Imbolc: la festa della luce crescente
Siamo
piene di grazia.
piene di grazia come una donna
che ha appena partorito,
o come l'alba che partorisce il sole.
piene di grazia
per illuminare di bello ciò che ascoltiamo,
e ciò che ci ascolta.
lentamente, verso il Nuovo.
(valentina, barbara, noemi)
E' l'energia di Imbolc: grazia, purezza, luce e rinascita.
Nel Cerchio della Luna, vi proponiamo una meditazione e celebrazione online per Imbolc, il 2 febbraio 2023. Clikka qui per le info, o scrivi a info@ilcerchiodellaluna.it
Imbolc
La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi
all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano
poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere
la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando.
Astronomicamente ci troviamo a metà strada tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di Primavera. La natura sta ancora attraversando la fase del sonno invernale, e mentre in alcuni luoghi c'è ancora la neve, in altri si notano già i segni del risveglio di primavera.... tra questi i bucaneve.
Le
genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti
stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più
difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari
accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto,
i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti
con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case
riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.
Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario,
la prima festa che incontriamo cade tra l’1 e il 2 febbraio.
Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c)
detta anche Oimelc o Imbolg.
L’etimologia della parola è
controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di
questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè
“grande pioggia’ e in molte località dei paesi
celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”:
ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione
ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità
invernali.
Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di
“nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio
della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più
materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che
la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere
all’inizio della buona stagione.
L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale
di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano
spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani
nei freddi giorni di febbraio.
Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste
del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi
e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In
questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto
il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della
luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti
di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera
adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi
celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno,
tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme
la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché
per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno
precedente).
Brigid
Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta anche come Brighid o Brigantia), dea del triplice fuoco;
infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il
suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco
della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica
e dell’energia guaritrice.
Brigit, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva,
è la conservatrice della tradizione, perché per gli
antichi Celti la poesia era un’arte sacra che trascendeva
la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione
della memoria ancestrale delle popolazioni.
La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anche essa
una professione magica e le figure di fabbri semi-divini si stagliano
nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee; l’alchimia
medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione
sacra della metallurgia.
Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della
guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti
di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche,
alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni
circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli
alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce
di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere
guariti.
Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio.
Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine
dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati.
La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il
volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i
fili delle nostre vite.
La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.
Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente
in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre
adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto
l’1 febbraio, giorno di Santa Bridget o Là Fhéile
Brfd.
Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza
storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse
il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo
trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava!
A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare,
dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da
diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera
giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della
diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale
“Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”.
Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente
acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico
che si ripete identico ogni diciannove anni solari.
Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle
Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica
Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare
si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse
che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione
degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni.
Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso
di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto
acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo.
Il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria
fondazione del santuario, nel 60 secolo, fino al regno di Enrico
VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione
più pagana che cattolica.
Riti tradizionali di Imbolc
I riti di Brigit celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal
folklore scozzese e irlandese.
Il letto di Bride
Nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit
o Bride) le donne dei villaggi si radunano insieme in qualche casa
e fabbricano un’ immagine dell’antica Dea, la vestono
di bianco e pongono un cristallo sulla posizione del cuore. In Scozia,
la vigilia di Santa Bridget le donne vestono un fascio di spighe
di avena con abiti femminili e lo depongono in una cesta, il “letto
di Brid”, con a fianco un bastone di forma fallica. Poi esse
gridano tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”,
indi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto”
tutta la notte.
Se la mattina dopo trovano l’impronta del bastone nelle ceneri
del focolare, ne traggono un presagio di prosperità per l’anno
a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne
preparano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso
tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola
di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l
Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica
Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.
La croce di Brigid
In Irlanda, si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci
di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè
la figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per
una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono
bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino
ad allora.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da
un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione
dei semi di grano per la semina.
Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci
ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili
alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno.
Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.) usate per fabbricare le
bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto
dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni
europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo,
dell’Avena, ecc.) e la bambola propiziatoria confezionata
con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo,
dell’Avena, ecc.).Si credeva cioè che lo spirito del
cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone
mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello
successivo, così la vecchia divinità dell’autunno
e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera,
in quella infinita catena di immortalità che è il
ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto
la giovane Dea della primavera.
Una leggenda
Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa
leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco
da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra
parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva
il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla,
la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva
il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver
saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno
sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda
stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre
che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone
Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo
del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono
l’emblema di Gesù Cristo.
In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi
in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo
raccolto. I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi
gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800
dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente
filastrocca:
“La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me”
Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte
culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della
terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento.
Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale
e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della
cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica
Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento
della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh”
(cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo
entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e la Giovane
Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente
bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)
La Dea Februa
In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma,
i primi giorni di febbraio erano sacri alla dea Februa o a Giunone
Februata. “Februare” in latino significa purificare,
quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre
è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo!).
