Astrologia Evolutiva
Un percorso di autoconoscenza incentrato sull'anima


ZEUS-GIOVE: il Dio del cielo - il grande benefico
di Manuela Caregnato

sEra il signore del cielo, il dio della pioggia, colui che chiamava a raccolta le nuvole, che brandiva il terribile fumine. Il suo potere era più grande di quello di tutte le altre divinità messe insieme. E non di meno non era né onnipotente né onnisciente.” (1)

Zeus, Giove per i romani, è il grande e potente dio degli dei, colui al quale la mitologia greca assegna forse il ruolo più importante all’interno dell’Olimpo.
Capo supremo delle divinità greche, egli è il Dio dei fulmini, ma anche delle piogge, ciò di cui ha bisogno ogni cosa che cresce.
Il suo nome greco ha un significato molto simile al termine “vivere” (dzeu), mentre per i romani Jupiter significa padre della luce. Per gli ebrei Zeus è Tsedek,
che significa “il giusto”.
Da queste tre definizioni è possibile dedurre come Zeus fosse innanzitutto considerato fonte di vita, sorgente di tutte le energie e centro di irradiazione della luce nonché principio di equità
(2).
Era lui che conferiva potere ai sovrani, salvaguardandone anche diritti e giustizia.
Tra i suoi appellativi ricordiamo “colui che addensa le nuvole”, “colui che manda i venti propizi”, e “Padre degli Dei e degli Uomini”.
A livello iconografico viene raffigurato come un uomo possente, con una folta barba e un aspetto severo, seduto su un trono con un fulmine in mano. A testimonianza di ciò ancora oggi, quando si viola una proibizione patriarcale, si usa dire “che Dio mi fulmini”.
La statua di Fidia, in oro e avorio, che lo rappresenta assiso sul trono, è considerata una delle sette meraviglie del mondo antico
(3).
I suoi simboli, con cui viene spesso rappresentato, sono l’aquila e il fulmine.


L'OLIMPO DI ZEUS

Ultimogenito figlio di Crono e Rea , dalla cui unione nacquero tutti gli Dei di prima generazione (4), Zeus è il figlio in qualche modo predestinato a cambiare il corso degli eventi.
Il Padre, temendo l’avverarsi di una profezia secondo cui sarebbe stato destituito dal suo trono, divorava i figli maschi alla nascita ed era pronto a farlo anche con Zeus, ma la Madre, del tutto decisa a salvarlo, diede in pasto al consorte un sasso avvolto con panni mentre portava il neonato Zeus in salvo a Creta. Qui lo affidò alla cura amorevole delle ninfe Io e Adrastea mentre la ninfa- capra Amaltea lo allattò.
Sarà perché crebbe tra le donne, sarà perché fu circondato da amore e cure femminili per tutta la sua infanzia, decisamente dorata, sarà perché non conobbe il rifiuto quale vissero i suoi fratelli nel ventre di Crono (Saturno) fattostà che Zeus si trasformò in un giovane forte e sano, sicuro di sé e sufficientemente impavido da sfidare il padre.
Con l’aiuto di Meti (5) gli fece vomitare sia la pietra che i suoi fratelli Poseidone (Nettuno) e Ade (Plutone) e con il loro aiuto intraprese una lotta per destituirlo che durò ben dieci anni.
Anche i Ciclopi (6), che liberò dalle caverne dove suo nonno Urano (7) li aveva segregati, e i Giganti dalle cento mani (8) furono suoi alleati, e gli fecero dono rispettivamente di tuoni e fulmini e del potere incendiario.
Fu così che, dimostrando una capacità strategica degna di nota, Zeus ebbe la vittoria e divenne Signore supremo dell’Olimpo.
Salito al trono diede subito prova della sua magnificenza prendendo due decisioni particolarmente illuminate, grazie ancora al suggerimento di Meti (dea della saggezza e sua prima consorte):
anziché tenere tutto il potere per sé, si spartì il territorio con i fratelli, tirando a sorte, cosicchè a Poseidone toccò il regno dei mari, ad Ade il mondo sotterraneo mentre a lui rimase il dominio del cielo, che estese anche alla Terra e al monte Olimpo, dimora degli Dei.
L’altra importante e saggia decisione che prese, fu di non uccidere il padre bensì di mandarlo in esilio. Con questo pose fine alla crudele tradizione che vedeva un padre figlicida e tiranno divorare i propri figli per paura di essere a sua volta detronizzato e distrutto (così fece Crono con Urano, che evirò).
Grazie alla saggezza delle sue decisioni un nuovo concetto di giustizia divina andò a sovrapporsi al precedente; interrompendo il rito del sacrificio sanguinoso, la sacralità della vita e l’amore per la giustizia vinsero sulla crudeltà e la morte.
Giove diventa così anche il simbolo della liberazione dai sensi di colpa, di cui soffriva il padre Crono per aver evirato il genitore, e colui che dà via libera al processo di auto-individuazione.


