Femminile
Parole e versi che ci hanno ispirato nel mondo del femminile


LE FASI OLISTICHE DEL TRAVAGLIO

Testo di Whapio Diane Bartlett , traduzione italiana di Martina Rinaldi



IMBARCO
(Travaglio iniziale / fase latente)


Il travaglio è un viaggio. Spesso la preparazione è elaborata, cosciente e intensa.
Generalmente c’è un rituale importante di preparazione che precede l’evento in sé. Lo chiamiamo “preparare il nido”, la madre si muove in uno slancio finale di azione, prendendosi cura di tutti i dettagli… i vestiti sono puliti, il congelatore è pieno di provviste, la casa è uno specchio, ogni cosa è in ordine.
Preparare il nido è parte dell’Imbarco. La madre sente che il travaglio è vicino. Forse le contrazioni o la perdita di un poco di tappo mucoso le hanno suggerito che il suo viaggio sta per iniziare. E poi, effettivamente, inizia.
L’Imbarco è anche il momento in cui una donna realizza che il travaglio è davvero lì. La madre è eccitata, forse un po’ nervosa, si preoccupa del benessere dei suoi cari e di aver fatto il necessario perché siano ben accuditi mentre lei non ci sarà. All’inizio del viaggio è possibile che chiami la famiglia per congedarsi oppure, dipende dalla sua cultura e dalla sua disposizione, può silenziosamente allontanarsi con il partner e i compagni. È a questo punto che – di solito – avvisa chi di dovere. Se ha previsto di partorire in casa chiamerà la sua ostetrica, che arriverà subito o più tardi a seconda dei desideri della madre. Se ha previsto di partorire in ospedale o in un centro nascita, avviserà i suoi referenti e resterà a casa fino al successivo segnale di cambiamento. Spesso le mamme desiderano prendere confidenza con le sensazioni che offre loro il corpo prima di entrare in relazione con chi le assisterà al parto. La maggior parte delle donne è consapevole che a questo punto il travaglio è in una fase ancora iniziale, c’è eccitazione, e le energie vengono gestite al meglio. In questa fase la madre ha spesso voglia di parlare e condividere le sue impressioni man mano che viene “spostata” dalla realtà. Può essere particolarmente chiacchierona e riferire dettagliati resoconti su ogni contrazione o sensazione. È generalmente ben centrata, mentre qualcosa dentro la tira e la modella; le sensazioni si fanno più forti, intense, energiche. La maggior parte delle mamme in questa fase prova dolore di variabile intensità. Le ondate di contrazioni si ripetono con crescente intensità e frequenza, e la Madre viene condotta verso l’Ignoto.
Nel linguaggio moderno questa fase si definisce di travaglio iniziale o travaglio latente, e precede quello che si definisce il primo stadio del travaglio. Fisicamente, la cervice ha iniziato ad accorciarsi e dilatarsi; questa fase dura fino a che la madre ha raggiunto una dilatazione di 4-5 centimetri. Le contrazioni sono lunghe generalmente dai 30 ai 45 secondi e distanti dai 5 ai 10 minuti una dall’altra.
Man mano che la madre si avvicina al salto che la separerà dalla realtà ordinaria le contrazioni crescono in intensità e si fanno coordinate e ritmiche. Diventa chiaro che la madre è chiamata altrove – a ogni nuova contrazione è sempre meno presente alla realtà che la circonda. La voglia di parlare via via scompare in lei, e lascia posto a una crescente serietà. Nel sentirsi così trasportata verso il Velo, sentirà probabilmente il desiderio di entrare in contatto con le persone che si prendono cura di lei. Può sentire il bisogno di avere la sua ostetrica accanto, o il suo medico, poiché comprende che sta per lasciare la realtà che conosce, che sta per compiere un decisivo passo nell’Ignoto: desidera essere sicura che chi si prende cura di lei sia lucido e pronto a testimoniare questo passaggio.



ATTRAVERSO IL VELO
(Primo stadio del travaglio / Fase attiva)

 

