ECATE
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Ecate la giovane e l’anziana, Ecate l’esploratrice della psiche, Ecate levatrice e accompagnatrice dei morti, Ecate Dea dei crocicchi, Ecate la potente e la saggia, Ecate trivia, Ecate la multiforme.
Non è facile parlare o scrivere di Ecate, tanto è vasto il suo universo. Noi stesse abbiamo atteso un lungo tempo prima di deciderci a pubblicare una sua ricerca… l’abbiamo aspettata, temuta forse, ….e poi è arrivato il segno che aspettavamo (una ricerca inviataci da una lettrice, che pubblicamente ringraziamo).
E così come un frutto maturo, è seguito il nostro lavoro, che culmina con la meditazione per incontrarLa.
Abbiamo cercato nell’ambito di questa ricerca di citare ogni suo aspetto, coscienti che questo spazio non può certo esaurire un mito della sua portata. Ma ci è piaciuto dare particolare rilievo alle sue origini da levatrice e alla sua valenza di saggia e anziana*, per dare spazio ad un tema che da tempo desideravamo trattare, l’incontro con la menopausa, l’età del vero potere di ogni donna.
“Celebro Ecate trivia, amabile protettrice delle strade,
terrestre e marina e celeste, dal manto color croco,
sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti,
figlia di Crio, amante della solitudine superba dei cervi,
notturna protettrice dei cani, regina invincibile,
annunciata dal ruggito delle belve, imbattibile senza cintura,
domatrice di tori, signora che custodisce le chiavi del cosmo,
frequentatrice dei monti, guida, ninfa, nutrice dei giovani,
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti,
benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.” (1)
Esiodo, nella sua Teogonia, dedica ad Ecate quest’inno°, dove Zeus concede alla Dea gloria e potere supremo sulla terra, sugli inferi e sul cielo concedendole, allo stesso tempo, i diritti originari come discendente delle divinità primordiali, fra cui quello di accordare o negare ai mortali ciò che desiderassero:
“che fra tutti Zeus Cronide onorò, e a lei diede illustri doni,
che potere avesse sulla terra e sul mare infecondo;
anche nel cielo stellato ha una sua parte d’onore
e dagli Dei immortali è sommamente onorata.”
E’ a Lei che Demetra, nella sua disperata ricerca di Persefone,
si rivolge per avere indicazioni su dove fosse la figlia (2)
“…. Ma nessuno degli immortali o degli uomini mortali
udì la sua voce e nemmeno gli olivi dagli splendidi frutti.
Solo la figlia di Perse, che ha candida mente,
Ecate dal diadema luminoso, nel suo antro,
e il divino Elio, splendido figlio di Iperione,
udivano la fanciulla che invocava il padre Cronide; …….”
e ancora
“….Ma quando infine giunse per la decima volta la fulgente aurora
le venne incontro Ecate reggendo con la mano una torcia;
e, desiderosa di informarla, le rivolse la parola, e disse:
"Demetra veneranda, apportatrice di messi, dai magnifici doni,
chi fra gli dei celesti o fra gli uomini mortali
ha rapito Persefone, e ha gettato l'angoscia nel tuo cuore?
Infatti, io ho udito le grida ma non ho visto con i miei occhi
chi fosse il rapitore: ti ho detto tutto, in breve e sinceramente".
Così dunque parlò Ecate; e non le rispose
la figlia di Rea dalle belle chiome; invece, rapidamente, con lei
mosse, stringendo nelle mani fiaccole ardenti…..”
Se rare sono le citazioni che la riguardano, tuttavia all’antica e misteriosa Dea era dedicato un
culto molto radicato, che a partire dall’Oriente sopravvisse alla cultura indo-europea e greca, giungendo in alcune varianti fino all'epoca moderna.
Il nome
L'etimologia più diffusa del nome Ecate la fa derivare dall'equivalente femminile di Hekatos, un oscuro epiteto di Apollo (Ecate e Apollo erano spesso abbinati nei luoghi oracolari). E'stato tradotto in vari modi, come "che colpisce, che opera da lontano".
Secondo altri, il nome deriverebbe dal termine greco per "desiderio, volere", in riferimento al suo potere di realizzare i desideri dei mortali.
Per altri ancora il suo nome avrebbe la stessa radice della parola greca “cento”, allude alle molte forme che lei può assumere: Ecate, discendente dei Titani, la “multiforme”.
Fra le dee mediterranee, colpisce la vicinanza del nome Ecate con quello della dea-levatrice egizia Heqit, Heket o Hekat.
L’anziana era la matriarca tribale dell’Egitto pre-dinastico ed era nota come una donna saggia. Heket era una dea dalla testa di rana che era connessa con lo stato embrionale quando il seme morto si decompone e inizia a germinare. Ella era inoltre una delle levatrici che assistono ogni giorno alla nascita del Sole. Tutte queste analogie con Ecate, al di là del nome, farebbero pensare ad un originario archetipo comune.
Da ultimo, sempre in ambito egizio, Heka era il termine per indicare la magia (vi era una dìivinità Heka, spesso rappresentata come una combinazione di molti dei), legata al termine ka, energia vitale, anima o spirito, per cui heka era letteralmente il "rendere attivo il ka".