IL PIANETA


Sotto il profilo astronomico ed astrologico, il pianeta Giove non fa che riflettere l’importanza del suo mito.
Di tutto il sistema solare esso è infatti il più grande pianeta, e dopo Venere è anche il più luminoso.
Le sue dimensioni e la sua composizione simile al Sole ne fanno una vera “stella mancata”, un gigante gassoso, "la cui immensa forza di gravità contribuisce nel bilanciare le orbite degli altri pianeti, ripulendo contemporaneamente lo spazio dai detriti vaganti, che diversamente impatterebbero con gli altri pianeti, tra cui il nostro (9)".
Trovo significativo sottolineare le sue caratteristiche fisiche, perché sono l’ulteriore prova di come tutto sia collegato nell’universo, e di quanta coerenza sia alla base dell’astrologia.
Il pianeta Giove infatti, astrologicamente parlando, corrisponde al grande principio di crescita, di espansione, di dilatazione dell’identità, e non per niente gli antichi lo definirono “il grande benefico”, o il “principio fortuna major” (venere era considerato “fortuna minor”) .
Esso irradia nello spazio un’energia che pare essere due volte e mezzo quella del Sole.
Allo stesso modo, il suo compito all’interno dello zodiaco è quello di espandere la personalità, infondendo quella fiducia che spinge al superamento dei propri limiti e quindi all’aumento della coscienza di sé.
Altrettanto interessante è il suo moto di rivoluzione, pari a dodici anni, tale per cui staziona in ogni segno per un anno intero.
La durata del suo giorno invece è molto più breve rispetto a quello della terra, infatti la sua rotazione è di 9 ore circa, e questa velocità fornisce un altro spunto di riflessione, poiché ci collega con il senso d’inquietudine, che è la spinta più forte di ogni possibile crescita.
Anche il suo campo gravitazionale merita un’osservazione: esso è circondato da uno stuolo di satelliti e da un sistema di anelli evanescenti: una vera corte lo circonda, il destino di ogni grande Re.
Analogamente anche la sua immagine astrologica è, sin dall’antichità, circondata da un alone di grande positività. Gli si attribuisce in particolare il dono dell'ottimismo, la capacità guardare al mondo con gli occhiali rosa, un ingrediente che, alla luce della legge di attrazione, può far la differenza nel corso di una vita.


GIOVE E IL FEMMINILE

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Non c’è dubbio che Giove rappresenti un principio maschile e patriarcale, riflesso della sua epoca, come dimostra il fatto che si spartì l’universo con i soli fratelli maschi.
Bisogna però riconoscere che con le donne ebbe un rapporto a dir poco privilegiato.
Prima di tutto fu salvato dalla madre e cresciuto in un’isola circondato da sole donne, come abbiamo visto sopra.
Dunque la sua infanzia fu coronata da riconoscimenti affettivi, nutrimento e grande libertà, ingredienti che come tutti sanno contribuiscono ampiamente nello sviluppo di un sano senso di sicurezza interiore e di autostima.
Ma anche da grande, ciò che lo rese impareggiabile non furono tanto le azioni di governo quanto la sua incontenibile attrazione per il mondo femminile, in conseguenza della quale diede origine a tutta la generazione successiva di dei e semidei.
Certo non viene automatico ammirare un simile dongiovanni olimpico, ma occorre riconoscere che da ogni sua “donna” egli riuscì a sviscerare qualità speciali, o spunti di miglioramento per la condizione umana, nel rispetto della sua più elevata simbologia, giacchè Giove rappresenta la crescita, su tutti i piani, come vedremo più avanti.
La mitologia di Esiodo gli riconosce sette consorti ufficiali e almeno ventitré amanti.

