre donne, le amiche, attraverso
la cui frequentazione lei stessa può rafforzare la sua identità
sessuale. E’ una luna molto sociale, che interviene volentieri a
difesa delle donne, come dimostrano alcuni episodi del mito. La luna d’aria,
specialmente aquario, corrisponde ad una tipologia di femminile che non
disdegna lo stato di single. E’ una donna impegnata socialmente,
che combatte per i diritti delle altre, qualcosa di molto differente dal
contenimento che normalmente si attribuisce alla funzione lunare.
La luna Bilancia pone un’accento particolare sugli ideali di giustizia,
e corrisponde ad un tipo di donna che può ben essere paragonata
all’archetipo dell’egizia Maat, Dea di giustizia e verità,
ispiratrice degli elevati ideali di questa luna. Anche Iside,
archetipo per eccellenza dell’anima compagna, ci riporta a quella
tipologia di donna , luna bilancia, che teme la solitudine e investe moltissima
energia nel costruire una relazione in cui trovare il proprio completamento,
il proprio scopo.
La luna Gemelli è più frivola, ama il flirt e la vita sociale,
ma di solito non è particolarmente impegnata. Molto più
interessata a fenomeni come la moda e il gossip, che alle battaglie sociali,
ha bisogno di intrecciare reti di rapporti all’interno dei quali
comunicare, scambiare informazioni, muoversi continuamente.
In qualsiasi caso la donna con luna d’aria può benissimo
sposarsi e anche avere figli, ma difficilmente troverà la sua realizzazione
nella maternità. Molto più facilmente la troverà
abbracciando i suoi ideali e militando nelle fila di qualche gruppo ecologista
piuttosto che in difesa dei diritti delle donne o dell’infanzia.
Questo è qualcosa che ogni luna d’aria dovrebbe sapere, per
evitare di cadere nella trappola dell’inadeguatezza o dei sensi
di colpa legati ad un modello sociale che vede la donna ancora fortemente
legata al ruolo di madre.
Questa tipologia lunare ha grosse difficoltà nell’impatto
con la realtà, che è sempre deludente e al di sotto delle
aspettative. L’altro grosso problema che si pone alla luna d’aria
è la difficoltà nel gestire la propria parte istintiva ed
in particolare la rabbia. Tuttavia ha un grandissimo pregio, che è
la capacità di amare senza creare dipendenza, lasciando liberi
gli altri, compresi i figli, di decidere per la propria vita.
La luna d’acqua invece è connessa ad archetipi di
Dee compassionevoli, emotive, a volte sacrificate.
Troviamo Estia, la luna nettuniana (luna in pesci o luna in dodicesima
casa) per eccellenza.
Estia è un archetipo molto particolare, fortemente legato alla
funzione spirituale, e fa pensare ad un percorso di crescita, un cammino.
Estia era la prima figlia di Saturno e di Rea, fu la prima ad essere ingoiata
dal padre e l’ultima ad essere liberata, e questo fa pensare ad
un periodo di chiusura, una prigionia che spinge a sviluppare facoltà
interiori. Infatti a differenza dalle altre Dee, Estia non vuole vivere
nell’Olimpo ma in un convento, dove ha una serie di ancelle, e conduce
una vita molto monacale.
Non vuole sposarsi e rifiuta pretendenti della portata di Apollo, mentre
ottiene da Zeus di diventare l’immagine del fuoco sacro, ed essere
presente in tutte le case, dove questo fuoco non deve mai spegnersi. Dunque
ci troviamo di fronte ad un tipo di donna che ha una capacità speciale
di introspezione, ma soprattutto è completamente distaccata dalle
regole sociali, in quanto non interessata minimamente alla forma. E’
una donna particolare, non comune, che ha bisogno di vivere la sua diversità,
di coltivare le sue sicurezze interiori, che la rendono del tutto indifferente
nei confronti dei canoni esterni, delle mode del momento. Spesso si tratta
di una donna ritenuta socialmente un po’ insignificante, che passa
inosservata. Un tipo di donna che va conosciuta, anzi colta nel suo lato
interiore più che esteriore. Un’altra Dea cui possiamo attribuire
caratteristiche proprie dell’elemento acqua è l’orientale
Kwan Yin.