Le origini
Antica dea legata alla fertilità e al ciclo della vita, Ecate entra quindi nel mondo greco e viene descritta come una dei Titani, sebbene le sue origini fossero antecedenti al pantheon olimpico.
Essendo esistita prima che le tre ondate di Ioni, Achei e Dori invadessero
la Grecia, Ecate prese il suo posto tra le altre divinità
pre-elleniche come Afrodite,
Artemide, Atena/Metis,
Demetra, Persefone,
Gaia, Era,
Rea, eccetera.
La tradizione più antica la riconosce come una divinità pre-olimpica e ne fa la figlia di Erebo e Notte.
Fino a quando il suo collegamento alla fecondità non venne oscurato, si disse che era la madre di Circe o delle Tre Grazie.
Nella Teogonia di Esiodo si afferma che Ecate era figlia dei due titani
Perse ed Asteria, entrambi simboli della luce splendente. Esiodo la descrive
come Regina delle Stelle, figlia della vergine madre Asteria (stellata)
e destinata ad ereditare il trono di Regina del Cielo.
Asteria era una delle sorelle di Leto, che diede alla luce Apollo e Artemide, facendo dunque di Ecate una cugina di Artemide.
A riprova dell’alta considerazione che i greci avevano per le antiche origini di questa Dea, fu a Lei riconosciuto un potere posseduto da Zeus : quello di concedere o vietare all’umanità la realizzazione dei desideri.
Di fatto la documentazione che la riguarda è alquanto scarsa e nell’ambito della mitologia greca sono poche le interazioni che ebbe con le altre divinità e questo potrebbe avvalorare la tesi circa sue antichissime origini.
Iconografia tradizionale
Le prime rappresentazioni di Ecate sono singole e non triplici(3), mentre fin dai tempi antichi era legata ai crocicchi, ai trivi.
Pausania sosteneva che Ecate fosse stata dipinta per la prima volta nella forma triplice dallo scultore Alcamene durante il periodo greco classico, verso la fine del quinto secolo.
Alcuni ritratti classici, mostrano la dea in forma triplice mentre regge una torcia, una chiave e un serpente.
Altri continuano a rappresentarla in forma singola, spesso nell'atto di reggere una o due torce.
Negli scritti esoterici greci, di derivazione egiziana, con riferimento a Ermete Trismegisto, e nei papiri di magia della Tarda Antichità è descritta come una creatura a tre teste: una di cane, una di serpente e una di cavallo.
Un rilievo in marmo del IV secolo d.C. di Crannone in Tessaglia mostrava Ecate, in compagnia di un cane, mentre posa un serto sul capo di una cavalla.
La cagna è la sua compagna e il suo equivalente animale e una delle
forme più usuali di offerte a Ecate, era il lasciare della carne
ai crocicchi. A volte gli stessi cani le venivano sacrificati (un giusto
accenno alle sue origini non elleniche, dato che i cani, insieme agli
asini, raramente venivano tenuti in così alta considerazione negli
antichi rituali greci). (4)
Nell'inno orfico citato in apertura ella è detta "senza cintura", dalle vesti sciolte.
Appellativi
Chtonia (Del mondo sotterraneo)
Antaia (Colei che incontra)
Apotropaia (Protettrice)
Enodia (La dea che appare sulla via)
Kourotrophos (Nutrice di fanciulli)
Propulaia/Propylaia (Colei che sta davanti alla porta)
Propolos (Colei che serve)
Phosphoros (Portatrice di luce)
Soteira (Sapiente)
Triodia/Trioditis (Che frequenta i crocicchi)
Klêidouchos (Che porta le chiavi)
Trimorphe (Triplice)
I simboli di Ecate
Ecate custodisce e presiede i crocevia: qualunque incrocio, in particolare quello di incontro di tre vie, è a lei sacro ed un tempo vi erano edificate edicole ed effigi in suo onore.
Molte credenze e rituali di derivazione contadina approdano nella loro fase culminante proprio nei crocevia e ai trivi. Proprio in questi luoghi si portano le offerte in suo onore.
Poste agli incroci di tre strade, le statue di Ecate proteggevano i viandanti, aiutandoli a scegliere il percorso giusto e ad individuare i passaggi meno rischiosi. Ecco perché in alcune rappresentazioni Ecate ha addirittura tre teste, ognuna che guarda in una diversa direzione.
La cristianità ne ha fatto invece territorio diabolico dove vi si seppellivano i suicidi. Il crocicchio è, al contrario, un posto di concentrazione di energie: le strade, i cammini, i destini si incrociano e portano ad una scelta. Ecate è la dea delle scelte e della libertà di scelta.
La torcia è come abbiamo detto uno degli attributi fondamentali di Ecate, luce che illumina le tenebre, sapienza divina, essenza divina di luce. La torcia di Ecate serve a illuminare le anime nel loro passaggio dalla luce all'oscurità, ma anche
ad accendere la scintilla della vita per farla uscire dalle tenebre. La coppia Apollo - Ecate presente in molti luoghi oracolari (es Sibilla Cumana) ci parla anche di due facce della luce di saggezza: quella apollinea della luce diurna e quella interiore
di Ecate notturna.
