Simboli, Archetipi ed Energie
Comprendere e usare le energie archetipiche


La colomba di Afrodite



Un giorno Afrodite ed Eros gareggiavano nel raccogliere fiori. L'arciere amoroso era più abile della madre che stava per essere sconfitta quando una ninfa di nome Peristerà (colomba, in greco), giunse in suo aiuto procurandole la vittoria. Eros, irritato per l'intervento inaspettato e scorretto, la castigò trasformandola in una colomba che Afrodite per gratitudine volle risarcire eleggendola a suo uccello preferito: per questo motivo si diceva che il carro della dea fosse tirato da candide colombelle oltre che da cigni. (Mythographi Vaticani, I, 175; II, 2,33).

La dea si manifestava nel suo santuario di Erice, in Sicilia, nelle sembianze di una rosea colomba alla Festa del Ritorno che seguiva quella della Buona Traversata. "Ed ecco" spiegava Eliano "il motivo del nome: i siciliani dicono che in questi giorni la dea Afrodite parte per la Libia e confermano la loro credenza con questa prova: nel loro paese c'è una grande quantità di colombe, che però non si vedono durante il tempo di questa cerimonia perché sono andate a fare da scorta ad Afrodite. I piccioni, essi dicono, sono i beniamini della dea e tutti gli abitanti di Erice prestano fede a questa tradizione. Nel nono giorno dopo la festa è possibile vedere un uccello di straordinaria bellezza giungere in volo dalla parte del mare che bagna la Libia: non è come gli altri colombi che si raggruppano in stormi, ma è di un colore rosa, come quello che Anacreonte di Teo esalta in un suo verso dove, descrivendo Afrodite, la definisce "rosea".

Quell'uccello potrebbe essere paragonato all'oro poiché anch'esso è simile alla suddetta dea che Omero nei suoi versi chiama "aurea". Questa colomba precede l'arrivo in massa di tutte le altre, avvenimento che è celebrato dagli abitanti di Erice con una nuova festa la quale, prendendo nome dall'evento, viene chiamata "Festa del Ritorno". (Claudio Eliano, op.cit. IV, 2; Anacreonte di Teo, Anacreontiche, 10,2,3; Omero, Iliade, V, 427).

Afrodite era benigna e misecordiosa verso gli uomini come dea dell'amore, principio universale di attrazione e di associazione che conduceva all'Uno. Per questo motivo era adorna d'oro, come canta Omero narrando la sua nascita dalle acque del mare:

.. e le Ore dall'aureo diadema

lietamente l'accolsero vestendola con abiti divini,

sull'immortale capo posero una levigata corona,

bella, aurea, e ai traforati lobi

fiori di oricalco e d'oro prezioso;

intorno al delicato collo e al petto fulgente

di monili aurei l'adornarono dei quali anche'esse,

le Ore dall'aureo diadema, si adornano

per recarsi all'amabile danza degli dei

e al cospetto del padre divino.

(Ad Afrodite, in Inni omerici, VI, 1-13)



Ad Afrodite venne equiparata la dea romana Venere che ereditò fra i vari attributi le colombe. Esse appaiono a Enea, figlio di Venere, nell'episodia del ramo d'oro. La Sibilla cumana aveva spiegato all'eroe che non sarebbe mai potuto scendere nel Tartaro per rivedere il padre Anchise se non avesse staccato da un albero "il virgulto dalle fronde d'oro". (Virgilio, Eneide, VI, 133-34)

Già disperava di trovarlo quando:

una coppia di colombe

proprio davanti al suo sguardo sopraggiunsero volando

e si posarono sul verde suolo. Allora il magnanimo eroe

riconosce gli uccelli materni e lieto prega:

"Guidatemi, se c'è una via, e dirigete per l'aria

il volo nei boschi, là dove il ramo d'oro

ombreggia la pingue terra. E tu non mancarmi

nelle difficoltà, o dea madre".