La sua prima moglie è Meti, dea di saggezza, la dea più giusta e ricca, che Giove ingoiò incinta, per timore di essere detronizzato da un figlio.
Così facendo Giove inglobò il principio di saggezza e conoscenza, facendolo proprio, come una voce che suggerisce da dentro.
La seconda moglie è Temi (10), consigliera del cielo e degli uomini, letteralmente “regola della natura”, principio di armonia e di equilibrio. Dal loro incontro nacquero le Moire (11), ossia le Parche e le Stagioni, che avevano facoltà di concedere all’uomo vita, tempo e morte.
Fu poi la volta di Eurinome (14), figlia di Oceano, una dea di bellezza che generò le Grazie.
In seguito fu sposo di Mnemosine (12), che presiede alla memoria della cose, e in occasione del loro matrimonio Giove creò le Muse (13), con il compito di alleviare le sofferenze degli uomini dilettandone lo spirito.
Con Demetra generò Persefone, dea dei due mondi, mentre dall’unione con Leto (15) nacquero Apollo (16) e Artemide.
Si unì anche a Nemesi, figlia della Notte, la cui “giusta ira” si rivolge a coloro che offendono le leggi e le regole.
Infine sposò Era, sua consorte ufficiale e sorella, a lui pari in rango.
Per conquistarla si traformò in uccellino tremante, che lei intenerita si ripose sul seno.
A quel punto lui svelò la sua identità e cercò di sedurla, ma potè averla solo in cambio della promessa di matrimonio.
La loro luna di miele durò trecento anni, dopo di che Giove prese a tradirla e la mitologia greca è piena di storie che narrano le sue avventure e l’ira vendicativa di Era.
Dalla loro unione nacquero Ares (17), Ebe (18) , Efesto (19) ed Ilizia (20).
Tra gli altri suoi figli, nati da relazioni extraconiugali, ricordiamo Hermes (figlio di Maia) e Dioniso (figlio di Semele).
Per conquistare le femmine di cui si invaghiva, Giove era solito inventare continui stratagemmi e nuovi travestimenti.
Per fecondare Danae (21) divenne pioggia d’oro e da lei nacque Perseo; con Leda (22) fu cigno e con Antiope (23) fu un satiro.
Pare proprio che ad interessarlo non fosse tanto la relazione in sé stessa (per altro non è famoso per le qualità amatoriali!!), quanto la conquista, le infinite potenzialità insite in ogni trasformazione, il costante senso di crescita, di fecondazione di nuovi territori.

GIOVE, IL PADRE BUONO

Anche nel suo ruolo di Padre, Giove introdusse un nuovo tipo di relazione.
Infatti sebbene sia egli figlio del patriarcato e di padre e nonno tirannici, Zeus fu il primo tra gli Dei a comportarsi in modo protettivo ed amorevole con i suoi figli.
A dimostrazione del suo grande potenziale creativo e fecondativo, ebbe figli quasi da ogni sua donna, e di ognuno di essi si prese cura con generosità, come un buon padre che sa valorizzare non solo sè stesso ma anche i frutti della sua creatività.
Narra il mito, ad esempio, che quando la madre di Dioniso morì incinta, lui si legò il feto ad una gamba portandoselo fino alla nascita. Ad Artemide diede tutto ciò che chiedeva (arco e frecce, segugi e compagne). Ad Atena diede il Logos e i suoi simboli del potere. Ricompose un litigio tra Apollo ed Hermes, che rese amici.
Si fidò di Hermes a tal punto da far di lui il messaggero degli Dei, nonché il tramite tra sè stesso ed il regno degli inferi.
Ares è l’unico figlio in qualche modo rifiutato, bersaglio del suo odio paterno, e questo è il suo lato oscuro, ma indubbiamente la sua caratteristica più evidente è quella di padre prolifico.