Il coltello appare in molte rappresentazioni di Ecate,
forse associato al suo ruolo di levatrice (per tagliare il cordone ombelicale),
ma è associato anche al suo ruolo di accompagnatrice nella morte,
dove taglia i legami fra il corpo fisisco e lo spirito.
Quello della chiave è un attributo significativo di Ecate guardiana delle soglie.
Hekate Kleidoukoz (Kleidoukos) è “Colei che tiene la chiave” che controlla il passaggio dal mondo della superficie al mondo ctonio dell'Ade., dal regno del conosciuto a quello dello sconosciuto. Ecate guida di Persefone agli Inferi è anche la custode dei misteri, la sacerdotessa che trasmette i segreti della conoscenza.
Appartenente al mondo animale è il simbolo del serpente, associato all'idea del labirinto.
Il serpente è animale che emerge dal mondo ctonio, associato alla rigenerazione e al rinnovamento per il suo cambiare pelle.
Nel cosidetto Oracolo caldeo, edito ad Alessandria, la Dea era associata al simbolo noto come ruota di Ecate, con forme serpentine che disegnano una figura labirintica a tre direzioni.
Triplicità, vita morte e rinascita, rinnovamento e altri dei suoi significati sono racchiusi in questo simbolo.
Il cane è invece simbolo dell’Oltretomba, antica guida per i morti.
Le apparizioni o la presenza di Ecate ai crocicchi era manifestata proprio dai latrati lontani dei cani. Numerosi sono i simboli che condivide con la figura di Cerbero, custode dell’Ade.
Altri animali simbolo di Ecate sono i cavalli e i gatti neri.
La civetta è sua
messaggera. I suo carro è tirato da dragoni.
Una e trina
Il mito di Ecate ed il simbolismo ad esso associato sono assai complessi.
Essa è contemporaneamente una e trina, in quanto riunisce in sé i tre aspetti, che sono stati visti da alcuni contemporanei come quello di fanciulla, di madre e di anziana* (da cui il nome latino Trivia).
Per gli antichi greci le divinità femminili associate alla Luna erano principalmente tre: Selene (la luna piena), Artemide (la luna nuova) ed Ecate (la luna calante), in seguito riprese dalla civiltà romana, con i nomi di Luna, Diana ed Ecate .
Ella sarebbe la rappresentazione di uno dei tre aspetti della madre terra, Demetra, che annoverava anche la vergine Persefone e la saggia Ecate, lo stadio finale della crescita di ogni donna.
In virtù della sua natura trina, viene vista anche come dea del
tempo e del destino, affine alle Parche e alle Moire, per la sua capacità
di guardare al passato, al presente e al futuro.
Sempre tre sarebbero i mondi cui appartiene,
essendo in grado di attraversare liberamente il mondo degli Inferi, quello degli uomini e quello degli Dei.
Così cita lo scrittore latino Ovidio, nei “Fasti”:
“…le facce di Ecate si volgono verso tre parti / perché guarda i crocicchi che si dividono in tre strade…”
Questo presiedere ai crocicchi formati da tre strade ci ricorda peraltro una realtà fisiologica: è analogo al modo in cui funziona il sistema nervoso umano, per i suoi triplici incroci interni.
Ecate è rappresentata triforme anche perché è la Regina dei Tre Regni, cielo, terra e mare (= l'universo), come si legge negli inni citati nella pagina. Ma c'è di più: Lei è al centro dei tre mondi, il mondo sensibile, il mondo etereo, il mondo intuibile. E ancora, è detta Trioditis o Trivia ed è rappresentata con tre corpi perché tre sono i destini dell'anima umana secondo i Suoi insegnamenti: il Giardino, dove la Dea danza selvaggiamente e si inebria di gioia con i morti meritevoli, la reincarnazione in un essere umano o il Tartaro, il mondo di luce opaca.
I suoi poteri
Come abbiamo visto, già nel nome Ecate è profondamente connessa all'idea di potere, potere magico.
Le ‘parole di potere’ (o incantesimi) sono collegate ad Ecate: il termine egiziano ‘heka’, ciò che rende attivo il ka, indica il dare voce a un intento, in modo che gli effetti si manifestino immediatamente dopo che esso ha lasciato le labbra di chi lo esprime. La magia della volontà, della volontà che si esprime e crea.
Nonostante le sue rare apparizioni nell’ambito dell’Olimpo, Ecate mantenne il dominio su cielo, terra e mondo sotterraneo, nonché il ruolo di custode della ricchezza e delle benedizioni della vita. Come abbiamo visto Zeus stesso non osò destituirla, sebbene il potere di Ecate fosse rimasto grande quanto- se non più- del suo. Anzi la onorò al punto di concederle l’antico potere di donare o negare ai mortali i loro desideri.
Tra i suoi attributi riconosciamo anche l’onniscenza, in quanto conosce passato presente e futuro di ognuno, e in virtù di ciò simboleggia il collegamento fra le vite passate e quelle che dovranno venire.