Narra la leggenda che Kwan Yin era la figlia di un uomo ricco e crudele
che ambiva per lei a un matrimonio di interesse, volto ad aumentare il
loro prestigio sociale. Nella speranza di raggiungere l'illuminazione
spirituale, la dolce Kwan Yin disobbedì al padre, trovando rifugio
in un tempio, dove fin dall'inizio si fece apprezzare per il suo atteggiamento
gentile e caritatevole. Nondimeno, tale fu l'ira del padre, che la fece
uccidere. Ma in virtù delle buone azioni compiute durante la sua
breve vita, a Kwan Yin si dischiusero le porte del Paradiso dove l'avrebbe
attesa un'estasi eterna. Ma mentre si accingeva a varcare i cancelli del
Cielo, Kwan Yin udì un grido elevarsi dal di sotto. Era il grido
di una persona che soffriva sulla terra, il grido dì qualcuno bisognoso
del suo aiuto. In quel preciso istante, essa giurò di non abbandonare
il mondo degli uomini fintanto che tutti, nessuno escluso, fossero stati
ancora in preda a tormento e dolore. In seguito a questa promessa, Kwan
Yin fu trasformata in una dea, cui si attribuì la facoltà
di guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo
altresì madri e figli ridotti alla disperazione, e addirittura
i marinai sorpresi dalla burrasca.
Si tratta anche qui di una luna nettuniana, o anche una luna in sesta
casa, che corrisponde a un tipo di donna che si realizza nell’aiutare
gli altri, attraverso professioni paramediche o comunque legate alla guarigione,
alla terapia, la cura della salute degli altri. E’ una donna che
può sacrificare molto di sé, in virtù di un ideale
o di un credo spirituale.
Diversa è, nell’ambito delle lune d’acqua, la luna
scorpione.
Questa è una luna misteriosa, che possiede un intuito e una capacità
introspettiva non comuni. La donna con luna scorpione ha un che di carismatico,
è molto erotizzata e un alone di mistero e segretezza la circonda.
Il suo bisogno primario è andare a fondo di tutte le cose. Le figure
archetipiche che più si avvicinano a questo tipologia di femminile
sono Ecate, per quanto riguarda l’aspetto introspettivo, la capacità
di sondare gli strati più nascosti della psiche, e l’intuito
potente. La cretese dea serpente per quanto riguarda l’aspetto sessuale
e di trasformazione che sempre accompagna le tematiche scorpioniche. Ma
la luna Scorpione può anche diventare una Kalì, la dea induista
che incarna l’aspetto distruttivo della natura. In ogni caso questa
è una luna che dà un talento naturale per la psicanalisi
e per tutti i percorsi di crescita e trasformazione.
La luna Cancro invece è nella sua sede primaria, il suo domicilio.
Darà quindi un tipo di femminile che si riconosce primariamente
nel ruolo di madre. L’archetipo più noto nell’area
mediterranea e occidentale è Demetra,
la Cerere greca. Demetra rappresenta l’istinto materno per eccellenza,
che si realizza nella gravidanza e nel nutrire i propri figli, che diventano
la parte più importante della vita. E’ un tipo di donna estremamente
nutriente, generosa, presente, contenitiva, sinanche all’abnegazione
di sé a favore dei figli. L’ombra di questo archetipo è
però assai pesante, come possiamo vedere nel mito che la vede in
relazione alla figlia Persefone.
