LA SACRA ISOLA DI DELOS E LA DEA MEDITERRANEA Di Valeria Melissa Aliberti
Arrivare a Delos è come entrare in un altro mondo.
Un bellissimo gioiello giallo e verde in un mare azzurro blu e nessuna costruzione moderna ad eccezione del baracchino dei biglietti, il bar e il museo, che però sono molto discreti nella loro presenza.
Solo antiche pietre ad accoglierti, antichi pilastri, lì dove sono sempre stati, templi ancora meravigliosamente integri, statue e mosaici tutti da scoprire girando tra loro accompagnati da una guida o, come abbiamo scelto io e il mio compagno piantina alla mano, dall’istinto e dai tanti simpatici ramarri che vivono ora tra le pietre e i santuari.
Oggi chiamata Dilos, era anticamente l’isola centrale delle Cicladi che prendono il loro nome proprio dal fatto di formare un cerchio (kyklos) attorno a Delos.
Abitata sin dal III millennio a.c divenne, nell’epoca ellenistica, un importante crocevia di scambi commerciali e culturali e uno dei tre maggiori centri religiosi della Grecia.
La sua fondazione fu basata unicamente sul Mito e la sua importanza e la sua centralità rimasero tali fintantoché il Mito ebbe potenza. Ma nel momento in cui le antiche religioni iniziarono ad essere soppiantate dal cristianesimo e ad essere piano piano dimenticate allora anche la fortuna ed il prestigio di Delos iniziarono a declinare, l’isola iniziò ad essere abbandonata e le sue antiche e venerate pietre depredate.
Ma torniamo, quasi, al principio.
Tutto ebbe inizio con un parto difficile.
Narra il mito classico che la Dea Leto, amata da Zeus, rimase incinta di due gemelli.
La gelosa moglie Hera la scoprì e la maledisse. Nessun suolo l’avrebbe ospitata nel momento del parto, nessuna Dea levatrice l’avrebbe aiutata e il suo utero legato non avrebbe mai fatto vedere la luce alle creature del suo ventre.
Leto, sola, disperata e inseguita da un enorme serpente iniziò a vagare per il mondo finchè non riuscì a fermarsi sulle rive di un’isola errante, nascosta agli occhi degli altri Dei.
Fu lì, in quella terra solitaria che, appoggiata ad una palma, Leto partorì senza alcun dolore la figlioletta Artemide e, dopo nove giorni e nove notti di travaglio, il figlio Apollo aiutata proprio da Artemide e dalla Dea Ilizia, mandata alla fine proprio da Hera.
Alla nascita di Apollo l’Isola si ammantò d’oro e Leto, riconoscente per essere da quel suolo stata ospitata nel momento del bisogno, l’ancorò al mare e vi fondò il culto dei suoi gemelli costruendo per loro i templi che ancora oggi si possono ammirare, di cui quello di Apollo fu quello più importante.
Ed ecco qui una storia molto affascinante, dietro la quale possiamo però ravvisare qualcosa di ancora più bello e più antico, qualcosa che i greci del periodo classico, ormai indoeuropeizzati, usarono come base da reinterpretare per portare nelle loro terre la loro nuova visione delle cose.
Perché se è vero che Delos iniziò ad essere importante e molto famosa nel periodo ellenistico è altrettanto vero che su quello stesso suolo già da secoli si narravano storie sacre, si compivano riti sacri e sulle sue pendici già da tempo passeggiava la Dea.
Prima di essere l’isola di Apollo Delos fu l’isola di Leto.
Leto, letteralmente “La Signora”, forse il nome originario della Potnia Cretese, appare in tutto il mediterraneo orientale. Come Latona era conosciuta in Italia, come Lat o Al Lat nei paesi arabi ben prima di Allah e come Lada in Frigia e in Licia.
