La Grande Dea
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Simboli della Dea
di Filius Lunae (Domenico Perri)



Come esprimere ciò (Colei) che è il tutto?
Più che descrivere è, in questo caso, adeguato l’indicare e il simbolo si presta egregiamente a questo.
La più parte dei simboli e pratiche simboliche della Dea furono demonizzati o inglobati adattandoli alla concezione del mondo riconducibile al Patriarcato nomade e proseguita, in vario modo, dal cristianesimo storico.
Si parlò, ad esempio, di zigzagare col pensiero e simili, vortice del peccato, spirale di violenza, tortuosità femminile, viscido serpente (il che non è!). Non ci soffermeremo, poi, sulle espressioni denigratorie e offensive date alla yoni-kteìs-vulva, quando nell’ottica della Dea essa è principio di vita e di piacere e accoglienza ultraterrena. Alla rana, agli uccelli notturni, al bosco, alle zone umide: tutti simboli e ambiti della Dea, furono date valenze negative e malvage.

Simboli geometrici:

   Zig zag: Forse il più antico simbolo della Dea acquatica (graffito almeno dal 40.000 a.C.)
    Linee parallele: corsi d’acqua; le triple linee sono un rafforzativo di questo simbolo.
     Reticolo: esprime le interconnessioni fra le cose tutte.
    Il cerchio: es. cerchi megalitici; cerchi rituali di pietre infitte; cerchi magici; ‘Una danza di cerchi rappresenta l'unione delle persone’: nel cristianesimo ciò è riferito all’Icona della Sacra Famiglia; etc.
          
    Motivi acquei e ondiformi, Vortici acquei.
    Chevron: doppie V, acqua corrente.
    Triangolo pubico, col vertice in giù: un es. ‘luminoso’ si ha in Francia, dove, nell’equinozio di Autunno la luce del Sole forma il Sacro Triangolo nel Dolmen di Crucuno, presso Carnac.
    Il doppio triangolo a mo’ di clessidra: enfatizzazione del triangolo pubico della Dea, poi con la clessidra si indicò la fugacità del tempo sottolineante l’aspetto della Dea Signora della morte.
  Scrittura cuneiforme: invenzione di donne sacerdotesse; il glifo di base, evocante il triangolo pubico, significa ‘donna’.
    La losanga e il rombo: simbolo vulvare; quando sono attraversati da due parallele trasversali indicano il campo fertile; è presente ancor oggi su ciondoli e stemmi araldici. In Cosa, presso Orbetello, le mura perimetrali hanno la forma di un rombo. I pani rituali erano decorati con losanghe e altri simboli della Dea, ancor oggi applicati su dolci come i mostaccioli di Soriano; la torta rituale descritta sulle tavole di Gubbio (III sec. a. E. v.) era a forma di losanga chiamata ficla.
    Il Triskele; il Nodo della Dea; l’emblema Diane de Poitiers: sono simboli della Triplice Dea (Dea composita); altro simbolo analogo è la Luna nelle sue tre fasi ( )O( ): la giovane, la donna, l’anziana; Dee composite sono Brighit, le Matrones, le Tre Marie, etc.
  La doppia spirale: rappresenta l’androgino primordiale e l’armonizzazione dinamica di Luna/Sole, maschile/femminile, andare/venire, nascere/morire, luce/buio.
    Nube con segni di pioggia: questo simbolo a forma di pettine era utilizzato, in comunità agricole, come propiziatorio di fertilità dei campi; cfr la forma del pettine stesso: v. ad es. il cosiddetto ’Pettine di Santa Colomba’ del Neolitico, scolpito sulla roccia; ancora oggi si dice ‘una pioggia o cascata di capelli’. I capelli di donna e il pettine sono legati alla femminilità anche etimologicamente: kteìs ‘vulva’, pettignone ‘i crini che circondano la vulva’ (Giovenale) formanti un motivo a pettine e l’oggetto pettine hanno la stessa radice.
    Falci di Luna: “E’ Diana! Guarda! Sorge a forma di falce” (Endimione – Keats).
    La spirale: venerata come espressione diretta del potere della divinità, la si osserva riprodotta in natura nella disposizione dei germogli e dei semi nelle piante, nella spirale delle conchiglie dei molluschi, nella conformazione dei cristalli e nelle galassie; il suo simbolismo è affine al labirinto circolare e alla tela del ragno; la danza a spirale è uno dei ‘giochi’ nelle riunioni delle streghe e si svolge prima in senso antiorario poi orario; la danza oberek della Polonia centrale ha una struttura circolare, spiraliforme e ossessiva d’origine sciamanica.
Triquetra: simbolo celtico della triplice dea, è un nodo a trifoglio.