Viene infatti rappresentata con un libro in una mano ed una torcia nell’altra, a indicarne la profonda conoscenza e saggezza ed il suo ruolo di guida nell’oscurità.
Conseguentemente alla sua associazione con Persefone, e alle sue origini come Heket, la dea levatrice egizia (di cui parleremo più avanti), ella è connessa con il concetto di morte e rigenerazione. E’ suo compito infatti accompagnare le anime nel regno dei morti, ma lei fa anche il percorso inverso, cioè conduce dalla morte alla vita e sin dalla nascita illumina la strada nell’oscurità, dunque rappresenta anche il coraggio di avventurarci dove non conosciamo la strada, il coraggio di andare oltre i nostri limiti.
Ecate, quindi, è il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, che unisce tenebre e luce. Il buio è anche ciò che per noi è ignoto, l’inconscio, quanto nella nostra vita è nascosto ma presente. Ecate è la torcia che fa luce in questo reame sconfinato che spesso neghiamo, o forse non riconosciamo, di avere. La sua funzione è di guida, illuminazione e libertà. In tel senso, è simile a Virgilio: accompagnatrice saggia, ella ha la funzione di indicare le vie dei regni inferi, di illuminarle, lasciando a chi viene da ella accompagnato il suo percorso.
Ecate è anche esperta nelle arti della divinazione. Ella dona agli umani i sogni e visioni che, se interpretati saggiamente, portano a grande chiarezza. Come abbiamo già accennato, era una delle dee legate agli oracoli delle Sibille.
La luna calante
Ecate vista come rappresentante la fase calante della luna, ci reca l'immagine della donna nell'età che coincide con la menopausa e la post-menopausa. Un tempo che contiene in sé la fanciulla e la madre, ma che di esse non conserva più gli obblighi, solo i doni. Contrariamente a quanto si pensa delle donne anziane, questa è una fase della vita in cui vi è saggezza, capacità introspettiva, ma anche indipendenza e potere sessuale e creativo.
L’anziana è l’agente del cambiamento e della trasformazione, poiché l’aver vissuto la pienezza della vita le permette di abbandonarsi all’oscurità e alla trasformazione, accogliendo il mistero della morte.
E’ questa Ecate, o Baba Yaga, o la Nonna Donna Ragno o la Morrigan ed altre ancora, antiche dee
che rappresentano quella fase delle vita in cui è possibile, finalmente libere dai ritmi produttivi della giovinezza, sviluppare il lato magico, lasciando finalmente emergere la sciamana, la donna medicina o la guaritrice di campagna che è presente in ognuna di noi.
La Dea delle ombre
Per il mito, Ecate è parente ed antenata di Circe la quale, a sua volta, lo è di Medea: tre generazioni di maghe che rappresentano gli aspetti ambivalenti del femminino oscuro, dalla conoscenza del mistero della vita alla magia che manipola e costringe, animata dal desiderio di potere e di vendetta.
A conoscenza delle leggi del mondo delle ombre, Ecate, Circe e Medea incarnano anche l’archetipo della Prima Donna, della Grande Dea alla quale ci si rivolgeva con fiducia ma, più spesso, con spavento poiché Ella poteva donare o riprendere la vita.
Ad Ecate “dei tre volti”, dalla chioma serpentina, veniva attribuita di preferenza proprio quest’aura terrificante dagli Gnostici cristiani e dai neoplatonici che la collocavano nel terzo livello della gerarchia demoniaca femminile con ventisette demoni ai suoi ordini, come ventisette sono i giorni del mese lunare.
Dea dei crocevia, Dea “dai molti nomi”, era detentrice di tutti i segni magici.
Ecate triforme veniva onorata con un simulacro formato da tre maschere con riti mensili di purificazione detti “banchetti di Ecate” in cui si servivano simbolicamente carne di cane ed uova: proprio nelle uova, secondo la tradizione, passava ogni impurità che poteva essere eliminata nel ventre di Ecate, quale divinità delle potenze del sottosuolo.
Si narrava che la terribile Dea si aggirasse di notte con i suoi feroci cani portando i viandanti fuori strada dopo incontri impressionanti con demoni che abitavano il cosiddetto “recesso di Ecate”, una profonda concavità della Luna nella quale, secondo Plutarco, le anime pagavano il fio delle loro colpe prima di morire e diventare demoni che, però, non sempre agivano come spiriti maligni potendo anche diventare di valido aiuto per i viventi.
Per Plutarco, Ecate è la Regina dei Demoni e dei Fantasmi, che portava morte, distruzione e terrore.
Ma, come Dea della Notte, possedeva anche il dono della magia, della comprensione e dell’ispirazione inviando “visioni notturne”. Quale Regina degli Inferi, infatti, era la padrona di tutto ciò che vive nelle zone nascoste della psiche e dell’inconscio.
Ecate, che ai tempi di Omero aveva ancora il “diadema luminoso” e la “mente candida” prima di assumere un’aura tenebrosa, era ritenuta in origine, con le sue tre teste di cane, leone e cavallo, simbolo della primitiva tripartizione dell’anno in tre stagioni.
Heket, la levatrice, la Dea rana
Heqet o Heket, la Dea egizia levatrice è una delle origini di Ecate.