Leto più che un nome è forse un appellativo che racchiude in sé tutti i tratti caratteristici della Grande Divinità femminile egeo anatolica, la Grande Signora legata alla terra e alla vegetazione, madre, nutrice, maga, saggia e selvaggia, Dea degli animali e delle selve, Signora delle grotte e delle caverne, Madre del Sole e della Luna.
Tra gli appellativi di Leto troviamo infatti Phitia (Fytia), che la lega ad un culto arboreo. Non dimentichiamoci che partorisce appoggiata ad una pianta e alcune rappresentazioni la ritraggono per metà dentro e per metà fuori dal tronco dell’albero, quasi che Lei e l’albero fossero una cosa sola.
La troviamo anche come PotniaLeonton, Signora dei Leoni. Ed è Mychia, Dea dei sacri antri montani.
Anche se l’epoca classica ha lasciato poche tracce di Lei e di un suo possibile culto precedente a quello di Apollo a Delos possiamo immaginare che forse in un periodo molto antico l’isola fosse tutta a Lei dedicata e le donne vi si recavano anche da lontano per guarire e per partorire, appoggiate alla stessa palma a Lei sacra, per scambiarsi misteri e conoscenze femminili. Ispirate da Leto le donne locali (come molte altre donne sacerdotesse in molte altre parti del mondo) conoscevano i segreti della vita e della morte che è rigenerazione, conoscevano le erbe che aiutavano durante il travaglio, erano nutrici e levatrici. Sapevano attraversare le soglie dei mondi e così come portavano la nascita potevano condurre ad una buona morte, senza paura, senza dolore.
Non c’è nulla di certo ma, sulla guida che ho comprato, leggo:
“Nel 478 a.c Atene fondò la lega delio attica e promulgò un decreto in base al quale nessuno avrebbe più potuto nascere o morire sul suolo dell’isola: lo scopo era quello di cacciare la popolazione nativa e quindi rafforzare il proprio controllo”.
Una cosa molto triste.
Cacciare la popolazione nativa impedendo proprio i rituali che questi ultimi compivano da secoli: il rituale della nascita ed il rituale della morte.
Per abolire qualcosa, bisogna che questo qualcosa sia esistito.
Immersa in queste suggestioni passeggio per Delos ammirando templi, mosaici e statue.
Ecco alcune delle cose più salienti, o comunque le cose mi hanno colpita di più.
MONTE KYTHNOS
La prima cosa che facciamo appena ci siamo un po’ ambientati è salire sul Monte Kythnos (113 metri).
Trovo che sia una passeggiata imprescindibile.
Man mano che si sale si può ammirare il sito archeologico sottostante da tutta un’altra prospettiva, in una visione più di insieme.
Intanto si incontrano i magnifici santuari degli Dei Stranieri dei quali il meglio conservato è quello dedicato alla Dea Iside.
Si trovano anche il Tempio di Serapide, il Tempio dei Grandi dei di Samotracia e il Santuario degli Dei Siriani.
Ma ciò che più è appagante è arrivare in cima, dopo un cammino che sembra quasi iniziatico, e ammirare lo stupendo panorama.
Il mare cristallino e le isole di Naxos e Paros stagliate contro l’orizzonte. È una vista che riempie davvero il cuore, il corpo vivo della Dea in tutto il suo splendore.
Scesi dal monte, dopo un rapido pasto, abbiamo tutto il tempo per ammirare il resto del sito nella quasi totale solitudine.
Siamo infatti stati fortunati e nel pomeriggio l’isola si è praticamente svuotata, siamo rimasti in pochi visitatori e incontrarsi tra le rovine è raro.
CASA DI DIONISO
Iniziamo così ad addentrarci nelle zone residenziali.
E a respirare lo spirito libero, erotico e gioioso che pervade l’isola e che credo l’abbia pervasa sin dai primissimi tempi, i “tempi di Leto”.
Tempi in cui la sessualità era sacra, bella forza vitale generante, espressione dinamica e vorticante del divino, vissuta senza possesso, senza vergogna, senza pudore.
Un bell’esempio è la casa di Dioniso con i suoi falli eretti verso il cielo.