Numeri collegati alla Dea: lo 0 e il 6 (la kteìs); il 5 (la corona lunare sulla fronte delle divinità ‘cornute’ raffigura la Luna al quinto giorno); il 9 (la nona lettera dell’alfabeto ebr. Teth ossia Tiamath: il drago femmina, la genitalità femm. primordiale); il 13 (le lune piene in un anno solare); il 28 (i giorni del mese lunare e del ciclo mestruale: la prima frase della bibbia è composta da 28 lettere: indizio della originaria concezione matristica della cultura ebraica).
    Il labirinto: rappresentazione delle viscere della Dea; le sue circonvoluzioni e il suo sito centrale da raggiungere è storicamente legato ai riti e alle pratiche d’unione con la divinità mediante ‘vie’ anguste ma dirette e devianti dall’uso comune.
    Linee tracciate dall’alto in basso: segni di pioggia o latte nelle statuette dette ‘Veneri preistoriche’.
    La svastika: simbolo del continuo susseguirsi delle stagioni (vedi oltre a ‘Sedile della Dea’).

La stella polare (a otto punte): simbolo di Ishtar; dall’antichità (vedi ‘Il testamento di Salomone’) e autori iniziatici succ. è simbolo della ktèis; anche le stelle associate a Maria sono a otto punte e quelle sul suo manto si richiamano allo stesso simbolismo, poiché indicano la sua verginità prima, durante – stella a volte non visibile in quanto è dietro al bambino Gesù – e dopo il parto.

Lettere antropomorfo- simboliche della Dea: la lettera E (sanscrito); la lettera HE e la TETH (ebraico); la lettera O latina; la lettera
    DELTA (protostorica e greca); il segno serpentiforme arcaico e successivamente la S etc.

Yoni (sanscrito): ‘passaggio divino’: nell’antichità indiana si riteneva che i bambini fossero portati dalla propria yoni stellare (costellazione) cioè quella che prevaleva durante la nascita; la yoni fertile fu poi associata in riferimenti agricoli di buon raccolto; nell’Atharva Veda c’è la prima citazione attestata di Yoni come organo sessuale femminile : vi sono analogìe con il simbolismo della ‘losanga’ nella civiltà dell’Antica Europa (vedi la voce ‘la losanga).

Il segno X in rosso nella simbolica del cristianesimo medievale.