Heket, dea levatrice tramite il suo totem, la rana, ed Ecate, guardiana del cancello tra la vita e la morte, parlano anche della nostra capacità di cambiare.
Questa figura ci chiama a creare una vita radicalmente nuova a partire dal corpo della vita precedente, si pone al punto di transizione fra uno stato e un altro.
L’egiziana Heket, dea rana, si connette agli elementi primordiali della vita umana: è anfibia, umida, vulnerabile. E’ una creatrice partogenetica, che sovrintende ai misteri ed ai riti relativi alla nascita, alla morte ed alla rinascita. Dalle sue gambe aperte fluiscono perle di vita.
L'archeologa Marija Gimbutas descrisse, nei suoi studi, le tracce ed i manufatti che indicano una devozione alla dea rana durata circa 10.000 anni: “In lei si incarnavano i poteri della dea della morte e della rigenerazione, essendo le sue funzioni sia di portare alla morte sia di ristabilire la vita”.
Protettrice delle donne, e levatrice alla nascita di tutte le cinque grandi divinità del pantheon di Osiride, Heket sta alla soglia della trasformazione. I cicli di incarnazione e liberazione, la processione delle nascite, delle morti e delle rinascite erano di sua competenza. In numerosi siti archeologici in Grecia, a Roma e nell'Egitto ellenizzato, sono state ritrovate lampade di terracotta dipinte con il sigillo della rana, e portanti l’iscrizione ‘Io sono la resurrezione’.
Amuleti a forma di rana venivano spesso posti sui cadaveri per trasferire ad essi il potere della rinascita. Più tardi, le tombe dei cristiani copti recarono l’incisione di una rana accanto a quella della croce. Connessioni linguistiche collegano Heket all’aspetto della saggezza di dio (Chokmah) nell’albero cabalistico della vita. Gli gnostici in seguito chiamarono questo aspetto ‘Sofia’ o ‘Hagia Sofia’ (hagia = santa, sacra).
Ecate, l'antica Dea e il patriarcato
Prima dell'avvento di Zeus e degli Dei Olimpici, segno del prevalere della società patriarcale-guerriera sul matriarcato, Ecate era considerata una positiva divinità della rigenerazione ma nel tempo, purtroppo, il “comune sentire” ha preferito evidenziare la sua capacità distruttrice piuttosto che la sua forza creatrice.
Ecate era rappresentata allora perlopiù giovane e bella, al pari delle altre Dee.
La triplice Dea dal potere supremo è stata poco a poco confinata nel regno delle ombre e della stregoneria, tramutata in vecchia e venerata quasi esclusivamente dalle temutissime “Streghe tessaliche”.
Per come già prima si è detto, a lei sola, oltre a Zeus, era riconosciuto il potere di concedere o vietare all’umanità l’appagamento dei desideri e di regolare, come Dea-Luna, le nascite di uomini, animali e piante. Un ruolo importantissimo, che però, con il passare del tempo, è stato ridimensionato: un potere così grande sulla Natura detenuto da una divinità femminile rischiava forse di fare troppa ombra ad un patriarcato ormai imperante sia nella società umana che, come riflesso, sull’Olimpo?
Tale processo storico, cominciato nell’antica Grecia, continuato a Roma e poi perfezionato con il Cristianesimo istituzionalizzato, ha voluto trasformare la primordiale Dea-donna in un’entità infernale. Ormai la Dea dall’aspetto più misterioso della Luna, quella velata che si cela per morire e poi rinascere alla luce, era diventata, nell’immaginario collettivo, la Regina delle Streghe, colei che preparava filtri letali in quel paiolo di rame che, in realtà, è la lontana memoria dell’arcaico recipiente materno della fecondità e della rinascita. La Luna Vegliarda, simboleggiata dalla saggia e potente Ecate, è stata tramutata in una vecchia strega vestita di nero, con un nero cappellaccio, emblema del suo aspetto notturno e tenebroso, ed a cavallo d’una scopa.
Scrive Maria di Rienzo: "A livello simbolico si può dire che la corrente del fiume la trascinò ancor più lontana da ciò che era stata. Dei tre regni, le fu lasciato il mondo sotterraneo, dove divenne l’oscura e supremamente malevola signora della notte. Svilita e maledetta, accompagnata solo da gufi e cani neri, ispiratrice di ogni malvagità e blasfemia. I funzionari dell’Inquisizione la menzionavano ai torturati come appartenente alle legioni del Male
La storia di Ecate ci dice qualcosa sullo sviluppo della nostra storia collettiva come esseri umani, qualcosa di amaro e di troppo frequente. Forse dovremmo imparare di nuovo a conoscerla, questa iniziatrice e levatrice che si situa agli incroci dell’anima.
Se tento di rappresentarla alla mia mente, vedo una donna che mi fa cenno di andare verso di lei. Mi incita a mietere l’intero raccolto che posso avere da me stessa, ad andare oltre ciò che percepisco come confine e che in realtà è la parete di una gabbia che io stessa ho contribuito a costruire.
