CRONO-SATURNO: il Signore
del tempo, del karma e del libero arbitrio
di Manuela
Caregnato
IL MITO
Crono è un dio titano, figlio di Urano (primo tra gli dei del pantheon
greco) e di Gea.
Saturno è il nome che assunse nel passaggio dalla fase greca alla
fase romana.
La mitologia narra che Urano, dio del cielo, ogni notte si univa alla
sua sposa Gea, la Terra, fecondandola.
Urano però non accettava i suoi figli e li nascondeva in grotte
e caverne impedendo loro di vedere la luce.
Gea, molto addolorata da tale comportamento, non tollerava più
di vedere i suoi figli ricacciati nel suo interiore pietroso. Così
decise di vendicarsi e ne parlò con i suoi stessi figli.
Il più giovane tra questi, Crono, promise che avrebbe punito il
padre. Fu così che una notte, quando Urano si avvicinò a
Gea per unirsi in un amplesso, Crono uscì dal nascondiglio e lo
evirò con la falce donatagli dalla madre. Dal sangue caduto a terra
nacquero le Erinni, i Giganti e le Ninfe, che dettero inizio ad una stirpe
umana.
Dal membro reciso e gettato nel mare nacque invece Afrodite.
Fu così che Crono divenne il nuovo signore del cielo (1), si sposò
alla sorella Rea, una divinità della terra come la madre, e dalla
loro unione nacque la prima generazione degli dei dell’Olimpo: Estia,
Demetra, Era, Ade,
Poseidone e in ultimo Zeus.
Un giorno però un oracolo gli predisse che avrebbe subito la stessa
sorte del padre, da lui detronizzato.
Crono per paura che ciò si avverasse decise allora di ingoiare
tutti i suoi figli, divorandoli.
Ma Rea,prima di partorire Zeus, chiese aiuto ai genitori Urano e Gea per
salvare questo figlio, e ricevette un suggerimento.
Avvolse una pietra con delle fasce e la diede a Crono lasciandogli credere
che al suo interno vi fosse il neonato Zeus. Crono lo divorò ignaro,
e così Zeus fu salvo.
Quando poi Zeus crebbe, riuscì a far risputare al padre tutti i
figli che aveva trangugiato, e insieme a loro gli mosse guerra. Dopo dieci
anni Zeus, aiutato dai fratelli, dai Giganti e dagli Ecatonchiri, vinse;
quindi Crono e tutti i suoi fratelli Titani che lo avevano aiutato nella
guerra furono incatenati nel Tartaro, mentre Zeus prese il posto del padre.
Dopo una sofferenza durata tre generazioni, Zeus fu il figlio che interruppe
lo schema e anziché uccidere o ferire il padre, si limitò
ad allontanarlo.
Crono trascorse un lungo periodo di isolamento e di dolore, al termine
del quale, secondo un' antichissima tradizione orfica, padre e figlio
si riconciliarono e Crono pose la sua sede nell'Isola dei Beati.
Qui si trasformò in un re buono, dedito alla prosperità
del suo regno, un dio dell’agricoltura che governava con saggezza
ed equilibrio.
Per la tradizione latina Crono, dopo essere stato cacciato dal cielo da
Zeus, trovò asilo presso il re Giano (2) e qui diede leggi alle
genti, giustizia e pace. Ebbe la sua dimora in Campidoglio e c'era un
tempio in cui la statua di Saturno era addirittura impastoiata nelle catene
perché i Romani non volevano che lasciasse mai Roma, oppure perché
si ricordava così il periodo in cui Zeus lo aveva imprigionato.
Il suo regno coincise con la cosiddetta età dell’oro.
Dal suo nome l'Italia fu detta Saturnia Tellus e la gente d'Italia Saturnia
Gens; feste in suo onore, i Saturnali (3), venivano celebrate dal 17 al
24 dicembre di ogni anno.
Durante questo periodo a Roma perfino gli schiavi venivano lasciati liberi
e si eleggeva una specie di re carnevalesco: il saturnalicius princeps.
Tutto questo testimonia come il passaggio dalla grecia all’antica
roma fu soprattutto di tipo culturale, in quanto se il Crono greco figura
come un dio del tempo, dei cieli e della terra, il Saturno romano è
prevalentemente un dio dell’agricoltura.
IL PIANETA
Saturno
è il secondo pianeta per grandezza dopo Giove ed il sesto per distanza
dal Sole, e prende il nome dall’omonima divinità greco-romana.