GIOVE NELL’OROSCOPO

Giove è il grande ottimista dello zodiaco, il grande principio di crescita, e la sua posizione nel tema di nascita ci parla del rapporto che ognuno ha con il sentimento di fiducia, di ottimismo e con la sensazione di “farcela” nella vita.
Esso rappresenta il “si” alla vita, il superamento dei limiti, il bisogno di crescere e migliorarsi.
Di lui scrive L. Morpurgo “la tradizione lega giove alla ricchezza e alla fortuna. E’ indubbio che la sua influenza sia benefica sotto questo aspetto anche perché una forte carica di ottimismo di fiducia in sè stessi e di fascino personale, quale giove suggerisce, spianano molte strade nel mondo degli affari e del denaro. L’arricchimento tuttavia può essere anche spirituale, morale e filosofico. E a volte si limita a quella profonda ricchezza interiore che è la serenità. Sarebbe più esatto dire che da Giove dipende la felicità individuale, che è uno stato d’animo, più che un dato materiale.”
Dunque Giove arricchisce sempre, e il suo arricchimento è su diversi piani, come dimostrano le sue tre sedi:
-La prima sede dove lo incontriamo è in Toro, seconda casa, dove è in esaltazione.
Qui Giove rappresenta l’oralità della fase toro/seconda casa, elemento terra.
In questa fase della vita sono in primo piano i bisogni materiali, la nutrizione, l’affetto, il radicamento.
E’ qui che prende forma l’impianto di sicurezze che ci permetterà in seguito di affrontare la vita con serenità e ottimismo, oppure con ansia.
In questa sede Giove collabora con Venere (il piacere) e X (il grande principio femminile) e la crescita che propone è sul piano fisico, materiale, emotivo.
-In Sagittario, nona casa si trova il suo domicilio.
Qui la crescita è tutta sul piano dell’identità, come vuole l’elemento fuoco.
Qui Giove collabora con Nettuno e desidera superare i suoi limiti.
E’ in questa casa, che si forma il pensiero simbolico, l’immaginazione, l’intuito, in contrapposizione alla terza casa/gemelli (il pensiero razionale).
Sagittario è il segno in cui l’uomo è chiamato a trovare la propria vocazione, a dare una direzione alla sua volontà, e Giove qui fornisce proprio la grande visione, la spinta alla crescita, il desiderio di miglioramento senza il quale nulla è possibile.
E’ qui che Giove ingloba Meti, dea di saggezza, e allarga le sue vedute ed anche la sua comprensione.
-La terza sede di Giove è in pesci/dodicesima casa, dove nuovamente incontra Nettuno nel suo domicilio.
Qui la dimensione fisica è completamente trascesa, come pure l’individualità.
Questa è l’ultima casa dello zodiaco e ultima sede di Giove. La crescita qui è di natura puramente spirituale: Giove espande la consapevolezza di essere parte di un unico grande disegno, il senso di partecipazione e di condivisione del proprio destino con il resto dell’umanità, la solidarietà, il senso spirituale della vita.
Se in nona casa era Nettuno a servire Giove, nel superamento dei propri limiti, qui è Giove che serve Nettuno, e così la fiducia si trasforma in qualcosa di più grande, si libera definitivamente dai dogmi e torna alla fonte della guarigione: la fede.
Dunque Giove ci accompagna nella nostra crescita a partire dal piano materiale, a quello psicologico fino al piano spirituale.
Tra i suoi simboli riconosciamo l’intuito, la creatività, il pensiero positivo, l’immaginazione creativa e molto ancora…. Giove è anche la vista, qualcosa che ci permette di guardare lontano, di espandere la nostra visione.
Qualsiasi sia la sua posizione nel tema di nascita, esso ci aiuterà a comprendere “quello che possiamo diventare”, ossia il nostro potenziale di crescita.
In sintesi possiamo dire che esso è il ponte che ci trasporta dall’avere all’essere, attraverso il cercare.
C’è una favoletta aborigena , di Marie Louise von Franz, che sintetizza il simbolismo più profondo di Giove, e il suo compito nel nostro tema natale:
“Tra gli aborigeni australiani esiste una bella consuetudine: quando il riso non cresce bene, le donne vanno nel campo, si accovacciano tra il riso e gli raccontano il mito della sua origine. Allora il riso comprende di nuovo perché è lì, e riprende a crescere”.

I TRANSITI DI GIOVE e il bilanciamento con Saturno:

Anche nel corso dei transiti Giove mantiene la sua funzione di “espansore”, e i suoi transiti sono sempre caratterizzati da un senso di fiducia, di benessere, di ottimismo, specie quando va a toccare i luminari.
Ma va sottolineato che tra le sue funzioni non vi è quella di selezionare (ciò spetta a Mercurio).
Quindi non essendo assolutamente selettivo, Giove espande ciò che trova e non è detto che ciò sia sempre positivo!
L'ombra di Giove ha sempre a che fare con l'esagerazione, quindi può espandere l’incapacità di vedere i propri limiti, la superbia, nonché l'ego (se si inserisce in un tema che si presta).
Se non trova altro può limitarsi ad espandere la dimensione fisica, e ho visto spesso le persone guadagnare più che altro peso, con il suo passaggio!
Come sempre il bilanciamento di Giove è Saturno per cui è molto importante che all’interno di un tema natale queste due energie siano in equilibrio.
Infatti se Giove è la fiducia, Saturno è il dubbio.
Occorre avere coscienza dei propri limiti, per poterli superare, e se Giove rappresenta quella voce interiore che ci spinge ad osare di più, è fondamentale che Saturno ci metta in contatto con la realtà, per evitare di sopravvalutare le proprie risorse.
Troppo ottimismo può essere dannoso quanto il pessimismo, mentre il buon equilibrio tra giove e saturno dà un sano ma fiducioso realismo.