Mi domanda di riconoscere il primordiale e l’evoluto, l’inizio e la fine, la luce ed il buio, e di metterli in relazione. Mi chiede di guarire, e di diventare intera. Mi pone di fronte alla mia umana ed innata capacità di trasformazione. Mi ricorda che posso evocare i poteri della creazione, che giacciono intatti in me, con la parola: hekau.
E’ tempo di salpare su un nuovo vascello, dice Ecate agli esseri umani. E’ tempo di uscire dalla crisalide e di entrare in una nuova intimità, una nuova vulnerabilità. Aprirsi, apprendere, andare. Metamorfosi. Non c’è d’aver paura: Ecate è una levatrice, e desidera solo aiutarci a nascere."(6)
Ecate, le streghe e la Befana
A proposito della scopa, ricordiamo che Ecate è la dea del pioppo nero e del salice: nel Nord Europa il legame del salice con le streghe è così stretto che la parola witch (“strega”) deriva dallo stesso nome che anticamente designava il salice, da cui deriva anche wicker (“vimine”), ed infatti tradizionalmente la scopa delle streghe inglesi è fatta ancor oggi con legacci di vimine in onore a Ecate.
La grande Madre Lunare mediterranea, che per i Celti era la Matres Trivia, è diventata dunque una temibile megera, la vecchia “Nonna del Diavolo”, quella stessa che nella tradizione popolare germanica d’origine celtica assume diversi nomi: la “Nonna”, cioè Grossmütter per contrazione verbale di Grosse Mütter (“Grande Madre”); o, nella Germania del Nord, la Frau Holde, una brutta strega cattiva che, nelle notti fra il Natale e l’Epifania, vaga con una frotta di demoni disturbatori; o, invece, nella Germania del Sud, Frau Bertha (da berth, “chiaro, lucente”), un’anziana donna portatrice di doni nella notte dell’Epifania. La Regina delle Streghe e la Ecate bonaria che, nella Teogonia di Esiodo, “…largo favore ed aiuto concede a chi essa vuole … nutrice di giovani a lei fedeli…”, si sono unite per creare, oltre che la Frau Bertha germanica, la popolare Befana, dispensatrice di regali per i bimbi buoni (i “giovani a lei fedeli”) volando su di una scopa nella notte dell’Epifania.
I Riti in onore di Ecate
Nell'antica Grecia, le feste più importanti in onore di Ecate si svolgevano il 13 agosto e il 30 novembre - nel tempo dell'estate e nel tempo dell'inverno che giunge - probabilmente nel cuore della notte, in genere presso uno di quei crocicchi da Lei presieduti. Si accendevano fuochi e si celebrava la Dea con un banchetto. Anche il 16 novembre era a lei dedicato: in quell'occasione si portavano offerte di cibo ai crocicchi.
Altri momenti sacri a Ecate erano le notti di luna nuova.
Un rito per Ecate oggi: il tempo della Menopausa
Ecate ci accompagna in molti passaggi della vita, ma la sua valenza di
guida nei regni oscuri e di levatrice di una nuova nascita si presta in particolare per noi donne di oggi a
diventare un riferimento nel tempo importantissimo della menopausa.
Al menarca la donna entra nel proprio potere,
con le mestruazioni pratica il proprio potere,
in menopausa diventa il proprio potere.
detto dei Nativi Americani
Il passaggio alla menopausa, come tutti i passaggi della vita, ci impegna in una rinascita che attraversa la morte e il lutto, portandoci nel suo viaggio in quella zona liminale dove Ecate regna e illumina: il tempo intermedio, ciò che non è più e non è ancora.
Potete scegliere se celebrare il rito in questo tempo di mezzo, quando abitiamo la zona della soglia, oppure a menopausa ormai giunta, a sancire un passaggio avvenuto e un nuovo tempo, una nuova vita iniziata.
Ad Ecate nel primo caso possiamo chiedere di essere guida per noi nella trasformazione, per giungere a condensare il nostro potere, per cristallizzare quanto abbiamo appreso, per essere consapevoli degli ultimi cicli, prendendo via via congedo dagli aspetti di noi che in essi vivevano. Possiamo chiederle di accompagnarci nella dimora della nostra profonda interiorità e guidarci verso quell'equilibrio nel nostro centro in cui poter trascorrere tempi sempre più lunghi.
In questo tempo in cui le fluttuazioni sembrano talvolta amplificarsi,
possiamo chiedere ad Ecate di illuminarci le vie degli incroci di energie
che ci attraversano, aiutandoci a leggere il nuovo e il vecchio che si
incontrano in noi e a riconoscere gli aspetti del nostro potere che si
muove. Potrebbe essere un rito personale, da ripetere ogni lunazione,
in cui prevedere un tempo per ciò che stiamo lasciando, per il
dolore che accompagna il lutto, e un tempo di meditazione, di centratura
e ascolto interiore sotto l'egida di Ecate.