La sua massa è pari a 95 volte quella della Terra ed è particolarmente
noto grazie allo spettacolare sistema di anelli luminosi che lo circonda.
La sua orbita di rivoluzione intorno al Sole è di 29,5 anni, quindi
questo è il tempo che impiega per ritornare sui suoi gradi, dopo
aver compiuto un ciclo che lo porta a sostare due anni e mezzo in ogni
segno. E' l'ultimo dei pianeti utilizzati dall'astrologia antica, e quindi
visibile ad occhio nudo.
ASPETTI PSICOLOGICI
Come emerge dalla narrazione, tre sono le fasi che caratterizzano il mito
di Crono-Saturno.
In un primo tempo Crono è il figlio rifiutato
dal padre, cui la madre chiede di porre fine al suo dramma.
Dunque vi è un padre tirannico (1) ed una madre inadeguata, poiché
chiede al più piccolo dei suoi figli di assumersi un carico che
non spetterebbe certo a lui. E qui troviamo il tema dell’infanzia
derubata, della precoce responsabilità che spesso viene addossata
ai bambini con forti valori saturno (o capricorno),
che spesso da piccoli sembrano già “ometti” o “donnine”,
come se non potessero essere accettati per ciò che sono, ma solo
per ciò che fanno e sono in grado di dimostrare.
Dunque una volta salito in trono, Crono può solo perpetuare lo
schema paterno. Anch’egli non è un buon padre in quanto divora
i propri figli (che sotto il profilo psicologico significa che impedisce
loro di crescere, di essere sé stessi, di realizzarsi) e teme tantissimo
di essere a sua volta sconfitto da uno di essi.
Cosa che puntualmente accade e qui inizia la seconda parte del mito, dove
Crono viene cacciato e mandato in esilio.
Il deserto è un tema profondamente saturniano,
come la solitudine e l’espiazione.
Qui Crono ripercorre il suo passato, si rende conto degli errori commessi
e alla fine di questa fase lo incontriamo completamente cambiato.
Questo passaggio può essere molto doloroso, ma oltremodo necessario
affinchè quella ferita legata alle deprivazioni subite nell’infanzia
e nella prima fase della vita del “saturniano” possa finalmente
sanguinare per poi dare spazio ad un processo di guarigione.
Dopo questo periodo che coincide con l’esilio nel deserto del Tartaro
(l’incontro con l’inconscio personale e le proprie ombre)
inizia la terza fase del mito, la più pacifica.
L’età migliore di Saturno infatti è dopo i sessant’anni
(che coincide con il terzo ciclo del pianeta), e per questa ragione viene
definito “il grande vecchio”.
A questo punto, dopo aver lottato una vita intera per raggiungere i suoi
traguardi, può rilassarsi e godersi i privilegi della sua posizione,
avvalorati dalla tanta saggezza accumulata grazie alle esperienze di un
vita non facile.
Può persino permettersi di essere tollerante e comprensivo nei
confronti dei giovani, e di mettere a disposizione i suoi talenti diventando
un punto di riferimento per gli altri, e può donare alla collettività
qualcosa di ciò che ha acquisito, come vuole il progetto del sole
in Capricorno/decima casa, la casa dell’autorealizzazione.
Dei tre cicli il primo si definisce del passato. Il ciclo centrale è
il ciclo del presente. Il terzo ciclo, quello del futuro, riguarda invece
la vecchiaia con i suoi doni.
Il grande insegnamento di Saturno è che l’esperienza è
un grande valore, ed è ciò che permette che l’autorità
a mano a mano diminuisca con il passare degli anni, lasciando il posto
alla saggezza.
I CICLI DI SATURNO:
Astrologicamente i cicli di Saturno scandiscono le tappe più importanti
nella vita dell’uomo, quei passaggi cruciali in cui si è
fatalmente spinti a conquistare una maggior autonomia e a svincolarsi
dai legami famigliari.
Per questa ragione il pianeta si merita la definizione di "Grande
Signore del Tempo":
All’età di 7 anni esso si trova per la prima volta quadrato
a sé stesso ed infatti questa età coincide con la chiusura
di una prima fase dell’infanzia, per andare incontro ad un periodo
molto più impegnativo per il bambino, che corrisponde con l’inserimento
nel mondo scolastico, l’incontro con le prime regole sociali.
Tra i 14 e 15 anni Saturno è per la prima volta opposto a sé
stesso, e questo segna l’inizio dell’adolescenza, un periodo
contrastato, che sempre si accompagna ad una trasformazione, una crisi
di identità ed una spinta alla ribellione.
