Astrologia Evolutiva
Un percorso di autoconoscenza incentrato sull'anima


Viaggio mitologico attraverso i dodici segni dello Zodiaco - terza parte
di Manuela Caregnato



I simboli e gli archetipi sono immagini la cui forza trascende la coscienza ed ancor più la razionalità, poiché essi sono un magico mistero che appartiene all’inconscio collettivo e quindi alla realtà psichica di ogni uomo.
L’astrologia, scienza umanistica per eccellenza, è a sua volta ricca di tutte le attribuzioni simbologiche e mitologiche cui fanno riferimento i dodici segni zodiacali ed i relativi pianeti.

Leggendoli ci si rende conto innanzittutto che essi parlano di noi, della storia della nostra vita, che è uguale alla storia di milioni di altri che ci hanno preceduto e che seguiranno.
La lettura dei miti in chiave astrologica e psicologica ci dà inoltre importanti spunti di riflessione e di comprensione della nostra profonda natura, poiché ognuno di noi incarna metaforicamente un mito, che è dato dal segno di appartenenza, e come tale ci parla del progetto del nostro Sole.

(vai alla seconda parte)

Sagittario

Sagittario è il terzo segno della triade del fuoco.
Giove (Zeus) è il suo pianeta governatore e proprio nel mitologico Dio dei cieli riscontriamo le più importanti caratteristiche psicologiche del segno.
Divinità apparentemente ultra-maschile, conserva il suo potere solo dietro il consenso della madre Rea, pur essendo sempre determinato a cancellare la sua dipendenza dal femminile. Eppure non ci riesce mai, tant’è che si sposa con la sorella Era, sua controparte femminile. Tanto è fedele lei al marito, quanto egli è sempre alla ricerca di avventure con dée o donne mortali, rivelando una personalità fortemente individualista. Lui irrequieto e perseguitato da lei, ma legati in maniera indissolubile. Di fatto senza Era, Zeus non è nessuno. Il sagittario detesta essere incatenato, e il matrimonio con lei è proprio la spina nel suo divino fianco. Ma proprio questo contratto matrimoniale rappresenta il mondo della forma (vincoli, impegni umani e moralità) che incatena lo spirito creatore, come la realtà corporea imprigiona lo spirito relegandolo alla mortalità e all’imperfezione.
Questo simbolismo è molto ben rappresentato dal mito dei centauri, creature metà cavallo e metà uomo, simbolo del segno.
Il più famoso tra i centauri era Chirone. Esso viveva con la sua tribù nelle foreste della Tracia, ed era celebre per la sua saggezza, al punto che tutti i re della Grecia gli mandavano i loro figli affinchè li educasse. Era filosofo, saggio e maestro, ma anche misterioso e la leggenda narra che fosse stato ferito da una freccia avvelenata dal sangue dell’Idra e che gli dei, per premiarlo della sua saggezza, gli avevano conferito il dono dell’immortalità. Dunque egli non può guarire, ma neppure morire. Ma proprio grazie a questa ferita capisce la natura del dolore, e diventa un guaritore che comprende i segreti delle erbe e della magia pur non potendo guarire sè stesso. Chirone è tuttavia ottimista e positivo ed il mito del segno s’identifica in questa ferita che rappresenta la frattura tra il suo lato mortale ed il lato divino: spesso l’individuo Sagittario è in contatto con molti misteri, ha un profondo senso del significato della vita anche se disarticolato, ma la distanza tra la sua visione ed i limiti umani è enorme. Affrontare visione e realtà senza rimanere solo con i propri pensieri e cadere nella cieca ingenuità rappresenta la conoscenza della dualità che è dentro di noi.

Capricorno

Questo severo segno che ha inizio con il solstizio d’Inverno, e come tale si confronta sin dalla nascita con l’asprezza della stagione più dura, ha il compito di costruire la sua autonomia, sotto il profilo psicologio, affettivo e pratico.
Opposto al Cancro, il cui mito è la Madre, il Capricorno è legato invece al rapporto padre-figlio, che ci riporta alla figura mitologica di Crono (Saturno), suo pianeta governatore.
Nell’Ariete il rapporto padre-figlio è basato sulla sfida della virilità, nel Leone invece avviene la presa di coscienza del proprio valore, mentre nel Capricorno è lo stesso vecchio re-padre che deve morire perché il figlio possa diventare padre a sua volta e guidare autonomamente la propria vita.
Crono divora i suoi figli perché teme che essi facciano fare a lui la stessa fine di suo padre Urano, da lui ucciso su richiesta della madre Gea, ma non può sfuggire al suo destino ed infatti suo figlio Zeus si ribella e lo esautora.
Solo allora, dopo il passaggio nel deserto del Tartaro e l’espiazione, Crono diventa re della cornucopia, simbolo di abbondanza, saggezza e fertilità.
Il Capricorno è dunque anche il principio dell’alchimia agricola, la fertilità della terra, l’estrarre l’oro dalla terra con il duro lavoro. E’ il lato maschile generativo di Madre Terra, il seme interrato il 21 dicembre, la fertilità del capro simbolo del segno.
Ma è una meta che solitamente il Capricorno conquista solo con la maturità, allorchè, dopo aver contattato la sua fragilità rinnegata, può finalmente rilassarsi e lasciare andare la sua corazza di presunta insensibilità.
Durante l’infanzia solitamente l’intesa con il padre può essere difficile, egli può essere severo e distante, ma presente, oppure debole ed instabile, allora assente e idealizzato. Talvolta è una figura prestigiosa con cui il figlio sente di non poter competere ed allora il padre diventa una sfida difficile almeno per i primi trent’anni di vita, coincidenti con il primo ciclo di Saturno.
Solamente dopo, il nato in Capricorno si rende conto di ciò che deve fare per diventare lui padre di sé stesso poiché le qualità di forza, volontà, pazienza e stabilità non si possono trovare in qualcun altro o in un lavoro per quanto remunerativo esso sia.
Questo è il segno dell'autorealizzazione, quindi è importante che il Capricorno riesca a distinguere ciò che fa per il solo senso del dovere, da ciò che invece fa per il suo reale benessere.


