Vite passate:
ricordo o fantasia?
Una domanda comune di chi si avvicina al discorso sulle vite precedenti
riguarda la possibilità di distinguere fra vite passate 'vere'
e fantasie.
Il tema è complesso, ma vi sono alcuni punti che possono essere
chiariti facilmente.
Innanzitutto bisogna dire che il ricordare non è un fenomeno semplice,
neppure quando si tratta della nostra vita. Chiunque di noi, nella memoria,
modifica più o meno i 'fatti' accaduti. Questo diventa evidente
quando ci confrontiamo con qualcun altro che era presente e ci accorgiamo
che i nostri ricordi sono spesso divergenti.
Il caso più semplice, che è probabilmente capitato a tutti
noi, è quando ci si ricorda di una passata vacanza con altri durante
la quale il tempo è stato variabile. Nella maggior parte dei casi
uno dirà che per lo più era bel tempo e un altro che pioveva
sempre.
E' difficile anche per noi sapere se un evento che ci ricordiamo ci sia
accaduto da bambini lo è stato davvero, almeno fino a che non riceviamo
la conferma di qualcun'altro, mamma o papà ad es., che ci assicurano
che le cose sono proprio andate così.
La nostra memoria tende inoltre naturalmente a completare con l'immaginazione
le sue lacune, aggiungendo particolari, arrotondando per così dire,
specie per quello che riguarda i nostri ricordi più lontani nel
tempo.
E le cose si complicano ulteriormente quando il ricordo viene narrato
ad un pubblico...
Dunque, il confine fra ricordo e fantasia non è poi così
netto come a prima vista potrebbe apparire.
Ci sono però delle differenze che possiamo cogliere fra ricordo
e fantasia e su queste si basano quegli esercizi che possono essere usati
nel lavoro di ricerca delle proprie vite passate allo scopo di affinare
la capacità di distinguere i due casi. Tali differenze sono valide
per persone che non presentino patologie psichiche che possano alterare
profondamente il funzionamento di ricordo e fantasia.
Il ricordo è più coerente: la fantasia
è duttile e plastica, il ricordo molto meno. In uno stato di rilassamento
profondo, le fantasie danno spesso vita ad eventi irreali, come il volare
fra le nuvole o il trasformarsi in una stella, ad es. Le persone che sono
immerse nella rievocazione di un ricordo, invece, tendono ad un racconto
che abbia coerenza e consistenza con le regole fisiche e con l'epoca in
cui il ricordo è ambientato.
Talvolta uso un piccolo trucco con i clienti se mi trovo in dubbio se
ciò in cui sono immersi è una fantasia o un ricordo: provo
a suggerire loro un elemento non coerente. Se narrano per esempio di una
vita medievale e si trovano in una stanza, chiedo loro di guardare fuori
attraverso i vetri della finestra. Se si tratta di un ricordo, la risposta
che mi viene data è :"Quali vetri?", dal momento che
nel medioevo non si usavano vetri alle finestre.
Il ricordo dà un senso di familiarità,
ci riconosciamo nel protagonista della storia che stiamo narrando. Nel
ricordo, anche in quello di altre vite, qualcosa dentro ci fa dire "sono
io", cosa che non accade, ad es. ai medium quando vengono momentaneamente
'presi' da altre personalità, situazione che al contrario genera
un senso di estraneità.
I ricordi sono spesso ordinari, le fantasie straordinarie.
La maggior parte delle vite passate che vengono ricordate sono vite semplici,
da stalliere, da contadina, da serva. Le vite famose sono assai rare,
come nella realtà. I grandi personaggi si prestano con facilità
ad identificazioni simboliche. Una nota terapista, B.Binder, narra ad
esempio di avere incontrato almeno una decina di persone che, nel corso
del lavoro terapeutico, si sono identificate con il traditore Giuda Iscariota.
Un genere particolare di ricordi delle vite passate sono i ricordi
spontanei...
© Testo di Anna
Pirera per https://www.ilcerchiodellaluna.it inserito nel sito nell'agosto
2007
Immagine da: https://bluangel80.splinder.com
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