A 21 anni è nuovamente quadrato a sé stesso e questo coincide
con il primo ingresso nel mondo adulto, nuove responsabilità, nuove
prospettive.
A 29-30 anni si verifica il “primo ritorno di Saturno”, e
si chiude quindi il primo ciclo.
L’esigenza di autonomia e di autorealizzazione qui si fa pressante,
come pure per molti il bisogno di fondare una propria “ dinastia”,
o di avere una carriera significativa. Non è raro in questa fase
affrontare vere e proprie crisi esistenziali.
Il secondo ciclo si concluderà a 59 anni, con il “secondo
ritorno di Saturno”, e l’andamento di questo delicato passaggio
dipenderà in larga misura da come si è “lavorato”
durante l’intero ciclo, e da come è stata affrontata la crisi
che di solito si presenta intorno ai 45 anni, con la seconda opposizione
si saturno a sé stesso.
Questa è un tempo che segna l’ingresso nella fase più
“matura” della vita, o terzo ciclo di saturno, la cosiddetta
età dell’oro, dove se tutto è andato bene, si dovrebbe
poter godere dei risultati di una vita di impegno e di lavoro.
Per coloro che faticano ad accettare il naturale passare del tempo, oppure
non hanno sufficientemente onorato questo Dio, questo passaggio può
essere molto faticoso, perché Saturno porta a galla fondamentalmente
ciò che è irrisolto. Tutto dipende dai singoli individui,
ma per quanto riguarda Saturno, questa è la vera età del
raccolto, dove è possibile rinascere ad una nuova vita, con tutta
la ricchezza che deriva dall’esperienza.
LA SUA FUNZIONE
Non c'è dubbio che Saturno non è un pianeta "easy".
A lui non spetta la funzione di nutrire (a ciò provvede la luna),
nè di corroborare (per quello c'è già Giove), tantomeno
di farci sognare (Nettuno).
La funzione di Saturno nel tema natale
è quella di dare una struttura all’io, sul piano fisico,
psicologico e morale.
Non per niente le parti del corpo cui è posto in relazione sono
le ossa, i processi di calcificazione e la spina dorsale, senza la quale
non potremmo assumere la posizione eretta.
Analogamente Saturno si incarica di creare quelle solide basi da cui è
possibile elevarsi nel viaggio verso la propria indipendenza, autonomia
ed autorealizzazione.
Questo è il pianeta che contribuisce anche a forgiare il cosiddetto
sistema morale personale, in modo tale che, dopo aver interiorizzato il
concetto di autorità, ognuno sia chiamato a finalmente assumersi
la piena responsabilità delle proprie scelte e del proprio agire,
secondo coscienza.
Il suo glifo è la rappresentazione di una falce che sovrasta la
croce della materia, la stessa falce con cui evirò il padre Urano.
Ciò pone l’accento sui concetti di perdita e separazione,
che gli valgono ben la nomea di “grande potatore” dello zodiaco.
Ma non va dimenticato che Saturno elimina solo ciò che non è
più necessario all’evoluzione e alla crescita dell’individuo,
proprio come le potature eliminano i rami secchi di una pianta.
La Santagostini così lo definisce “forza di costruzione
dell’essere umano mediante la rinuncia a ciò che è
divenuto insufficiente e fissazione dell’essenziale necessario”.
LE SUE SEDI
Le sue sedi sono Capricorno, dove ha il domicilio primario, e Acquario
dove ha il domicilio secondario.
Entrambe i segni ospitano Saturno ed
Urano insieme, anche se il loro ordine
di priorità è invertito.
Questo ci suggerisce che per quanto diversi, questi due pianeti possono
e devono funzionare insieme, in quanto non è possibile raggiungere
la libertà di cui Acquario si
fa promotore, se prima non si è introiettata una solida struttura.
Viceversa non è possibile raggiungere una piena autonomia e autorealizzazione
(che sono i progetti del sole in Capricorno)
se prima non si sono tagliati i ponti con il passato e con tutte le dipendenze,
come vuole Urano.
IL LIBERO ARBITRIO
In molti testi di astrologia tradizionale Saturno ci viene descritto come
un pianeta cosiddetto “malefico”, mentre fortunatamente l’astrologia
in chiave psicologica ha saputo riconoscergli significati e funzioni
ben più nobili.
Non c’è dubbio che con qualsiasi pianeta personale esso venga
in contatto, si farà sentire in termini di freddezza, carenza,
distacco, frustrazione e rinuncia.