I SUOI CICLI:


I cicli di Giove sono un’altra prova della sua abbondanza e generosità.
Infatti data la relativa velocità della sua orbita, numerosi sono i suoi passaggi, che ci accompagnano nel corso della vita.
Ogni ciclo infatti dura dodici anni, e come abbiamo già detto ciò significa che riprende il ciclo del sole ( di dodici mesi), amplificandolo.
Dunque ogni 12 anni Giove torna sulla sua posizione radix, per proporci in una nuova crescita.
Nei suoi primi due cicli, quindi fino a 24 anni, Giove si occupa della nostra crescita in termini di assimilazione, poiché questo è il tempo della vita in cui si incorporano prima cibo (0-12 anni), poi conoscenze e cultura (12-24 anni), tutto ciò che contribuisce a creare il nostro pensiero personale.
Dai 24 anni in poi Giove contribuisce ulteriormente alla nostra espansione, spingendoci a superare i nostri limiti, nella cosiddetta fase Sagittario, allorchè ci invita ad esplorare il mondo e ad interagire con esso. In questo modo ci aiuta a formare il cosiddetto “senso sociale”.
Questo ci accompagnerà piano piano anche verso un’espansione sul piano della coscienza, che è il preludio della terza funzione di giove: la crescita spirituale, il senso di partecipazione con qualcosa di più grande.
In questo senso Giove ha una funzione da ponte tra la dimensione dell’io cosciente e quella del sé superiore, proprio come nel mito, dove libera i suoi fratelli Ade e Nettuno (l’inconscio e il senso spirituale della vita).
La vita media umana (ottantaquattro anni) contiene ben sette cicli di giove, nei quali di volta in volta il pianeta della crescita ci propone nuove espansioni, nell’intento di unire terra e cielo, come fanno anche i suoi fulmini divini.


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Testo di Manuela Caregnato
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel Settembre 2009


Per entrare in sintonia con le energie di Giove, e del progetto del Sole in Sagittario (la ricerca della propria vocazione), acquista la meditazione in Sagittario, tappa del percorso del Sentiero della Luna, che segno dopo segno ci porta ad esplorare la totalità dello zodiaco e della nostra natura di esseri umani.


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Note e approfondimenti:

(1) Edith Hamilton - Mythology

(2) R. Sicuteri – Astrologia e mito- pg.163

(3) Statua romana di Zeus Olimpio, probabile copia della colossale statua di Fidia, San Pietroburgo, Ermitage
.

s(4) Estia, Demetra, Era, Ade, Poseidone e in ultimo Zeus

(5) Meti o Metide era nella mitologia greca una ninfa, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, una delle Oceanine.
Il suo nome significa "prudenza". Secondo il mito fu la prima amante (e forse la prima moglie) di Zeus, ma la donna non si consegnò facilmente al dio, trasformandosi in mille modi cercando di sfuggirgli, prima di arrendersi. Un altro oracolo aveva previsto che Zeus sarebbe stato detronizzato da un figlio avuto da Meti e quindi dopo aver giaciuto con lei, decise di divorarla. Zeus la indusse quindi a trasformarsi in una goccia d'acqua, (nella mitologia greca l'intelligenza e l'astuzia erano rappresentate come poliformi ed in continuo cambiamento: Metis, infatti, è in grado di assumere ogni forma desideri) e la inglobò bevendola. Secondo un'altra versione, fu trasformata in una cicala e inghiottita da Zeus, il quale affermava che talvolta sentiva la voce di Meti che gli dava suggerimenti. A questo punto venne al dio un fortissimo mal di testa e grazie all'aiuto di Efesto o Prometeo si riuscì a spaccare con un'ascia il cranio immortale di Zeus e dalla ferita uscì Atena.

(6) Il ciclope è una figura della mitologia greca. È il discendente di un'antica razza di giganti, caratterizzati dalla presenza di un solo occhio, anche se questo elemento sembra essere posteriore alle prime attestazioni, quando i ciclopi erano solamente genti di grandi dimensioni dagli occhi tondi
Secondo Esiodo, Bronte, Sterope e Arge (i tre ciclopi) sono figli di Urano e Gea, fratelli dei Titani, in cui vengono più tardi ricompresi.
Erano creature prodigiose, alti conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro. La loro attività era fabbricare i fulmini di Zeus. Nella mitologia romana i Ciclopi erano gli aiutanti di Efesto (o Vulcano).

(7) Nella mitologia greca, Urano è una divinità primordiale, personificazione del cielo.