La madre raggiunge qui un momento del suo viaggio a partire dal quale è tempo per lei di proseguire da sola.
Le endorfine rilasciate nel corpo durante l’Imbarco hanno iniziato a modificare la sua percezione e ora sta entrando, più profondamente, in uno stato alterato della coscienza, in un altro regno. Raggiunti i confini della sua realtà abituale, la madre scosta il Velo ed entra. “Velo” è il termine che nella mia nomenclatura indica il confine tra la realtà ordinaria e lo stato alterato di coscienza.
Le onde cerebrali hanno iniziato a diminuire la loro frequenza già nella fase dell’Imbarco passando da onde di tipo Beta (quelle che si registrano durante la veglia, quelle della realtà) a onde di tipo Alpha (quelle che sono al limite del subconscio). Nella successiva fase del travaglio, le onde cerebrali diminuiranno la frequenza ancora di più fino a trasformarsi in onde di tipo Theta (il subconscio). L’isolamento riflette il fatto che le donne si spostano in un luogo di autodeterminazione, un luogo che sembra ben radicato in loro e al tempo stesso altro da loro, un luogo che di fatto sembra emergere da dentro di loro. Tutto ciò non significa che la madre desideri per forza essere sola e che la presenza altrui sia irrilevante per lei. Piuttosto segna proprio il passaggio a una dimensione decisamente più autodeterminata.
È possibile che le madri si avvicinino al Velo molte volte prima di decidersi ad attraversarlo. Anche le circostanze possono impedire loro di attraversarlo. Le continue domande, spesso futili, o qualsiasi azione che interrompa il loro ritmo – ad esempio – sono cose che le riconducono alla realtà ordinaria. Di fronte al Velo, la madre non sente più voglia di parlare, e spesso si manifesta in lei l’esperienza di qualcosa di più serio e profondo.
Comincia così il processo di separazione, e sebbene la donna sia consapevole di quel che accade attorno a lei, le interessa sempre meno. Spesso l’arrivo della madre al Velo è accompagnato da un odore palpabile nell’aria e da un cambiamento nei colori della stanza. Molti operatori sono in grado di valutare l’andamento del travaglio in base a segnali come questi, rendendo gli esami vaginali superflui a questo punto. Io stessa ho sperimentato spesso il cambiamento dei colori nella stanza, e trovo questo segno affidabilissimo e utile per me, quando assisto al viaggio di una madre. In termini più convenzionali, la madre ha raggiunto i 4-5 cenitmetri di dilatazione e il carattere del suo travaglio cambia. Le contrazioni diventano lunghe fino a 60 secondi e sono distanti circa 5 minuti una dall’altra. La donna, ora che le sue onde cerebrali sono in pieno tipo Beta, può apparire distante, come in trance.

 

TRA I MONDI
(Primo stadio del travaglio / Fase attiva)

In questo momento la madre desidera privacy, silenzio, calore e l’intimità della penombra. Guarda il suo Custode, per essere certa che nessuno invada la sacralità del suo viaggio distraendola. Ma soprattutto guarda il suo compagno, per vedere se lui* è con lei. Lo cerca con le mani per portarlo con sé nel vortice, e insieme parlano una lingua silenziosa via via che le sensazioni tra loro si fanno più intense e forti. Nessuno li disturbi; si trovano tra i mondi. Si stanno sintonizzando con il ritmo e, chissà, forse con lo spirito, l’anima del loro bambino. È possibile che abbiano delle visioni, che vedano colori, che sentano la voce del loro bambino. Di qualunque tipo sia, questa esperienza è qualcosa di davvero significativo per loro come coppia, come genitori e come famiglia. In questo luogo tra i mondi, in questo stato alterato di coscienza simile alla trance, esiste la possibilità di accedere allo stato mistico della trasformazione. È possibile sperimentare percezioni molto profonde, possono manifestarsi delle verità completamente nuove. La realtà non ordinaria può far emergere informazioni e inedite prosepttive che cambieranno per sempre la consapevolezza di quella persona o di quella famiglia. La madre non è più nelle onde Beta, ha superato da molto le Alpha e sta spostandosi verso i livelli di coscienza più profondi. Theta e Delta (oltre il subconscio, nell’inconscio) è importantissimo non interferire con la coppia, e raramente necessario. La madre è in piedi, si muove con il suo travaglio, con le sue contrazioni. Esse sono più lunghe e più forti – dai 60 secondi ai 75 fin quasi ai 90. A questo punto la sua dilatazione passa dai 5 agli 8-9 centimetri. Il travaglio è definito duro, a quest’altezza, spesso doloroso… o quanto meno forte e intenso. La madre ha le sue strategie. Non è persa. Ha con sé il necessario per trovare la strada. In genere non ha bisogno di parole… è sufficiente la semplice rassicurazione fornita dalla presenza dei compagni che difendono la sua privacy e le offrono la sicurezza di cui ha bisogno – sebbene talvolta piccole parole di rispetto e incoraggiamento sussurrate appena, possono essere utili a confermare alla madre che siamo lì se ce n’è bisogno. A volte parlare sottovoce o cantare piano da un’altra stanza può fornire alla madre la eventuale rassicurazione necessaria. La madre può volere essere toccata, guardata negli occhi, può voler entrare in contatto con le forze curative dell’acqua – così come può non desiderare nessuna di queste cose. Ho imparato a non fare mai congetture. Seguo la madre e il suo viaggio. L’arte dell’ostetricia ha molto a che fare con l’essere capace di provvedere ai bisogni della donna, che desideri compagnia o isolamento, contatto visivo o qualcuno nella stanza accanto. L’arte sta nell’essere capaci di personalizzare la tua presenza in base alle preferenze di ciascuna donna. Spesso prendo posizione in un angolo, osservando in silenzio, senza intromettermi nell’intimità della coppia. In fin dei conti, cosa può mai andare storto se la tua ostetrica sta lì in un angolo a fare la maglia? La madre continua la sua scalata verso l’alto, mentre si immerge sempre più in profondità.

