Del riflesso di Atena
Del riflesso di Atena
Splendono
I tuoi occhi
Verdeazzurri
Quando,
Con rapido lampo,
Trafiggi
Indifeso
Chi si espone
Al tuo sguardo
Del tuo pensiero
Non è facile cogliere
L'origine prima
E fino a che punto
Sa fendere
Il manto della notte.
E certo dal padre
Ti viene la cuspide affilata
Del tuo giudizio
E l'implacabile
Sete
di scontro
E di vittoria.
Ma certo si inganna
Chi di Afrodite
La grazia e il potere
Non sa vedere
Quando si schiudono
come fichi maturi
Le tue umide labbra
E gli occhi si allentano
Al richiamo di Eros
Dei giochi amorosi
fremono
I tuoi fianchi
Inesausti
E ad assalti infiniti
Di onde sonore
Si offrono ampie
Le chiare sabbie
Dei tuoi turgidi seni
Ma di Era sovrana
Non sfugga
il potere e l'incanto
Nelle tue bianche braccia
Che voluttuose avvolgono
E stringono
in vincoli sacri
Funesti
se, incauto,
volessi tradirli
Di Era
Il portamento
non puoi smentire
se anche volessi
quando
con un gesto misurato ed ampio
incedi e ti siedi
e tutti si volgono
- anche non conoscendoti -
a chiedere chi tu sia
Ma le natiche
strette e scattanti
non trascurare.
e di Artemide
Indomita
non ti sfugga
L'indole selvaggia
L'adolescente disprezzo
per ogni capestro
E bada
di non voler cacciare
Colei
da cui saresti cacciato
Le sue fughe
inoltre
improvvise
non ti colgano
impreparato
perché già lontana
tra i boschi
è Colei
che adesso, ancora,
avevi al tuo fianco.
Di Ecate antica,
riverbera un'eco
quando
- nella notte più fonda -
ti cerco
per vedere lontano
dove partono strade
che divergono al bivio
e stretto alla gola
dal dubbio che incalza
levo la voce
al tuo intatto silenzio
E di Persefone, ancora,
non eludere il tratto
Quando
Rapita
Da neri
cavalli furiosi
inghiotte
il regno inaccessibile
di ombre incorporee
e di remoti fantasmi
Ma, come Euridice,
sa cogliere il canto
del poeta divino
che a rischio
della sua stessa vita
osò scendere
al regno dell'Ombra
al suono
di una limpida corda
di una luce sottile
A questa donna
A questa vera donna
intreccio di dee
Accostati
Con animo grato
E non senza timore
Perché violente e terribili
come tenere e dolci
sono le forze
che abitano
i suoi recessi
e si distendono
sulle membra odorose
E non ti avvenga,
come a Paride incauto,
di scegliere
l'una
senza onorare
le altre
se in danni funesti
non vuoi incorrere
e che
dolgano
al solo narrarli
Testo poetico di di Omericchio
pubblicato per il www.ilcerchiodellaluna.it nel luglio 2009