(8) I giganti sono figure mitiche e leggendarie della mitologia greca, accomunate dalla caratteristica altezza. I primi giganti furono creati da Eurinome, la Dea che tutto creò, e furono detti Giganti Centimani: Briareo, Gige e Cotto. Stettero a guardia dei Titani esiliati da Zeus, dopo che aiutarono l'olimpo a vincere la guerra passata alla storia come Titanomachia. Altri ventiquattro giganti (non centimani) combatterono la gigantomachia. Vennero sconfitti dagli Dei con l'aiuto di Eracle.
Si racconta anche di come Pallade, figlio di Pandione re di Atene avesse generato una stirpe di giganti.

(9) Wikipedia

(10) Temi (o Themis) è una figura della mitologia greca. Secondo Esiodo Temi era una titanide, figlia di Urano e Gea, e fu una delle spose di Zeus.
Temi generò le Stagioni (che erano chiamate Ore), le Moire (chiamate anche Parche) e Astrea. Secondo altre versioni del mito, Temi fu anche madre di Prometeo.
Il significato del nome Temi è "irremovibile", e forse per questo motivo questa figura mitologica fu considerata non tanto una dea, quanto la personificazione dell'ordine,
della giustizia e del diritto, tanto che si usava invocarla nel momento in cui qualcuno doveva prestare un giuramento

(11) Le Moire è il nome dato alle figlie di Zeus e di Temi. Ad esse era connessa l'esecuzione del destino assegnato a ciascuna persona e quindi erano la personificazione del destino ineluttabile. Erano tre: Cloto, che filava lo stame della vita; Lachesi, che lo svolgeva sul fuso e Atropo che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile. La lunghezza dei fili prodotti può variare, esattamente come quella della vita degli uomini. A fili cortissimi corrisponderà una vita assai breve, come quella di un neonato, e viceversa. Si pensava ad esempio che Sofocle, uno dei più longevi autori greci (90 anni), avesse avuto in sorte un filo assai lungo. Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti. Si dice anche che avessero un solo occhio grazie al quale potevano vedere nel futuro e che spartivano a turno tra loro.

(12) Dea della memoria (e secondo altre fonti anche del canto e della danza), titanide, figlia di Urano (il Cielo) e Gea (la Terra); è perciò sorella delle Titanidi Rea, Temi, Febe, Dione, Teti e Teia, e dei Titani, suoi fratelli, Crono, Ceo, Oceano, Iperione e Crio. Mnemosine fu amata da Zeus il quale le si presentò sotto forma di pastore. Giacquero insieme per nove notti sul monte Pierio e dopo un anno nacquero nove figlie: le Muse. In un'altra tradizione la figlia era solo una, Musa di tutte le arti.

(13) Le Muse sono 9 personaggi della mitologia greca e romana, figlie di Zeus e di Mnemosine o Armonia, o, secondo un'altra versione, di Gaia (Terra) e Urano (Cielo). L'importanza delle muse nella mitologia antica fu assai elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, di cui erano anche patrone.
I loro nomi erano:
Calliope, colei che ha bella voce, la Poesia epica, con una tavoletta ed un libro;
Clio, colei che rende celebri, la Storia, seduta e con una pergamena in mano;
Erato, che provoca desiderio, la Poesia amorosa, con la lira;
Euterpe, colei che rallegra, la Poesia lirica, con un flauto;
Melpomene, colei che canta, la Tragedia, con una maschera, una spada ed il bastone di Eracle;
Polimnia, dai molti inni, il Mimo, senza alcun oggetto;
Talia, festiva, la Commedia, con una maschera, una ghirlanda d'edera ed un bastone;
Tersicore, che si diletta della danza, la Danza, con plettro e lira;
Urania, la celeste, l'Astronomia, con un bastone puntato al cielo.

(14) La ninfa Eurinome era una delle Oceanine, figlia del titano Oceano e della titanide Teti.

(15) Latona, o Leto, nacque dai titani Febe e Ceo, e possedeva i poteri del progresso tecnologico e vegliava sulla tecnologia e sui fabbri.
Esiodo narra che Zeus - che pure l'amava, ma temeva le ire e la gelosia della moglie Era - allontanò da sé Latona poco prima che essa partorisse. Nessuno voleva darle ospitalità, temendo le ritorsioni di Era; così Latona, inseguita dal serpente Pitone, vagando attraverso il Mare Egeo, trovò rifugio presso l'isola egea di Ortigia (Delo), dove nacquero Artemide e Apollo. I figli di Latona in seguito uccisero il serpente, sul monte Parnaso, per vendicarsi delle sofferenze inflitte alla madre.
Leggermente diversa la versione fornita da Ovidio, secondo cui fu Orione, accorso in difesa di Latona, ad avere la peggio, morendo, in uno scontro con Scorpione, avverso alla dea. Resta il fatto che, partoriti Apollo e Diana, Latona in segno di gratitudine fissò l'isola a quattro pilastri emergenti dal fondo marino per darle stabilità e intelligenza.