 

La Chiamata
(Fine del primo stadio del travaglio — Transizione)

 

La madre sa di essere sempre più vicina alla vetta. È al centro del vortice, ben oltre quel che ha sperimentato finora… Si è aperta alla saggezza, alla rivelazione, e ora si trova faccia a faccia con l’apice del suo travaglio. È arrivata fino a qui per questo: avvicinarsi al nuovo spirito, la nuova persona che è il suo bambino e il bambino del suo compagno, e portare questa anima sulla terra. Sente la Chiamata, lei stessa chiama suo figlio e insieme tornano indietro. Questa è in genere la parte più incerta del viaggio. La madre deve mettere insieme tutte le sue riserve e potrebbe aver bisogno di sapere che il suo compagno è lì che la sostiene. Ha fiducia che chi deve prendersi cura di lei stia seguendo il corso delle cose e abbia una visione chiara dall’altra parte di questa tempesta. La madre è a questo punto più coraggiosa e valorosa che mai. La fase di transizione è considerata il momento più intenso per la madre. Le contrazioni sono lunghe e cariche – 90 secondi e più, ogni 3-4 minuti. Sta raggiungendo una dilatazione del 100%, o di 10 centimetri. Aperta quanto una donna può aprirsi. È possibile che la situazione sia “accesa”, e la madre può sentirsi fugacemente in difficoltà durante questa massima apertura. Forse dirà che non può andare avanti, che vuole andare a casa. Potrebbe avere uno sguardo selvaggio e ricercare la presenza degli altri. È possibile che chieda aiuto, ma ho notato che non si tratta del vero e proprio bisogno che qualcuno faccia qualcosa, quanto piuttosto di un appello affinché gli altri siano testimoni di questa fase così intensa per lei. Talvolta la semplice presenza di un’altra persona, in particolare qualduno che lei ama e di cui si fida, può far tornare la calma. E, a volte, la presenta di un’altra persona può farla sentire sicura nello scatto che farà per arrivare fino in fondo all’universo. La sua tempesta personale la può portare lontana dalla realtà ordinaria. Lei stessa diventerà quella tempesta, diverrà selvaggia e incredibilmente forte. Chi la assiste, gli operatori e il partner, possono esserne meravigliati, persino intimiditi. È importante notare che la nascita non è in un modo o in un altro. Alcune mamme sono calme, altre selvagge. Il travaglio può essere carico di dolore, così come assolutamente tollerabile o addiritttura orgasmico. Qui non si vuole suggerire che esista un determinato tipo di nascita migliore o più consapevole di un altro. Quel che dico è che quando la madre sta nelle sue piene facoltà – a prescindere da come questo suo stare appaia agli occhi di chi la guarda – il suo parto è normale, naturale e perfetto per lei. E aggiungo anche che quando una mamma è condizionata dalla sua cultura o da chi la assiste, o se le viene in qualche modo impedito di accedere alla sua saggezza istintiva, la sua esperienza di parto può rivelarsi insopportabile, straziante, fuori controllo, umiliante e mortificante. Arrivata a questo punto, la donna sente spesso il bisogno di trovare la sua strada. Vuole ascoltare quelle voci in una lingua che sia davvero sua e vuole farlo a modo suo. Quando questo accade, il viaggio verso casa può iniziare. Una distrazione di qualsiasi tipo, ora, può confonderla, può essere pericolosa, ma ho visto donne rivelare una grande adattabilità e forza a quest’altezza del travaglio, e sollevarsi oltre ogni potenziale pericolo e distrazione con strabiliante fermezza. In questo momento di apertura, le donne trovano la loro strada, trovano loro stesse, trovano il loro potere e la loro volontà; entrano in contatto con forze più grandi di quanto non abbiano mai sperimentato. Anche qui, l’arte sta nell’osservare il processo senza disturbarlo.

LA QUIESCENZA
(Fase di riposo)

 

Questo è un momento di grande immobilità e pace, che viene dopo la transizione. È tutto calmo e tranquillo e la madre sa che è successo. Sa di aver trovato quello che stava cercando… il suo posto riparato nella tempesta e l’accesso all’anima del suo bambino. Sia la madre che il bambino sono sereni, trasportati dalle acque verso le rive della madreterra. La donna a questo punto riposerà tra le braccia del partner o sceglierà di creare uno spazio fermo in cui recuperare l’energia. Non ha finito il suo viaggio – deve ancora affrontare quei cavalloni là in fondo – ma adesso è in pace. È una della parti più importanti del travaglio. Per molti anni la nostra cultura non ha riconosciuto questa fase del travaglio. Quando una madre raggiunge la dilatazione completa è quasi sempre incoraggiata a spingere fuori il suo bambino. Ma nel paradigma olistico questa fase, che dura in genere dai 20 ai 30 minuti (ma può essere anche brevissima – 5 minuti, così come durare ore), è la fase in cui la madre ritrova e raccoglie le energie che le servono per il parto. Il travaglio sembra quindi fermarsi; le contrazioni in effetti si fermano del tutto o quanto meno diminuiscono e la madre può addormentarsi o abbandonarsi a una trance calma e meditativa. Tutti gli altri attendono nel silenzio che le contrazioni riprendano. Quello che avviene durante la Quiescenza è molto più che un “riposo” o un “recupero delle energie”. Quando hai appena finito di scalare la montagna più alta e hai raggiunto finalmente la vetta, che fai… ti giri e torni giù di corsa? Ovviamente no. Oppure ti limiti a riposare un po’ per affrontare il viaggio di ritorno? Ovviamente no. Piuttosto apri gli occhi e guardi! E così vedrai quel che sei venuta fin qui a guardare. È un momento sacro, separato da qualsiasi altro momento della tua vita. Qui puoi ricevere. La donna si trova forse al culmine dello stato alterato. Le onde cerebrali possono scivolare al ritmo Delta, il più lento e profondo dei modelli che conosciamo, che ci concede la possibilità di accedere all’inconscio… il regno della conoscenza profonda, della comprensione meditativa e della massima esperienza. La madre riceve qui una cognizione e una consapevolezza che riguardano questo nuovo essere umano che sta mettendo al mondo. Riceve un Sapere che in questa grande altitudine e in questo stato alterato è facilmente accessibile. Ci lamentiamo che non ci venga dato un manuale di istruzioni per crescere il nostro bambino, ma questo non è del tutto vero. Proprio qui è possibile trovare un attendibile set di informazioni… una cianografica. È un momento chiave del viaggio, e le madri desiderano essere rispettate nel loro bisogno di solitudine – condizione che consente loro di fare esperienza di questa particolare fase del travaglio. È un passaggio diverso per ogni donna e per ogni travaglio, tuttavia in un travaglio in cui alla madre non sia richiesto di allinearsi a qualche aspettativa e in assenza di un programma che determini dall’esterno l’andamento del travaglio, ho notato che questo intervallo dura tra i 20 e i 30 minuti. Alla fine di questa fase le contrazioni ricominciano e la madre spesso trasale nel risvegliarsi. Ora è pronta a ridiscendere la montagna, portando con sé le preziose informazioni che ha acquisito. Affronta a testa bassa la marea che le si fa incontro.