Quando Persefone infatti si reca nel regno dell’Ade, la Dea delle
messi e dell’agricoltura smette di dare frutti e nella terra la
natura muore. Allo stesso modo la donna troppo identificata nel ruolo
della maternità crea attaccamenti e legami che impediscono ai figli
di crescere. Non solo, quando questi inevitabilmente crescono e auspicabilmente
scelgono la loro strada, questo tipo di donna non trova più un
significato per la propria vita. Spesso trascura anche il marito, la relazione
di coppia, nonché il resto del mondo, e non coltiva nessun interesse,
unicamente impegnata a creare nuove ricette e mettere in atto nuovi ricatti
psicologici con cui tenere i propri figli legati a sé.
La donna di questo tipo ha bisogno di capire che può direzionare
il suo potente istinto nutriente e materno anche in mille altre direzioni.
Può nutrire un progetto, un orto, gli amici, i figli degli altri,
un’opera d’arte e anche un’intera comunità, specie
se questa luna si trova nelle case più alte dello zodiaco. E può
scoprire che si può essere madri anche di qualcosa di più
grande, mettendo a disposizione dell’umanità cotanto potere
nutritivo, come fecero molte Demetre, che si dedicarono a cause di più
ampio respiro e portata della mera sfera famigliare
Sempre nella sfera archetipica della dee madri troviamo la luna in Toro,
luna di terra riconducibile ad una tipologia di donna
tradizionale, amante della casa e della famiglia, della buona tavola e
dei piaceri. E’ un tipo di donna forse non particolarmente emancipata,
ma molto rassicurante. Questa donna ha bisogno di costruire le sue sicurezze,
spesso basate su una vita tranquilla, fatta di consuetudini che ama, e
di piaceri a cui non può rinunciare. La sua ombra sono gli attaccamenti,
che analogamente alla luna cancro possono trasformarla facilmente in una
“donna ragno” che imprigiona i suoi figli e l’intera
famiglia nella sua tela, disposta ad uccidere anziché lasciar andare.
Le lune in vergine e soprattutto in capricorno invece corrispondono ad
una tipologia di donna che possiamo identificare nell’archetipo
della greca Atena. La presenza di
forti valori saturno che gravitano intorno alla luna fa di queste donne
un genere che rinnega la fragilità e si identifica in una psiche
di tipo maschile. Ma vediamo l’archetipo: Atena nasce già
corazzata e adulta dalla testa di Zeus, e questo fa pensare all’assenza
totale di una madre, e di un’ infanzia. E’ un tipo di donna
competitiva, ambiziosa, corazzata appunto. C’è una sorta
di indurimenton che dà l’illusione di proteggere la parte
morbida, quella vulnerabile. C’è qualcosa che è mancato
totalmente, una sorta di amputazione del femminile.
Atena infatti ha una grossa difficoltà nel contatto con le donne,
come dimostra quel terribile episodio del mito dove addirittura uccide
Aracne per aver perso in una gara con lei. La sua storia più difficile
è quando condanna Medusa, una sua ancella, a diventare Gorgone,
dopo che questa viene violentata da Poseidone in un boschetto a lei sacro.
E’ un tipo di donna che teme la fragilità, associandola all’energia
femminile.
Preferisce il contatto col mondo maschile, mentre condanna sempre il mondo
femminile. Zeus le dà in eredità il suo logos, che è
un’immagine di obbiettività, di capacità che però
è solo mentale, che non ha nulla a che fare con il cuore. Oggigiorno
incontriamo molte donne Atena, specie nel mondo del lavoro.
Ambiziose, competitive, arriviste, sfoderano la grinta di un uomo e spesso
sembrano purtroppo una caricatura del maschile. Il bisogno profondo, quanto
inconsapevole, di queste persone è proprio quello di recuperare
la propria parte femminile, ritrovare il contatto con l’infanzia
e con il mondo delle madri. La loro emotività è completamente
bloccata, conseguenza della deprivazione affettiva vissuta nell’infanzia,
tale per cui questo tipo di donne ha rinnegato la loro parte sensibile,
allo scopo di proteggersi dal dolore. Il percorso necessario è
quello riportare quell’acqua che Saturno ha prosciugato, quella
sensibilità, quella morbidezza ed accoglienza, prerogativa del
femminile, che riapre la strada del cuore. E’ importante per queste
donne comprendere e perdonare, recuperando quel rapporto col materno che
è mancato, che permetterà loro di riappropriarsi di tutta
la parte istintiva ed intuitiva completamente negata.