(16) Figlio illegittimo di Zeus e Latona, Apollo è il gemello di Artemide e Dio delle arti, della medicina, della musica e della profezia; capo delle Muse, viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo contrariavano. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo era anche venerato come dio oracolare, capace di svelare, tramite la sacerdotessa chiamata Pizia o Pitonessa, il futuro agli esseri umani. Per questo, era adorato nell'antichità come uno degli dèi più importanti del Dodekatheon. Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole, ed in molti casi soppiantò Helios quale portatore di luce ed auriga del cocchio solare.

(17) figlio di Zeus ed Hera. Viene molto spesso identificato tra i dodici Olimpi come il dio della guerra in senso generale, ma si tratta di un'imprecisione: in realtà Ares è il dio solo degli aspetti più selvaggi e feroci della guerra, e della lotta intesa come sete di sangue. Per i Greci Ares era un dio del quale diffidare sempre. Il suo luogo di nascita e la sua vera residenza si trovavano in Tracia, ai limiti estremi della Grecia, paese abitato da genti barbare e bellicose; e proprio in Tracia Ares decise di ritirarsi dopo che venne scoperto a letto con Afrodite. Sebbene anche Atena, la sorellastra di Ares, venisse considerata come dea della guerra, il suo campo di azione era quello delle strategie di combattimento e dell'astuzia applicata alle battaglie, mentre Ares prediligeva gli improvvisi ed imprevedibili scoppi di furia e violenza che in guerra si manifestano. I suoi animali sacri erano il cane e l'avvoltoio. La parola "Ares" fino all'epoca classica fu usata anche come aggettivo, intendendosi come infuriato o bellicoso, ad esempio si ricordano le forme Zeus Areios, Athena Areia, o anche Aphrodite Areia. Alcune iscrizioni risalenti all'epoca Micenea riportano Enyalios, un nome che è sopravvissuto fino all'epoca classica come epiteto di Ares.
Pur essendo protagonista nelle vicende belliche, raramente Ares risultava vincitore. Era più frequente, invece, che si ritirasse vergognosamente dalla contesa, come quando combatté a fianco di Ettore contro Diomede, o nella mischia degli Dei sotto le mura di Troia: in entrambi i casi si rifugiò sull'Olimpo perché messo in seria difficoltà - direttamente o indirettamente - da Atena. Altre volte la sua furia brutale si trovò contrapposta alla lucida astuzia e alla forza di Eracle, come nell'episodio dello scontro dell'eroe con suo figlio Cicno. I Romani identificarono Ares con il dio Marte, che a sua volta era un'antica divinità guerriera degli indoeuropei, la cui figura aveva però assunto in territorio italico caratteri diversi, essendo una divinità molto più complessa e importante dell'Ares greco. Fu anche assunta dagli Etruschi col nome di Maris.

(18) Ebe nella mitologia greca è la divinità della gioventù, figlia di Zeus e di Era. La sua figura appare più volte nei poemi omerici e viene citata anche da Esiodo. Nel monte Olimpo Ebe era ancella delle divinità, a cui serviva nettare e ambrosia (nell'Iliade, libro IV). Il suo successore fu il giovane principe troiano Ganimede. Nel libro V dell'Iliade è anche colei che immerge il fratello Ares nell'acqua, dopo la battaglia con Diomede. Nell'Odissea (libro XI) è la sposa di Eracle (anche se l'autenticità del brano non è certa). Euripide comunque la cita nelle Eraclidi. Non sono sopravvissuti miti relativi a Ebe e l'unico santuario a lei attribuito è quello di Flio.

(19) Dio del fuoco, della tecnologia, dei fabbri, degli artigiani, degli operai, degli scultori, dei metalli e della metallurgia. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene. Nell'Iliade, Omero racconta di come Efesto fosse brutto e di cattivo carattere, ma con una grande forza nei muscoli delle braccia e delle spalle, per cui tutto ciò che faceva era di un'impareggiabile perfezione.

