![]() |
Il MONDO DEI GENII
Eros, nel Simposio di Platone, viene infatti considerato un Demone intermediario tra gli uomini e gli Dèi. E' il primo nato tra gli Dei, un Dio primordiale raffigurato con le ali per la sua capacità di elevarsi dal mondo terreno alla sfera celeste. Dunque i Geni stavano ovunque, nella casa, dando luogo ai Lari, nei luoghi, dando origine ai Genius Loci , nelle persone, con cui si stabiliva il Genius personale nel giorno non del concepimento ma della nascita, il Dies Natalis era il giorno in cui il Genio iniziava l'accompagnamento dell'essere mortale.
GENIUS LOCI Secondo Servio "nullus locus sine Genio" (nessun luogo è senza un Genio) (Commento all'Eneide). il Genius Loci non va confuso con il Lare perché questi è il Genio del luogo posseduto dall'uomo o che l'uomo attraversa (come i Lari Compitali e i Lari Permarini), mentre il Genius loci è il Genio del luogo abitato e frequentato dall'uomo. Inoltre quando si invoca il Genius loci bisogna precisare "sive mas sive foemina" (che sia maschio o che sia femmina) perché non se ne conosce il genere. La derivazione è dalla religione animistica per cui tutto è permeato da un'energia e da un'intelligenza, compresi i luoghi, o gli animali (da cui i totem), ma anche l'uomo, il tutto nel generale e nel particolare. Ovunque si percepiva la presenza di un’entità superiore che custodiva e proteggeva. Quindi accanto ai Genii dei singoli, ci sono i genii delle singole famiglie, Genius familiaris, da cui, in modo più esteso, la Gens, o delle comunità, come il Genius Populi Romani. Il Genius Loci era, dunque, la divinità protettrice di un luogo ma allo stesso tempo poteva proteggere tutti quelli che vi abitavano o vi transitavano. Ogni luogo aveva un suo Genius, che poteva aiutare o essere ostile, a seconda dell'atteggiamento dell'individuo verso il luogo. Devastare un luogo, o appropiarsi delle sue risorse in modo indiscriminato poteva inimicare il Genius Loci, come pregarlo, rispettarlo e fargli offerte poteva renderlo propizio.
Papa Alessandro (Epistola IV 1731) "Ogni luogo ha le sue qualità uniche, non solo in termini di composizione fisica, ma di come viene percepita, quindi dovrebbe essere (ma troppo spesso non è) responsabilità dell'architetto essere sensibile a quelle qualità uniche, per migliorarle piuttosto che distruggerle. In architettura e in giardinaggio, tutto deve essere adattato al genio del luogo."
LE FORME DEI GENII Poteva apparire in diverse forme, umano o animale. Come serpente il genius loci può essere paragonato al greco agathòs daimon, genio benevolo. A Pompei troviamo poi una pittura, all’interno del lararium dell’atrio servile della Casa del Centenario, dove sotto l’immagine di Bacco rivestito di acini d’uva, dietro cui si erge il Vesuvio, è raffigurato il serpente agathodaimon che si avvicina ad un altare. Il Genius Loci sotto forma di serpente appare anche in alcune pitture parietali di Ercolano, come serpente che si avvolge attorno ad un altare per divorare l’offerta posta sopra. Nel libro V dell'Eneide, quando Enea si accinge a fare offerte sulla tomba del padre Anchise “dai profondi recessi un viscido grande serpente trasse sette cerchi, sette volute, aggirando quietamente il tumulo, strisciando tra le are. Quello con lungo snodarsi tra i calici e le terse coppe libò le vivande, e innocuo discese di nuovo nel profondo del tumulo e lasciò i degustati altari. Perciò maggiormente rinnova le intraprese onoranze al genitore, incerto se pensare che sia il genio del luogo, o un ministro del padre”. Oppure appare come pavone che fa la ruota, che diventa poi attributo di Giunone, o come cervo, attributo di Diana, riciclato poi dal cattolicesimo alla visione di Sant'Eustachio, o di civetta, o di colomba. Attestazioni del Genius loci Spesso il genio viene rappresentato fornito di cornucopia, di patera, di tralci di alloro, o di serpente. Ci sono molti altari romani nell'Europa occidentale dedicati al Genius Loci, come appare nella chiesa di S. Giles, a Tockenham, nel Wiltshire, dove è raffigurato a rilievo nel muro di una chiesa normanna costruita con reperti romani.
I GENII LAVORATORI Il mondo romano è pieno di geni lavoratori e inventori, un po' come la favola del ciabattino cui gli gnomi cuciono le scarpe durante la notte. Insomma i genii possono aiutare l'uomo, ma sono anche ludici e hanno una vita autonoma. Ma ci sono amorini, ovvero genii prettamente ludici, che cavalcano un delfino, o si fanno trainare da un granchio, o da cigni, o da animali selvatici, che cavalcano o di cui hanno le redini. Questa visione della natura animata e ludica era una visione sacra che si è potentemente modificata col cristianesimo dove la natura è inanimata e al servizio dell'uomo come un balocco che l'essere umano può usare a suo piacimento in quanto autorizzato dalla divinità.