Sempre nell’ambito delle lune di terra troviamo un’altra tipologia
di luna e quindi di donna. Si tratta di colei che si identifica nel matrimonio,
nello stato sociale e nella posizione che da ciò deriva.
Più cinica di quanto sia romantica può essere una luna di
terra, ma non necessariamente, più facilmente si tratterà
di una luna in decima casa, quella del capricorno, oppure in settima.
L’archetipo di questa luna è la greca Era, la moglie di Zeus
dea del matrimonio.
Moglie fedele ed ineccepibile, pensa al matrimonio fin da piccola, sebbene
ciò che la interessa non sia tanto l’amore, quanto la garanzia
di privilegio sociale e di sicurezza.
Era è la sposa di Zeus, il quale diventa re dei cieli proprio grazie
a questo matrimonio.
Le rimane fedele per i trecento anni del loro viaggio di nozze, ma poi
riprende a tradirla a più non posso, suscitando la gelosia vendicativa
della consorte.
La collera di Era è raccontata in moltissime storie del suo mito,
dove appare evidente come lei non se la prenda mai con lo sconsiderato
marito, ma con le rivali e i loro figli.
Ciò che le interessa è salvare il matrimonio e ciò
che la fa arrabbiare è l’oltraggio a questa istituzione,
prima ancora del fatto di essere tradita.
E’ un tipo di luna che vede un miscuglio tra i valori gioviali e
quelli saturnali.
Da una parte Giove come desiderio di crescita e arricchimento attraverso
il matrimonio. Dall’altra Saturno che impone le sue regole, la rigidezza,
la struttura e anche una certa durezza di cuore. E’ un tipo di donna
che aspira a sposare un uomo importante, che le garantisca una realizzazione.
Poi però viene fuori inevitabimente tutta la sua competitività
e l’incapacità di accettare questo ruolo, spesso anche la
delusione e l’amarezza.
E’ un tipo di donna che per motivi socio-culturali e sicuramente
anche psicologici, legati al tipo di educazione ricevuta, tende a proiettare
la sua realizzazione in un uomo, spesso idealizzato, che diventa il centro
della sua esistenza, a scapito anche dei figli, che la percepiranno con
molte probabilità come una madre anaffettiva e piena di regole.
In termini psicologici la proiezione è un fenomeno che si associa
all’incapacità di introiettare i propri potenziali, che vengono
quindi proiettati fuori da sé, e che l’astrologia individua
in particolar modo negli aspetti difficili, specialmente la quadratura.
Il lavoro da fare in questo caso è prendere coscienza che queste
funzioni, o energie (saturno e giove) proiettati fuori da sé stessi,
chiedono solo di essere recuperati, attraverso un lavoro sulla propria
autostima e sulla propria capacità di autosostentarsi.
Solo allora la donna Era può abbracciare la dimensione più
elevata del suo archetipo, che è il matrimonio sacro, che pur soddisfacendo
appieno il bisogno di essere sposata, tiene anche in grande considerazione
la relazione stessa, l’aspetto sessuale, la famiglia, il concetto
di parità e di scambio, la crescita all’interno del matrimonio,
attraverso l’assunzione da parte di ognuno della propria parte di
responsabilità.
Le lune di fuoco invece appartengono
ad una tipologia di donne che ha un grandissimo bisogno di esprimersi,
di emergere. Il fuoco infatti lavora sul piano dell’identità
e queste lune sentono più che mai forte il bisogno di affermarsi,
di crescere, di suscitare ammirazione, di lasciare una traccia del loro
passaggio.