 

LE MAREE
(Prima fase del Secondo Stadio)

La madre ha di nuovo i piedi ben poggiati a terra. Il ritorno delle contrazioni non significa che lei voglia o sia pronta a spingere fuori il suo bambino proprio in quel momento. Nella fase delle Maree la madre è presente, avverte che il suo corpo sta portando il bambino giù nel canale del parto. Sente il bambino muoversi, percepisce una accelerazione e una vitalità che le consentono di spostarsi avanti e indietro tra inconscio, subconscio e realtà. Sa che qualcosa è cambiato, che il parto è vicino, ma non ha fretta. Sta scendendo giù dalla montagna a passo tranquillo… è rivitalizzata, riflessiva, ripensa a ciò che ha visto. Le contrazioni possono diventare forti e intense, l’utero sta facendo ora qualcosa di molto diverso rispetto a prima, quando la madre stava scalando la vetta. La cervice è completamente aperta e le contrazioni iniziano a spingere il bambino attraverso il canale del parto, verso il perineo. È possibile che la donna senta una lieve voglia di spingere, ma probabilmente lascerà che le contrazioni portino il bambino verso il basso da sole, senza spingere insieme a loro. L’imporsi della pressione e la forte voglia di accovacciarsi, in genere, non si sono ancora manifestati. Nella sua saggezza, la donna sa che per il momento non ha bisogno di spingere. Piuttosto, deve aspettare che il suo bambino arrivi. La madre è concentrata, ricettiva, pronta e vitale. Si trova ancora Tra i Mondi, ma è una donna nuova. Viva, energica, la madre dice a tutti “State indietro. Sto per avere un bambino”. Trova la sua posizione, il suo ritmo. Sta tornando, e porta con sé un grande dono. La fase delle Maree normalmente è piacevole per le donne. A prescindere da quanto sia stato faticoso il suo viaggio, la madre qui è mossa da un secondo vento, un nuovo scatto di energia ed eccitazione. Il parto a questo punto è un evento più che attivo – lo stato ricettivo che c’era Tra i Mondi lascia il passo allo stato attivo delle Maree. La maggior parte delle donne è galvanizzata in un luogo di grande potenza. Le sensazioni sono percepite come forti e intense piuttosto che dolorose. Una madre attiva, dritta e libera saprà istintivamente cosa fare. Troverà il luogo appropriato, la posizione e il ritmo per il lavoro che sta facendo. Saprà assolutamente come partorire il suo bambino. Durante il travaglio le donne emettono generalmente dei suoni. Nelle prime fasi – l’Imbarco – la madre è spesso loquace e reattiva all’ambiente che la circonda. Man mano che il travaglio procede e la donna raggiunge il Velo (travaglio attivo – 5 centimetri) si fa più silenziosa e risponde al suo proprio ambiente interiore. I suoni che emette possono diventare dei hummm, ohmmm o ahhhh. Quando si trova Tra i Mondi questi suoni scalano le sue più alte profondità, verso il basso. La madre può iniziare quindi a dondolare, a gemere e abbandonarsi completamente alla qualità primordiale di questa esperienza potente. Durante la Chiamata la sua voce si potrebbe fare più forte, vuole essere udita dall’universo, dal suo compagno, dall’anima del suo bambino – rimane in genere profonda e bassa, ma può a tratti alzarsi di tono, nell’intento di condividere l’intensità del viaggio con i suoi compagni. La madre può esprimere il bisogno di essere rassicurata in questi momenti, oppure calarsi nelle sue profondità. Nella Quiescenza prevale il silenzio. Poi quando la donna comincia a navigare le Onde il suo suono cambia. Bassi e ancora più profondi, i suoni che provengono da una madre che partorisce sono suoni di apertura; si è aperto un canale e ogni cosa fa largo. È anche rilevante notare che alcune donne passano direttamente dalla Quescienza alla fase successiva, le Onde. In alcuni parti ho notato che le donne, generalmente al secondo o terzo+ figlio, si risvegliano dalla Quiescenza con il bambino già al perineo, pronte per iniziare a spingere.