Elementi naturali e architettonici:
Coppelle naturali nelle grotte: ricettacoli di acque correnti o piovane formanti cerchi concentrici; successivamente scavate nella pietra per abluzioni e aspersioni rituali.
La cavità nella roccia, specie a sezione rombica: es. tipico è in Cosa, presso Orbetello; era utilizzata nei riti di fondazione di città: vi si gettavano offerte simboliche; per la sua forma evocante il grembo della Dea, accoglieva il ‘seme’ dell’insediamento futuro
Nube con segni di pioggia (v.sopra)
La grotta.
Stalattiti e stalagmiti: nelle grotte naturali segni del maschile fecondante la Dea/grotta: esso è generato dalla Dea in sé stessa.
Pietre tondeggianti forate o cave.
Rocce e pietre dalle forme e colori che attiravano l’attenzione erano ritenute manifestazioni della Dea.
Scivoli in pietra: utilizzati un rituali di fecondità.
Passaggi nella roccia e nei tronchi: utilizzati in riti di passaggio da uno stadio della vita ad un altro, in rituali di fertilità o di guarigione
Pietre calde o della febbre: utilizzate per suggellare un rapporto d’amore o il matrimonio e in riti di fertilità; un esempio in Italia è il ‘Peirun’ nei pressi di Angrogna (To); divengono calde in particolari giorni dell’anno.
La sorgente e l'acqua.
Il fuoco e il focolare: ipostasi della Dea come calore e luce vitali.
Venere (pianeta) : sin dalla preistoria è il prototipo del ciclo del Dio morente e risorgente – prima riferito al Sole successivamente al raccolto - : è Lei la madre-amante, la ‘stella’ che segue e libera il suo Sole morente e sanguinante dal regno della morte e poi lo precede nel suo risorgere all’alba.
Omphaloi ‘pietre ombelicali’:ovaliformi, sferiche, coniche: rappresentano la clitoride della Dea; segnalano luoghi di culto a Lei dedicati; chiudono spesso pozzi di acque profonde o fessure della terra.
Sedile della Dea: illuminato dal Sole in un determinato giorno dell’anno (solstizio d’estate o d’inverno) in quanto elemento maschile fecondante; nei siti del ‘ Sedile della Dea’ si ritrovano spesso graffite le svastike: questa eterna ruota poi spesso scambiata per semplice simbolo solare, è invece simbolo del continuo susseguirsi delle stagioni che garantisce la vita e la riunione, non statica, delle due forze maschile e femminile in un eterno rincorrersi. Anche questi ‘Sedili’ furono poi obliati o demonizzati come ‘sedili delle streghe’ o ‘sedili del diavolo’.
La porta: immagine vulvare; cfr. ‘Io sono la porta’ (Gv. 10,9):Vulva della Vita e del Cielo; la porta a nicchia romanica che è sua figura e la Porta del Cielo del sogno di Giacobbe (Gen. 28,17). Nell’Antica Religione la Dea dice: ‘Io sono la Porta, da una entrano gli uomini, dall’altra escono gli Dei’.
Il sepolcro: nelle società matristiche riproduceva il corpo della Dea, in piedi o seduta: dal loro ingresso-grembo si rientrava e si veniva deposti in posizione fetale, per la successiva uscita a nuova nascita.
Il pozzo: sito presso cui attingere la Sapienza e di esaudimento dei desideri.
Templi megalitici: il fenomeno del megalitismo è chiaramente riconducibile a società nelle quali la Dea era la figura centrale; le stesse strutture dei templi ricalcano il corpo della Dea e sono predisposte per un cammino iniziatico di entrata nella realtà- corpo di Lei; tutti i particolari e i soggetti effigiati richiamano la civiltà della Dea: bassorilievi di serpenti; asce bipenni reperite; siti a vari livelli comunicanti fra loro così da produrre un inestricabile intreccio di percorsi che si intersecano con un andamento a doppia spirale, prima sinistrorsa poi destrorsa; caverne, nicchie e anfratti; spirali rosse; conchiglie; statuette femminili e di sacerdotesse, etc.
Il forno per il pane: il pane e il forno sono simboli sacri della Dea; miniature di forni con simboli (losanghe, zig zag, etc.) della Dea sono state ritrovate in tombe del Neolitico; il forno rappresenta l’antro dove dimora e dal quale può provenire la divinità stessa: è il caso di forni antropomorfi con fattezze di Dea.
Gli angoli di una stanza (in particolare l’angolo in alto). Nelle cattedrali tale angolo è nella penombra, a significare la ‘tenebra iperluminosa’ della divinità. In H.P. Lovecraft sono dei passaggi fra le dimensioni: potrebbero evocare il triangolo pubico della Dea.