Processioni in onore di Februa percorrevano la città con
fiaccole accese, simbolo di luce e allo stesso tempo, di purificazione.
La Candelora
Un’altra usanza, legata anche a rituali di fertilità
erano i Lupercali: i Luperci, sacerdoti di Fauno, correvano per
le strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta (anche
essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano
le giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la
capacità di partorire).
La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni
con candele, alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse
la benedizione delle candele per gli altari. Col nome di Candelora
o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana
del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al Tempio”.
Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare
il significato autentico della festa, un significato che è
profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano.
Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia,
sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in
chiesa dopo il parto a portare candele accese.
L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è
rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali
natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare
che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case.
Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita:
si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose
nuove. Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo
candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è
quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo
materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali.
Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona cosa lavarsi
mani e viso a Imbolc!
La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo
fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda
allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre
gli agnelli.
Celebrare Imbolc
Fisicamente è opportuno praticare una dieta più leggera,
dopo che i banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà
trascorsa al chiuso delle nostre case, hanno appesantito il nostro
fisico. Possiamo anche decidere di fare una bella pulizia in casa!
E’ utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il
fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso
profumati che si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma
che ci piace di più e lasciamo che il fumo sottile pulisca
i nostri corpi energetici.
Psicologicamente è il momento di purificare la nostra mente
dai cattivi pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia
mentale, che ci consenta di fare entrare in noi la luce della Natura
rinnovata e di partecipare al risveglio del cosmo dalla lunga notte
invernale.
Spiritualmente può essere utile la celebrazione di piccoli
rituali legati ai simboli della festa.
Qui di seguito vengono proposti tre riti che possono essere eseguiti
per celebrare Imbolc.
Accendere una candela
Un rituale molto semplice può essere quello di accendere
una candela bianca (colore di purificazione) dicendo “Accendo
la fiamma di Brigit per illuminare il cammino della mia vita”.
Si mediti per un po’ di tempo sui significati della festa:
sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare
cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono più,
sulle nuove cose che vogliamo portare nelle nostre esistenze.
Poi si porti la candela accesa nelle varie stanze della nostra abitazione,
facendo il giro degli ambienti in senso orario (magicamente è
la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si spenga la
candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere
in me” e si visualizzi la luce della candela che entra in
noi.
Festeggiare Brigid in una famiglia
Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini
possono uscire dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per
andare a raccogliere un dono per Brigit (pietra, conchiglia, penna
di uccello) da riportare in casa. Le donne invece possono trascorrere
la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando di ramazzare
via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno
è cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa.
Poi, sempre le donne, con rametti raccolti in precedenza preparano
un letto per Brigit dove depongono una bambola fabbricata con spighe
tenute da parte per l’occasione, e danno il benvenuto alla
Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova vita che
sta tornando.
Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit possono
accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e
della buona stagione.
Accendere tre candele
Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti,
consiste nel procurarsi tre candele (sempre di colore bianco!),
e disporle in un triangolo, con la punta rivolta verso nord. Nel
centro del triangolo così disposto si pone un calice di acqua
(simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del nutrimento
della nuova vita).
Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci si muove verso
la candela a nord, la si accende e si dice “Signora dell’Inverno,
ti dico addio, la tua stagione è terminata”. Si visualizzi
il gelido potere dell’inverno che si allontana. Dopo avere
sostato un po’, ci si sposta alla candela di sud-est, la si
accende e si dice “Signora della Primavera, ti offro un caloroso
benvenuto, la terra è il tuo letto”. Si visualizzi
il gioioso potere della primavera che si avvicina. Dopo un po’
si va alla candela di sud-ovest, la si accende e si dice “Signora
dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò
il tuo amante”. Si visualizzi il potere ancora lontano della
bella stagione, desideroso di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo.
Quando ci si sente pronti, si va al centro del triangolo, si raccoglie
il calice e si dice “Io bevo il potere della Triplice Dea.
Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la
nascita della primavera”. Si beve dal calice e si immagina
il potere che fluisce in noi, attraverso di noi per risvegliare
la Natura. A questo punto si può inserire qualche usanza
ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto
di Brigit o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste
invernali. Oppure si può semplicemente concludere la cerimonia
andando a ciascuna delle candele, nell’ordine in cui sono
state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad alta voce “Va’
fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la
primavera”. Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le
parole delle formule possono essere adattate e se lo desideriamo,
possiamo utilizzare brevi frasi che noi stessi avremo composto,
secondo le nostre capacità e la nostra sensibilità.
Testo tratto da: Roberto Fattore. Feste Pagane, Macrolibrarsi
Immagine tratta dalla rete (fonte attualmente non disponibile)
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