LE ONDE
(Seconda fase del secondo stadio — Le spinte)


La testa del bambino raggiunge il perineo. La madre può sentirla e – se la poszione lo consente – il partner può vederla. La madre sa che il suo bambino è lì – la sensazione del bambino al perineo può sollecitare nella madre delle contrazioni da spinta. La madre sembra in genere andare all’unisono con il potere delle onde e spinge con loro, ma ho visto anche donne che non spingono mai attivamente durante il travaglio. Fa tutto l’utero. Le madri si esprimono attraverso queste contrazioni e attraverso il canto iniziato con il primo travaglio, in un crescendo che si trasforma in una magnifica aria. La voce della madre può, di fatto, guidare il bambino fuori dal tunnel. Questi suoni universali possono spingere il bambino o la bambina lungo il suo viaggio e creare la naturale ecitazione e tensione che c’è quando si raggiunge un obiettivo. A questo punto, siamo vicini al coronamento, c’è un’impennata nella produzione di adrenalina. E alla velocità della luce si trova in due mondi contemporaneamente. La sua trance ossitocinica è ancora palpabile, mentre è al tempo stesso consapevole della sua realtà terrena. È tornata e pronta a portare suo figlio sulla terraferma.
Ho notato che quasi tutte le donne prendono la stessa posizione per partorire. Se vengono lasciate da sole e nessuno dice loro cosa fare… universalmente e naturalmente pare che facciano questo…
SI INGINOCCHIANO su un ginocchio.
Nella fase che trascorrono tra i mondi la maggiorparte delle donne sta in piedi e segue il travaglio. Molte ondeggiano con le contrazioni e restano chinate in avanti per quasi tutta la durata della contrazione. E questa è saggezza naturale. Durante il travaglio infatti l’utero si muove in alto e in avanti e le donne si muovono istintivamente accompagnando il processo. Alcune addirittura “tengono” l’utero mentre si muove in alto e in avanti durante le contrazioni… senza che nessuno abbia mai detto loro di farlo. Durante la Quiescenza, le donne si rilassano. Si immergono nella vasca, o siedono appoggiando la schiena. Possono anche sdraiarsi su un lato. Con la ripresa delle contrazioni durante la fase delle Maree le donne in genere sono di nuovo in piedi… camminano, ondeggiano, si piegano. Quando questa fase si fa più intensa e si trasforma nelle vere Onde una donna sa istintivamente che il suo bambino è vicino e inizia a curvarsi e ad avvicinarsi al pavimento. Infine quando le Onde sono al massimo le donne poggeranno un ginocchio a terra tenendo l’altro piegato. Una madre non farà mai cadere la sua creatura a terra, ma sarà pronta a facilitare da sola l’uscita di suo figlio. Il suo compagno è accovacciato accanto a lei, sopra di lei come l’Arcangelo, custode e testimone. L’operatore è lì, pronto ad avvicinarsi se necessario. La gran pate delle madri mette al mondo il suo bambino da sola. Se la madre è presente e istintivamente coinvolta nel processo, il bambino non viene sparato fuori dall’utero quindi non c’è bisogno che qualcuno lo acchiappi. Le mani della madre sanno cosa fare… come sempre… è raramente necessaria assistenza. Il bambino arriva quindi tra le mani della madre, che lo poggia delicatamente sul tappetino che è stato preparato per lui.
Qualche parola sulle altre posizioni…
Durante le Onde, le donne a volte si possono spostare da una posizione inginocchiata a una posizione a 4 zampre. Questa posizione piace molto perché toglie il peso del bambino dalla schiena della donna in travaglio e le lascia la possibilità di poggiarsi sulle braccia quando si piega in avanti. Una madre prenderà questa posizione solo se il compagno o un operatore sono pronti ad accogliere il bambino fisicamente, perché sa che il suo bambino è dietro di lei ora e che non può quindi accoglierlo. Spesso dopo il parto le donne dicono che prendere quella posizione sembrava sensato lì per lì ma che si erano sentite dispiaciute di noi poter accogliere il bambino loro stesse. Qualcun altro ha ricevuto il bambino e molte madri che conosco non hanno più scelto quella possizione nei parti successivi.
Sembra che alle donne non piaccia molto la posizione accovacciata sostenuta. Comporta l’essere totalmente dipendenti da qualcun altro che le tenga durante il parto – generalmente il partner – e quindi il fatto che il partner non vede nascere il bambino. È una sensazione strana, sentirsi dipendenti da qualcuno durante il parto quando sanno istintivamente che non è necessario. Mi rendo conto che la posizione accovacciata sostenuta è una posizione consigliata alle mamme dagli operatori, tuttavia è una posizione che le donne non sceglierebbero naturalmente. Inoltre, in questa posizione ho notato che le donne hanno difficoltà a curvare la schiena per il riflesso di eiezione del feto di cui parla Michel Odent.
La posizione semi-seduta, la più popolarmente evocativa tra le posizioni per il parto – è quella in effetti più difficile. È una questione di geometria. Se una donna poggia sul coccige, proprio come quando è sdraiata, occlude il canale del parto. Durante il travaglio il coccige si fa da parte naturalmente per fare spazio al bambino. Ma se una donna poggia sul coccige, far passare il bambino da lì richiederà molta più forza. Questo si traduce in spinte dure e faticose, con le gambe tirate su fino alle orecchie, urla e atteggiamento direttivo degli altri. Sebbene la posizione distesa o con i piedi sulle staffe sia la posizione psicologicamente preferita raramente ho visto una donna sceglierla o averne bisogno. Da un punto di vista psicologico la posizione supina è ritenuta più facile perché il coccige è più libero di muoversi rispetto alla posizione seduta. Ma le donne non amano stare sdraiate durante il parto perché intuiscono che non è naturale e richiede uno sforzo maggiore all’utero che si muove in avanti e verso l’alto.
Le donne che scelgono un parto in acqua restano a volte nella posizione semi-seduta. In acqua funziona meglio, perché mentre il bambino nasce la madre può alzarsi più facilmente e lasciare il coccige libero di muoversi durante il coronamento.
Le donne che vogliono stare nel loro letto o che vi sono per qualsiasi ragione costrette scelgono il fianco sinistro. Sembra funzionare piuttosto bene, equilibrando la pressione sul fondoschiena, ma chi lo ha provato riferisceche è davvero molto strano aver bisogno che qualcuno ti tenga sollevata una gamba mentre partorisci.
Le donne mi hanno insegnato che sanno sempre trovare istintivamente quale posizione è migliore per il loro travaglio… solitamente la posizione inginocchiate. Qualsiasi sia la posizione scelta dalla donna, semi-seduta, a quattro zampe, in ginocchio, è la posizione naturale per quel momento. Non esiste una posizione corretta. È soggettivo e dipende da ciascuna donna e da ciascun travaglio. La mia esperienza mi insegna che – in assenza di imposizioni culturali – le donne tendono a stare in ginocchio.