Mondo Vegetale:
Semi.
La cipolla: emblema geroglifico, presso gli egizi, delle fasi lunari e quindi dedicata a Iside, Dea della Luna; dall’antichità si notò che la crescita dei diversi strati segue i digiti lunari!
La Mandorla mistica o divina( stilizzazione artistica o architettonica dei genitali esterni femminili): inscrive Krishna, Buddha, Shiva, Dee tantriche, Dio Padre, Gesù Cristo, Maria, Santi cristiani; nell’iconografia islamica la mandorla fiammeggiante circonda Muhammad e stilizzata il Nome di Allah; accoglie persino Satana, nella raffigurazione dell’episodio di Giobbe (v. ms l f 247 v Universittatsbiblioteck, Erlangen, XII sec.).
L’albero: la Albor ‘la madre dei frutti’ latina.
Alberi con una fenditura oblunga, arrotondata lungo il tronco: sono ritenuti sede della Dea.
L’orchidea.
La rosa.
La ninfea.
La melograna.
La mela: frutto della dea lunare; se la si taglia orizzontalmente, le due metà mostrano al loro centro un pentacolo i cui semi rappresentano la Dea Luna nelle sue cinque fasi: prima falce, primo quarto, piena, secondo quarto e nera; analogamente vi si riconosce la ‘stella’ Venere/Espero a sera e nell’altra metà Venere/Lucifero che annuncia l’alba. Se la si taglia verticalmente si ottiene una rappresentazione della yoni della Dea.


Mondo Animale:
Le Uova.
L’orsa.
Il riccio.
L’ape: nel miele, prodotto dalle api, si possono notare il mondo vegetale e animale cooperanti a beneficio dell’uomo; è un puro elemento di trasformazione; nello sciame delle api si rispecchiò la struttura delle antiche società matrifocali.
La chiocciola. e la conchiglia, specie quella a spirale (v. sopra)
La gatta, la leonessa, la pantera.
La tela del ragno, il ragno: simbolo della Dea Madre che ‘secerne’ la tela-universo e poi la riassorbe in sé alla fine di un eone.
La civetta, il gufo, il barbagianni, la strige:figure di saggezza e di visione-conoscenza nella ‘notte’
L’uccello acquatico: la gru, l’oca, l’anatra, il cigno.
L’ariete: le sue corna spiraliformi richiamano il tragitto fasico lunare.
Il toro: simbolo della Dea e del femminile nel Paleolitico: il suo bucranio, evocante l’apparato riproduttore della donna, veniva posto accanto ai cadaveri per propiziarne la rinascita; anche per le sue corna a falce era associato alla Dea lunare.
Il bue selvatico; il bisonte.
Il serpente: rappresenta la Dea per il suo potere di rigenerarsi (la muta) e per il suo apparire come tramite fra la ‘terra e il cielo nel suo ergersi dal suolo o fra i rami degli alberi (essi stessi immagini della vita universa e collegamento ‘terra-cielo’); vedi anche la figura della Pitonessa.
La rana: la sua postura evocava la posizione del parto e i genitali femminili: ancor oggi rane in bronzo o pietra sono ritenute portafortuna.
La mucca.
Chioccia con pulcini d’oro: indicazione di luoghi di manifestazione particolare della Dea, in ambito cristiano della Madonna; a volte indicano anche la presenza di tesori nascosti, segno della valenza del luogo.
La capra: simbolo della Dea della vegetazione in quanto, nell’immaginario popolare, solo Lei poteva nutrirsi di se stessa; è quasi superfluo ricordare la sua demonizzazione, insieme a quella del suo compagno il capro, ritenuti da figure del rigoglio (greco ‘orgasmòs’ e dalla stessa radice ‘orgasmo’) della vegetazione e della natura quale erano a figure della lascivia e del satanismo.
Il corvo, l’avvoltoio, la cornacchia, la civetta e il cane, il lupo, lo sciacallo: animali esprimenti il carattere della Dea, Signora della morte e della rinascita.
Il formicaio: simbolo del monte di venere e del grembo- sorgente della Dea: nella credenza antica il formicaio segnala la presenza di acque sotterranee; le formiche stesse erano ritenute le istruttrici dell’arte della tessitura.
La farfalla: incarnazione del principio di trasformazione, manifestazione della Dea nel suo aspetto di vita emergente; nel linguaggio comune è un epiteto della vulva.
La scrofa: simb. e cavalcatura di molte Dee della fertilità.
Le scaglie di pesce: motivo che riveste come calzamaglia il corpo di Iside quando è raffigurata con le braccia alate spiegate a difesa dei naviganti; fa da copertura a santuari mariani, essendo Maria ritenuta protettrice dei marinai e Signora del mare.