Aquario

Il mito che per eccellenza incarna il complesso segno dell’Aquario è quello del titano Prometeo, colui che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini.
Mentre il dirimpettaio Leone deve scoprire le sue origini divine ed eroiche, l’Aquario è spinto da un idealismo umanitario e da nobili impulsi altruistici.
Il mito racconta che Zeus, geloso dell’abilità e delle attitudini dei mortali, decide d’impedire loro l’uso del fuoco, simbolo di creatività, con il quale sarebbero stati troppo simili agli déi.
Prometeo, assistente sociale cosmico, considera ingiusta tale decisione che blocca l’evoluzione degli umani e disobbedendo a Zeus, dona il fuoco agli uomini (inteso come luce e consapevolezza). Il prezzo che paga per questo furto è altissimo perché Zeus lo fa incatenare ad una roccia, dove un’aquila ogni giorno gli mangia un pezzo di fegato, che si riforma di notte, fino a quando giunge Ercole a liberarlo in una delle sue fatiche. A loro volta gli uomini non riconoscono il valore di tale dono, e dimostrano indifferenza.
Questo mito riassume le contraddizioni del segno dell’Aquario, i cui due governatori sono Urano e Saturno (Crono), due Dei che hanno ben poco in comune.
Urano è l’inventore, il mago ed il liberatore che lotta per la libertà, penetra il velo dei misteri e vuole superare il muro dell’ignoranza e della limitatezza. Saturno, simbolo della struttura e dell’ordine, è la punizione che Prometeo si attira. Saturno è solo l’altro lato della medaglia e rappresenta il senso di colpa che l’Acquario paga per la ricerca della verità, scontrandosi con una realtà che semplicemente non è pronta per accogliere tale verità.
Questo conflitto è quasi sempre presente nei nati in questo segno, che da un lato amano la ribellione e parlano sempre di libertà, mentre dall’altro sono imprigionati da principi e rigidità mentali da cui faticano a liberarsi.
In questa lotta perenne tra l’amore per la libertà e il rispetto della tradizione, l’Aquario ha il compito di trovare la sua strada, nel rispetto dei limiti suoi e degli altri.

Pesci

Pesci è l’ultimo segno dello zodiaco. Si conclude qui il ciclo dello zodiaco e della vita, pronta a ricominciare in Ariete. E’ il ritorno alle origini, alla spiritualita’.
Qui avviene la frantumazione del regno razionale, è il dominio dell’infinito, dell’imprecisato, dell’irrazionale.
Qui si racchiude il dilemma umano del venire a patti con la propria parte trascendente, di cui occorre rispettare la parte di mistero.
Il personaggio mitologico che incarna la natura irrazionale dei Pesci è Dioniso, figlio di Persefone nato due volte poiché decapitato, e indotto alla pazzia dalla gelosia di Era. Salvato da Hermes, vaga per il mondo con la sua allegra combriccola alla ricerca delle sue origini, e intanto insegna l’arte vinicola in Egitto e in India. Infine giunge a Tebe, suo luogo di nascita, dove il re Penteo sprezzante della sua dissolutezza, lo fa arrestare. Ma Dioniso è un dio, per quanto rinnegato, e così rende pazzo Penteo mentre il suo seguito, in preda ai fumi dell’alcool ed al delirio religioso, uccide il re e lo decapita. Dunque la base irrazionale del mondo si scontra con l’Io cosciente di Penteo che rifiuta la parte dissoluta dionisiaca, che comunque è in lui, e così subisce lo stesso destino.
un altro mito fortemente pescino è quello di Orfeo.
Egli è un musico ed un poeta la cui espressione artistica è talmente struggente da incantare chiunque lo ascolti. Orfeo è innamorato di Euridice ma proprio nel giorno delle loro nozze, lei viene morsa da un serpente e muore.
Distrutto dal dolore, Orfeo decide di chiedere ad Ade, dio del mondo sotterraneo, di rendergli il suo amore. Per ottenere ciò inizia a suonare la sua cetra in modo talmente toccante che Ade, unico caso nel mito, lo accontenta. Gli concede dunque di riportare indietro Euridice, ammonendolo però di non voltarsi mai mentre torna indietro, pena la perdita definitiva della sua amata.
Orfeo ringrazia ed inizia il cammino di ritorno; dietro di lui sente i passi di Euridice, e prosegue, ma quando ormai sta per raggiungere la superficie e già la luce appare all’orizzonte, viene preso dal dubbio, da un’ansia e da una paura di essere stato raggirato. Si volta…. e proprio in quel momento Euridice sparisce, questa volta per sempre.
Orfeo rappresenta l’irrequietezza dei Pesci, cui è chiesto un atto di fede, laddove la ragione non può bastare.
Orfeo rappresenta anche l’inelluttabilità della perdita, di fronte alla quale nulla possiamo fare se non accettare, imparando il più possibile della nostra natura proprio attraverso tale esperienza. I Pesci ci fanno capire che solo quando abbiamo perso tutto possiamo trovare quello che conta davvero, e che si trova gelosamente custodito dentro ognuno di noi.

Fine ultima di tre parti (vai alla prima parte) (vai alla seconda parte)

Fonti:
"Astrologia e mito" - Sicuteri



 

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