Distinzione tra le due Fasi del secondo stadio del travaglio:
Nella pratica clinica riconosciamo un solo aspetto del secondo stadio. In questo modello olistico notiamo che le madri generalmente non spingono fino a che la testa del bambino non è al perineo e abbiamo delineato due fasi di questo stadio. La prima fase del secondo stadio, Le Maree, giunge dopo la transizione e comprende il periodo che va dalla dilatazione completa all’arrivo della testa al perineo. In questa prima fase l’utero porta naturalmente il bambino lungo il canale del parto. L’altra fase, Le onde, caratterizza invece il momento in cui il bambino è visibile e la madre prova l’involontario e insopprimibile bisogno di spingere. Talvolta sentirà il suo utero spingere gentilmente durante le Maree. Non spingerà con esso… non è necessario. Infatti, incoraggiare o portare una donna a spingere a quest’altezza del travaglio, quando la testa non è ancora al perineo, può causare un danno innecessario ai tessuti vaginali, far scoppiare capillari e disorientare la madre che istintivamente sa che suo figlio scenderà con l’intimità, il tempo e la capacità di trovare la posizione appropriata. Ho imparato dalle donne che non è necesario dire a una madre quando iniziare a spingere, né guidare o gestire le spinte per conto loro. Questo annulla l’istinto e, a meno che non ci sia qualcosa di tremendamente sbagliato, il loro istinto sarà sempre la miglior guida. Spingere prima che la testa sia visibile… dire a una donna quando spingere o dirigere le sue spinte è nella migliore delle ipotesi una pratica controversa. Può essere umiliante per una donna venir messa in posizione supina, o avere qualcuno che le piega le gambe fino alle oreccchie mentre è esortata a spingere fuori il suo bambino. È istintivamente incorretto, appare eccessivo e in linea di massima – in base alla mia esperienza – non necessario.
(Alcuni casi, come ad esempio mamme che hanno i bambini in posizione posteriore, spesso hanno invece bisogno di assistenza, nella gestione del dolore e delle spinte)

Nascita
(Parto)