Le caratteristiche di cui è portatore sono infatti autocontrollo,
prudenza, parsimonia, razionalità, paura, blocco delle emozioni
ed anche i suoi lati più piacevoli hanno in sè una pesantezza
poichè fanno riferimento a concetti quali l’autodisciplina,
il senso del dovere, e il "cavarsela da soli"..
"La sua posizione per segno e casa indica quei settori della
vita nei quali l’individuo tende a sentirsi limitato nella sua libertà
di esprimersi, tende ad essere frustrato o a dover affrontare delle difficoltà",
citano la maggior parte dei testi.
"Saturno è legato alle grandi prove, a quelle circostanze
che spesso non risultano dipendere da debolezze o colpe del soggetto in
esame, ma che inspiegabilmente si
verificano", e questo ha fruttato al pianeta l'appellativo di
“signore del Karma” (4).
Va però sottolineato che le esperienze di frustrazione che si sperimentano
con Saturno sembrano essere necessarie per il loro ruolo “educativo”,
in termini di crescita personale.
“.. il fatto fondamentale rimane che gli esseri umani non conseguono
il libero arbitrio se non attraverso la scoperta di sé stessi e
non conseguono questa scoperta finchè le cose non diventano così
dolorose da non lasciar altra scelta che crescere”. (5)
In altre parole l’essere umano può guadagnarsi la libertà
solo se prima è disposto a conoscere sé stesso, e pare non
esserci nulla al mondo che stimoli a questa esplorazione interiore più
di quanto lo faccia la frustrazione, di cui Saturno è grande conduttore.
In questo senso Saturno è il grande pianeta dell’autorealizzazione,
che passo dopo passo struttura l’uomo affinchè possa realizzarsi
e conquistare la libertà profonda.
Spesso le lezioni possono essere faticose, sicuramente molto impegnative,
a volte Saturno opera attraverso malattie, lutti, o perdite di vario tipo.
Ma se si riesce a leggere la lezione evolutiva, il messaggio cifrato che
queste esperienze vogliono insegnarci, ci renderemo conto che ad esse
sono legati i più importanti momenti della nostra maturazione,
crescita personale e raggiungimento di traguardi prima inimmaginabili,
in termini della nostra auto-individuazione.
L’uomo fa ancora molta fatica ad accettare la responsabilità
del proprio destino, ossia il vero concetto di libero arbitrio.
Eppure la libertà è qualcosa che possiamo apprezzare solo
se abbiamo prima introiettato una vera struttura, una solidità
ed un senso morale, che solo Saturno con le sue "prove" può
donarci.
IL GUARDIANO DELLA SOGLIA
Sotto il profilo psicologico Saturno rappresenta quello che gli psicanalisti
chiamano super-io, l’istanza preposta a vigilare il territorio dell’io,
facendo da filtro e da confine. Infatti Saturno
insieme a Giove si trova dopo i pianeti
personali (mercurio, venere
e marte) e rappresenta un ponte verso i
pianeti trans-personali (urano, nettuno,
plutone), detti anche trans-saturniani.
La sua funzione in questo senso è quella di guardiano della
soglia, e il mito che lo rappresenta in questa valenza è
Giano-Bifronte, il dio bicefalo con due volti, che simboleggia la possibilità
di vigilare al di qua e al di là della soglia.
Tra le funzioni del super-io vi è quella di "guardiano"
dell'io, allo scopo di permetterne il miglior sviluppo.
Dunque in condizioni esterne inaccettabili, il super-io tenderà
a iper-proteggere l'io che si sta formando, e per fare ciò creerà
una maschera esterna, una sorta di scudo che ha lo scopo di permettere
la sopravvivenza psichica dell’individuo. Questo è un fenomeno
molto frequente nelle persone cosiddette saturniane (o con forti valori
capricorno). Essi tendono a costruire a difesa di sé stessi un’iper-struttura,
e quanto più la situazione è pesante e deprivante, tanto
più questa corazza si farà forte, e sarà accompagnata
da un bisogno pressante di adeguarsi alle aspettative esterne, pur di
essere accettati.
La difesa consisterà nel negare di avere bisogni, pur di non sentire
il dolore che deriva dall'essere rifiutati per ciò che si è.
Naturalmente chi farà le spese di tutto questo sarà l’individualità
stessa ed il “vero io”, nonchè l'emotività.
Il dramma dell’adeguamento spesso coincide con l’intero primo
ciclo di Saturno.
Nel secondo ciclo, laddove è possibile, esattamente come Crono
va in esilio nel tartaro, l'individuo dovrebbe smantellare la corazza
iper-razionale e l'iperstruttura difensiva, per prendere contatto, per
quanto dolorosamente, con la propria interiorità.