Nel secondo caso, con Ecate possiamo riconoscere il percorso fatto, onorare la saggezza acquisita, festeggiare il 'passaggio di grado', il nostro nuovo ruolo di riferimento, di fonte di saggezza per il mondo. E possiamo celebrare una nuova 'leggerezza' (avete notato come gli anziani si fanno sempre più leggeri, anche nel corpo?), una fase in cui alcune responsabilità scivolano via dalla nostra vita, il nostro impegno nel mondo forse può diminuire, lasciandoci infine tempo per dedicarci ai nostri autentici interessi. Per questo rito è adatto un momento di festa, magari un banchetto, circondate da amiche coetanee che possano condividerne il senso e, se lo desiderate, anche da donne di altre età, testimoni del vostro momento. Anche in questo caso, un momento per sancire ciò che non è più, è essenziale perché il passaggio sia completo. Potete scegliere la modalità che preferite per "seppellire" quanto non vi appartiene più.
In entrambi i casi, è un rito da preparare con calma e raccoglimento
interiore, scegliendo luogo e tempi seguendo la vostra interiorità,
senza chiedere consiglio esterno, semplicemente comunicando a chi vorrete
con voi le vostre scelte quando sentirete che si sono stabilizzate. Questo
è anche il motivo per cui le indicazioni su questi rituali sono
volutamente aperte e non offriamo indicazioni pratiche e specifiche per
i riti, come invece facciamo per altre Dee nel sito. La menopausa è
più che mai per una donna il tempo della sacerdotessa, di colei
che crea il rito.
Ed Ecate dea lunare ci ricorda anche che il tempo della menopausa non è un tempo letteralmente 'fermo e stabile'. Se la nostra oscillazione personale, il nostro ciclo mestruale è finito, ciò ci porta maggiormente in contatto con cicli più ampi, quello della luna, delle stagioni, del mondo e degli altri. Ci apriamo a un'appartenenza più vasta, possiamo diventare più sensibili al respiro della terra, alle fasi lunari, all'oceano di energia in cui tutta la vita, interconnessa, comunica. Non sarà un tempo privo di oscillazioni, certo che no. La vita è ciclo, oscillazione, per sua natura.
E per qualcuna sarà un tempo di ritiro, di distacco dal mondo,
di spazio dedicato allo spirito, per qualcun'altra al contario un tempo
di impegno attivo per il mondo, di azione per quelle cause che appartengono
all'umanità intera, o per la trasmissione della conoscenza.
Solo sarà diverso il modo con cui vivremo tutto ciò, se sapremo essere le regine del mondo spirituale, dimoranti nel centro della nostra interiorità, se sapremo cogliere i doni che il nuovo tempo ci offre.
Meditazione Guidata per Ecate
In ogni tempo di passaggio della vita, come nei momenti in cui sentiamo il bisogno di conoscere meglio il nostro potere interiore, può essere importante incontrare le energie di Ecate.
Il Cerchio della Luna ha preparato una meditazione guidata che ti guiderà delicatamente ad un incontro con la Dea Ecate.
La meditazione è acquistabile
in formato mp3, a fronte di un contributo di 20 euro.
Per informazioni contatta la casella: info@ilcerchiodellaluna.it.
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Testo e ricerca de Il Cerchio della Luna,
ottobre 2009.
A cura di: Cinzia de Bartolo, Manuela Caregnato, Anna Pirera.
Alcuni brani del testo sono interamente tratti dalle principali fonti italiane online sulla Dea, citate qui di seguito in bibliografia.
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Bibliografia
Per un panorama accurato di Ecate antica, vi invitiamo a visitare gli articoli del completissimo sito in inglese:
https://www.theoi.com/Khthonios/Hekate.html
Molto completo è anche:
Ecate sul sito www.romanoimpero.com
Siti e testi:
Ecate, di Maria G. di Rienzo nel sito www.l’universitàdelledonne.it
Atlante dei miti, edizioni Demetra
M. Montesano, Le streghe, Atlanti Universali Giunti
Le immagini sono tratte, cone di consueto, dalla rete.
La figura in apertura è di Susan Seddon.
Note
* L'attributo di 'vecchia' per Ecate, è in verità assai recente. La ragione in genere citata' è perché rappresenterebbe la terza età della donna (nel costrutto triplice Dea, che è un'invenzione novecentesc, vedi: Chi ha inventato la triplice Dea?) oppure la terza fase della luna, quella vecchia. Ma le statue antiche di Ecate trina mostrano tre corpi di fanciulle, non una fanciulla, una madre e una anziana.
I testi antichi sono chiarissimi: Hecate è una fanciulla. Può essere terribile e tenebrosa, ma è sempre bellissima, eranné, incantevole, come la definisce il Cantore. Non esiste una sola immagine o riga prima di Crowley che rappresenti Ecate come una 'vecchia'.
Inoltre, Ella stessa si descrive anche fisicamente nei Suoi oracoli:
"Sia lode alla Fanciulla dai capelli lucenti, Detentrice della Chiave di infiniti mondi, Creatrice della vita in forma di elica, Sorgente delle Tre Virtù, la Bella".
(1) da Inni Orfici, ed. Lorenzo
Valla trad. Gabriella Ricciardelli
° Inno a Ecate:
Foibe l'amabile talamo ascese di Coio,
concepì e poi, dea per l'amore di un dio,
partorì Leto dal peplo azzurro, la sempre dolce,
benigna agli uomini e agli dèi immortali
lei mite fin dall'inizio, la più clemente dentro l'Olimpo.