All’altezza del Coronamento, la gran parte della testa del bambino ha ormai superato la porta della nascita. La madre è in genere estatica e totalmente energizzata.
È possibile che faccia sentire la sua voce, come per annunciare il suo ritorno. Nella madre avviene una risposta adrenalinica, e vediamo che si solleva un poco dalla posizione in ginocchio e inarca la schiena. Michel Odent lo definisce il riflesso di eiezione del feto, e questo lieve sollevamento consente alla donna di facilitare il coronamento e i movimenti del bambino nell’ultima parte del canale del parto. Tale ondata di adrenalina, che coesiste con il flusso di ossitocina, è responsabile della vitalità di madre e bambino in questa fase. La donna può sentirsi in qualche modo travolta mentre passa da una dimensione all’altra, tuttavia non sembra mai persa e sa sempre cosa fare. Semplicemente, partorisce la sua creatura. Un altro paio di mani, di chi l’assiste o dell’ostetrica, è forse pronto ad aiutarla – o magari no. Normalmente l’aiuto non è necessario. La madre non è fuori controllo, il parto non è caotico, non c’è isteria né confusione. Il parto è accessibile e ogni donna fa quello che è naturale.
È un fatto assodato che una donna non ha particolarmente bisogno di qualcuno che l’aiuti a prendere il suo bambino. Può darsi che desideri un altro paio di mani in giro, o che deisderi che qualcun altro prenda il bambino, ma le donne non ne hanno alcun particolare BISOGNO. La convinzione che qualcuno debba controllare il cordone o effettuare la trazione della testa per liberare il bambino è semplicemente non vera. I cordoni a quanto pare si sistemano da soli… in effetti un terzo dei bambini che ho visto nascere aveva il cordone attorno al collo e non c’è stato in genere bisogno di intervenire in alcun modo. E quanto alla trazione della testa, o al fatto di dover assistere il bambino durante questa fase, è generalmente innecessario e può, in effetti, causare problemi o ritardare il processo.

Il ritorno
(Immediato postpartum)

Il bambino scivola in un nuovo mondo. È avvenuta una trasformazione. Sia la madre che il bambino sperimentano un periodo di reintegrazione e riorganizzazione. Questo può richiedere dai 5 ai 10 minuti ed è una fase simile alla quiescenza nella calma e nella quiete che lo caratterizza. La madre e il bambino si stanno stabilizzando, stanno riorganizzando la loro struttura molecolare, ed è possibile che non facciano assolutamente nulla di visibile per qualche istante. Il bambino sta modificando la sua circolazione, da fetale a neonatale, inizia la respirazione, odora l’ambiente circostante, sente l’aria per la prima volta, ascolta, vede e sperimenta le sue prime impressione di questo pianeta. La madre vede questo pianeta con occhi nuovi. Generalmente se ne starà seduta in silenzio per qualche istante, per darsi modo di tornare completamente. Poi tocca il suo bambino. Generalmente il partner le è accanto, li guarda, in lacrime e meraviglia.
Questa è la fase in cui si stringe il vincolo terreno. L’ossitocina, l’ormone dell’amore, scorre copiosa, più abbondante che in qualsiasi altro momento del travaglio e la famiglia si innamora. La madre riconosce suo figlio, il partner reclama la sua famiglia. Il vincolo si stringe prima a un livello fisico e spirituale, e dopo la madre prende il bambino.
Le madri mi hanno insegnato che non è opportuno interferire con questa importante fase della nascita. È un momento incredibilmente alto, e sacro e se davvero comprendiamo la nascita e le implicazioni di ritornare da uno stato alterato… di reintegrarsi… proteggeremmo l’intimità di madre e figlio in questo momento più che in ogni altro. Ho notato che le madri spesso non sono pronte ad abbrcciare i loro figli immediatamente dopo il parto. Hanno bisogno di un momento, o due, o cinque. Hanno bisogno di conoscere il loro bambino in una maniera autentica e istintiva. Non c’è bisogno quindi di porgere il bambino alla madre e, per favore, non allontanate mai un bambino dai pressi della madre.


Conoscenza


A questa altezza la madre ha preso suo figlio e ha iniziato a conoscerlo. La madre e il padre sono meravigliati, dal loro figlio, da loro stessi, dagli incredibili regni che hanno appena attraversato. Ed è con stupore e rispetto che si approcciano al loro bambino. All’inizio è possibile che siano in lacrime o senza parole, ancora avvolti nel bozzolo mistico del Vortice. Presto li vedremo esprimere la loro gioia mentre accarezzano il bambino, gli parlano e parlano tra loro. Le fasi del Ritorno e della Conoscenza sono momenti in cui sarebbe opportuno limitare al massimo le distrazioni, per rispetto nei confronti del vincolo che i genitori e il bambino stanno sringendo tra loro. Stetoscopi, flash, tubicini aspiratori, mani e voci diverse da quelle della madre e del padre possono rivelarsi disturbanti e inopportuni in questi primi pochi minuti, in particolar modo se i genitori desiderano che la sacralità di queto processo venga onorata.
E mentre la Conoscenza si avvia al termine (in genere dopo circa 10 minuti) e la madre e il padre hanno esplorato il loro nuovo figlio, la madre può sentir scendere la placenta e sentire che è pronta a nascere. In queto caso chiederà che le venga avvicinata la ciotola e forse vorrà che l’operatore presente si avvicini a lei. Tuttavia la gran parte delle donne con cui ho lavorato non hanno voluto partorire la placenta fino allo stadio successivo.
Dal Tao…‘L’ostetrica fa il suo lavoro non facendo niente’
L’ostetrica o l’operatore possono a questo punto, senza interrompere o invadere il campo della madre, valutare la salute del neonato, la separazione della placenda, il sanguimamento, valutare e andare incontro ai bisogni di chiunque altro sia presente, stabilizzare l’ambiente ed essere testimone silenziosi di questi primi minuti dopo la nascita.