A questo punto Saturno, e con esso il super-io, dovrebbe iniziare a funzionare
nel modo giusto, ovvero quale “istanza intrapsichica che contribuisce
a interiorizzare un codice di comportamento basato su valori morali e
sull’introiezione del concetto di autorità”(6).
Il passo successivo a quel punto sarà l'autorealizzazione, tanto
cara
ai saturniani e ai capricorni, che piano piano li accompagnerà
verso la cosiddetta età dell'oro, il periodo più bello,
soddisfacente e fecondo della loro lunga vita.
Saturno è il signore del Capricorno e la sua stagione è
l'inverno, quando uno strato di gelo riveste il seme apparentemente privo
di vita, con il solo scopo di proteggerlo ed aiutarlo a superare la durezza
della stagione, in attesa che giunga la primavera e risvegli la vita che
era solo sopita.
Per
entrare in sintonia con le energie di Saturno, e del progetto del Sole
in Capricorno (indipendenza, autonomia e autorealizzazione), acquista
la meditazione in Capricorno,
tappa del percorso del Sentiero della Luna, che segno dopo segno ci porta
ad esplorare la totalità dello zodiaco e della nostra natura di
esseri umani.
Per un approfondimento sul "ruolo
di Saturno" all'interno del tuo tema
di nascita personale,
prendi un appuntamento con me per una consulenza astrologica personalizzata,
scrivendomi al seguente indirizzo manuela.caregnato@tiscali.it
Testo di Manuela
Caregnato
Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel Gennaio 2009
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Note e approfondimenti:
(1) Crono e il patriarcato
Nella mitologia greca gli dei padri hanno caratteristiche simili alle
divinità di tutte le culture patriarcali : potenti divinità
maschili dominatrici, essi sono la versione sovrumana di tutti quegli
uomini, o quei sistemi di potere, dove si fa uso (e più spesso
abuso) di un’autorità, e Crono in particolare nella prima
parte del suo mito non fa eccezione.
Gli dei patriarcali infatti sono maschi autoritari che vivono in cielo
o sulla vetta delle montagne, quindi lontani dalla realtà e al
di sopra di essa. Esigono obbedienza assoluta e solitamente la loro supremazia
viene conquistata sconfiggendo i rivali. Solitamente mancano di vero spirito
paterno (urano rifiutava i suoi figli; Crono li divorava) e temono di
essere spodestati da un figlio, cosa che inevitabilmente accade.
Per contro le madri sono deboli e sottomesse, incapaci di proteggere i
loro figli, cosa che genererà nei figli un senso di tradimento
e un risentimento verso tutte le figure femminili che incontreranno.
Un esempio di cultura dallo stampo profondamente patriarcale è
la giudaico-cristiana, da cui nacquero tutte le religioni monoteiste e
patriarcali, che a mano a mano soppiantarono il matriarcato ed il culto
divino al femminile, sostituendolo progressivamente con divinità
maschili, patriarcali e autoritarie di cui la mitologia greca rappresenta
il primo passaggio. Nell’Olimpo infatti sono presenti anche divinità
femminili, anche molto potenti, tuttavia dopo che Zeus ebbe cacciato il
padre Crono in esilio, si spartì il mondo con i fratelli maschi,
(Zeus si prese il cielo e la terra, Poseidone il regno dei mari, e Ade
il regno dei morti) mentre alle femmine non toccò alcun regno.
(2) Giano Bifronte
Dio
bicefalo cui si attribuisce la capacità di guardare al passato
con un volto e al futuro con l'altro volto. Secondo una versione del mito
sarebbe stato il primo dio di Roma, dove giunse per mare dalla Tessaglia.
Definito anche Janus Pater, padre di tutti gli uomini, della Natura e
dell'Universo, fu essenzialmente il dio dell'apertura e dell'inizio, con
caratteristiche simili a quelle della divinità solare che apre
il cammino alla luce accompagnando l'attività umana nel corso della
giornata.
Il suo nome stesso evoca la porta, in latino ianua, e januarius è
il mese che apre l'anno e dà inizio alle stagioni, e il primo giorno
di gennaio veniva dedicato alla festa del dio. Presiedendo alle porte,
aveva la chiave e il bastone; sorvegliava tutto ciò che stava all'interno
della città o della casa, non perdendo però di vista quello
che accadeva all'esterno, e per questo era rappresentato con due facce.