(idem, VI, 190-97)

E le colombe inviate da Venere gli indicarono il luogo dove il ramo splendeva.

L'associazione della colomba a Venere è costante in tutta l'arte occidentale. Sugli affreschi della 'Favola di Amore e Psiche' alla Farnesina, disegnati da Raffaello nel 1517 ed eseguiti quasi interamente da Guido da Udine e Giulio Romano, appare in varie scene. Colombe decorano la Camera di Amore e Psiche di Perin del Vaga nell'appartamento farnesiano di Castel Sant'Angelo a Roma e l'affresco del Domenichino 'Venere scopre il cadavere di Adone', nella Sala delle Imprese Farnesiane a Palazzo Farnese.

Era considerata da Greci e Romani anche l'emblema dell'armonia cosmica, della pace, della purezza dei costumi, della semplicità e della fedeltà coniugale. (Sull'iconografia della colomba in Roma, cfr. A. Cattabiani - Marina Cepeda Fuentes, Bestiario di Roma, Roma 1986, p.116)

"I colombi selvatici" ricordava Eliano "sono oggetto di entusiastiche lodi perché fra tutti gli uccelli sono di gran lunga i più giudiziosi. Ad esempio, quando il maschio e la femmina decidono di unirsi e di stringere di muto accordo un rapporto che potremmo definire matrimoniale, stabiliscono fra di loro un saldo legame comportandosi così assennatamente che nessuno dei due toccherebbe mai un letto estraneo. Se volgessero sguardi lussuriosi verso altri colombi, i loro compagni li circonderebbero, e se il colpevole fosse un maschio, sarebbe fatto a pezzi dai maschi, se una femmina dalle femmine". (Claudio Eliano, op.cit., III, 44).

Un 'eco di questa credenza la ritroviamo in Orapollo secondo il quale gli Egizi disegnavano una colomba nera per simboleggiare una donna rimasta vedova fino alla morte. (Orapollo, op.cit., II, 32).

In seguito Venere e le sue colombe furono prevalentemente degradate a simbolo di lascivia, come testimonia fra gli altri l'iconologo Vincenzo Cartari spiegando che il carro della dea era tirato da candidissime colombe "perché questi uccelli più di alcun altro paiono essere conformi a lei, imperoché sono molto lascivi, né è tempo alcuno dell'anno nel quale non istiano insieme; e dicesi che non monta mai il colombo la colomba che non la basci prima, come apunto fanno gl'innamorati". (V. Cartari, Le imagini dei i dei de gli antichi, Vicenza 1996, p. 467).

A questo simbolismo pare ispirarsi Dante all'inizio dell'episodio di Paolo e Francesca scrivendo:


Quali colombe, dal disio chiamate

con l'ali alzate e ferme al dolce nido

vegnon per l'aere, dal voler portate .....

(Dante, Divina Commedia, Inferno, V, 82-84)






Tratto dal libro FLORARIO di Alfredo Cattabiani




 



Vuoi essere periodicamente informato delle novità sul sito del Cerchio della Luna e delle nostre iniziative?
Iscriviti alla mailing list, e riceverai mensilmente il nostro calendario lunare in omaggio.



Clikkando sulla luna, puoi tornare alla   

 

 

Questa è una pagina protetta dalle copiature.
Abbiamo deciso di tutelare così le nostre pagine, originali e non, dall'uso scorretto su altri siti.
Il Cerchio della Luna non è contrario a cedere i suoi testi originali, purché non vengano smembrati e ne vengano citati gli autori, le fonti e la bibliografia… così come riportati in queste pagine.
Dunque, se vi interessa un nostro testo o una nostra ricerca originale, non esitate a scriverci chiedendoci un’autorizzazione e comunicandoci per quale uso vi serve, dove lo vorreste pubblicare e formulando l’impegno ad una corretta citazione.
L’indirizzo è: info@ilcerchiodellaluna.it