Comunione

Questo è il momento in cui i genitori scelgono di condividere il loro nuovo nato con gli altri presenti nella stanza. Bambini, nonni, amici, operatori sono invitati ad avvicinarsi e salutre il nuovo arrivato. A questo punto l’operatore può entrare nello spazio della madre e della famiglia. La madre e il bambino sono ricettivi e vitali. Il padre sta elaborando l’esperienza ed è fiero della sua famiglia Il bambino può mostrarsi interesato ad attaccarsi al capezzolo. Si offrono ai genitori le congratulazioni e si celebra l’evento silenziosamente. Le fasi di Ritorno, Conoscenza e Comunione durano in totale dai 20 ai 30 minuti e conclusono l’immediato postpartum. Sebbene siano molto brevi, sono tre stadi del parto molto precisi e diversi tra loro, ciascuno rappresenta un’esperienza unica e determinante per lo sviluppo e il benessere della famiglia.

Compimento
(Immediato postpartum, nascita della placenta)

Circa 30 minuti dopo la nascita del bambino la madre rivolgerà la sua attenzione alla placenta. A questa altezza la placenta è fuori dall’utero, raccolta all’interno della vagina. Nasce facilmente. L’ostetrica può quindi tenere la scodella e assistere la madre mentre cerca una posizione comoda per espellerla.
La madre ha goduto del giusto tempo per il bonding con il nuovo nato, ha ripreso a comunicare un poco con i suoi cari e ora è pronta per allattare suo figlio e rinforzarsi con qualcosa da bere e da mangiare. La famiglia è salda e al sicuro. Forse a questo punto l’ostetrica avrà terminato il cappellino e può darlo ai genitori prima di ritirarsi.
I bambini sono tendenzailmente molto svegli durante la loro prima ora di vita. Poi si addormentano profondamente, dopo essersi attaccati al seno ed essersi innamorati. La madre ha espulso la placenta e i suoi cari l’hanno nutrita e coccolata. E così – dopo circa un’ora e con il bambino addormentato – è tempo forse per l’ostetrica di tornare sulla scena per aiutare la madre a prendere nuova confidenza con il suo corpo e il suo sangue. La donna può aver voglia di fare una doccia e darsi una sistemata, la stanza del parto viene quindi pulita, si fanno le telefonate. Forse la donna chiede altro cibo e ha voglia di parlare, o magari di riposare. A questo punto la madre e il partner sono pronti per abbracciare il loro piccolo e abbracciarsi, nel sonno.
Anche l’ostetrica abbraccia tutto mentre scrive i suoi appunti, o chiude gli occhi in un vigile silenzio.


La tessitura della Storia
(Postpartum)

Nel corso dei giorni e delle settimane successive il vortice resta aperto. Madre e figlio stanno stabilendo la loro relazione e il loro ritmo. Lo stato alterato è ancora visibile ma inizia a chiudersi. La velocità con cui si chiude dipende da quanto presto la donna ritorna alla sua realtà ordinaria. In questo periodo, la famiglia e chi si prende cura della madre possono ripercorrere l’esperienza del parto. È una buona occasione per rivivere e rielaborare assieme il viaggio compiuto, e la madre ha così la possibilità di raccontarsi e formulare attraverso il racconto la sua nuova saggezza. Il partner è incorporato nelle esperienze e i genitori condividono le loro intuizioni.
La tessitura continua per sempre. Le famiglie instaurano un legame speciale con chi si è preso cura di loro durante il parto, anche a distanza di tempo e con i bambini già grandi la saggezza del parto offre spesso nuove rivelazioni e spunti. Essere presenti con i genitori durante il postpartum è importante tanto quanto essere presenti in gravidanza e al parto. Inoltre questo è il momento in cui i genitori mi dicono cosa ha funzionato per loro e cosa no. È un momento di comunicazione aperta e autentica, ed è grazie a momenti come questo che i genitori mi hanno insegnato come prendermi cura di loro al meglio.
Continuando a prendermi cura delle donne e delle famiglie durante le loro esperienze di parto, mi sono state rivelate sempre più cose. E mentre abbandonavo i miei preconcetti e iniziavo a osservare cosa accadeva realmente, le donne si sentivano libere e felici di condividere con me un nuovo paradigma. Sono consapevole che questa visione del parto non sia la più comune nel mondo della nascita, ma è la mia esperienza e l’esperienza di molte delle donne che ho assistito. E da studiosa costante del parto quale sono, io le ringrazio.

*Anche se utilizzo il maschile quando mi riferisco a un partner non voglio in alcun modo escludere le coppie omosessuali, né intendo emarginare le madri single - che sono tra l’altro quelle che hanno dato il contributo maggiore di tutte per la liberazione delle donne. Tuttavia la mia esperienza è stata soprattutto con coppie e con coppie eterosessuali quindi mi limito a usare ciò con cui ho più familiarità.




 

Testo dell'ostetrica Whapio Diane Bartlett , traduzione italiana della doula Martina Rinaldi
Blog di Martina Rinaldi: https://salagadoula.blogspot.it/
Testo inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel novembre 2013

Risorse bibliografiche per questo articolo:
Women Giving Birth, Astrid Limburg e Beatrice Smulders
La scientificazione dell’amore, Michel Odent
Ecologia della nascita, Michel Odent
A Plea for the Reform of Second Stage of Labor, Constance Benyon

 

 

 

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