La prima preghiera nell'intraprendere qualsiasi impresa o attività
era sempre rivolta a Giano, che proteggeva anche il concepimento e la
nascita, principio della vita individuale.
Il tempio a lui dedicato a Roma doveva rimanere aperto in occasione di
imprese belliche, ma solennemente sbarrato in tempo di pace, e le cerimonie
che avevano luogo per la chiusura delle porte del tempio tendevano ad
esaltare il ruolo di custode della pace del dio Giano, perché solo
in una situazione di tranquillità la vita quotidiana può
dar luogo ad esordi positivi e creativi. (tratto da https://www.sullacrestadellonda.it/mitologia/giano.htm)
(3) “I Saturnali”
- A cura di Marie Ange Guisolain
Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno
(dal libro Calendario di Alfredo Cattabiani)
... Ma perché i Saturnali cadevano proprio
a dicembre e non alla fine di febbraio, poco prima della primavera, che
anticamente, a Roma, era il Capodanno ?
… l'antico anno romano era composto non di dodici ma di dieci mesi,
come testimoniava il nome dell'ultimo, december, eco di un arcaico calendario.
I due mesi mancanti erano un periodo di "passaggio", conducevano
alla luce del "nuovo anno", simbolicamente analoga al "passaggio
delle acque": rinnovamento del cosmo che riattualizzava quello mitico.
Successivamente, con la leggendaria riforma calendariale di Numa, che
aggiunse due mesi, gennaio e febbraio, l’anno romuleo, questo periodo
di passaggio-rinnovamento fu situato prima del solsitizio invernale, quando
il sole attraversa una morte apparente per rinascere "nuovo",
ovvero per risalire nel cielo.
Per questo motivo Saturno era slegato e riappariva nella sua funzione
di rifondatore del cosmo. “Lo "scioglimento" del dio sta
semplicemente a significare secondo le leggi della magia simpatica lo
scatenamento della sua forza benefica, ma nel contempo ambigua, come tutto
ciò che è anteriore all'inizio nel tempo sacro che la sua
festa ogni anno riammette nella comunità"...(Renato del Ponte,
Dei e miti italici, Genova 1985, p. 120, nor. 150).
I Saturnali cominciavano poco prima del solstizio invernale e in epoca
imperiale duravano fino al 23 dicembre. Il primo giorno in ogni comunità
veniva nominato il rex Saturnaliorum, che regnava per una settimana fra
banchetti, danze, giochi d'azzardo, mentre ci si scambiavano doni e i
ruoli sociali s'invertivano, sicché gli schiavi potevano burlarsi
del padrone e farsi servire a tavola. Si diceva che la libertà
concessa agli schiavi e l'allegro caos fossero il memoriale dell'età
dell'oro. In quell'occasione la statua di Saturno, che durante il resto
dell'anno era legata con una fascia di lana nel suo tempio, ai piedi del
Campidoglio, veniva sciolta a simboleggiare il ritorno, sia pur breve,
di quell'epoca mitica.
"In merito all'origine dei Saturnali" diceva Pretestato, uno
dei personaggi dell'omonimo libro di Macrobio, "il diritto divino
non mi permette di rivelare nozioni connesse alla segreta essenza della
divinità; posso esporre soltanto la versione mista ad elementi
mitici o divulgata dai fisici. Quanto alle origini occulte e promananti
dalla fonte della pura verità, non si possono illustrare nemmeno
durante le cerimonie sacre; anche qualora si giunga a conoscerle, è
obbligo tenerle ben nascoste dentro di sé". (Macrobio, I Saturnali,
I, 7, 18)
Secondo Renato Del Ponte, i Satunarli invitavano a un cammino spirituale
di purificazione, di ritorno alle origini "Soltanto coloro che riusciranno
a recuperare dentro di sé il senso delle condizioni "anteriori
all'inizio" potranno "tornare alle origini" cioé
riottenere lo stato di perfezione naturale che era proprio dell'umanità
primordiale. E' questo l'insegnamento del mito e della solennità
di Saturno" (Renato del Ponte, op.cit. p. 206. Cfr. A. Cattabiani,
Calendario, cit. pp.58-67)
Ma, rinnovato l'anno, Saturno è nuovamente legato e il suo sostituto,
il rex Saturnalorium, simbolicamente ucciso, perché l'età
dell'oro non è restaurabile se non alla fine dell'attuale ciclo
cosmico, quando il misterioso dio riapparirà per condurre l'umanità
verso il nuovo.
