L’ipnosi regressiva
E’ la tecnica comunemente usata dalla più
parte dei terapeuti delle vite passate e si basa sull’induzione di una
trance profonda nella quale la consapevolezza recede fino talvolta
a rendere necessaria la registrazione della sessione perché il paziente
non ricorda, una volta emerso dalla trance ipnotica, quanto è
successo.
Per quanto l’ipnosi regressiva sia stata usata in larga misura nella prima
metà del secolo dai terapeuti pionieri del lavoro con le vite precedenti,
tende ora ad essere progressivamente abbandonata per diverse ragioni.
E’ ormai noto che il fatto che ricordi emergano sotto ipnosi non è
una garanzia della loro veridicità, tanto è vero che l’ipnosi
è stata scartata come prova giudiziaria in quanto inaffidabile.
Inoltre, con il passare del tempo, molti operatori si sono resi conto che non
è necessaria una trance profonda per aprire il contatto con
le vite precedenti e che ciò può acccadere con facilità
sia in stati intermedi di trance che, come in meditazione guidata,
in stati di trance leggera.
La stessa ipnosi, come tecnica, è notevolmente cambiata nelle moderne
forme di terapia ipnotica derivate dal lavoro di Milton Erikson e sviluppate
dalla PNL, forme nelle quali l’idea di trance come opposta allo
stato consapevole si è trasformata nel concetto di un continuum mobile
in cui il paziente si sposta, entra ed esce continuamente passando dallo stato
pienamente sveglio e consapevole alla trance e viceversa più
volte nell’arco di poco tempo.
© Testo di Anna
Pirera per https://www.ilcerchiodellaluna.it inserito nel sito nell'agosto
2007
Immagine da: https://www.ipnosicostruttivista.it/materiali/articoli/ipnosi/ipnosicostruttivista/files/page23_1.jpg
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