(20) Figlia di Zeus e di Era, come è descritta da Esiodo, Apollodoro e Diodoro Siculo, viene altre volte identificata con Artemide, con Era o Demetra, tramite un procedimento di ipostasi. A Roma si confuse spesso anche con Giunone Lucina, mentre Pausania la descrive come brava filatrice e più anziana di Cronos, identificandola nella Moira. Secondo un inno di Olen, è un'iperborea, madre di Eros.
È descritta come presente alla nascita di numerosi dei, tra i quali Eracle, Apollo e Artemide. Secondo il III Inno Omerico ad Apollo, Hera catturò Ilizia, mentre stava tornando dal nord dagli Iperborei, per ostacolare le doglie di Leto per Artemide ed Apollo, essendone Zeus il padre. Le altre dee presenti a Delo per assistere alla nascita, mandarono allora Iris a prenderla. Non appena Ilizia mise piede sull'isola, iniziarono le doglie.

(21) Quadro di "Danae" - Klimt
sFiglia di re Acrisio di Argo e di Euridice (nessuna relazione con l'Euridice di Orfeo) oppure di Aganippe. Danae era la madre di Perseo, che ebbe da Zeus. Le viene talvolta attribuita la fondazione della città di Ardea in Lazio. Contrariato dalla mancanza di un erede maschio, Acrisio chiese ad un oracolo se le cose sarebbero cambiate. L'oracolo gli disse di andare fino alla fine della Terra, dove sarebbe stato ucciso dal figlio di sua figlia. Danae era senza figli, così il padre la rinchiuse in una torre di bronzo (o una caverna), ma Zeus andò da lei in forma di pioggia d'oro e la mise incinta. Poco dopo nacque suo figlio Perseo. Infelice, ma deciso a non provocare l'ira degli dei uccidendo la sua discendenza, Acrisio abbandonò i due in mare, dentro una scatola di legno. Il mare venne calmato da Poseidone, su richiesta di Zeus, e madre e figlio sopravvissero. Arrivarono a terra sull'isola di Serifo, dove vennero raccolti da Ditti, fratello di Re Polidette, che allevò il ragazzo fino all'età adulta. Successivamente, dopo che Perseo ebbe ucciso Medusa e salvato Andromeda, la profezia dell'oracolo si avverò. Perseo partì verso Argo, ma venuto a sapere della profezia si recò invece a Larissa, dove si svolgevano dei giochi atletici. Per caso Acrisio si trovava lì, e Perseo lo colpì accidentalmente con il suo giavellotto (o con un disco), avverando la profezia. Troppo imbarazzato per tornare ad Argo, cedette il regno a Megapente, figlio di Proteo (fratello di Acrisio) in cambio del regno di Tirinto. Perseo fondò anche Micene e Midea. Secondo una più tarda leggenda italica, Danae, liberata dal figlio, giunse in Italia, fondò Ardea, sposò Pilumno e da queste nozze nacque Dauno antenato di Turno.

(22) figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta. La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si accoppiò con Leda, che generò due uova. Da un uovo sarebbero usciti i Dioscuri, Castore e Polluce, mentre dall'altro Elena e Clitennestra. La tradizione mitica è discordante riguardo a quale fosse la progenie divina; secondo alcune versioni i figli immortali di Zeus non sarebbero stati i Dioscuri ("figli di Zeus"), ma Polluce ed Elena, mentre gli altri due sarebbero figli di Tindaro. Secondo un'altra versione del mito, Leda trovò l'uovo, frutto dell'unione tra Zeus e Nemesi, dal quale sarebbe uscita Elena.

(23) figlia di Nitteo, re di Tebe, e di Pollisso. Antiope fu sedotta da Zeus che le si presentò con le sembianze di satiro. Quando si accorse di essere incinta, per sfuggire alle ire del padre, si rifugiò presso Epopeo il re di Sicione, dove ella partorì i due gemelli Anfione e Zeto. Nitteo morì di dolore, lasciando l'incarico di andarla a riprendere al proprio fratello Lico. Questi fece guerra a Epopeo, lo uccise, riportò Antiope prigioniera a Tebe e ne abbandonò i figli sul monte Citerone. Antiope venne incatenata e maltrattata dallo zio Lico e da Dirce sua moglie, ma riuscì un giorno a fuggire incontrando i figli che, a sua insaputa, erano sopravvissuti allevati da un pastore. Essi vendicarono la madre uccidendo Lico e Dirce. Dioniso per questo punì Antiope facendola impazzire. Fu poi rinsanata da Foco, figlio di Ornizione, che divenne suo sposo.

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Fonti:

"Astrologia e Mito" - Sicuteri (Astrolabio)
"Giove " - Arroyo (Astrolabio)
"Gli dei dentro l'uomo" - S. Bolen (Astrolabio)
per tutte le note : Wikipedia
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Immagini :
Giove e Giunone - Carracci
e le altre tratte dalla rete














 

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