In questa luce si situa l'usanza romana di permettere il gioco d'azzardo
solo durante i Saturnali. In un manoscritto d’epoca carolingia è
conservata l'esatta riproduzione di un antico calendario romano del 354
(Cfr. J. Strzygowski, Die Calendarbilder vom Jahre 354, in “Jahrbuch
des kaiserlich, deutschen archaologischen Instituts”) in cui il
dio Saturno è raffigurato mente incede con il capo rivolto a sinistra,
i piedi che formano quasi un angolo retto e il falcetto nella mano destra,
attributo, si diceva in epoca imperiale, di Kronos, l'eviratore del padre
Urano, oppure simbolo dell'arte dell'agricoltura, da lui introdotta nel
Lazio (Macrobio Teodosio, I Saturnali, I, 7, 24 e I, 8,9-10).
Nello stesso manoscritto è riprodotto, in corrispondenza del mese
di dicembre, un ometto con i piedi ad angolo retto, un cappottino di pelliccia
e stivali alti, che tiene in mano una fiaccola-bastone a caratterizzare
la stagione rigida e buia. Accanto a lui un tavolino rotondo con tre gambe
a zampe di leone, su cui stanno un dado e un bussolotto.
L'epigramma annesso dice:
Auree monete procuri Dicembre alla festa di Saturno.
Ora ti è consentito, schiavo, di giocare con il padrone.
(Aurea nunc revocat Saturna festa December / nunc tibi cum domino ludere
verna licet).
Come osserva Margarethe Riemschneider, il gioco d'azzardo era un
atto rituale in stretta connessione con il dio, e soltanto a poco a poco,
dopo modifiche e aggiunte, fu introdotto nel banchetto privato e considerato
un divertimento (M. Riemschneider, Saturnalia, I, in “Conoscenza
religiosa”, nr. 4, 1981, p. 359. Cfr. anche, per l'interpretazione
dei Saturnali, la seconda parte del saggio della Riemschneider, in idem,
n. 1-2, 1982).
…”Ci è noto il gioco d'azzardo tanto nel culto
quanto nel mito; un tempo però era una prerogativa degli dei o
del re, loro rappresentante in terra. Nell'epos indiano sono gli dei Shiva
e Parvati che giocano fra loro, e il loro gioco rappresenta e segna gli
eventi del mondo. Ma anche presso i Germani vi è una totale consapevolezza
del carattere rituale del gioco. Tacito (Germania, 24) si meraviglia nel
constatare che i Germani, buoni bevitori, giocavano solo da sobri, ritenendo
il gioco "una questione seria, e potremmo dire fortemente radicata
nel culto". La fortuna del giocatore non è legata, per loro,
al capriccio della sorte, ma è piuttosto l'espressione del volere
degli dei. Il gioco dei dadi è una forma di gioco semplificata
e non più conosciuta nel suo significato rituale, almeno dai Romani.
Il più antico oracolo di culto è il gioco da tavolo in cui
le pedine si muovono secondo le indicazioni del dado. Quasi tutti gli
antichi giochi di questo tipo imitano, nella loro struttura, un sistema
cosmologico. Distinguono cielo e terra o inferi.” (M. Riemschneider,
Saturnalia, I, cit., p 360).
A sua volta Jean de Vries commenta: “Il lancio dei dati diviene
quindi un mezzo per cercare la propria collocazione in questo sistema:
è un importante mezzo divinatorio”. (In <Germanisch
Romanische Monatsschrift>, 24, 1938).
D'altronde, la falce di Saturno che i Romani,
identificando ormai il loro dio con Kronos, interpretavano secondo il
mito greco, era in realtà analoga al lituus, il bastone ricurvo,
il più famoso segno di vaticinio e poi di regalità (Sul
lituus romano, cfr. Cicerone, De divinazione, I, 17, 30. Sul rapporto
tra falce e bastone ricurvo, cfr. M. Riemschneider, Saturnalia, I, cit,
pp. 389-96).
E se si considera che la Fortuna romana è espressione di una volontà
divina e non del capriccio del caso, si intuisce la stretta connessione
tra Saturno e il gioco d'azzardo.
Saturno è dunque l'autore occulto del grande gioco nell'attuale
ciclo cosmico e regola l'ordine universale tramite le mosse della sua
falce-bastone fino alla conclusione quando “uscito del tempio”,
attraverserà nuovamente le acque. (Dello stesso avviso è
Renato Del Ponte, Dei e miti italici, cit. pp 103-06).