GENIUS PERSONALE Il Genius Natalis, o Genio personale, era una figura centrale nella religione romana; a lui veniva consacrato il dies natalis , il giorno di nascita dell’uomo, e allo stesso tempo accompagnava l’uomo nel percorso di vita fino alla morte. Platone, nell'Apologia di Socrate scrive: "C'è dentro di me non so che spirito divino e demoniaco; quello appunto di cui anche Meleto, scherzandoci sopra, scrisse nell'atto di accusa. Ed è come una voce che io ho dentro sin da fanciullo; la quale, ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da qualcosa che sto per compiere, e non mi fa mai proposte." Il Genius parla dunque quando la mente tace, infatti noi percepiamo una certa voce di saggezza quando siamo liberi dall'ansia che ci induce a pensare continuamente. L'ascolto del Genius presuppone dunque un silenzio interiore. Ma il Genius romano agisce più facilmente dall'esterno che dall'interno, essendo i Romani più proiettati all'esterno dei Greci, ma anche meno elucubrativi di questi. I Geni romani sono eminentemente operativi. La religione cattolica ne ha poi ricavato gli Angeli Custodi, molto simili ai Geni romani, con la stessa funzione protettiva, ma con una funzione moralistica che i Geni romani non avevano. Plutarco individua qui il Demone, o Genio, una qualità duplice o mista, in quanto contaminato dalla corporeità dell'essere umano, concetto assorbito dalla religione cattolica che considererà la materia come impura e pertanto incapace di percepire il senso divino se non attraverso una santità che nega e mortifica il lato corporeo. Il Genio Romano è invece aldilà delle passioni ma non nega il corpo, anzi lo protegge e lo invita al godimento con la saggezza della moderazione. Il principio di saggezza romano è la Continenza, il godere di tutto rifuggendo dagli estremismi dell'esaltazione. I LARI I Lari, dal latino lar, focolare, erano Genii protettori degli antenati defunti che vegliavano sulla famiglia, cioè sulle persone, schiavi compresi, sulla proprietà o sulle attività di questa affinchè la famiglia fosse sana e prospera. LARI COMPITALI I Lares Compitales, dal latino compitum ovvero "bivio" o "crocicchio", erano i Genii protettori degli incroci, o crocicchi, ai quali venivano elevati i sacella compitalia, edicole con timpano frontale e volta a botte con nicchie nelle pareti interne per contenere le immagini dei Genii. Ad essi venivano dedicati i Ludi Compitalicii , nella festa Compitalia, che si ritiene un retaggio preromano. Dionigi di Alicarnasso l'attribuisce invece a Servio Tullio, specificando che i sacrifici consistevano in dolci di miele offerti in ogni casa e il rito era officiato dagli schiavi. La festa veniva celebrata pochi giorni dopo i Saturnali e gli schiavi in questa occasione erano liberi da qualunque impegno verso i loro padroni, il che spiegherebbe la ragione del loro officio, cioè dare una tregua agli schiavi. Per Ambrogio Teodosio Macrobio le celebrazioni deriverebbero da Tarquinio il Superbo, in seguito ad un oracolo che gli avrebbe chiesto in cambio di pace e prosperità una testa per salvare una testa. Tarquinio avrebbe allora ordinato un sacrificio cruento di bambini a Mania madre dei Lari. Ma Lucio Giunio Bruto, dopo l'espulsione dei Tarquini, sostituì le teste di bambino con quelle di aglio e dei papaveri, soddisfacendo l'oracolo che aveva richiesto soltanto delle teste. Ma Ambrogio era un autore del V sec. d.c., o cristiano o influenzato dal cristianesimo circostante. I Romani non facevano sacrifici umani, e tantomeno di bambini che erano sacri.
PENATI
Tutti i diritti sono a loro riservati.
|
Vuoi essere periodicamente informato delle novità
sul sito del Cerchio della Luna e delle nostre iniziative?
Iscriviti alla mailing list, e riceverai
mensilmente il nostro calendario lunare in omaggio.
Clikkando sulla luna, puoi tornare alla
Questa è una pagina protetta dalle copiature. Abbiamo deciso di tutelare così le nostre pagine, originali e non, dall'uso scorretto su altri siti. Il Cerchio della Luna non è contrario a cedere i suoi testi originali, purché non vengano smembrati e ne vengano citati gli autori, le fonti e la bibliografia… così come riportati in queste pagine. Dunque, se vi interessa un nostro testo o una nostra ricerca originale, non esitate a scriverci chiedendoci un’autorizzazione e comunicandoci per quale uso vi serve, dove lo vorreste pubblicare e formulando l’impegno ad una corretta citazione. L’indirizzo è: info@ilcerchiodellaluna.it |