Parti del corpo femminile:
Capelli (di donna): simb. di femminilità e vitalità.
La bocca aperta.
La vulva: incisa, fin dal Paleolitico, su roccia e in ciondoli in funzione apotropaica e propiziatoria: è metonimia (la parte per il tutto) per ‘Dea’.
I seni: datori del latte-cibo; sono numerosi in Artemide d’Efeso (multimammia) per sottolinearne la profusione nella Natura nutrice.
Il naso: lungo e bitorzoluto era presente già nelle raffigurazioni della Dea-uccello; tale becco-naso si ritroverà nelle portatrici di doni e ‘osservatrici’ dell’andamento della casa come la fata oca, Strenia fra i romani, Bercht, Frau Holle, la Befana e nelle immagini tradizionali della donna saggia o strega.
La mano e la nube: immagini simboleggianti la Dea apportatrice di pioggia e protezione (vedi ad es. I Re 18,44 ‘piccola nube a forma di mano’); la mano (simb. sessuale: nel caso citato apportatrice di pioggia-fertilità ) è più grande del normale nelle Madonne Nere per sottolinearne la funzione protettrice.

Utensili, attrezzi, manufatti e armi:
Il pettine (v. sopra, in segni geometrici)
La forcina per capelli: l’ostio genitale femminile, per la sua forma; è utilizzata in funzione magica per allontanare i malefici.
L’ascia bipenne (labrys): la sua forma richiama la Luna crescente e calante. Si ritrova spesso nei templi megalitici e fu associata al labirinto; forse ha anche la stessa origine etimologica di labirinto, corrisponde alla farfalla ed è simbolo di rigenerazione.
La scopa:‘cavalcatura’ di Dee di mezzoinverno come la romana Strenua o Strenia (da cui strenna) Berchta, le streghe e la Befana; viene usata ancor oggi in danze contadine in Polonia, spazzando i campi e battendovi i piedi per risvegliarne la vegetazione dal ‘sonno’ invernale e propiziarne la fertilità; è messa sulle porte o appesa al soffitto per tener lontano gli influssi negativi dalla casa.
La coppa.
Lo specchio.
Anfore con tratti e forme della Dea.
Il calderone.
La chiave: in mano alla Dea ne simb. il potere sulla vita e sulla morte.


