Femminile
Parole e versi che ci hanno ispirato nel mondo del femminile
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L’antropologia e la storia ci raccontano che il culto della Grande Madre affonda le sue radici in tempi molto antichi, nella terra della rimembranza in epoche in cui i popoli vivevano un’esistenza di prosperità e di gioia nel ricordo istintivo dell’antica unione con il divino. L’umanità preistorica si sentiva parte integrante del mondo naturale con il quale aveva un dialogo continuo attraverso gesti spontanei e rituali trovando sostentamento e abbondanza, felicità e dolore, vita e morte. Ma anche ciò che poteva essere doloroso veniva sanato dal potente abbraccio di Madre Terra così generosa e vicina ai suoi figli. Quanto dovevano essere grandi i misteri della natura nell’osservare come sbocciava un fiore, come si formava un frutto o come nasceva un animale….la Terra questa grande generatrice con le sue grotte e le sue acque che sgorgavano dalle viscere del terreno… come ventre di donna con i suoi liquidi vitali le fonti divenivano sacre e negli antri paleolitici nasceva la sublimazione e la divinizzazione della donna e del mistero della creazione. E proprio il mistero della creazione portò a raffigurare le divinità femminili con seni abbondanti, fianchi larghi e ventri gravidi, così come testimoniano le numerose statuette di epoca paleolitica, simboli della donna che, come la Dea Madre nell’universo, assicurava sulla terra la continuità della specie. Le rappresentazioni non avevano quasi mai un volto definito perché l’attenzione era rivolta principalmente agli organi sessuali, il seno, le natiche e il triangolo pubico divino. Ciò che era importante era la rappresentazione del potere creativo e generativo della terra come Madre fertile dal corpo miracoloso proprio come quello della donna. E in effetti gli antichi avevano a lungo osservato come la terra con le sue valli, le montagne, le grotte, le fonti….fosse così simile al corpo femminile e quindi considerando la terra come una Madre divina cominciarono a ritualizzare i cicli vitali della fertilità e della procreazione sentendo fortemente che si poteva ascoltare e rispondere ai messaggi della forze cosmiche e la donna sapeva che tutto era dentro di sé. Non c’era divisione, non esisteva , la donna viveva in totale simbiosi con la terra e con il divino e l’uomo non poteva fare altro che assistere con meraviglia e con devoto rispetto ai misteriosi processi ciclici che la caratterizzavano. Da alcune testimonianze di donne che hanno conservato una memoria di antiche conoscenze sappiamo che un tempo si dava grande risalto all’evento del parto perché veniva considerato l’espressione massima del divino. Quando si avvicinava il momento della nascita la donna veniva accompagnata in un luogo sacro, in genere una grotta, un posto preciso nel bosco oppure vicino ad una fonte di guarigione e si cominciava il rituale. Le donne della comunità facevano dei canti che richiamavano vibrazioni sottili stabilendo un contatto spirituale con gli elementi naturali. I canti si alternavano a delle danze alle quali partecipava anche la partoriente e che avevano un andamento e un ritmo cadenzato. Questo portava a fare dei movimenti utili alla donna per alleviare i dolori e per facilitare la discesa del bambino. Infatti danzando si muoveva il bacino in modo da aprire più facilmente il collo dell’utero e nello stesso tempo la testa del bimbo si posizionava meglio. Ovviamente poi c’erano anche momenti più intimi in cui si narravano storie meravigliose che ricordavano i miti e le divinità alle quali la tribù si riferiva e questo portava la donna a lasciarsi andare a immagini piacevoli che stimolavano nella sua mente l’attivazione di archetipi connessi con il mistero della nascita e della vita che si rinnova. Al momento del parto ci si fermava in un dolce silenzio e si accoglieva il nuovo nato con stupore e umiltà. La grandezza della Madre si era ripetuta. Il rito del parto era considerato un momento di passaggio nella vita di una donna ad uno stato superiore di conoscenza. Lo si riteneva una Iniziazione sia per il fatto che costituiva un passaggio nelle fasi della vita e sia perché si sapeva che sviluppava un grande potere insito nella donna. Infatti l’atto del partorire risveglia un’energia di cui l’essere umano è dotato e che gli orientali chiamano Kundalini. Viene rappresentata come un serpente che giace addormentato alla base della colonna vertebrale e che si risveglia quando è necessario, per esempio nel parto. Il risveglio di questa energia porta al raggiungimento di stati di illuminazione e di estasi e porta dunque l’individuo ad acquisire maggiori conoscenze spirituali. Nell’atto di partorire la donna si trova veramente in uno stato mentale e interiore particolare e in quel momento ha la possibilità di assumere il potere compiendo una sfida fisica con le forze della vita e della morte. Partorendo la donna porta una nuova anima da là a qua compiendo il suo servizio per la continuità della specie. Questo è sicuramente l’atto più sciamanico che si conosce! Oggi la donna possiede ancora questo potere, dobbiamo però riscoprirne il significato profondo e prenderne consapevolezza. Questo ci permette di cogliere la grande opportunità che la natura ci ha dato: quella di diventare esseri integri e completi. In questa esperienza tutte le donne erano doule, tutte erano importanti per il compimento dell’evento, ognuna portava nel gruppo il proprio talento e lo offriva in tutta la sua pienezza. Per ogni donna questo era importante, anche per coloro che non potevano avere figli per diversi motivi; partecipare al rito del parto dava la possibilità di contribuire ogni volta al mistero della creazione. Pensiamo a quanto doveva essere importante, anzi fondamentale avere il sostegno delle donne della comunità e quanto è utile ancora di più oggi non sentirsi sole in un momento come quello del parto. Oltre a questo aspetto c’era anche l’importanza che si attribuiva all’evento e il valore più profondo che gli si dava. Ritengo infatti che l’impoverimento spirituale e di contenuto che caratterizza la nostra epoca derubi noi donne della nostra realtà più autentica. Oggi noi non abbiamo più memoria del nostro antico sapere ormai imbrigliato nella pretesa di dare una spiegazione razionale a tutto pensando che ciò che è rivelato ci salvi dall’oscurità dell’ignoranza. E così abbiamo sviluppato una modalità intellettiva limitata imprigionando noi stesse. La donna moderna oggi ha spesso difficoltà ad entrare in contatto con la sua parte più autentica perché magari si trova sola e non riceve nessun trasferimento di conoscenze dalle anziane della sua famiglia perché anche loro hanno dimenticato….Allora forse si può trovare un’altra via per arrivare a scoprire il nostro potenziale di conoscenza, attraverso l’unione ritrovata tra donne, attraverso la reciprocità e l’ascolto collettivo e individuale. E quindi, in una situazione più protetta di affettività collettiva, affidarsi al proprio istinto e al proprio nucleo più autentico che c’è ancora e ci sarà sempre.
Bibliografia:
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