Anche le candele e le statuette di argilla (sigillaria) che ci si scambiava
durante i Saturnali, e che Macrobio interpretava come sostituti di sacrifici
cruenti, erano in realtà connessi al gioco, come ci rivelano le
tradizioni arcaiche, secondo Margarethe Riemschneider: “Di conseguenza
l'oracolo pretende che alle feste si portino a Ade o al padre di questo,
Kronos, teste e uomini, cioè pedine, che nel folklore diventano
candele e statuette di argilla”. (M. Riemschneider, Saturnalia,
I, cit., in cui è dimostrata questa tesi).
Sicché l'attuale gioco della tombola nei giorni natalizi è
il ricordo sbiadito, come d'altronde lo era quello dei dadi nella Roma
imperiale, dell'arcaico gioco-oracolo con il quale anticamente, e non
solo all'ombra del Campidoglio, si cercava di capire la collocazione di
ogni persona nel somo all'inizio del nuovo anno.
Al “gioco” era connessa anche la festa dei Larentalia che
si celebrava il 23 dicembre, ultimo giorno dei Saturnali. Narra Plutarco
che, sotto il regno di Anco, il custode del tempio di Ercole sfidò
il dio a dadi: faceva da solo la parte di ambedue e pose come condizione
che il vinto pagasse una cena e una meretrice. Il vincitore fu Ercole,
e allora il custode chiuse nel tempio Acca Larentia, allora celebre cortigiana,
insieme con una cena. Il dio venne davvero, e il mattino dopo ordinò
ad Acca, per riconoscenza, di recarsi al mercato e di abbracciare il primo
che le fosse venuto incontro: fu un certo Tarrutius, uomo già avanti
negli anni, ma scapolo e dal patrimonio considerevole. Costui le si affezionò
tanto da nominarla erede di tutti i suoi beni, che a sua volta Acca Larentia
lasciò, morendo, al popolo romano. (Plutarco, Romolo, 5).
Per questo motivo Anco le fece seppellire sul Velabro, il posto più
rinomato di Roma, scrive Macrobio, “e istituì in suo onore
una solennità annuale: un flamine sacrificava ai Mana di lei, e
la festa era sacra a Giove poiché gli antichi ritenevano che le
anime provenissero da Giove e ritornassero nuovamente a lui dopo la morte”
(Macrobio Teodosio, I Saturnali, I, 10, 12-15).
Il “dono” divino ad Acca Larentia veniva ricordato nei giorni
consacrati a Saturno. Ebbene, la funzione di Saturno si ritrova, secondo
Margarethe Riemschneider, in san Nicola o nei personaggi omologhi che
distribuiscono doni in dicembre.
“Che per distribuire i doni ai nostri bambini scomodiamo un
incolore Babbo Natale o invece un burbero Knecht Rupprecht o San Nicola
o il Pelzickel, dietro tutte queste figure sta sempre l'invernale Saturno
(...) Se ancor oggi i bambini pongono davanti alla porta una scarpa, un
piatto o qualche altro oggetto, affinché il santo porti loro furtivamente
mele e noci, è perché esse costituiscono l'immagine infantile
della buona fortuna”. (M. Riemschneider, Saturnalia, II, cit.
pp 208-09).
La quale può essere simboleggiata
anche dal corredo, come nella leggenda di san Nicola che alle tre ragazze
senza dote lancia furtivamente, attraverso la finestra, tre palle d'oro,
omologhi dei dadi con cui si gioca il destino di Acca Larentia.
Ma, si obietterà, la data dei Saturnali non coincide con la festa
di san Nicola. E' vero. tuttavia vi è una coincidenza: il 6 dicembre,
come si è spiegato, i giovani allievi dei seminari sceglievano
fra loro l'episcopello, il burlesco interrex che sarebbe stato il protagonista
della festa dei Santi Innocenti. Le coincidenze nel calendario non sono
mai casuali, come non lo sono i simboli di cui è tessuta la trama
dei giorni; come non lo è neppure il robone ingenuamente “regale”
di Babbo Natale, che con la sua slitta tirata dalle renne pare alludere
alla lunga traversata della notte artica verso il nuovo anno di luce.
(4) “Saturno” – Liz Greene)
(5) “Saturno” – Liz Greene)
(6) Wikipedya
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"Astrologia e Mito" - Sicuteri (Astrolabio)
"I cicli del divenire" - A. Ruperti (Astrolabio)
"Saturno" - L. Greene (Armenia)
"Gli dei dentro l'uomo" - S. Bolen (Astrolabio)
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Immagini :
"Saturno divora i suoi figli" - Goya
e le altre tratte dalla rete
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