Generò Asteria famosa, che Perse una volta
condusse nella sua grande casa perché fosse chiamata sua sposa.
Costei concepì e generò Ecate, che fra tutti
Zeus Cronide onorò, e a lei diede illustri doni,
che potere avesse sulla terra e sul mare infecondo;
anche nel cielo stellato ha una parte d'onore
e dagli dèi immortali è sommamente onorata.
E infatti anche ora, quando qualcuno degli uomini che abitano la terra
fa sacrifici secondo le leggi e implora la grazia,
invoca Ecate e grande favore lo segue;
facilmente, a lui benevola, la dea accoglie le preghiere,
a lui la ricchezza concede, perché di ciò pure ha potere.
Quanti infatti da Gaia e da Urano nacquero
e ricevettero onore, partecipa dei privilegi di tutti costoro;
lei nemmeno il Cronide d'alcuna cosa privò con violenza
di quelle che aveva ottenuto fra i Titani, i primi dèi,
bensì la possiede, come dapprima all'inizio fu la spartizione;
né, perché unigenita, la dea ricevette onori minori,
e ha potere in terra e nel cielo e nel mare,
molto di più, perché Zeus le fa onore.
A chi essa vuole largo favore e aiuto concede;
e nel tribunale essa siede presso i re rispettati
e nell’assemblea tra le genti fa brillare colui che lei vuole;
o quando alla guerra assassina si armano
i guerrieri, la dea assiste colui che lei vuole
ornare, benigna, della vittoria, e offrirgli la fama;
benigna assiste anche i cavalieri, quelli che vuole;
benigna anche quando gli uomini lottano in gara:
là la dea li assiste e soccorre;
e chi con forza e vigore consegue vittoria, bello il premio
coglie felice e i genitori orna di gloria.
E a coloro che l’azzurro tempestoso con fatica lavorano
E pregano Ecate e il profondo tonante Ennosigeo,
facilmente una preda la nobile dea fornisce copiosa,
ma facilmente anche se la porta via, non appena essa appare, se così vuole il suo cuore.
E con Ermes benigna nelle stalle le greggi fa crescere,
le schiere dei buoi e i branchi grandi di capre
e i branchi di lanose pecore, se così vuole il suo cuore,
da piccoli li fa grandi e da molti li riduce a pochi.
Così, per quanto sia nata unigenita da sua madre,
fra tutti gli immortali è onorata di doni;
costei fece il Cronide nutrice di giovani, quanti a lei fedeli
videro con occhi la luce dell’aurora onniveggente.
Così fu, fin dall’inizio, nutrice di giovani e questi i suoi onori.
Esiodo, Teogonia, 404-452
Traduzione di Graziano Arrighetti
(2)“La seconda apparizione di Ecate nella letteratura greca
è l’omerico Inno a Demetra, sulla
cui autenticità gli studiosi non sono del tutto concordi, considerandolo
per la maggior parte un’interpolazione successiva. In ogni caso,
il brano va certamente interpretato come la prima esplicita allusione
alla dea nel suo ruolo di guida nei luoghi e nei momenti di passaggio
o transizione. Infatti abbiamo il racconto del ratto di Persefone da parte
di Hades, a cui Ecate assiste come testimone, assieme al dio Helios. Successivamente
diviene una sorta di messaggera per Demetra, per rientrare in scena
immediatamente dopo il ritorno di Persefone sulla terra. Da quel momento,
come recita l’inno, “la regina Ecate divenne colei che precedeva,
seguiva Persefone”: pertanto, è sia una guida che una protettrice.
Il testo lascia sottintendere, quindi, che Ecate accompagni fisicamente
Persefone nel suo itinerario di discesa agli inferi e in quello della
successiva ascesa in terra. Dal momento del ratto, il viaggio si ripeterà
ogni anno, e per ogni anno Ecate farà da scorta alla figlia di
Proserpina. In tal modo, essa acquisisce una nuova caratterizzazione e
il ruolo più ampio e generalizzato di traghettatrice delle anime
dei defunti”.
(3)Lewis Richard Farnell sostiene che “La testimonianza lasciata
dai monumenti sulle caratteristiche e il significato di Ecate è
altrettanto ricca di quella trasmessa dalla letteratura, ma solo nel periodo
più tardo essi esprimono la sua natura molteplice e mistica. Prima
del quinto secolo è quasi certo che fosse spesso rappresentata
come una singola forma, come ogni altra divinità, ed è così
che la immaginò Esiodo, perché nulla nei suoi versi
allude a una divinità dalla triplice forma.
Il monumento più antico è una piccola terracotta trovata
ad Atene, con una dedica a Ecate, in una scrittura tipica del sesto secolo.
La dea è seduta su un trono e ha una corona attorno alla testa;
non ha nessun tratto o caratteristica distintivi e l'unico valore dell'opera,
che è chiaramente di un tipo comune ed è degna di menzione
solo per l'iscrizione, è che prova come la forma singola fosse
quella originale e che ad Atene era conosciuta prima dell'invasione persiana.
(4) wikipedia
(5) wikipedia
(6) Maria di Rienzo
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