Dea del parto Atzeca
Le dee che presiedono la nascita sono molte in ogni tempo e in tutte
le culture.
Sono le grandi dee madri della vita e della morte, Ishtar, Kali, Eva,
Tlazolteotl, Sheila na Gig consapevoli che la donna portando la vita,
porta anche la morte nel mondo. O sono dee-levatrici come Artemide-Diana,
Lucina, Egeria, la lappone Madder-Akka o ancora sono dee creatrici come
Gea, l’australiana Kunapipi( il serpente arcobaleno), la sumera
Mami, o l’africana Mawu.
Vengono venerate come divinità molte dee che rappresentano tutti
i momenti e i passaggi importanti della maternità. Abbiamo così
Nagar-Saga attributo della sumera Mami che ha il compito di sovrintendere
alla formazione del feto, la dea lappone Uks che aveva il potere di
decidere il sesso del nascituro, l’egiziana Shait e la romana
Carmenta che predicono il destino del neonato, l’irlandese Ain
assicurava che nessun bambino venisse considerato illegittimo. A Roma
Intercidona, Pilumnus e Deverra proteggono la puerpera dopo il parto
dalla crudeltà del dio Silvanus, mentre Cunina e Carna proteggono
le culle e i primi delicati mesi del bambino. Statina proteggeva i primi
passi e Fabulinus le prime parole, di nuovo Carna, Educa e Potina erano
le tre dee del nutrimento.
Ogni singolo passaggio era presieduto da un’entità divina,
una forma embrionale di psicologia. Le divinità avevano il compito
di regolare e contenere lo sprigionarsi di emozioni nei momenti rituali
di passaggio, tra i quali la maternità riveste per le donne un
ruolo centrale.
Vediamo allora come tutte queste dee e le innumerevoli altre che possiamo
rintracciare nella mitologia rappresentano con le loro storie degli
insegnamenti che vanno oltre le singole culture per costituire un messaggio
valido anche per le donne di oggi.
Leggiamo ora le storie più significative:
Sheila na Gig
La dea celtica Sheila na Gig è una delle grandi dee della Vita
e della Morte. Il suo nome significa Vecchia, il suo corpo è
quello di una donna anziana e deforme, viene rappresentata nell’atto
di divaricare con le mani la sua vagina, di autoesibirsi ridendo (come
la greca Baubo). Essa racchiude in sé le contraddizioni umane,
la vecchiaia e la nascita, il riso e la passione, la deformità
e il potere.
E’ un simbolo del potere delle donne di partorire, di dare alla
luce con fiducia le proprie creature, della capacità e della
confidenza che una donna può avere con il proprio corpo e anche
dell’estrema plasticità di un corpo femminile. E’
davvero un simbolo potentissimo !
Artemide- Diana
Queste due grandi dee mediterranee, greca la prima, romana la seconda,
hanno assimilato nei secoli molte dee anteriori, divenendo quindi particolarmente
rappresentative.
Artemide è una dea vergine, dea della luna, sorella di Apollo,
appena nata aiutò la madre Leto a partorire il fratello, divenendo
così la sua levatrice. Artemide è la Signora della selvaggina,
dea delle selve e degli animali, una dea cacciatrice e violenta, dea
della freccia e dell’arco, dalle furie improvvise e mortali. Uccideva
tutti coloro che osavano uccidere animali femmina incinte o cuccioli
appena nati.
Artemide è la forza della creazione, come Artemide-Ilizia viene
invocata dalle partorienti perché assicuri loro un parto facile
o una rapida morte, le donne trovavano sollievo nella credenza che lei
le assistesse, come assisteva tutti gli animali femmina assicurando
loro un parto facile e indolore. Rappresenta il lato selvaggio e istintuale
del parto e aiuta a liberarlo. Rappresenta anche la transizione violenta
della separazione del neonato dall’utero e della madre dal figlio
che avviene nel momento del parto. Rappresenta quella particolare confidenza
con l’inconscio che hanno le donne in gravidanza, con la loro
“selva interiore”, quello stato di grazia che le fa essere
“vergini”, una in se stessa, e la furia che le donne esprimono
e sentono al momento del parto che le rendono temibili e venerabili.
Come dea “dell’arco e della freccia” rappresenta la
capacità delle donne di raggiungere i loro obiettivi, anche mediante
l’uso di una giusta aggressività. Molte sono le sue dee-aiutanti:
Egeria, l’ispiratrice e profetessa; Lucina, la dea levatrice,
a volte considerata immagine di Giunone, ma anche associata a Diana,
la dea che “porta la luce”, partum producat in lucem, associandola
alla luna (Selene). La fase lunare in cui il nascituro era stato concepito
era di grande importanza nell’antichità, poiché
determinava la scadenza del termine della gravidanza, calcolando a partire
da essa la decima luna.
Come Artemide di Efeso, rappresentata con innumerevoli mammelle era
il simbolo della fertilità e del potere nutritivo della Madre-Terra.
Mami
Per i Sumeri la Creatrice di tutte le cose era l’onnipotente “Madre
di tutti”, Mami, la regina della terra coronata da lapislazzuli.
Come un vasaio, la dea mescolò dell’argilla al di sopra
dell’abisso cosmico in modo da formare quattordici immagini di
se stessa, allineandole in due file, sette alla sua destra e sette alla
sua sinistra; tra le due file Mami pose un mattone cotto, poi pronunciò
degli incantesimi vivificatori sopra alle immagini di argilla, ed esse
divennero vive: quelle alla sua destra come uomini, quelle alla sua
sinistra come donne; gli uni e le altre erano fatti a sua immagine.
Per questo aveva l’attributo di Nindun, la “Signora della
Procreazione”.
Il mattone simbolico di Mami serviva da guanciale alle donne sumere
quando, durante il travaglio partecipavano al potere creativo della
madre. Esse la invocavano durante il parto, Mami era particolarmente
sensibile alle donne che la invocavano per il secondo figlio. Qualsiasi
lavoro delle donne era un’immagine della creatività materna.
Tutelava la proprietà terriera ed era una dea guerriera, pretendeva
che una parte di terra in ogni campo coltivato venisse lasciato incolto.
Mami veniva raffigurata a cavallo di fieri leoni, ornata dei gioielli
del suo popolo.
Rappresenta la fierezza e la creatività delle donne.
Testo e ricerca di Emanuela Geraci
per il Cerchio della Luna © 2007
inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
nell'aprile 2007.
Bibliografia:
“Le donne nei miti e nelle leggende” dizionario delle dee
e delle eroine” di Patricia Monaghan, Red Edizioni