Si tratta di donne dal temperamento istintivo e passionale, molto reattive
e spesso competitive, focose appunto.
Delle tre la luna in ariete è la più reattiva. Combattiva,
rapida, intuitiva, questa donna è un’avanguardista cui vanno
molto stretti i ruoli tradizionali di moglie e di madre. E’ una
donna spesso in carriera che dispone di una buona dose di energia maschile
che va semplicemente accettata. L’archetipo che più si avvicina
a questa tipologia di femminile è la dea induista Durga, regina
invincibile delle battaglie. Il mito la rappresenta con dieci braccia
tutte armate, mentre cavalca una tigre, una vera amazzone combattiva e
coraggiosa, pronta a tutto per difendere la sua autonomia.
La luna in Leone, come anche il sole, è particolarmente autocentrata.
Il suo bisogno più grande è sentirsi unica e speciale, apprezzata
e creativa.
È la luna dei grandi gesti, magnanima e generosa, calda, entusiasta
e ottimista.
C’è un grande orgoglio in queste donne, che portano avanti
una grande sicurezza in sé stesse (salvo lesioni).
La loro caratteristica più evidente è proprio questa solarità,
questa capacità di corroborare il cuore di chi le circonda, infondendo
fiducia e ottimismo anche negli animi più depressi. Corrisponde
ad un tipo di donna indipendente, ma al contempo una capo-clan cui tutti
fanno riferimento. La sua generosità la rende molto adatta all’insegnamento
e a quel genere di attività cosiddette “motivazionali”.
Come una moderna Cibele, Dea anatolica
della fecondità e della natura selvaggia, attraversa il suo territorio
con una corona d’oro sul capo, a bordo di una carrozza trainata
da leoni, mentre tutti i suoi devoti celebrano la sua grandezza con esplosioni
di euforia e di gioia.
La Luna Sagittario spinge fortemente a crescere, a progredire sempre verso
mete future.
Ha bisogno di libertà, di avventura, di esplorazione, e se non
viaggia con il corpo, deve comunque farlo con la mente, estremamente fantasiosa.
E’ una luna molto idealista, forse un po' credulona, ingenua e a
volte anche fanatica. E’ la luna della missionaria per eccellenza,
di colei che sente di avere una verità e sente il bisogno/dovere
di trasmetterla ad altri. E’ una donna sempre in movimento, se non
sul piano fisico almeno su quello mentale, sempre pronta a partire per
nuove mete.
Il suo archetipo è Sophia,
l’aspetto femminile del divino che porta avanti il valore della
saggezza e della conoscenza superiore.
Dopo aver esplorato l’universo femminile nelle sue simbologie lunari,
possiamo prendere in considerazione il terzo pianeta del femminile, Venere.
Mentre la luna pone l’accento sui bisogni che caratterizzano una
donna anziché un’altra, con venere ciò che conta sono
i valori, ovvero il personale grado di autostima, il codice etico cui
ognuna di noi fa riferimento, la scala dei valori, in parole povere ciò
che piace ad una persona.
L’archetipo di Venere è ovviamente Afrodite,
la bella Dea dell’amore, della bellezza e del piacere.
Afrodite è una cosiddetta dea alchemica e benchè abbia qualcosa
in comune con le dee vergini e le dee vulnerabili, non appartiene a nessuno
di questi gruppi.
Ciò che la separa totalmente e definitivamente dalle simbologie
lunari è il fatto che Afrodite non è spinta dal bisogno,
non fu mai vittima, né mai soffrì.
Afrodite rappresenta la scelta, e il solo principio che lei persegue è
quello del piacere.
Venere è il principio femminile al pari della Luna, ma è
il meno conosciuto perché 2000 anni di patriarcato e di religioni
di stampo maschilista ne hanno causato un soffocamento, specie nella sua
simbologia sessuale. Il patriarcato infatti ha avuto come risultato la
scissione del femminile in due parti: la madre e la vergine.
