Gaia, la Madre Terra |
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Avalon. Di lì a poco la grande sacerdotessa le avrebbe guidate nel loro primo rituale. L’iniziazione da cui dipendeva la permanenza di ognuna sull’isola sacra, ma anche gli insegnamenti che avrebbero ricevuto dipendevano dai talenti che la Dea avrebbe attivato in ognuna delle fanciulle. L’attesa le rendeva trepidanti e l’energia della prossimità alla fonte sacra le investiva ad ondate procurando loro brividi ed un leggero stordimento. La Luna era ormai sorta e la grande Sacerdotessa accompagnata dai Druidi sarebbe arrivata a breve. I tamburi ed i canti delle sacerdotesse consacrate si facevano sempre più vicini. La vibrazione dei suoni si espandeva ad ogni corpo facendo trepidare la terra da cui emanava una forza primordiale crescente che si sovrapponeva al battito del cuore, al respiro, allo scorrere del sangue. Quando tutto fu suono e vibrazione la Sacerdotessa comparve accanto alla polla sacra indicando la prima fanciulla ed invitandola con un sorriso rassicurante, se pur austero, a raggiungerla. Anja con riverente emozione la raggiunse non rendendosi conto di aver smesso di respirare. Un senso di anticipazione la turbava un poco, cosa che non sfuggì alla Sacerdotessa che le prese dolcemente il mento in una mano, le soffiò sulla fronte, e con l’altra mano le spinse il diaframma. Il suo sguardo fisso in quello di Anja, che riprese a respirare come fosse emersa dalla sua apnea dai fondali marini. Non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi della Sacerdotessa. Le pareva di sprofondare in un vortice sempre più luminoso, sempre più profondo e caldo, tanto caldo e profumato. Sì profumato di fiori. A quel punto udì nella sua mente la voce della Sacerdotessa che le suggeriva di ascoltare. Allo stesso modo le rispose: “Sì, mia Signora, ti ascolto, ti sto ascoltando. Parlami, guidami.” “Non me. Devi ascoltare la Sua voce. La voce della Dea. Ti parlerà attraverso un fiore. Scegline uno. È il consiglio della Dea per te. Ascolta la voce del tuo fiore, ti guiderà” rispose la Sacerdotessa, che interrotto il contatto con Anja, le indicò la sacra sorgente. Anja vi si accostò sporgendosi, inebriata dal crescente profumo di fiori. Con grande stupore si rese conto che la polla era colma di fiori. Erano tanti, tutti bellissimi e profumatissimi. Decise di chiudere gli occhi e di scegliere il suo fiore lasciando che questi in qualche modo venisse a lei. Si abbandonò completamente, lasciando che la mente fosse pronta a cogliere un segno, i suoi sensi a captare una qualsiasi forma di risonanza. E avvenne. Riuscì ad isolare tra tanti quell’unico profumo, lo inspirò con tutto il suo essere fino al punto di fondersi con esso, e nel silenzio creato da quella connessione percepì distintamente una voce manifestarsi nella sua mente, nel suo ventre, nel suo cuore.
Così si espresse lo spirito del fiore rivolgendosi intimamente ad Anja. La novizia aveva le gambe paralizzate, non per effetto del freddo, bensì per il suo timore di dover guardare dentro il suo ben celato dolore, dentro la sua anima piegata da troppi venti. Desiderava che qualcosa accadesse, non importava che fosse dirompente al punto di finirla o che fosse tanto devastante da riaccendere la fiamma della speranza e della gioia. Desiderava che quello stato di semimorte finisse. Fu questo a condurla al pozzo sacro, nonostante i suoi arti fossero immemori di quei lunghi passi esitanti. Bevve, bevve fino a bagnare la sua candida veste di novizia, reidratando il suo deserto interiore. Abbandonata ogni resistenza si inginocchiò, levò il viso alla Luna e tra lacrime strozzate disse: “…E sia. Ecco chi sono. Ecco cosa ne è stato di me!”
“Sì. Sì! E’ questo ciò che voglio. E’ questo tutto ciò che voglio! Aiutami…”, furono le uniche parole di Anja, prima che bevesse ancora quell’essenza straordinaria che le stava dando speranza, nuova luce e leggerezza d’animo per riprendere il suo viaggio.
____________________________________________ Copyright © Lelita Staffieri ________________________________ FONTE FOTO: www.kulak.ac.be
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