Altri:
La fata.
La strega.
Ibridi: donna-uccello, donna-pesce, donna-serpente: come altri esseri reali o mitici viventi al limitare di elementi diversi, manifestano la funzione di tramite della Dea fra le diverse realtà del mondo.
Il nono arcano dei Tarocchi: l’Eremita, rappresenta la Sapienza riflessa nella materia; nello zodiaco corrisponde alla Vergine; per Dante, nella Vita Nova, è Beatrice “ che in alcun altro numero non sofferse lo nome de la mia donna stare in su lo nove”; vedi anche sopra a ‘Numeri coll. alla Dea’.
Le figure delle Arpie esprimevano la tragicità della morte mentre le Sirene ne esprimevano il dolce richiamo
Donne guerriere: i popoli delle Amazzoni, delle Lemnie, delle Danaidi, etc: i ritrovamenti archeologici, pur confermando l’esistenza di donne guerriere e di sacerdotesse, lasciano aperte le ipotesi sulla loro struttura sociale.
Coppie: le coppie di uova, di semi, di spighe indicano prosperità e fortuna; tali soggetti sono tuttora utilizzati per soprammobili e pendenti; l’origine di tale simbologia è nell’anatomia della donna: due natiche, due labbra vaginali e della bocca, due seni.
Il colorito della Dea: bianca, rosa, verde, rossa, zafferano, bruna, nera, variopinta, etc. a seconda delle circostanze e delle funzioni da svolgere: riguardo alle Dee nere od oscure cito qui l’osservazione di Kenneth Grant : ‘Iside Nera (Nu) distrugge ciò che non è essenziale ed è di ostacolo allo sviluppo dell’anima.. E’ la forza che libera lo spirito dell’uomo dai confini di un’esperienza limitata ’.
La corona lunare: la Luna crescente al quinto giorno: sul capo di Shiva, Kali, Diana, Maria, etc.; sul capo di Ardath-Lili rappresenta i digiti lunari, composti da serpenti affiancati, ergenti le teste alla sua sommità.
Ocra rossa: richiama il sangue- vita della Dea; con essa venivano cosparsi i cadaveri per propiziare la rinascita.
A o Aa: Dea lunare caldea, il cui emblema è un disco con otto raggi, tale numero è associato, come nell’ottagono e nella stella a otto punte – vedi più oltre-, alla Dea della luce.
Le filatrici: l’arte della tessitura pertiene a divinità lunari in quanto Dee del fato; ancor oggi si parla di ‘trama della vita’, tessuti e legamenti del corpo e dell’intessersi del feto nel grembo materno.
La Voiuivre: la femmina del drago; dal gallico nwywre ‘vipera, serpente’. Dea-drago che, in pietra, contrassegna importanti punti di energie sotterranee e ruote idrauliche; come raffigurazione risale ai tempi del megalitismo.
Venus pendula (latino) : modalità d’unione che viene citata in molte culture per il suo significato cosmogonico e di relazione; è il caso di Lilith (prima moglie di Adamo) riportato dal testo ‘Aleph Beth’ di Ben Sira, in cui si narra che Adamo e Lilith non furono in pace fra loro, in quanto Adamo voleva accoppiarsi stando sopra di lei (simboleggiando con ciò la sua supremazia) ma Lilith, originaria di una cultura matristica, si proclamava alla pari con Adamo e non accettava di mettersi distesa così sotto l’uomo, bensì desiderava il coito agente su Adamo; lui , però, le usò violenza per piegarla ai suoi voleri, allora Lilith si irritò a tal punto da invocare il Nome divino, facendosi dare ali d’aquila e così abbandonò Adamo; è il caso di Iside in quanto disse: ‘ho fatto la parte dell’uomo pur essendo donna’ accovacciata sul morto Osiride e così lo risuscitò; in Babilonia la Sacerdotessa della Dea Belit celebrava, all’inizio del nuovo anno, le ierogamie con un sacerdote disteso sotto di lei; nelle teofanie hindu la Dea richiede il viparita-maithuna ‘coito rovesciato’ : lei è agente sull’uomo; secondo la cosmogonia shakta tale modalità d’unione esprime l’aspirazione del femminile all’unità a partire dalla dualità, a differenza del maschile che ad ogni spinta dell’atto sessuale rimarca una separazione.
L’arte Anasyromai ‘sollevare i vestiti’ : gesto di magia apotropaica contro le potenze della morte e le avversità; questo mostrare i genitali femminili si ritrova citato e rappresentato in molte culture (africane, sumera, egizia, incas, giapponese antica e contemporanea, europea, hindu, etc) ; riguardo all’Italia è rappresentato nelle statuine della Baubo, ritrovate nel meridione; nel bassorilievo di Porta Tosa a Milano e in quelli di Como; il folklore abruzzese riporta il potere delle donne che mostrano i genitali e, in particolare, l’usanza delle donne dei marinai che, alla partenza dei loro congiunti, mostrano le vulve al mare, per tener lontano tempeste e sventure; l’eroina etrusca Galiana salvò la sua città – l’odierna Viterbo – dai romani mostrandosi nuda sul campo di battaglia.

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NOTA (delle redattrici del sito):

Ringraziamo Domenico che ci ha proposto il suo testo che abbiamo volentieri pubblicato: E' un elenco di simboli che, pur non essendo esaustivo né completo nelle spiegazioni, ci è sembrato ben evocare la ricchezza del mondo simbolico della Dea.
Abbiamo inoltre scelto di illustrare solo qualche segno grafico, nell'impossibilità di mostrare anche visivamente tutti i simboli citati.










































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