Da questo è stata completamente amputata la funzione sessuale,
che poteva essere vissuta dalla donna solo all’interno del matrimonio,
allo scopo di riprodursi, oppure prima del matrimonio o fuori da esso,
con tutte le conseguenze che questo comportava e ancora purtroppo comporta
in molte culture sociali e religiose contemporanee.
Afrodite invece incarna il principio del piacere, lei ama per il piacere
di amare, e sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subisce mai le altrui
scelte.
Il mito la descrive con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque
lei scelga di amare, facendo dono della sua bellezza e del suo amore,
fine a sé stesso.
Mentre la luna desidera appartenere (famiglia, radici, patria), ricerca
la fusione e cerca di riprodursi come possibilità di piantare le
sue radici, e appagare il suo bisogno di sicurezza emotiva, per Venere
la gratificazione personale è legata al suo valore ed al fatto
di scegliere. Ed è proprio questo che la rende irresistibile: lei
incarna l’amore, prima di tutto per se stessa, poi verso gli altri.
Afrodite basta a sé stessa e questo nel mito è evidente
perchè nonostante le innumerevoli relazioni, ed il matrimonio con
il dio dei fabbri, Efesto, lei si comporta fondamentalmene come una single.
Mentre la Luna ricerca e crea dipendenza e fusione emotiva, la relazione
per Venere è basata sullo scambio e sull’indipendenza reciproca.
Infatti nonostante abbia figli, Afrodite non viene mai identificata come
madre, tant’è che i suoi figli vengono allevati dai padri.
Attraverso lei, la relazione si trasforma nella grande opportunità
per conoscere sé stessi, e contemporaneamente per produrre unione,
come vuole il domicilio primario di Venere, Bilancia,
settima casa. Questa casa di relazione e questo segno d’aria ci
insegnano che per entrare in una vera relazione di scambio paritario occorre
che due identità complete e autosufficienti si incontrino, accettando
anche le diversità intrinsteche nella coppia. Non è una
relazione di tipo fusione quella che ci viene qui proposta, ma una relazione
basata sullo scambio mentale e la maturità psicologica, come vuole
l’elemento aria.
Altra cosa che la distingue dalle simbologie lunari è che Afrodite
non mostra nessuna indecisione nell’esprimere la sua attrazione.
Lei non attrae per ciò che offre, ma per ciò che è,
ed è proprio questo suo essere vera che produce la grande attrazione.
Lei non fa nulla per essere amata, bensì incarna l’amore,
elargisce questo sentimento senza aspettarsi che arrivi dall’altro,
come se permettesse all’altro di sperimentarlo attraverso lei.
La compassione di sicuro non le appartiene, persino nel rapporto con i
figli.
Quello che lei porta avanti è un modello di amore adulto, dove
nessuno deve qualcosa all’altro, e ciò che tiene legate due
persone non potrà mai essere una firma. Non a caso Era, dea del
matrimonio, è in eterno conflitto con lei.
L’amore per Venere dunque può anche dare gioia agli altri,
ma assolutamente non dipendenza.
Gli uomini con cui si rapporta appartengono sia al regno delle divinità
che a quello degli umani indifferentemente, ciò che conta è
il suo desiderio e la sua scelta, che deve prima di tutto gratificare
lei.
In questo senso Venere è fortemente legata al concetto di valore
personale, e quindi al proprio grado di autostima.
Ci sono due tipi di autostima: quella legata all’essere , e quella
legata al fare, che più che altro diventa una compensazione di
ciò che non si ritiene di essere, ossia meritevoli di amore.
Naturalmente Venere riguarda l’autostima dell’essere, quella
sana autostima per cui si sente di avere un valore indipendentemente da
quanto succeda all’esterno.
Venere si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio.