Certo si può pensare a un’esaltazione del maschile dominante. Forse. Ma io, che probabilmente sono un po’ di parte, non riesco proprio a vedere questo in ciò che riguarda Dioniso, il paredro primigenio, il Dio allegro ed estatico, gioiosamente sessuale e così squisitamente femmineo nella sua mascolinità.
Un retaggio della Civiltà della Dea in un’epoca distorta.
Nel museo di Delos che, lo ammetto, ho fatto la grande sciocchezza di non andare a visitare, ci sono altri esempi dello spirito sensuale e sessuale dell’isola.
E, girando tra le antiche pietre, si trovano anche segni femminei, come questo triangolo, che non sono riuscita a capire cosa fosse, ma che subito mi ha portato alla mente la nostra sacra yoni.
Solo insieme il maschile ed il femminile generano la vita. Ugualmente importanti, ugualmente vibranti, ugualmente espressione divina.
TERRAZZA DEI LEONI E PALMA DI LETO
La passeggiata dei leoni è veramente spettacolare.
Percorrendola si giunge al Tempio di Apollo, di cui i leoni sono i custodi.
Dalla guida apprendo che le statue leonine sono un dono che l’Isola di Naxos ha fatto a Delos nel VII secolo a.c.
Credo di essere nuovamente molto di parte, ma ai miei occhi queste fiere e nobili creature sembrano più leonesse che leoni. E continuo a pensare a Leto, Potnia Leonton, e all’immagine del sigillo cretese in cui la Potnia, ritta sulla montagna, svetta sopra una coppia di leoni, un maschio e una femmina.
Mi sembra di nuovo un ricordo di qualcosa di più antico (probabilmente un ricordo involontario), di Leto, della Dea originaria dell’isola fatta madre di questo Dio capriccioso e insolente che è Apollo e da lui totalmente eclissata.
E proprio lì, tra i templi di Apollo e Artemide (in cui molti tratti di Leto sono confluiti e lei stessa arcaica Potnia) si staglia bellissima contro il cielo la sacra Palma sulla quale Leto ha appoggiato la sua stanca schiena per partorire i luminosi gemelli, quella palma che all’inizio era la sua stessa immagine, quella palma su cui forse altre donne hanno partorito per trarre forza dalla forza della Dea.
E quante cose ancora a emozionarmi.
La casa detta “casa del lago” , con i suoi splendidi mosaici.
Tutti i pilastri sparsi in giro per l’isola, alcuni con fregi bellissimi ed emozionanti: teste di toro incoronate d’edera per lo più, ma anche fanciulle che si tengono per mano (sacerdotesse?) o motivi naturali.
La fontana, il bellissimo tempio di Poseidon con la splendida statua di Anfitrite
E quanti rimpianti.
Il museo per esempio. Volevo godermi l’isola baciata dal sole e accarezzata dal vento, ma dopo mi sono pentita.
E il mosaico del simbolo di Tanit, che ho scoperto esserci solo dopo essere ritornata a Mykonos e che quindi non ho nemmeno cercato. Forse è il dispiacere più grande.
Ma i bei ricordi sono più forti, più forte è la sensazione di fortuna e di onore di aver potuto camminare su un suolo così potente, così intriso di bellezza, di storia e di mito.
Un posto che sussurra incessante echi del passato. Echi che con determinazione si può portare nel presente, echi che ti danno la percezione di avere un posto armonioso nel mondo, che ci ricordano che abbiamo un’eredità preziosa, da proteggere, da custodire, da rivivere.
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Fonti:
“Isole della Grecia”, edizione Lonely Placet
“Religione Mediterranea”, Uberto Pestalozza
“sacred Placet of goddess, 108 destination”, Karen Tate
Testo originale
di Valeria Melissa Aliberti, pubblicato su www.ilcerchiodellaluna.it nell'ottobre
2012.
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state scattate dall'autrice nel corso del viaggio o sono state reperite in rete.
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