“I Quattro Volti della Dea”
è nato come conseguenza spontanea della creazione dell'albero geneaologico
delle Dee e come riflessione sulla simbologia della Grande Madre, nel
momento in cui mi sono accorta che alcuni templi ipogei di Malta ricalcavano
perfettamente le forme di alcune veneri paleolitiche e dee protostoriche.
Con la Madre
è rappresentato dalla dea sumera dell'amore e della guerra:
Inanna.
La sua luna è crescente, in quanto in essa troviamo le forze
nascenti ed attrattive dell'amore in tutte le sue forme (conforto,
protezione, passione e conquista).
Dagli studi sul « Linguaggio della Dea » dell'Archeologa
Maria Gimbutas, ho tratto il « simbolo-alfabetico »
della V della sessualità femminile raddoppiata, poiché
in questo caso la Dea Madre diviene Dea iniziatrice e quindi Venere
Sacra delle nozze mistiche.
L'ho associata ad uno dei templi ipogei di Malta che ricalca perfettamente
le sue forme, così come rappresentate dalle statuette mesopotamiche.
Nella Madre
è rappresentato dalla Venere preistorica di Laussel. Il riferimento
alla mano che si tocca il ventre, il corno con 13 tacche incise sopra,
fanno pensare all'associazione tra il ciclo lunare ed il ciclo ovulatorio
femminile, riferendosi, quindi, alla fertilità (cfr. la corpnucopia).
La Dea, indicando e carezzando la sua pancia rotonda, sembra dirci
che in essa si sta sviluppando una vita nascosta e per questo motivo
le ho associato la Luna Piena come momento culminante dell'Opera,
che ha raggiunto la sua realizzazione. Il corpo della Venere di Laussell
ha anche una simpatica particolarità: fa venire in mente un
volto sorridente, che ricorda le immagini del personaggio femminile
di Iambe/Baubo, la fanciulla che fece ridere la Dea Demetra, mostrandole
i genitali. Lo chevron, che mi è sembrato più adatto
a rappresentare la Dea, è la V chiusa, che ricorda il sesso
femminile e la conchiglia di Venere, con una croce al centro, indicando
da una parte l'unione delle energie opposte e complementari materiali
e spirituali, dall'altra, più prosaicamente lo scambio genetico
tra l'ovulo femminile e l'ovulo maschile. Ho associato questa dea
al simbolo della Sorgente, in specifico alla sorgente nuragica di
Santa Cristina, nella quale l'acqua diventa sacra quando la luna si
riflette in essa. La forma triangolare dell'ingresso con le scale
anche sul soffitto, danno l'impressione di un viaggio di andata e
ritorno nella e dalla Grande Madre, per essere dissetati e purificati
non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, così come promette
il V.I.T.R.I.O.L. Osservata nel suo insieme la sorgente sembra, infine
un macrocosmo ricorda l'immagine stilizzata della dea Madre Tanit,
portata in Sardegna dai Fenici.
Una volta ho sentito dire che
« per ogni bambino sua madre è una Dea», ma anche
che «nel momento in cui iniziamo a vivere, iniziamo anche a
morire ».
Dalla Madre è rappresentato quindi dalla Dea del Parto
di Katal Huyuk alla quale ho associato il simbolo della Luna calante,
per indicare il tempo della nascita , cioè il momento in cui
ciò che è stato desiderato, attratto, unito e formato,
una volta uscito deve imparare a vivere autonomamente, divenendo in
atto ciò che racchiude in potenza.
Il simbolo della Dea non poteva essere che la M, il cui significato
deriva dalle gambe della Madre, piegate e salde come due colonne ai
lati della porta della vita e dalle acque che si aprono per farci
entrare nel mondo. La M, non a caso, è rimasta legata alla
parola Madre e al termine egiziano Mery da cui Maria: l'amata. Anche
in questo caso l'associazione è con un tempio ipogeo di Malta,
che ricalca le generose forme della Dea del Parto.
Gli uccelli sono da sempre associati
tanto alle anime dei defunti, in attesa di rinascita, che ai pensieri
più nobili. Alla Madre è rappresentato
quindi dalla Dea Uccello Jugolsva, la più adatta a indicare
l'aspetto della Madre che ci riaccoglie in sé. Dalla Madre
nasciamo e alla Madre torniamo, per rinascere ancora ed ancora, così
come la Natura si rinnova continuamente, uguale e diversa nel ciclo
delle stagioni. A questa Dea si addice la Luna nascosta, il momento
della pausa rigenerante, del riposo in cui recuperare le energie psicofisiche
che ci consentiranno di intraprendere Nuovi percorsi. E' l'altra faccia
della Luna del Parto, della Sorgente con le doppie scale, poiché
insieme rappresentano, come gli ingressi solstiziali, le porte per
le quali ciclicamente entriamo ed usciamo rinnovati non solo nella
carne, ma anche nello spirito, nell'intelletto, nei sogni, nei desideri
e nell'ispirazione. Il simbolo più naturale da attribuirle
è quello che la Dea Uccello porta tatuato sul suo stesso corpo,
sul ventre e sulla testa (mente e terzo occhio) e che racchiude tutti
i simboli precedenti: la doppia V a forma di Meandro, la doppia spirale
labirintica che indica il viaggio dalla vita alla morte e viceversa;
morte dunque non come Fine, ma come Ritorno, Riposo, Rinascita ed
Evoluzione. Le ho associato un Canopo Villanoviano, simbolo dell'utero,
attraverso cui tornare nel grembo materno della Dea, non come fuga,
ma per rinascere. Le ho associato anche un tumolo etrusco “a
tamburo” di Populonia suddiviso all’interno in tante piccole
stanze, come se si trattasse di una placenta plurigemellare, una melagrana
spirituale: siamo, infatti tutti figlie/i e sorelle e fratelli nella
Dea.
Per
contattare creativamente i volti della Dea,
il Cerchio della Luna propone laboratori e workshop di lavorazione dell'Argilla
sulle forme dell'Antica Dea :
periodicamente, un seminario in natura,
per incontrare la Dea attraverso l'argilla, immerse negli elementi.
a Milano un laboratorio settimale
per ritrovare la nostra creatività e i molti volti della Dea che
vive in noi.
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