Infatti le forme di dipendenza in amore corrispondono sempre ad una venere
lesa, cioè carente di autostima.
Venere è tutto questo ma è anche molto di più : è
tutto ciò che piace, che porta gratificazione, che fa innamorare,
che porta alla conoscenza di sé e del proprio valore.
Nella prima parte della vita normalmente questo spazio è quasi
interamente occupato dalla relazione di coppia, ma in seguito, se la personalità
è sana ed equilibrata, Venere ci conduce a scoprire tutti gli altri
spazi di gratificazione e piacere che possono riempire la nostra vita.
Così facendo contribuisce anche nel deresponsabilizzare la relazione
da un compito anche troppo pesante, quello di fornire tutte le gratificazioni
di cui si ha bisogno, cosa che nessun essere umano è in grado di
fare da solo.
Venere non è investita del ruolo della relazione, ma dell’autodefinizione
attraverso la relazione.
L’amato può essere un oggetto, un ideale, qualsiasi cosa
sia lo specchio della nostra anima.
Per scoprire questa dimensione della psiche è necessario rifiutare
i valori collettivi e cercare i propri valori autentici e individuali,
proprio come Afrodite che nel mito più e più volte si scontra
con la morale collettiva.
In questo senso si dice che Venere sia anche legata al concetto di etica.
L’etica di Venere è assolutamente legata ai valori personali,
certamente non alla morale o alle religioni.
La sua etica riguarda il rapporto con la propria interiorità mentre
la sua bellezza è qualcosa che va al di là del concetto
estetico.
La bellezza per Venere ha molto a che fare con l’armonia. Se per
i greci questa armonia riguardava principalmente le forme, per Venere
si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici.
Dunque il significato di Venere è scoprire sè stessi riflessi
in ciò che si ama.
Tuttavia Venere ama la luce del sole, e tutto ciò che fa avviene
alla luce del sole.
Anche per questo viene definita la dorada, l’aurea, al di là
dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati
da Efesto.
Venere rappresenta il principio di attrazione, la capacità di attrarre
nella propria vita tutto ciò che dà piacere e fa star bene.
Come ogni donna vivrà questo archetipo, dipende dal modo in cui
esso è stato introiettato nella psiche durante il primo contatto
d’amore e di piacere, quello con la figura materna.
Il non essersi sentiti amati, accettati ed accarezzati corrisponde ad
una lesione di Venere, dove diventa necessario recuperare un principio
del piacere che può essere stato congelato (Venere Saturno), o
manipolato (Venere Plutone), razionalizzato (Venere Urano) o addirittura
associato al dolore e al sacrificio (Venere Nettuno).
Qui si tratterà allora di smontare dei meccanismi di difesa che
impediscono di fare la cosa più naturale per un bambino come per
un adulto sano: riconoscere immediatamente ciò che piace, fa stare
bene e quindi dà piacere.
Ma vediamo come si esprime questo principio del
piacere a seconda del segno ed elemento di appartenenza.
Venere nell’elemento di fuoco si lega in particolar
modo alla ricerca della propria identità, e può diventare
una grande alleata del Sole per far ritrovare sé stessi.
La donna con venere di fuoco ama essere unica e speciale, vuole tutta
l’attenzione. Ciò che la gratifica davvero è la conquista,
specie se è in Ariete. Il fuoco consuma tutto subito e deve essere
alimentato in continuazione, quindi ci saranno grandi passioni, slanci,
gesti eclattanti, ma questa venere non è fatta per durare, ma solo
per bruciare. C’è molto amore per la fisicità, mentre
fatica parecchio a rapportarsi con la normalità del quotidiano
e ha bisogno di tenere sempre viva questa fiamma, con qualcosa che la
faccia continuamente innamorare. In Leone ci può essere una grande
passione per il teatro e lo spettacolo. In Sagittario è l’immaginazione
a giocare un grande ruolo, e gli spazi inesplorati della mente.
Tutte e tre per stabilizzarsi hanno bisogno della terra, elemento che
aiuta questo fuoco a durare nel tempo.
Nell’elemento d’acqua Venere si arricchisce
di sensibilità.
In Cancro ha una sua sede e qui ama sentirsi accogliente, dolce e tenera.
Empatizza con gli altri ed entra in una relazione che ha molte sfumature
lunari. Nello scorpione si trova opposta ad una sua sede e si erotizza,
si tinge di intensità e di passionalità estrema dove tende
a gestire, anzi manipolare l’oggetto del suo amore. E’ una
grande stratega che ama il dramma e farebbe bene a rivolgere l’energia
in direzioni diverse dalla relazione. In Pesci è molto sensibile,
empatica ma sufficientemente distaccata. Se non è lesa può
trarre un gran piacere nell’aiutare gli altri, condividere, ascoltare,
sorreggere. Purchè non le si chieda un coinvolgimento emotivo di
cui non è capace.
Venere nell’elemento d’aria ha una sua sede,
in Bilancia, dove viene fuori molto come ricerca di armonia, di bellezza,
di raffinatezza, ma anche come correttezza ed equità nei rapporti.
L’aria ama comunicare quindi c’è bisogno di molto contatto
sociale, di scambio. L’aria è legata ai processi della mente,
quindi qui rifugge la fusione mentre ama molto la leggerezza, il movimento,
il cambiamento. Specialmente Venere in Gemelli ama il divertimento, la
mondanità, ha un vero gusto per il flirt.
In Aquario è quasi inafferrabile, abbraccia ideali di libertà
e tolleranza ed è più portata per l’amicizia che per
la vera relazione di coppia.
Certamente le emozioni non sono territorio dell’aria, e ci può
essere una vera difficoltà nell’affrontarle, cosa che può
spiazzare parecchio una venere che appartiene ad un altro elemento, tuttavia
potrà imparare dall’aria una grande qualità : il distacco.
Nell’elemento di Terra invece Venere si fa concreta
e il suo modo di dimostrare affetto consiste nel fare qualcosa per l’altro.
Non è particolarmente comunicativa né dialettica, ma è
il tipo di donna che in caso di bisogno non manca mai di dare il suo supporto.
Teme la dipendenza emotiva, quindi rifugge l’idea di fusione, ma
questo non significa che sia fredda.
La terra non è fredda, è semplicemente discreta.
In Toro ha una sua sede e viene molto fuori come spirito godereccio, che
ama tutto ciò che i suoi acuti 5 sensi le propongono. Ha un grande
bisogno di contatto fisico e ama i piaceri della vita, ma tende a esercitare
il possesso.
In Vergine ama sentirsi utile, anzi fa di tutto per rendersi indispensabile,
e così maschera la sua insicurezza, salvo scoprire che naturalmente
nessuno è indispensabile.
Nel Capricorno è letteralmente terrorizzata dal coinvolgimento
emotivo e crea una serie di barriere.
Il suo obbiettivo è l’autonomia anche sul piano affettivo,
e farà di tutto per ottenerla.
Ovunque si trovi, che si tratti di un sua sede o meno, quando Venere è
lesa cercherà sempre compensazione o nell’intelletto o nell’iperefficienza.
Di fatto l’unica possibilità vera per recuperare l’autostima
e l’amore di sé che Venere propone, è riuscire a riconoscere
ciò che ci piace e ci procura piacere, ciò che ci dà
gioia e ci fa innamorare davvero, dalle cose piccole di ogni giorno alle
più grandi.
Il fatto di riuscire a riconoscere questo e quindi a stabilire la propria
personale scala di valori renderà qualsiasi donna capace di scegliere
e portare nella sua vita ciò che è buono per lei.
In questo senso Venere è la più grande alleata di ogni donna
perché ci fa dono il dono più grande: la libertà.
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